Scienze Umane: la voce dei classici Émile Durkheim Le forme elementari della vita religiosa ANALISI DEL FATTO RELIGIOSO TOTEMISMO e SISTEMI DEI CLAN ↓ tribù australiane e tribù dei nativi americani teoria su ORIGINE ed ESSENZA DELLA RELIGIONE interpretazione SOCIOLOGICA del PENSIERO SIMBOLICO Rappresentazione religiosa sulle pareti della roccia di Uluru (Ayers Rock), Northern Territory, Australia. I LUOGHI DELLA RICERCA Arunta Warramunga I LUOGHI DEI POPOLI La conclusione generale di questo libro è che la religione è un fatto eminentemente sociale. Le rappresentazioni religiose costituiscono rappresentazioni collettive che esprimono realtà collettive; i riti costituiscono modi di agire che sorgono in mezzo a gruppi costituiti e sono destinati a suscitare, a mantenere o a riprodurre certi stati mentali di questi gruppi. Ma allora, se le categorie sono di origine religiosa, esse devono partecipare alla natura comune di tutti i “fatti”: devono essere anch’esse sociali, cioè prodotti del pensiero collettivo «Vi sono d’altronde casi in cui questo carattere sociale risulta manifesto. In Australia e nell’America settentrionale esistono società in cui lo spazio è concepito sotto forma di un cerchio immenso, perché l’accampamento ha anch’esso una forma circolare, e il cerchio spaziale è esattamente diviso come il cerchio della tribù e ad immagine di questo. Vi sono tante regioni distinte quanti sono i clan nella tribù, ed il posto occupato dai clan all’interno dell’accampamento determina l’orientamento delle regioni. Ogni regione si definisce secondo il totem del clan al quale è assegnata». Il serpente arcobaleno, da cui secondo gli aborigeni hanno avuto origine tutte le cose, è un simbolo religioso ricorrente sulle rocce australiane. MAGIA E RELIGIONE, elementi in comune La magia è costituita anch’essa da credenze e da riti. Come la religione, essa ha i suoi miti e i suoi dogmi, che sono soltanto più rudimentali perché, perseguendo fini tecnici e utilitari, essa non perde tempo in pure speculazioni. Anch’essa ha le sue cerimonie, i suoi sacrifici, le sue preghiere, i suoi canti e le sue danze. Gli esseri che invoca il mago, le forze che egli mette in opera, non soltanto hanno la stessa natura delle forze e degli esseri a cui fa appello la religione, ma spesso sono del tutto identici. MAGIA E RELIGIONE elementi in comune Così, nelle società inferiori, le anime dei morti sono cose essenzialmente sacre ed oggetto di riti religiosi; ma in pari tempo hanno assolto una funzione importante nella magia. Tanto in Australia quanto in Melanesia, tanto in Grecia quanto presso i popoli cristiani le anime dei morti, le loro ossa, i loro capelli figurano tra gli intermediari di cui si serve spesso il mago. I demoni sono anch’essi uno strumento abituale dell’azione magica; e i demoni sono esseri circondati da interdizioni, che vivono separati in un mondo a parte, cosicché spesso è difficile distinguerli dagli dèi propriamente detti. MAGIA E RELIGIONE, differenze Le credenze propriamente religiose sono sempre comuni a una collettività determinata, che fa professione di aderirvi e di praticare i riti ad esse solidali. Esse non sono soltanto ammesse a titolo individuale da tutti i membri di questa collettività, ma sono cosa del gruppo e ne costituiscono l’unità. Gli individui che la compongono si sentono legati gli uni agli altri per il semplice fatto di avere una fede comune Le credenze magiche hanno sempre una certa generalità: esse sono spesso diffuse tra larghi strati di popolazione, ed esistono anche parecchi popoli in cui non hanno seguaci in numero minore della religione propriamente detta. Ma esse non producono l’effetto di legare gli uni agli altri gli uomini che vi aderiscono, e di unirli in un medesimo gruppo che viva una stessa vita. Non esiste una chiesa magica. Tra il mago e gli individui che lo consultano, come tra questi ultimi, non sussistono vincoli durevoli che ne facciano i membri di uno stesso corpo morale, comparabile a quello che formano i fedeli di uno stesso dio, o i seguaci di uno stesso culto. MAGIA E RELIGIONE, differenze Il mago non ha alcun bisogno, per praticare la sua arte, di unirsi ai suoi confratelli. Egli è piuttosto un isolato; in genere, anziché cercar la società, egli la fugge. Anche di fronte ai suoi colleghi egli conserva sempre la sua parte. La religione è invece inseparabile dall’idea di chiesa. Una religione è un sistema solidale di credenze e di pratiche relative a cose sacre, cioè separate e interdette, le quali uniscono in un’unica comunità morale, chiamata chiesa, tutti quelli che vi aderiscono IL NATURISMO Agni, il fuoco Ma quali sono le sensazioni generatrici del pensiero religioso? Questa è la domanda che lo studio dei Veda doveva aiutarci a risolvere. Qui i nomi degli dèi sono generalmente o nomi comuni ancora adoperati come tali, o antichi nomi comuni di cui è possibile ritrovare il senso originario. Ma gli uni e gli altri designano i principali fenomeni della natura. Così Agni, nome di una delle principali divinità dell’India, significava all’inizio il fatto materiale del fuoco come lo percepiscono i sensi, e senza alcuna aggiunta mitologica. Anche nei Veda esso è ancora usato sotto questa accezione; ad ogni modo, che questo significato fosse primitivo è chiaramente mostrato dal fatto che esso si è conservato in altre lingue indo-europee: il latino ignis, il lituano ugnis, l’antico slavo ogny sono evidentemente parenti prossimi di Agni. Il rituale vedico del fuoco su una collina di granito nel sud dell’India: il polline rimanda alla creazione, il riso è nutrimento, mentre il fuoco è il simbolo della distruzione e della trasformazione del mondo. SACRO E PROFANO Tutte le credenze religiose conosciute, siano esse semplici o complesse, hanno uno stesso carattere comune: esse presuppongono una classificazione delle cose reali o ideali che si rappresentano gli uomini, in due classi o in due generi opposti, definiti generalmente con due termini distinti – tradotti abbastanza bene dalle designazioni di profano e di sacro. Esistono parole, espressioni, formule che possono essere pronunciate soltanto dalla bocca di persone consacrate; esistono gesti e movimenti che non possono essere eseguiti da chiunque. CREDENZE RELIGIOSE E RITI La cosa sacra è per definizione quella che il profano non deve e non può impunemente toccare. Senza dubbio questa interdizione non potrebbe spingersi fino a rendere impossibile ogni comunicazione tra i due mondi; se il profano non potesse mai entrare in relazione col sacro, questo non servirebbe a nulla. Le credenze religiose sono rappresentazioni che esprimono la natura delle cose sacre e i rapporti che esse hanno tra loro e con le cose profane. I riti sono infine regole di condotta che prescrivono il modo in cui l’uomo deve comportarsi con le cose sacre. I riti consentono al profano di entrare in relazione con il sacro, individuando le regole di condotta affinché ciò si verifichi in modo adeguato. CLAN E TOTEM Ogni clan ha il suo totem, che gli appartiene in proprio; due clan diversi di una stessa tribù non potrebbero avere lo stesso. Infatti si fa parte di un clan, perché appunto si porta un certo nome. Tutti quelli che portano questo nome ne sono quindi membri allo stesso titolo: comunque siano disposti sul territorio della tribù, essi hanno tutti, gli uni con gli altri, i medesimi rapporti di parentela. Di conseguenza due gruppi che abbiano lo stesso totem possono essere soltanto due sezioni dello stesso clan. Certamente accade spesso che un clan non risieda interamente in un’unica località, ma abbia rappresentanti in luoghi diversi. TOTEM Gli oggetti che servono da totem appartengono, nella maggioranza dei casi, al regno vegetale o al regno animale, le cose inanimate sono impiegate molto più raramente. Su oltre cinquecento nomi totemici rilevati fra le tribù dell’Australia sud-orientale ce n’è soltanto una quarantina che non siano nomi di piante o di animali; e sono le nubi, la pioggia, la grandine, la brina, la luna, il sole, il vento, l’autunno, l’estate, l’inverno, certe stelle, il tuono, il fuoco, il fumo, l’acqua, l’ocra rossa, il mare. Si osserverà il posto limitato fatto ai corpi celesti ed anche, in genere, ai grandi fenomeni cosmici, che pure erano destinati a una così grande fortuna nel successivo sviluppo religioso. Di tutti i clan, ve ne sono soltanto due che hanno per totem la luna, due il sole, tre una stella, tre il tuono, due i lampi. Soltanto la pioggia fa eccezione: essa è infatti frequente TOTEM Tribù Warramunga, totem del vento. TOTEM Normalmente il totem non è un individuo, ma una specie o una varietà; non è quel canguro, quel corvo, ma il canguro o l’emù in generale CLAN E TOTEM Un clan Warramunga porta il nome di un serpente favoloso e mostruoso, chiamato Wollunqua, e di cui il clan è ritenuto discendente. Sotto l’influenza di cause diverse, in virtù dello sviluppo stesso del pensiero mitologico, il totem collettivo e impersonale è scomparso dinanzi a certi personaggi mitici, che sono passati al primo posto e sono divenuti essi stessi totem Warramunga del clan Wollunqua: i dipinti sui corpi riproducono le spire striate del serpente e l’immagine sul terreno costituisce il totem, la raffigurazione simbolica dell’animale di cui il clan ritiene di rappresentare la discendenza. IL MARCHIO TOTEMICO Il marchio totemico viene impresso sul corpo: presso gli Arunta (clan della pioggia) il rito d’iniziazione prevede la rottura dell’incisivo superiore destro, per somiglianza con le nuvole nere che portano acqua. ANIMALI TOTEMICI TOTEM, significato sociale La maniera migliore di attestare a se stesso e agli altri l’appartenenza ad uno stesso gruppo è quella di imprimersi sul corpo uno stesso segno distintivo. Che proprio questa sia la ragion d’essere dell’immagine totemica è provato dal fatto che essa non cerca di riprodurre l’aspetto della cosa che si ritiene voglia rappresentare: essa è costituita spesso di linee e di punti a cui è attribuito un significato del tutto convenzionale. Essa ha il compito non già di raffigurare e di ricordare un determinato oggetto, ma di testimoniare che un certo numero di individui partecipano ad una stessa vita morale TOTEM, significato sociale Un clan è anzitutto una riunione di individui che portano lo stesso nome e che si raccolgono intorno a uno stesso segno. Togliendo il nome e il segno che lo materializza, il clan non è più nemmeno rappresentabile. Poiché esso era possibile soltanto a questa condizione, ci si spiega la istituzione dell’emblema e il posto occupato da questo emblema nella vita del gruppo. RITI DI INIZIAZIONE Le feste dell’iniziazione comprendono alcune pratiche fondamentali – come l’estrazione di denti, la circoncisione, la subincisione ecc. – che nella stessa tribù non differiscono secondo i totem. L’uniformità su questo punto è più facilmente stabilita in quanto l’iniziazione ha sempre luogo alla presenza della tribù, o almeno davanti a un’assemblea alla quale sono stati convocati clan differenti. Infatti l’iniziazione ha lo scopo di introdurre il neofita nella vita religiosa non soltanto del clan in cui è nato, ma di tutta la tribù; è dunque necessario che gli aspetti diversi della religione della tribù siano rappresentati davanti a lui, passando in qualche maniera sotto i suoi occhi. In questa occasione si afferma più fortemente l’unita morale e religiosa della tribù. RITI DI INIZIAZIONE Il rito della subincisione presso i Warramunga (Alice Springs, 1904). LA VOCE DEGLI ANTENATI Quando si fa risuonare il bull-roarer, si dice che si fa sentire la voce dell’antenato. Ma precisamente perché ognuno di questi eroi si confonde con il culto che si ritiene abbia istituito, lo si crede attento al modo in cui viene celebrato. Egli è soddisfatto soltanto se i fedeli adempiono esattamente ai loro doveri; e punisce quelli che sono negligenti. Egli è quindi considerato il custode del rito oltre che il suo fondatore, e per questo motivo si trova investito di un’autentica funzione morale LA VOCE DEGLI ANTENATI Il bull-roarer è uno strumento musicale sacro per gli aborigeni. Insieme al dijiridoo, rappresenta la base sonora delle cerimonie religiose e dei riti: è costituito da un pezzo di legno leggero a forma romboidale od ovaloide, legato ad una estremità con un filo, per mezzo del quale viene fatto roteare in aria. Il suono che se ne ricava è un fruscio intenso e modulabile, molto evocativo e misterioso. ANIMA E CORPO La cerimonia del fuoco, o Nathagura, parte dei riti di iniziazione presso i Warramunga e gli Aranda, associa l’anima al fuoco: gli iniziati siedono all’interno del riparo di frasche (in primo piano), mentre altri uomini danzano con grandi torce e al culmine del rito lasciano cadere frammenti incandescenti sugli iniziati. ANIMA E SACRO I sentimenti collettivi prendono forza attraverso le azioni esteriori e condivise che li simboleggiano: gli Aranda praticano la cerimonia AlkiraKiuma, un rito di iniziazione che prevede il lancio in aria dell’iniziato da parte degli uomini della tribù. Anima: Concezione sociale dell’ANIMA Esistenza umana duplice: Corpo - uomo sensibile individuale ed egoistico Anima - uomo morale sociale e razionale L’uomo diventa persona nel momento in cui obbedisce all’universale legge morale RELIGIONE E SOCIETÀ Se la religione ha generato tutto ciò che c’è di essenziale nella società, è perché l’idea della società è l’anima della religione. Le forze religiose sono quindi forze umane, forze morali. Senza dubbio, dato che i sentimenti collettivi possono prendere coscienza di sé solamente fissandosi su oggetti esterni, esse non hanno potuto costituirsi senza trarre dalle cose qualcuno dei loro caratteri: esse hanno così acquisito una specie di natura fisica IL RUOLO DELLA SOCIOLOGIA riflessioni conclusive Perciò la sociologia sembra chiamata ad aprire una nuova via alla scienza dell’uomo. Finora si era di fronte a questa alternativa: o spiegare le facoltà superiori e specifiche dell’uomo riconducendole alle forme inferiori dell’essere – la ragione ai sensi, lo spirito alla materia – il che voleva dire negare la loro specificità; oppure collegarli a qualche realtà soprasperimentale che veniva postulata, ma di cui nessuna osservazione può stabilire l’esistenza. Ma dal momento in cui si è riconosciuto che al di sopra dell’individuo c’è la società, e che questa non è un essere nominale e razionale, ma un sistema di forze operanti, diventa possibile un nuovo modo di spiegare l’uomo. Per conservargli i suoi attributi distintivi non è più necessario collocarli al di fuori dell’esperienza.