L’organizzazione dello stato nazista
Salito legalmente al potere, Hitler
diede avvio all’organizzazione della
dittatura.
Compito dello Stato era quello di
risollevare la Germania dal punto
di vista economico, amministrativo,
militare, diplomatico attraverso un
completo superamento di Versailles.
Tra il ‘33 e il ‘34 vengono create le
strutture e gli organismi del
TotalStaat nazista.
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La politica interna
Il presidente del Reich ha fatto appello a noi
impartendoci l’ordine di dare alla nazione la
possibilità della rinascita. Noi facciamo pertanto
appello al popolo tedesco, perché voglia sottoscrivere
anch’esso questo gesto di conciliazione. Il governo
vuole lavorare e lavorerà. Non è lui che ha diretto per
quattordici anni la nazione tedesca verso la catastrofe,
ma esso la vuole riportare in alto. E’ deciso a riscattare
in quattro anni le colpe di quattordici anni. Popolo
tedesco, dacci quattro anni e poi giudicaci. (Hitler,
Appello alla nazione, 1933)
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Collaboratori stretti di Hitler sono Hermann Goering e
Heinrich Himmler, che organizzano la polizia in
funzione repressiva e autorizzandola all’uso delle
armi contro manifestanti, operai, comunisti, etc;
creano la Gestapo (Polizia Segreta di stato) e le S.S., i
campi di concentramento per oppositori e nemici
politici.
In particolare, un mese dopo l’insediamento al potere,
Hitler inscenò l’incendio del Reichstag (Parlamento),
addossandone la colpa ai comunisti. Fu il pretesto per
scatenare la repressione poliziesca contro ogni forma
di opposizione e per emanare una serie di leggi
eccezionali (febbraio-marzo 1933):
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- limitazione della libertà di stampa, di espressione, di
riunione, di associazione, di domicilio, del diritto di
proprietà;
- ripristino della pena di morte; abolizione di tutti i
partiti;
- limitazione della sovranità dei Lander (regioni);
- legge dei pieni poteri a Hitler, con cui il Reichstag è
esautorato e il potere esecutivo è svincolato da ogni
controllo;
- proclamazione dello Stato a partito unico e assunzione
del titolo di Terzo Reich. La distruzione del
capitalismo da un lato e della democrazia dall’altro,
unitamente alla costruzione di un regime che
ripristinasse i valori della tradizione e del sangue,
sembrò a milioni di
Tedeschi
l’unica
via
d’uscita
dalla
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crisi.
Le riforme dello stato
Amministrazione e burocrazia: i funzionari e gli
impiegati dello stato vennero reclutati secondo criteri
razzistici e discriminatori, in particolare nei confronti
degli ebrei e di uomini non graditi al regime. Tutti
coloro - tedeschi compresi - che erano fuggiti
all’estero per paura delle persecuzioni furono privati
della cittadinanza.
Uomini di cultura come Mann, Brecht, Weill
emigrarono in America.
I Lander e i parlamenti regionali vennero sciolti.
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Giustizia e Diritto: contro ogni costituzionalismo e
principio liberal-democratico, la giustizia diviene
pura esecutrice della volontà del partito e del Fuhrer;
il principio giuridico fondamentale (la Grundnorm) è
il diritto del popolo: Il governo accorderà
l’uguaglianza dinanzi alla legge a coloro i quali nella
questione della salvezza del nostro popolo dagli
elementi antinazionali non rifiuteranno al governo il
loro appoggio. In futuro il tradimento della nazione e
del popolo sarà punito con spietatezza barbarica.
La rifondazione del diritto avviene sulla base
dell’esercizio della forza e della rivendicazione degli
interessi del popolo tedesco; il Fuhrer è la fonte
suprema del diritto.
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La priorità assoluta della
direzione politica è una legge
fondamentale positivamente
in vigore nello stato odierno.
Fa parte della applicazione di
questa legge fondamentale
che la separazione
costituzionale liberale di
esecutivo e legislativo cada, e
che il governo abbia un vero e
formale potere legislativo.
(Carl Schmitt)
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Economia: fu attuata la pianificazione attraverso due
piani quadriennali che avevano il duplice scopo di
assorbire la disoccupazione e riarmare la Germania.
La disoccupazione fu effettivamente eliminata
attraverso la mobilitazione e lo sforzo gigantesco
concentrato sull’industria pesante.
Fu creato l’ordinamento corporativo (come in Italia),
con cui gli industriali (legati agli interessi della
politica aggressiva di Hitler) controllarono
interamente l’economia e gli operai furono
totalmente privati dei diritti sindacali).
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Ciò permise a Hitler di propagandare il socialismo
germanico: lo spirito classista dei lavoratori venne
liquidato affermando che l’obiettivo del lavoratore e
del padrone era lo stesso, l’utilità del popolo e dello
stato. Sul piano dei risultati, l’economia bellica
tedesca ebbe i seguenti risultati:
- incremento della concentrazione monopolistica;
- sviluppo dell’industria pesante a scapito dei prodotti
di consumo;
- aumento del costo della vita e diminuzione del salario
reale;
- mancata riforma del latifondo (accordo con gli
Junker);
- inasprimento fiscale.
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Società: coerentemente con lo
sforzo bellico, la società fu
militarizzata. I ragazzi, prima
della leva obbligatoria,
svolgevano un anno e mezzo
di lavoro manuale, soggetto a
disciplina militare; gli stessi
operai erano considerati come
dei soldati del Reich,
ingranaggi di una macchina
finalizzata alla produzione e
disciplinata dallo stato.
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Joseph Goebbels
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Le masse vennero irreggimentate attraverso un enorme
sforzo di propaganda, identico a quello che avveniva
in Italia e URSS. Joseph Goebbels fu il ministro della
Propaganda e dell’Informazione durante tutto il
regime nazista, e raggiunse risultati superiori rispetto
agli altri due sistemi totalitari.
Sul piano culturale (Quando sento parlare di cultura tiro
fuori la pistola...), gli intellettuali furono raggruppati
in un Senato della cultura, i libri degli autori
democratici e ebrei furono bruciati in grandi roghi
pubblici, l’arte moderna (detta degenerata) fu esclusa
dai musei: molti artisti, scrittori, musicisti, etc,
presero la via dell’esilio.
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Sotto la guida di Goebbels, la
cultura divenne un insieme di
manifestazioni grandiose, con
scenografie che echeggiavano
gli antichi miti germanici.
La ginnastica collettiva era usata
per associare l’armonia alla
forza (la forza attraverso la
gioia); le Olimpiadi del 1936
furono organizzate a Berlino,
e rappresentarono un grande
successo internazionale del
regime.
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Lo stato delle SS e le persecuzioni
antisemite
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Le SS di Himmler e la Gestapo di Goering applicarono
l’ideologia hitleriana (razziale, antisemita, antiliberale,
antibolscevica) attraverso il terrore sistematico.
H.Goering
H.Himmler
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Compito di SS e Gestapo, attraverso l’eliminazione dei
nemici interni e di ogni forma di dissenso, era quello
di affermare il dominio assoluto della razza ariana e,
contemporaneamente, di eliminare le razze inferiori
(slavi, ebrei, zingari) mediante sterilizzazione forzata
o annientamento.
L’antisemitismo tedesco partiva da basi ideologiche:
alla teoria della supremazia della razza ariana,
corrispondeva il disprezzo per la “razza” ebraica,
storicamente dispersa, costretta alla convivenza e
all’integrazione con altre culture (lo stato nello stato).
In Germania, ebrei erano molti intellettuali, artisti,
banchieri, proprietari di catene di negozi:
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Fu facile, attraverso la propaganda, scaricare sugli
ebrei, colti e ricchi, il disagio e il malessere sociale
degli anni della crisi del capitalismo, che colpì le
masse popolari; gli stessi nazisti alimentarono
l’insicurezza e la paura dei settori più esposti della
popolazione, facendo notare che l’Internazionale
Comunista aveva moltissimi dirigenti ebrei: Nomadi
senza razza, senza popolo e senza spazio, diavoli in
carne ed ossa, hanno inventato un materialismo
brutale, che specula sugli istinti più bassi e si serve
nella sua lotta contro la civiltà occidentale delle parti
più oscure dell’uomo nell’interesse del giudaismo
occidentale. (Goebbels)
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L’Ebreo, principio
L’antisemitismo procedette
dell’impurità e del male,
per gradi: dalla
simboleggia il diavolo:”Se
discriminazione giuridica,
l’ebreo non esistesse,
al boicottaggio, all’esilio,
bisognerebbe inventarlo”,
allo sterminio.
perché una religione di
questo tipo non può fare a La prima fase fu
meno di un diavolo. Questo
rappresentata dalle Leggi
dualismo manicheo era
di Norimberga (sett. ‘35),
essenziale. La presenza del
che sancirono a livello
diavolo faceva sì che
meglio si percepisse il dio:
giuridico lo status di
scatenando l’odio verso
ebreo come appartenente
l’Impuro, l’adorazione
ad una razza inferiore:
della divinità ne veniva
stimolata. (L.Poliakov, Il
nazismo e lo sterminio degli
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ebrei)
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- perdita dei diritti civili;
- divieto di matrimoni misti;
- divieto di rapporti extramatrimoniali tra ebrei e
ariani;
- proibizione per gli ebrei di avere a servizio donne
tedesche

“dissimilazione” dell’ebreo
dal tessuto sociale tedesco
Fino al 1938 fu attuata una politica antisemita volta alla
persecuzione giuridica, economica al fine di
allontanare gli ebrei dal suolo tedesco.
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La svolta
L’ingresso
del campo di
Auschwitz
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Il 9 novembre 1938 segnò il punto di non ritorno: a
seguito dell’assassinio di un diplomatico ad opera di
un ebreo, si scatenarono i pogroms in tutta la
Germania, una vera e propria caccia all’ebreo con
arresti, uccisioni, incendi di sinagoghe e distruzioni di
negozi: la notte dei cristalli fu l’inizio della
persecuzione a carattere collettivo e sistematico.
Iniziarono anche le prime deportazioni a
Buchenwald.
Con l’inizio della guerra e la sottomissione di intere
comunità ebraiche (Austria, Polonia, Cecoslovacchia
Russia) il Reich doveva fare i conti con milioni di
ebrei che costituivano bocche da sfamare e una
pericolosa fonte di resistenza interna: maturò, così,
l’idea del genocidio, della soluzione finale.
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La politica estera di Hitler:
verso la guerra
Obiettivi e tappe
dell’espansionismo nazista
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La natura razzista del regime hitleriano implica un
atteggiamento imperialista: obiettivi di Hitler, già
annunciati nel Mein Kampf, erano:
1) “lavare l’onta di Versailles”;
2) ricostituire un Reich popolato da tutte le etnie
tedesche sparse per l’Europa;
3) conquistare nuovo suolo per le esigenze alimentari
dei Tedeschi;
4) riunione con i fratelli austriaci.
Lo sbocco naturale per la conquista dello spazio vitale
era l’Europa orientale.
1933: Hitler abbandona la Società delle Nazioni e la
Conferenza di Ginevra sul disarmo:
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venendo meno il principio di Locarno della sicurezza
collettiva, si misero in moto una serie di accordi e
patti bilaterali tra i paesi: patto decennale di non
aggressione tra Germania e Polonia; adesione
dell’URSS alla Società delle Nazioni; patto francosovietico in funzione antitedesca.
1934: i nazionalsocialisti austriaci assassinano il
presidente Dolfuss, ma Hitler deve rinunciare
all’Anschluss perché Mussolini schiera le divisioni
corazzate sul Brennero;
1935: ripristino della coscrizione obbligatoria (contro
Versailles) che porta gli effettivi della Wermacht a
500.000 uomini;
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di fronte a queste iniziative, né la Francia né la Gran
Bretagna intervennero, limitandosi a proteste
formali; dal canto suo, Hitler rassicurava
ampiamente il resto d’Europa sulle sue vere
intenzioni, rendendosi conto allo stesso tempo della
debolezza e delle divisioni interne al fronte anglofranco-italiano;
1935: minacciata dalle sanzioni europee dopo la
conquista dell’Etiopia, l’Italia accetta l’appoggio
economico della Germania, avviando relazioni
amichevoli;
1936: occupazione militare tedesca della Renania,
smilitarizzata dopo Versailles;
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1936: scoppio della guerra civile di Spagna, tra
repubblicani (Fronte Popolare) e militari di Franco: i
franchisti ebbero l’appoggio di Hitler (che provò le
nuove armi e l’aviazione) e di Mussolini; URSS e
democratici europei sostennero i repubblicani.
Franco otterrà la vittoria nel 1939, ma resterà
neutrale durante la guerra. La guerra di Spagna, con
il suo allargamento internazionale, è l’anticamera
dello scontro ideologico (e non solo) che porterà al
secondo conflitto mondiale;
1936: patto antikomintern con il Giappone, in funzione
anticomunista e antisovietica.
A questo punto l’Europa era nettamente divisa:
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1937: aggressione alla Cecoslovacchia con il pretesto
della presenza di tre mln di Tedeschi nella zona dei
Sudeti. L’obiettivo strategico è quello di aprire la
strada verso oriente;
Febbraio 1938: annessione dell’Austria, che realizza la
vecchia aspirazione dell’unità di tutti i Tedeschi
europei;
Settembre 1938: Conferenza di Monaco. E’ la sconfitta
definitiva della diplomazia e delle potenze liberali di
fronte all’imperialismo nazista: a Hitler viene
riconosciuta l’annessione dei Sudeti e della
Slovacchia, nonché il protettorato sulla Boemia:
Hitler ha così preparato la testa di ponte per la
conquista della Polonia (questione di Danzica e del
corridoio polacco);
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Maggio 1939: Patto d’Acciaio con Mussolini, che
prevede la clausola dell’aiuto reciproco in caso di
pericolo per la sicurezza di una delle due nazioni;
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agosto 1939: Patto
Ribbentropp-Molotov
di non belligeranza con
l’URSS: mossa tattica
di Hitler che voleva
assicurarsi il
disimpegno sul fronte
orientale. I comunisti di
tutta Europa rimasero
perplessi e delusi
dall’accordo di Stalin,
la cui politica era
concentrata sulla
repressione interna e la
costruzione del
socialismo in un solo
paese;
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1 settembre 1939: la Germania invade la Polonia;
3 settembre 1939: Francia e Gran Bretagna dichiarano
guerra alla Germania.
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Inizia la Seconda Guerra Mondiale
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