La Giornata della Memoria è dedicata al
ricordo dello sterminio degli Ebrei nei lager
nazisti e viene celebrata in tutta Europa per
non dimenticare le vittime della Shoah e
contrastare qualsiasi rigurgito antisemita e
più in generale razzista. Il luogo simbolo
della Giornata della Memoria, AuschwitzBirkenau, liberato dalle truppe sovietiche il
27 gennaio del 1945 è oggi un monumento
considerato il più grande cimitero ebraico
del mondo ospita un museo e ha appunto lo
scopo di tener viva la memoria delle
atrocità compiute dal regime nazista per
evitare che cose del genere possano
ripetersi.
"La Repubblica italiana riconosce il giorno
27 gennaio, data dell’abbattimento dei
cancelli di Auschwitz, “Giorno della
Memoria”, al fine di ricordare la Shoah
(sterminio del popolo ebraico), le leggi
razziali, la persecuzione italiana dei cittadini
ebrei, gli italiani che hanno subìto la
deportazione, la prigionia, la morte, nonché
coloro che, anche in campi e schieramenti
diversi, si sono opposti al progetto di
sterminio, ed a rischio della propria vita
hanno salvato altre vite e protetto i
perseguitati.
(Parlamento Italiano, Legge 20 luglio 2000, n. 211)
LE ORIGINI DELL’ODIO
Gli Ebrei sono considerati colpevoli non
solo di non aver voluto riconoscere la
divinità di Cristo, ma addirittura di averlo
messo a morte. È appunto l'accusa di
deicidio il marchio di infamia che nel
mondo cristiano accompagnerà gli ebrei
per quasi duemila anni. In ragione di
questa accusa essi vennero emarginati
dalla società, privati di molti diritti e
costantemente guardati con diffidenza.
Essi venivano ormai individuati come un
gruppo etnico, con precisi
connotati biologici, soltanto nel 1781
l'imperatore d'Austria Giuseppe II emanò
una patente di tolleranza (Atto legislativo
che concede la libertà di religione ai gruppi
non cattolici tra cui gli ebrei) per gli
israeliti, mentre la Rivoluzione francese
pronunciò a sua volta la piena
equiparazione degli ebrei agli altri cittadini
nel 1791.
L'"emancipazione" degli ebrei fu
successivamente sancita nel corso
dell'Ottocento dagli altri Stati europei,
tra cui il Regno di Sardegna nel 1848, il
Regno d'Italia nel 1861, la Gran
Bretagna nel 1866, la Germania nel
1870. Assai dura per tutto l'Ottocento
restò, invece, la condizione degli ebrei in
Russia, in cui l'annessione delle province
polacche aveva inserito più di un milione
di israeliti; l'assassinio di Alessandro II
(1881) provocò
sanguinosi massacri di ebrei
(pogrom), favoriti dal governo, che
si ripeterono negli anni seguenti,
provocando migliaia di morti.
L'antisemitismo però non scomparve
nei paesi in cui gli ebrei erano stati
emancipati; esso continuò a
serpeggiare virulento all'interno di
circoli culturali e di gruppi politici di
orientamento reazionario e
nazionalista.
Il razzismo antisemita prese poi
nuovo vigore dopo la grande guerra,
con manifestazioni particolarmente
violente e irrazionali in Germania,
dove il nazionalismo stimolato dalla
disfatta addossò agli ebrei e ai
socialisti la responsabilità della
sconfitta, aprendo la strada alle
farneticazioni di Hitler, che indicò
negli ebrei la causa di tutte le
disgrazie del paese. Gli ebrei, quindi,
di nuovo, assunsero il "ruolo" di capro
espiatorio...
2.500.000 MORTI
TREBLINKA
1.000.000
MORTI
Mauthausen
150.000 MORTI
Buchenwald
50.000 MORTI
Dachau
29.438 MORTI
“Non si può dimenticare ciò che è
stato.
Non si può dimenticare, non si può
cancellare.
I volti, i visi, le espressioni
rimangono, rimarranno. I cuori e le
anime in quei volti. Non si può
dimenticare. Ma ricordare, quello sì.
Raccontare l'irraccontabile. Ed è mio,
tuo, nostro compito. Nostro dovere.
Nostro "piacere". Ricordare la più
tragica pagina di storia, la più tragica
pagina di storia dell'umanità intera”
Questo lavoro è stato svolto
dal prof. VINCENZO PICCOLO
con la collaborazione
della prof.ssa CLEMENTINA D’AMICO
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Shoah sul filo della memoria