Libera Università delle tavole rotonde e imbandite “Angelo Diario” In viaggio con Charles Darwin: Indiscrezioni e pettegolezzi sulla formulazione della teoria dell’evoluzione Sara & Dedo Marzo 2007 … ritengo che tutto ciò che ha un certo valore l’ho imparato da me stesso … Charles Darwin In principio furono le “formazioni coralline” Durante la prima parte del suo viaggio, Darwin si dedicò ad analizzare delle relazioni stratigrafiche nel Sud America, che lo spinsero a sviluppare una nuova teoria per spiegare l’origine delle scogliere coralline … Al suo ritorno dal viaggio a bordo del Beagle, Darwin formulò la sua prima sintesi: la teoria delle scogliere coralline. Darwin divideva le formazioni coralline in tre gruppi: le scogliere coralline che corrono vicino ad un tratto di terra, le barriere coralline come un muro sommerso di corallo distante dalla terra e separato dalla spiaggia da un canale lagunare, l’atollo che consiste nell’accumulo di corallo cresciuto verso l’alto sulla barriera. La teoria è semplice, rigorosa e ben dimostrata, fa collegamenti e previsioni, segnalandoci dove dovremmo aspettarci atolli o barriere coralline. Il contributo di Darwin alla geologia fu notevole, solamente a paragone della sua opera sull’evoluzione, sembra poco importante. … sia Darwin che Wallace, giunsero alla scoperta del fenomeno dell’evoluzione attraverso lo studio della biogeografia. Esistono due correnti di pensiero riguardo l’origine dell’idea darwiniana dell’instabilità delle specie: secondo Thomas Henry Huxley Darwin diventò un evoluzionista dopo il suo ritorno dalla spedizione sul Beagle… “The Beagle Diary” aveva lo scopo di ricordare le esperienze negli anni futuri, raccontare le sue avventure alla famiglia, ma non uno scopo scientifico. Il figlio Francis, ipotizzò, invece, che si convertì all’evoluzione quando era ancora a bordo del Beagle. Così scrive all’inizio dell’Origine delle specie “Durante il mio periodo d’imbarco sulla regia nave Beagle fui molto colpito da alcuni fatti relativi alla distribuzione degli esseri viventi nell’america meridionale, e ai rapporti geologici fra gli abitanti attuali e quelli estinti di quel continente….Nel 1837 ritornato in patria mi venne l’idea che questo problema si sarebbe forse potuto risolvere in parte, raccogliendo parzialmente e studiando tutti i fatti che avessero rapporto con esso” Darwin voleva forse dire che durante il viaggio era stato colpito da certe osservazioni, ma senza rendersi conto del loro significato evoluzionistico. Nel suo pensiero era, comunque, avvenuta una chiara connessione tra sequenza degli eventi geologici ed i cambiamenti degli organismi viventi. Dalla biogeografia all’evoluzione della specie A bordo del Beagle, il pensiero biogeografico di Darwin era di tipo creazionista: la distribuzione veniva spiegata come il risultato del tipo di creazione locale particolare, rispondendo a dove e quando erano avvenute la creazione e l’estinzione. La grande svolta del suo pensiero si ebbe individuando le connessioni tra il meccanismo di diffusione (meccanismo locomotorio), le barriere ed i modelli di distribuzione. L’ipotesi biogeografia dell’evoluzione può essere paragonata alla teoria delle scogliere coralline. In entrambe Darwin partì da principi teorici unendo, poi, elementi diversi come lo sprofondamento e la crescita del corallo, da una parte, e le barriere e i meccanismi di diffusione dall’altro. Il riscontro nella verifica afferma, per la teoria delle barriere coralline, che tipi particolari esisteranno in alcune aree ma non in altre; mentre, la teoria evoluzionistica della biogeografia specifica il tipo di peculiarità animali e vegetali che ci si deve aspettare in particolari condizioni di geografia fisica. Origine della specie e selezione naturale Il contributo più importante che Darwin ha fornito alla conoscenza, è sicuramente quello della selezione naturale. Un’idea apparentemente semplice che può essere articolata nelle seguenti fasi: gli organismi sono diversi l’uno dell’altro; producono più figli di quanti ne possono mantenere le risorse disponibili; coloro che meglio sono adatti alla sopravvivenza trasmettono le proprietà utili alla loro prole, mentre le forme inferiori vengono eliminate; Le generazioni successive saranno più simili agli antenati meglio adattati, ne consegue che il risultato è una modifica graduale, o evoluzione. La causa dell’adattamento è, dunque, un processo riproduttivo differenziale. Conscio che il cambiamento di una specie in un’altra, era il problema cruciale dell’evoluzione, Darwin intitolò la sua opera “On the Origin of Species”. … Darwin fu inizialmente inconsapevole del fenomeno della variazione geografica. Solo nel marzo 1837,l’ornitologo John Gould, che stava lavorando sulle collezioni di uccelli di Darwin, gli comunicò la diversità specifica dei tordi beffeggiatori da lui raccolti su tre differenti isole delle Galapagos, fu allora che comprese il processo di speciazione geografica. Come affermò nell’Origine: “nel mettere a confronto gli uccelli delle isole Galapagos fra di loro e con quelli del continente americano, e nell’esaminare lo stesso confronto effettuato da altri, rimasi profondamente colpito dall’incertezza e dall’arbitrarietà esistenti nella distinzione fra le specie e le varietà”. L’aspetto dell’evoluzione che interessò più Darwin fu il problema delle specie, che, in generale, è l’origine delle diversità: il confronto dei fossili con le faune viventi, le faune delle isole con quelle della terraferma ecc.. … nei venti anni successivi al 1837, anno in cui divenne evoluzionista, Darwin non parlò mai di evoluzione, si occupò, invece, del problema delle specie.” Possono le specie cambiare e può una specie trasformarsi in un’altra?” Nel 1846 cominciò a lavorare sui cirripedi; ciò lo aiutò a capire la variazione, la morfologia comparata, il concetto di specie e la incompletezza delle testimonianze geologiche. nel corso di questi anni, il problema delle specie fu costantemente presente poiché sapeva che l’origine delle specie era la chiave del problema dell’evoluzione, ma aveva ancora dei dubbi sul significato delle specie e sul processo di speciazione. … nel maggio del 1856 cominciò a scrivere il suo grande libro sulle specie pubblicato nel 1859, in esso sono presenti due prove fondamentali a sostegno del cambiamento evolutivo sia esso orizzontale che verticale: per l’evoluzione orizzontale è la non costanza delle specie come provano le ricerche geografiche; per l’evoluzione verticale, invece, è l’insieme delle testimonianze fossili riportate dalle ricerche geologiche; le sue considerazioni possono essere riassunte da queste generalizzazioni: • tutte le forme fossili possono essere collocate “in un grande sistema naturale”, anche tipi estinti • più una forma è antica più differisce dalle forme viventi. • i fossili di due formazioni consecutive sono più affini tra di loro di quanto non siano i fossili di due formazioni distanti. • le forme estinte di un continente sono affini alle forme viventi di quello stesso continente (legge di successione dei tipi). … dai taccuini sembrerebbe che fu la lettura di Malthus, il 28 settembre del 1838, a suggerire a Darwin la sua teoria della selezione naturale: “affermiamo che la popolazione, quando non venga frenata, si raddoppia ogni venticinque anni, ossia cresce con progressione geometrica”. la teoria ebbe un evoluzione lenta, esprimibile seguendo questa logica: Tutte le specie hanno una fertilità potenziale così elevata che le dimensioni delle loro popolazioni dovrebbero crescere esponenzialmente se tutti gli individui nati si riproducessero a loro volta con successo. Fatte le dovute eccezioni, le popolazioni mostrano normalmente stabilità. Le risorse naturali sono limitate. In un ambiente stabile esse rimangono costanti. Poiché gli individui prodotti sono più numerosi delle risorse, rimanendo le dimensioni della popolazione stabili, se ne deduce che ci sarà una feroce lotta per l’esistenza tra gli individui di una popolazione, che terminerà con la sopravvivenza, spesso molto piccola, della progenie di ciascuna generazione. … tali considerazioni di economia della popolazione, se coordinati con alcuni fatti genetici, cioè che: non esistono due individui che siano esattamente uguali; ogni popolazione mostra una grande variabilità. gran parte di questa variazione è ereditabile. Se avvengono variazioni, se queste sono ereditate, se una variante è più adatta ad un certo compito di un’altra, e se il successo di svolgere tale mansione influisce sulla capacità degli organismi di sopravvivere nel loro ambiente, qualunque esso sia, allora la selezione naturale produrrà un mutamento evoluzionistico. conducono al processo di selezione naturale; la sopravvivenza nella lotta per l’esistenza non è casuale, ma dipende, prima di tutto, dalla costituzione ereditaria degli individui che sopravvivono. … solo dopo aver letto il ”Saggio sul principio di popolazione” di Malthus, potè applicare i concetti tratti dalla selezione naturale. Malthus fornì lo stimolo per pensare alle specie in maniera differente da quella che era prevalsa tradizionalmente. L’innovazione può essere riassunta con la parola: popolazione. Fu, infatti, l’attenzione rivolta all’individuo, a condurre Darwin al modo di pensare popolazionale. La lotta per la sopravvivenza,dovuta dalla competizione, era, perciò, un fenomeno che riguardava sia gli individui che le specie. E’ la variazione individuale, data dalla competizione, a rendere possibile la selezione naturale. La selezione sessuale, basata sull’idea che l’evoluzione sia il risultato di un successo differenziale nella riproduzione, è facilmente comprensibile alla luce della selezione naturale: nell’Origine, Darwin generalizzava affermando che” quando i maschi e le femmine hanno le stesse abitudini generali di vita, ma differiscono nella struttura, nel colore o negli ornamenti, tali differenze sono dovute principalmente alla selezione sessuale; al fatto cioè che nel corso delle generazioni certi maschi abbiano avuto qualche piccolo vantaggio su altri maschi, così che i mezzi di offesa o difesa, o di attrazione, si siano trasmessi soltanto ai loro discendenti di sesso maschile” Il termine “darwinismo” ha subito un cambiamento di significato nel corso degli anni. Nel periodo immediatamente successivo al 1859, veniva usato in riferimento al pensiero di Darwin nel suo complesso, mentre per il biologo evoluzionista moderno equivale alla selezione naturale. Darwin contribuì a questa ambiguità riferendosi per dieci volte nell’Origine alla teoria dell’evoluzione come alla “mia teoria”, ma chiamando in questo modo solamente, tre volte, la selezione naturale. In realtà, è provato che Darwin considerasse tutte le componenti della sua teoria evoluzionistica un tutto indivisibile, come egli stesso fa nell’argomentazione di alcuni capitoli dell’0rigine, mescolando argomenti apparentemente non correlati tra loro. Implicazioni filosofiche Secondo Ernst Mayr, il pensiero evoluzionistico di Darwin si basa sul rifiuto dell'essenzialismo, con cui si presume l'esistenza di certe perfezioni, forme essenziali per ogni particolare classe di viventi, e le differenze tra gli individui vengono trattate come imperfezioni o deviazioni di questa perfetta forma essenziale. Darwin abbracciò invece ciò che Mayr chiama approccio popolazionista, con cui si nega l'esistenza di qualsiasi forma essenziale, sostenendo che una classe non è altro che la concettualizzazione di numerosi individui unici. Mentre la classe è un'astrazione, un artefatto di epistemologia, gli individui sono reali in modo oggettivo. Questa enfasi sull'importanza delle differenze individuali risulta necessaria se si crede che il meccanismo dell'evoluzione, la selezione naturale, operi su di esse. Mayr afferma che l'essenzialismo abbia dominato il pensiero occidentale per circa duemila anni e che le teorie di Darwin rappresentino di fatto un'importante e radicale svolta per la filosofia tradizionale. Le onde del pensiero di Darwin si riflettono oggi su campi come l'economia e la teoria della complessità, suggerendo che l'influenza darwiniana si estenda ben oltre il campo della biologia. … Mayr teorizza una definizione biologica del concetto di specie. Due esseri viventi appartengono alla stessa specie se dalla loro unione può nascere un individuo a sua volta fertile. Diversamente, un'unione fra individui che nella classificazione di Linneo appartengono a specie diverse, dà origine ad un aborto spontaneo oppure ad un individuo sterile. Un esempio tipico è quello dei muli che sono sterili e non sono specie in quanto risultano dall'incrocio (accoppiamento) tra un asino (maschio) ed una cavalla (femmina). La sua teoria mostra anche che all'interno dello stesso gruppo avvengono più mutazioni casuali (svantaggiose e non) e una maggior differenziazione che fra gruppi che non sono autoctoni, che non restano isolati per generazioni. Tale argomento smentì le teorie eugenetiche sulla purezza della razza ariana. Le smentì in maniera biologica, con un argomento scientifico: la diversificazione degli individui che si sarebbe venuta a creare in una Germania isolata dalle altre nazioni sarebbe paradossalmente stata maggiore di quella subita da Paesi che non avevano aderito alle teorie per la conservazione della razza. Relazione fra evoluzione e creazione I creazionisti con cui Darwin polemizzava sostenevano che in molti momenti della storia Dio avesse creato parti dell'universo. Molti fenomeni non spiegati scientificamente erano attribuiti ad una creazione divina. Vari pensatori riprendevano dall'evangelista Giovanni il concetto di creazione continua, e sostenevano che l'intervento creatore di Dio fosse ancora in corso, arrivando a portarlo anche in singoli eventi. Nella prima e nell'ottava ed ultima riedizione del libro, Darwin sosteneva che, comunque, se mai ci fosse stata una creazione, l'intelligenza necessaria a un Dio creatore dell'universo si sarebbe rivelata nella capacità di condizionarne il futuro nei modi voluti con un solo intervento creativo, senza creazioni nella storia dell'uomo, ovvero un unico piano reso attuabile con un unica azione creatrice. Secondo Darwin, la tesi di un intervento creativo continuo non è propria dell'intelligenza necessaria al creatore dell'universo. La polemica fra evoluzionisti e creazionisti Negli ultimi anni, in Europa ed America, si è acceso un vivace dibattito sull'opportunità di cancellare Darwin e la teoria evoluzionista dai programmi di biologia delle scuole superiori. Il dibattito è stato suscitato da diversi gruppi, alcuni dei quali su posizioni creazioniste o comunque antievoluzioniste. I movimenti più radicali sostengono che l'origine della Terra risalga a una creazione avvenuta circa 6000 anni fa, in accordo con il racconto della Genesi. L'universo sarebbe, secondo i creazionisti, molto più giovane di quanto afferma la scienza. Fra le prove citate: gli errori degli strumenti di datazione dei reperti geologici ed archeologici (carbonio 14 ed altri) che sono dell'ordine delle migliaia di anni. Sara e dedo ringraziano per l’attenzione