LE IPOTESI DI NESSUNO
Può essere il vento.
La pagina in bianco. Può essere.
Può essere colui che viene
cancellato dalla pioggia.
Ora ricordo un uomo cieco
un dolce pomeriggio.
Vagava solo nella neve
con un sorriso di beatitudine
e un bastone tanto bianco quanto i fiocchi.
Passò accanto a me senza vedermi.
Io ero il suo Nessuno.
un fantasma in quel regno luminoso.
Può succedere che siamo
i ciechi di Nessuno.
sincronizzato
Nessuno forse è il vento
che apre le finestre con colpi senza armonia
per farci parlare nella lingua del sogno.
Può essere uno che lasciò
per sempre il suo cappotto scordato
sulla gruccia del caffè,
un cappotto come una bandiera del vuoto
che scompare un giorno, come il suo padrone.
Può essere colui che non è mai stato.
colui che non sarà mai,
colui che si stancò di essere stato.
Forse sarà nel paese degli scomparsi
l'unico apparso che chiamiamo fantasma,
quello che fa scricchiolare
le scale nella notte
o fa cadere un tegame in cucina,
quello che sposta le posate
che poi non troviamo più,
il ladro delle lontananze.
Può essere il viaggiatore di sè stesso,
il nomade di sè stesso.
Ha fatto diversi mestieri fuori tempo:
trascina carte nella via solitaria,
porta giornali arretrati
da una parte all'altra della città,
porta un odore
da fuori le mura nel suo centro,
strappa le locandine del cinema di ieri,
fa partire i treni
soltanto con il suono di una campana.
Può essere il vento.
La pagina in bianco.
Può essere…
Nessuno!!!
Un ultimo furore:
disegnò col suo pennello una porta nell'aria
e sbattendola passò dall'altra parte.
Un'altra versione dice
che disegnò una rivoltella
e con essa si sparò nel ventre.
Ma prima, prevedendo le lunghe notti dell'uomo
assediato dall'inverno,
decise di riempire i nostri muri
con molte immagini del sole,
per aiutarci ad abitare il labirinto.
Ipotesi…
Nessuno dipinse campi di grano
e il fiore del pane
iniziò a profumare nelle cantine deserte!!!
Vivo in un battito del tempo.
Da bambino odiavo il suono monocorde
del tempo a casa di mio padre,
il coro dei suoi orologi a muro
che ripetevano la stessa musica.
E dunque allora, cosa s'è fatto il tempo di mio padre,
la sua feroce orologeria implacabile?
Io invidiavo da bambino il paesano
che dava l'ora quando s'indorava il giorno,
quando sull'albero cambiavano le luci.
Adesso amo il rintocco dell'orologio,
lo scampanio delle mie ore.
In ognuna di esse
cresce il passato, di cui sono popolato.
Non tutti vivono la stessa ora,
lo stesso divenire.
L'anziana che oggi si lasciò nel mio ufficio
il suo orologio, il pilota d'aereo che misura il tempo
nel manuale dei suoi voli.
La notte registra le ore
con lentezza da sogno
e coprendo gli orologi
non si riesce a fermare il tempo.
Esiste qualcos'altro che scorra
più del tempo?
Solo le ipotesi di nessuno
e tutto
per ricominciare il nuovo giorno…
By, Salvatore
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