Il Benessere equo e sostenibile a livello
nazionale e territoriale: i progetti dell’Istat
Marco Ricci, Istat – responsabile Ufficio territoriale Emilia-Romagna e
Marche
Convegno «La misurazione del Benessere Equo e Sostenibile: uno strumento di conoscenza
per la collettività e le politiche territoriali»
Ravenna, 24 ottobre 2014
Sommario
 Il concetto più diffuso per misurare lo sviluppo e lo stato di
salute di un Paese è il Prodotto Interno Lordo (PIL) …
 … però si avverte da tempo l’esigenza di costruire nuove
misure dello sviluppo, oltre il PIL
 Il Benessere Equo e Sostenibile è un nuovo paradigma
per la misurazione del benessere sociale
 I principali progetti sul BES in Italia, con la presentazione
di alcuni risultati
Il Prodotto Interno Lordo (PIL): il concetto più
diffuso per misurare lo sviluppo e lo stato di salute
di un Paese
Prodotto interno lordo ai prezzi di
mercato
Il risultato finale dell'attività di produzione
delle
unità
produttrici
residenti.
Corrisponde alla produzione totale di beni
e servizi dell'economia, diminuita dei
consumi intermedi ed aumentata dell'Iva
gravante e delle imposte indirette sulle
importazioni.
I limiti del PIL: a) come misura dello sviluppo
o In realtà il PIL, proposto e sviluppato negli anni ‘30 del secolo scorso
nell’ambito del sistema dei conti nazionali, intende misurare «solo» il valore
del prodotto realizzato e le oscillazioni del ciclo economico
o La mancanza/carenza di altri indicatori sociali e ambientali ha favorito in
passato l’utilizzo del Pil come misura onnicomprensiva del raggiungimento
degli obiettivi di una società
o Però i limiti informativi del PIL erano già noti all’economista che lo aveva
introdotto (Simon Kuznetz). In particolare:
o non considera le attività svolte fuori dal mercato (es. il volontariato, il lavoro
domestico);
o misura l’attività della pubblica amministrazione al costo dei fattori, cioè in
termini di valore degli stipendi piuttosto che di quantità e qualità dei servizi
forniti;
o i cambiamenti nella struttura produttiva e le conseguenze dell’innovazione
tecnologica non sono misurati adeguatamente.
I limiti del PIL: b) come misura del benessere
o non considera le ricadute negative delle attività misurate: ad esempio,
l’aumento del traffico urbano comporta un aumento del consumo di benzina
(che entra nel calcolo del PIL), ma questo comporta un peggioramento delle
condizioni ambientali e ed effetti negativi sulla salute
o non considera gli aspetti distributivi del reddito e della ricchezza, che
possono avere un impatto negativo sulle condizioni di vita delle persone
o Resta comunque un «possente indicatore per misurare le fluttuazioni a
corto e medio termine e lo stato di salute del sistema economico»
(Commisione Europea, 2009)
o Però è necessario individuare anche altri sistemi di misurazione che
colgano in modo più adeguato lo stato e le tendenze del benessere di una
società
La ricerca di misure del benessere:
l’indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite
o Dal 1990 le Nazioni Unite pubblicano l’Human Development
Report, che presenta l’indice di sviluppo umano calcolato per
tutti i Paesi del mondo.
o «Un indice composito che misura i risultati ottenuti in tre
dimensioni fondamentali dello sviluppo umano: una vita lunga e
sana, l’istruzione e un decente standard di vita»
o Per ciascun Paese viene calcolata la media di 4 indicatori:
a. Speranza di vita alla nascita (la cosiddetta «vita media»)
b. Il numero medio di anni di istruzione ricevuta dalle persone di
25 anni ed oltre
c. Il valore atteso degli anni di scuola che un ragazzo può
aspettarsi di frequentare
d. Il reddito nazionale lordo pro capite
Norway
Australia
Switzerland
Netherlands
United States
Germany
New Zealand
Canada
Singapore
Denmark
….
United Kingdom
….
Japan
….
France
….
Italy
….
Qatar
…..
Niger
Indice di sviluppo
umano (HDI)
Speranza di vita
alla nascita
Anni medi di
istruzione
Value
2013
0,944
0,933
0,917
0,915
0,914
0,911
0,910
0,902
0,901
0,900
Rank
Rank
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
(years)
2013
81,5
82,5
82,6
81,0
78,9
80,7
81,1
81,5
82,3
79,4
13
4
3
18
36
20
17
14
6
34
(years)
2012
12,6
12,8
12,2
11,9
12,9
12,9
12,5
12,3
10,2
12,1
0,892
14
80,5
23
0,890
17
83,6
0,884
20
0,872
Rank
Anni attesi di
istruzione
4
3
11
17
2
1
6
10
50
14
(years)
2012
17,6
19,9
15,7
17,9
16,5
16,3
19,4
15,9
15,4
16,9
12,3
9
16,2
21 35.002
27
1
11,5
26
15,3
42 36.747
24
81,8
10
11,1
32
16,0
24 36.629
25
26
82,4
5
10,1
52
16,3
19 32.669
29
0,851
31
78,4
38
9,1
78
13,8
68 119.029
1
0,337
187
58,4
166
1,4
186
5,4
a
Rank
Reddito
nazionale
netto pro
capite
(2011
PPP $) Rank
2013
6
63.909
20
41.524
9
53.762
17
42.397
11
52.308
14
43.049
30
32.569
19
41.887
4
72.371
16
42.880
a
Fonte: Human Development Report 2014
6
1
29
5
13
18
2
25
40
10
186
873
182
Verso il concetto di benessere equo e sostenibile
A partire dal 2004 l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo
Sviluppo Economico) ha promosso il dibattito internazionale su come
andare oltre il Pil e nel 2011 ha lanciato la «Better Life Initiative», con cui
fornisce ogni due anni un quadro complessivo del benessere dei vari
Paesi.
Questa proposta si basa su uno schema concettuale che ha raccolto le
raccomandazioni fatte nel 2009 dalla Commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi,
promossa dal Presidente francese Sarkozy.
Lo schema si articola su tre pilastri:
 Condizioni materiali
 Qualità della vita
 Sostenibilità
Lo
schema
dall’OCSE
concettuale
introdotto
Il più recente prodotto dell’OCSE:
«How’s life in your region?»
Rapporto pubblicato il 9 ottobre 2014, presenta gli indicatori per
misurare il benessere nelle regioni dei 34 paesi dell’OCSE,
suddiviso in 9 dimensioni Un esempio dei risultati:
I progetti per la misurazione del Benessere Equo e
Sostenibile in Italia: un cantiere aperto
 Nel 2010 l’Istat ha avviato insieme al CNEL (Consiglio Nazionale
dell’Economia e del Lavoro) un’’iniziativa congiunta per la misurazione in
Italia del Bes: Benessere Equo e Sostenibile.
 Il progetto UrBes - il benessere equo e sostenibile nelle città, avviato nel
2012 dall’Istat con la rete delle città metropolitane ed esteso ad altri comuni
capoluoghi di provincia
 Lo studio progettuale
‘‘Analisi e ricerche per la valutazione del
benessere Equo e Sostenibile delle province’’ condotto dall’Ufficio
Statistica della Provincia di Pesaro ed Urbino con la compartecipazione
metodologica e tecnica dell’Istat dal 2011. da cui scutrisce …
 … l’estensione dello studio progettuale Bes delle province (accordo IstatProvince italiane)
Nel 2010 l’Istat ha lanciato un’iniziativa congiunta con il CNEL
per la misurazione in Italia del Benessere Equo e Sostenibile.
Benessere: analisi multidimensionale degli aspetti rilevanti della
qualità della vita dei cittadini.
Equo: attenzione alla distribuzione
benessere tra soggetti sociali.
delle
componenti
del
Sostenibile: garanzia dello stesso benessere anche per le
generazioni future.
L’iniziativa Istat/CNEL: gli obiettivi
L’iniziativa mira a produrre un sistema di indicatori in grado di
offrire una visione condivisa di progresso per l'Italia.
Non è una questione solo tecnica, ma anche politica: chi decide
quali sono i fenomeni da misurare? E’ necessario un ruolo della
società organizzata.
«Il Bes aspira a diventare una sorta di Costituzione statistica,
perché la riflessione su quali siano i domini del benessere e su
come misurarli è anche una riflessione su come la politica
definisce i suoi obiettivi e valuta i suoi risultati»
L’iniziativa Istat/CNEL: i passi - 1
Prima fase: il Comitato d’indirizzo CNEL-Istat con la partecipazione di
rappresentanti della società civile, (consumatori, associazioni ambientali e
culturali, , consulte femminili ecc.) e dell’OCSE:
1) ha affrontato una serie di questioni preliminari, come ad esempio:
o Confrontabilità internazionale? non può essere un vincolo assoluto, è
opportuno cogliere le peculiarità del sistema Italia per utilizzare le misure di
benessere nelle politiche e nei processi decisionali
o Indicatori anche soggettivi? Sì, ove disponibili
o Indicatori per specifici soggetti o segmenti (donne anzitutto, ma anche
anziani, giovani e immigrati per particolari aspetti)? Sì, in modo trasversale
2) ha elaborato una definizione condivisa di progresso, articolata in 12 domini
I domini del BES
L’iniziativa Istat/CNEL: i passi - 2
I 12 domini sono stati presentati nel novembre 2011 e sottoposti ad una
consultazione pubblica tramite l’apertura di un sito dedicato
Seconda fase (2012): una Commissione scientifica coordinata dall’Istat
con numerosi esperti esterni costruisce un set di indicatori sufficientemente
generale e condiviso.
Obiettivo di misurare gli aspetti che contribuiscono maggiormente a
misurare il benessere individuale e sociale. Indicatori selezionati in base
ad una chiara correlazione con il concetto di benessere, evitando tutti gli
indicatori che si prestavano a letture ambigue.
I primi Rapporti «Il benessere equo e sostenibile in Italia» sono stati
conclusi nel marzo 2013 e giugno 2014 e presentati presso la Camera
dei Deputati.
129 indicatori nella prima edizione, 130 nella seconda.
http://www.misuredelbenessere.it/
Il progetto UrBes – il Bes nelle città
Nasce nel 2012 come una rete di città metropolitane per la sperimentazione e il
confronto di indicatori di benessere urbano equo e sostenibile, promossa da Istat e
ANCI
Ampia adesione dei Sindaci delle città metropolitane.
Ulteriore coinvolgimento di alcuni Comuni capoluogo di provincia ma non di area
metropolitana, che hanno manifestato uno specifico interesse: Brescia, Bolzano e
Pesaro, insieme alla Provincia di Pesaro e Urbino
Alcuni Comuni (Bo, Ge, Ve, Mi) attivano processi di consultazione dei cittadini,
indirizzati a specifici segmenti della popolazione, dedicati in particolare alla
valutazione dei domini più rilevanti per il Bes
2013: primo Rapporto UrBes















Appendice A - Gli indicatori Bes del Rapporto
Torino
Genova
Appendice B - Gli indicatori aggiuntivi dei
Milano
Comuni
Brescia
Venezia
Appendice C – La consultazione dei cittadini
Bologna
sui temi del Bes: le iniziative di alcuni Comuni
Firenze
Pesaro e Urbino
All’indirizzo
Roma
http://www.istat.it/it/archivio/92375 sono
Napoli
scaricabili tutte le parti del Rapporto, le tavole
Bari
statistiche complete e le schede metadati
Reggio di Calabria
degli indicatori aggiuntivi dei Comuni
Palermo
Messina
Cagliari
Filo conduttore delle analisi: il percorso dei territori in direzione degli
obiettivi del Bes, i punti di forza e gli spazi di miglioramento che ogni
territorio deve affrontare
Ultimi sviluppi: la progettazione di un set di indicatori più
articolato per la misurazione del Bes nelle città
Affidata ad un nucleo misto Istat/Comuni, a cui hanno partecipato gli uffici
di statistica di nove Comuni (inizio 2014)
Valutate numerose proposte portate dai partecipanti, alla luce di due
ordini di requisiti:
a) idoneità a fornire una misura diretta di miglioramento/peggioramento
per aspetti significativi nella qualità della vita delle città;
b) fattibilità e accuratezza necessarie per l’utilizzo a fini di
comparazione temporale e territoriale.
Lo sforzo di focalizzazione sulle tematiche urbane, in particolare grazie
alla rilevazione “Dati ambientali nelle città”, ha portato ad arricchire
soprattutto i domini del Bes su Ambiente, Paesaggio e patrimonio
culturale, Qualità dei servizi.
Da 25 indicatori dell’edizione 2013 a oltre 60 indicatori
SALUTE
ISTRUZIONE
LAVORO E
CONCILIAZIONE TEMPI
DI VITA
BENESSERE ECONOMICO
RELAZIONI SOCIALI
POLITICA E ISTITUZIONI
Partecipazione scuola
infanzia (N)
Partecipazione elettorale
per genere
Persone con almeno il
diploma superiore (N)
Rappresentanza femminile
Speranza di vita
Persone con
titolo universitario (N)
Reddito disponibile
Donne negli organi
decisionali comunali (N)
Mortalità infantile
Uscita precoce dalla
istruzione e form. N)
Occupazione
DISTRIBUZIONE DEI REDDITI
IRPEF (N)
Età rappresentanza
Mortalità per incidente
Giovani che non lavorano e
non stud. (N)
Mancata partecipazione al
lavoro
Qualità abitazione (N)
Volontari non profit (N)
Età media organi
decisionali comunali (N)
Mortalità per tumore
Competenza alfabetica
Infortuni mortali
Individui in famiglie senza
occupati (N)
Organizzazioni non profit
(N)
Rendicontazione sociale
delle istituzioni pubbliche
(N)
Mortalità malattie croniche
Competenze numerica
Occupazione delle donne
con e senza figli (N)
SOFFERENZE BANCARIE
DELLE FAMIGLIE (N)
Cooperative sociali (N)
Lunghezza procedimenti
civili (N)
Biblioteche pubbliche (N)
DISPERSIONE ACQUA
POTABILE (N)
Brevetti
Servizi infanzia
Furti in abitazione (N)
Musei (N)
Qualità acque costiere(N)
Specializzazione produttiva
(N)
SCUOLE SENZA BARRIERE
ARCHITETTONICHE (N)
Borseggi (N)
UTENTI BIBLIOTECHE (N)
Qualità aria urbana
Uso di internet (N)
Rifiuti in discarica (N)
Rapine (N)
VISITATORI MUSEI (N)
Verde urbano
Racc differenz rifiuti
Verde storico
Aree naturali protette (N)
Tempo mobilità (N)
Tessuto urbano storico
ORTI URBANI (N)
Trasporto pubblico locale
(N)
TELERISCALDAMENTO (N)
PISTE CICLABILI (N)
Omicidi
SICUREZZA
BENESSERE SOGGETTIVO
PAESAGGIO E
PATRIMONIO
INQUINAMENTO ACUST. (N)
MORTI IN INCIDENTI STR.
(N)
QUALITÀ PARCO
VEICOLARE (N)
PEDONI VITTIME DI
INCIDENTI (N)
AMBIENTE
RICERCA E INNOVAZIONE
AREE PEDONALI (N)
INFOMOBILITÀ (N)
QUALITA’ DEI SERVIZI
Secondo rapporto UrBes: uscita prevista febbraio 2015
Realizzare una serie di avanzamenti del Progetto UrBes, per
quanto riguarda:
• la capacità informativa sul Bes nelle città, attraverso il nuovo
set di indicatori
• Il rafforzamento della rete dei Comuni aderenti al Progetto
(che passano da 15 a 28)
• la connessione con gli strumenti e i progetti delle politiche
urbane e l’impulso ulteriore ai percorsi di ricerca sulla
misurazione del benessere urbano
A cosa serve misurare il benessere? Alcuni
esempi per le città
Lo strumento del Bes dovrebbe servire per fissare degli obiettivi di
miglioramento per chi governa e amministra un territorio e per verificare i
risultati dell’azione degli amministratori.
In molti casi si possono collegare le politiche con gli indicatori del Bes.
Ad esempio, nel caso dei Comuni:
Un piano per la pedonalità nel centro storico può avere un impatto multiplo
su diverse aree del benessere:
o finalizzato al miglioramento della qualità dell’aria (dominio “Ambiente”),
o anche grazie ad un miglioramento quali-quantitativo dei servizi di
trasporto pubblico locale e delle infrastrutture della mobilità (dominio
“Qualità dei servizi”),
o con possibili ricadute positive sulla sicurezza stradale (dominio
“Sicurezza)
o e sullo stato di salute, misurato da indicatori di mortalità per incidenti e
tumori e di speranza di vita (dominio “Salute”).
A cosa serve misurare il benessere? Alcuni
esempi per le città
I programmi di riqualificazione di strade e piazze, ristrutturazione
dei mercati cittadini, rigenerazione urbana di aree dismesse, pulizia
delle strade e dei muri ecc.. trovano un denominatore comune nei
temi del decoro urbano e della lotta al degrado, con un possibile
riferimento diretto in particolare alla dimensione del Bes
“Paesaggio e patrimonio culturale”.
Altre politiche sono ispirate a principi diversi da quello del
benessere urbano, come possono essere l’attrattività urbana e la
smartness; tuttavia, nelle loro finalità si possono comunque
ravvisare relazioni concettuali e causali complesse con
l’andamento degli indicatori di Urbes.
Grazie per l’attenzione!
[email protected]
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