Con il cane fedele e con l’arcangelo Raffaele come prezioso e misterioso compagno di viaggio, Tobia era partito da Ninive verso la lontana città di Ecbàtana, nella Media. Aveva ricuperato i crediti del vecchio genitore Tobi, si era sposato con Sara ed era diventato ricco. Tornato a casa, su consiglio dell’arcangelo, aveva medicato gli occhi spenti del padre cieco da anni, con il fiele di un pesce pescato nel fiume Tigri. “Ti rivedo, figlio mio, luce dei miei occhi. Benedetto Dio, benedetto il suo santo nome!”. Poi Raffaele, ricostruita così la famiglia, si congedò dai suoi ospiti e, alzatosi in cielo, sparì ai loro sguardi. Forte del suo esercito, Eliodoro era entrato nella camera del tesoro per depredare il tempio di Gerusalemme. Ma un cavaliere terribile, con la corazza d’oro e la spada scintillante l’aggredì col suo cavallo. Altri due angeli vennero a frustarlo con forza e decisione. A quell’opposizione i soldati fuggirono in preda alla paura e alcuni chiesero a Onia, sommo sacerdote, di pregare il Signore perché salvasse loro la vita. “Il Signore ti ha fatto grazia per le preghiere di Onia”, dissero i tre angeli a Eliodoro, e scomparvero. I carnefici non cessavano di alimentare il fuoco con legna, stoppa e pece. Già le fiamme erano altissime, ma i tre giovani continuavano a lodare il Dio di Israele con canti e preghiere. Un angelo del Signore scese nella fornace ardente, li slegò e con le sue ali li protesse dalle fiamme e dal calore. Allora anche il grande re Nabucodonosor si ravvide e disse: “Sia benedetto il Dio di Israele, che ha mandato il suo angelo e ha liberato i suoi servi”. Dario, il grande re dei Medi e dei Persiani, aveva nominato Daniele suo primo ministro. Ma i nemici di Daniele, per gelosia, lo accusarono di pregare un dio straniero, il Dio di Israele, e secondo la legge fu condannato a morte e fu gettato nella fossa dei leoni. Dario, che lo stimava moltissimo, non dormì tutta la notte e all’alba si recò alla prigione chiamando: “Daniele, Daniele, amico mio”. E Daniele rispose: “O re, vivi in eterno. Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso la bocca dei leoni”. Re Dario si rallegrò, fece una grande festa e ordinò per legge che il Dio di Daniele fosse onorato e temuto in tutto il suo vasto regno. Sempre gli artisti nelle loro visioni hanno dipinto gli angeli in concerto con gli strumenti più antichi e i più moderni. Il flauto di Iubal, il tamburello di Maria, i campanelli di Aronne, la cetra di David, e l’organo e la chitarra.