Il gelso FAMIGLIA delle Moracee; GENERE Morus; SPECIE Alba. Esistono diverse varietà, che si distinguono in base all' epoca di maturazione della foglia. La potatura di allevamento della pianta giovane iniziava nella primavera del secondo anno; essa aveva lo scopo di dare alla pianta la forma che avrebbe avuto per la sua vita produttiva, lunga mediamente 30 anni. La potatura di produzione delle foglie da utilizzare nell’allevamento dei bachi, comportava il taglio deciso dei rami, lasciando poche gemme. Veniva effettuata una volta all’anno entro la fine di giugno, così da permettere alla pianta di ricacciare prima dell' autunno successivo Dopo ogni potatura avveniva l' emissione di nuovi rami concentrati sulla parte apicale della pianta, che col passare degli anni si ingrossava. A lungo andare i gelsi, dalla chioma estiva folta, compatta e sviluppata ad un’altezza adatta alla raccolta delle foglie, assumevano un aspetto piuttosto particolare, con tronco solido e tipica testa capitozzata, ingrossata e ricca di protuberanze, ben visibile nel periodo freddo in cui la pianta era spoglia. Potature a “teste di salice Le foglie per i bachi, allevati da giugno sino a fine estate, dovevano essere fresche e di ottima qualità, inoltre ne occorrevano moltissime (circa 15 chilogrammi di foglia per ogni chilogrammo di bozzoli finiti). I contadini coltivavano i gelsi lungo i confini dei loro appezzamenti, ma se il quantitativo di foglia prodotta non era sufficiente all’allevamento affittavano piante di gelso da altri proprietari: chi non possedeva gelsi poteva acquistare le foglie all’apposito mercato, ma rischiava di spendere troppo, annullando i proventi dell’allevamento stesso dei bachi. Considerando che la foglia era preziosa per chi allevava i bachi, occorreva stare anche attenti ai furti, che pare non fossero rari. Nelle nostre campagne si vedevano, sino a pochi decenni fa, lunghe file di tali piante, lungo i bordi delle strade, ai confini dei campi e dei prati, lungo le sponde dei fossi. Foglie di gelso All’interno degli “Appunti per Città”, pubblicati fra il 1973 e pagina 261 del volume I, nel all’analisi del territorio agrario una Lettura della l’80, si legge alla capitolo dedicato e fluviale, che “la distribuzione dell’alberatura, in….. filari, ……è resa dalle antiche topografie..del ‘700-‘800,..con puntuale nitidezza,……sovente le raffigurazioni e le legende indicano moroni (gelsi)”, e ancora che “la persistenza del gelso nel paesaggio carignanese è spiegata dal vecchio Regolamento di Polizia Comunale..con specifica imposizione di sostituire ….ogni pianta di gelso abbattuta: disposizione nata nel tempo in cui la foglia del gelso serviva all’allevamento dei bachi da seta, di capitale importanza nell’economia locale”. Ormai, ai giorni nostri, i gelsi a Carignano sono sempre più rari, essendo scomparsa l’attività della bachicoltura, tuttavia se ne possono ammirare cinque splendidi e vecchissimi esemplari lungo la strada che conduce verso Carmagnola, vicino all’innesto della circonvallazione, in località Cascina San Martino, accanto alla chiesetta.