Tavolo di coordinamento nazionale del Patto dei Sindaci e dei Piani per il Clima
Workshop “Per un contributo alla Strategia Nazionale di
Adattamento al Cambiamento Climatico”
L’adattamento climatico nel
governo del territorio
Andrea Filpa e Simone Ombuen
Commissione Ambiente, Clima, Energia e Consumo di suolo INU
Università degli Studi di Roma Tre
Roma, 26 gennaio 2012
Mutamenti climatici rilevanti per le città
►
Aumento delle temperature, ondate di
caldo
►
Diminuzione delle precipitazioni, scarsità
di approvvigionamento idrico
►
Aumento rischio di incendi
►
Aumento della intensità delle
precipitazioni e della frequenza di eventi
estremi
►
Incremento del livello del mare, anche in
corrispondenza di tempeste
Perché le città sono vulnerabili?
(Etc/Acc 2010)
►
L’asfalto, il cemento e le altre superfici artificiali
assorbono le radiazioni solari e producono
isole di calore
►
Le ondate di calore incrementano la domanda
di energia e acqua
►
Le superfici impermeabili sovraccaricano le reti
drenanti durante le piogge intense; aumenta la
franosità
►
►
I corpi idrici presentano comportamenti non
rispondenti ai modelli idraulici fondati su dati
storici
Le aree verdi della città sono stressate dalla
alta frequentazione e dalle siccità
L’effetto “Isola di calore”
Perché le città sono vulnerabili?
(Etc/Acc 2010)
►
Eventi estremi possono interrompere il flusso
di energia, acqua e beni di consumo nelle città
►
La crescita urbana, soprattutto nella forma
dello sprawl, può interessare aree inondabili
►
La concentrazione di popolazione rende più
pericolose le nuove patologie
►
Le fasce deboli (immigrati recenti, poveri,
anziani) sono intrinsecamente più esposte agli
effetti negativi
Redigere un Piano di adattamento comporta in
primo luogo aumentare le nostre conoscenze in
merito a due aspetti fondamentali
►
►
Definire le caratteristiche dei mutamenti
alle diverse scale territoriali (downscaling
dei modelli climatici generali)
Prevedere gli effetti che tali mutamenti
indurranno sulla popolazione, sugli
insediamenti, sulle infrastrutture (risk
assessment ai diversi livelli territoriali)
Il Piano di adattamento è il necessario coordinatore
delle politiche e delle azioni di governo tese ad
arginare gli effetti negativi dei mutamenti climatici, ma
per essere efficace deve possedere alcune
caratteristiche:
►
Interscalarità
►
Trasversalità
►
Condivisione sociale
►
Operatività mirata
Interscalarità; influire su decisioni di livello nazionale
(simulazione estratta dal Documento Tecnico Pluriennale presentato il giorno 13 dicembre
2011, presso l'Aeroporto di Fiumicino, da ADR)
Interscalarità; influire sulle scelte di governo
assunte a livello di bacino idrografico
Interscalarità; influire sui
singoli investimenti
pubblici e privati
Trasversalità; proporre una strategia di adattamento
che operi in campi diversi creando sinergie positive
I campi di azione del Climate Plan di Copenhagen
Condivisione sociale; esplicitare le ragioni
delle scelte che coinvolgono i cittadini
Condivisione sociale; esplicitare le ragioni
delle scelte che coinvolgono i cittadini
Operatività mirata: proporre politiche ed azioni concrete e
fattibili
►
Privilegiare le strategie “no regret” che
comportino benefici anche indipendentemente
dal Climate Change: tutela dai rischi, riduzione
consumo del suolo, miglioramento qualità
energetica edifici, trasporti pubblici
►
Favorire le strategie reversibili rispetto a
quelle irreversibili (contenere artificializzazioni
e crescita della città)
►
Investire in interventi che, con costi limitati,
incrementino i margini di sicurezza (reti
drenanti)
Operatività mirata: proporre politiche ed azioni concrete e
fattibili
►
►
►
Privilegiare investimenti con tempi di ritorno
brevi (qualità edifici in zone soggette ad
uragani, forestazioni a crescita veloce)
Privilegiare gli adattamenti “soft” (finanziari e
istituzionali) rispetto a quelli “hard”: efficienza
dell’allerta vs grandi opere di difesa arginale
sensibilizzazione alla riduzione dei consumi,
alla gestione dei rifiuti, etc.
Considerare i possibili conflitti tra strategie
diverse: costruzione di difese spondali e tutela
della biodiversità, costi energetici e ricorso a
dissalatori
STATO
GESTORI DELL’ACQUA POTABILE
COMUNITA’ MONTANE
ENTI DI GESTIONE DELLE AREE
PROTETTE
REGIONE
COMUNE
AUTORITA’ DI BACINO
GESTORI DELLE RETI ENERGETICHE E
TECNOLOGICHE
PROVINCIA
1989: PIANO DI BACINO
1977: PIANO DELLE ATTIVITA’ ESTRATTIVE
1942/1990: PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO
1998: PIANO DI GESTIONE DEI RIFIUTI
1939/1985/2004: PIANO PAESAGGISTICO
1999: PIANO DI TUTELA
DELLE ACQUE
1992: PIANO FAUNISTICO VENATORIO
1942: PIANO REGOLATORE GENERALE COMUNALE
1991: PIANO DELLE AREE
PROTETTE
I “nomi” del
governo del
territorio nelle
deleghe
assessorili
regionali: le
modifiche
intercorse dal
2005 al 2010
Da “Rapporto dal
Territorio 2010”,
INU Edizioni 2011
Obiettivi climatici da assegnare ai
sistemi di pianificazione regionali
• limitazione della crescita urbana, della dispersione
insediativa e del consumo di nuovo suolo
• riuso dei suoli urbanizzati e poi dismessi
• cura della dotazione territoriale di sistemi di trasporto a
basse emissioni climalteranti, in particolare sistemi
tramviari/ferroviari e cabotaggio, al fine di coniugare
azioni di mitigazione e di adattamento
• ricondizionamento del patrimonio edilizio scarsamente
efficiente, con operazioni di upgrading e retrofitting, con
operazioni di demolizione/ricostruzione per il patrimonio
edilizio di minor pregio (es. ERP, abusivismo)
• valutazione del costo/opportunità di efficientamento e
messa in sicurezza del patrimonio edilizio a fronte di
operazioni di trasferimento insediativo
Quattro proposte per una Strategia
nazionale per l’adattamento climatico
nella pianificazione
• recepimento nazionale della Direttiva europea
31/2011/CE per l’ efficienza energetica degli edifici
• Istituzione di un sistema di burden sharing anche
per gli obiettivi di efficienza energetica, non solo
sulle FER
• linee guida per piani locali di adattamento
climatico, con la costruzione di un sistema di
microzonazione bioclimatica di downscaling e di
risk assessment
• standard unitari di valutazione e di dotazione
territoriale per l’adattamento climatico, per portare i
piani climatici locali a partecipare al burden sharing
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Diapositiva 1 - Coordinamento Agende 21 Locali Italiane