Gesualdo Bufalino
Breve biografia di Gesualdo Bufalino
Biografia e due poesie multimediali di Bufalino a cura di
Biagio Carrubba
Gesualdo Bufalino nacque a Comiso (RG) il 15 novembre
1920 da Biagio Bufalino e da Maria Elia. Il padre era un
fabbro ferraio istruito a cui piacevano i libri, il teatro, la musica
in piazza. La madre era una donna di modesta istruzione.
Bufalino, con la madre, percorreva le strade di Comiso per farsi
leggere e così apprendere i nomi delle vie; sfogliava le
antologie poetiche, ricopiandole e costruendosene così una
sua personale con le liriche che prediligeva.
Nel 1930 inizia a scrivere versi;
nel 1935 si iscrive al Ginnasio di Comiso;
nel 1936 si trasferisce al liceo di Ragusa.
Nel 1942 si iscrive alla facoltà di lettere all’Università di Catania.
Nel 1943 interrompe gli studi perché richiamato alle armi. Viene
nominato sottotenente di fanteria e inviato a Sacile, in Friuli.
Dopo l’8 settembre viene catturato dai tedeschi. Nell’autunno si
ammala di tisi e viene ricoverato nell’ospedale di Scandiano. Nel
1946 si trasferisce nell’ospedale di Palermo, fra Monreale e
Palermo, nella Conca d’oro. Nel novembre viene dimesso. Nel
1947 Gesualdo Bufalino si laurea a Catania. Nel 1949, dopo
varie supplenze, ottiene la nomina presso l’Istituto Magistrale di
Modica (RG). Nel 1950 inizia a scrivere il romanzo Diceria
dell’untore.
Nel 1971 Bufalino completa la stesura della Diceria. Ha inizio
una decennale revisione dell’opera. Nel 1980 pubblica
l’introduzione al volume fotografico Comiso ieri che suscitò la
curiosità di Elvira Sellerio e di Leonardo Sciascia. Nel 1981
Bufalino diede alle stampe Diceria dell’untore, cedendo alle
insistenze di Elvira Sellerio.
Il romanzo riscosse grande successo di critica e di pubblico,
sancito dalla vittoria al premio “Campiello”. Nel 1982 pubblicò il
libro Museo d’ombre e la prima edizione della raccolta di
poesie L’amaro miele.
Nel 1982 si sposa con una sua ex allieva Giovanna Leggio.
Nel 1984 pubblica il libro Argo il cieco. Nel 1985 pubblica il
libro Cere perse. Nel 1990 collabora, in veste di
consulente, alla sceneggiatura del film Diceria dell’untore,
per la regia di Beppe Cino.
Nel 1996 pubblica il suo ultimo romanzo Tommaso e il
fotografo cieco ovvero Il Patatrac. Il 14 giungo, a seguito di
un incidente stradale avvenuto a Comiso, riporta un
trauma toracico e un trauma cranico. Ricoverato in
ospedale, muore poche ore dopo per emorragia cerebrale.
L’Amaro Miele
La prima edizione dell’Amaro Miele è del 1982. La seconda
edizione uscì nel 1989. La terza edizione uscì subito dopo la
morte del poeta dove fu aggiunta una raccolta di nuovi versi
Senilia, presi dai libri di prosa scritti negli ultimi anni. Tutte le
poesie della raccolta sono 135 e vanno dal 1944 al 1996 e
dispiegano il percorso letterario, esistenziale e poetico del
poeta.
Il poeta esprime i suoi sentimenti, la sua visione di
vita, che rimane pessimistica ed intrisa di dolore, ma
non priva di momenti felici. La vita, si potrebbe dire, è
"un amaro miele" cioè è un miele che diventa amaro
per le troppe tristezze e per i dolori che l'attraversano.
L'intera produzione poetica presenta anche una lexis
bella ed originale, come è nello stile di Bufalino,
barocca e creativa che rende alcune poesie
affascinanti, suggestive, uniche, piene di bellezza
letteraria. Le poesie spaziano da un argomento all'altro
con facilità e hanno una larghezza di veduta
eccezionale ricche di riferimenti classici e letterari che
ne aumentano il livello letterario ed estetico.
L’amaro miele è composto da tre sezioni: la
prima sezione ha il titolo Annali del malanno che
comprende le poesie scritte tra il 1944 e il 1954.
La seconda sezione ha per titolo Rimanenze e
contiene poesie scritte tra il 1939 e il 1941, tra il
1942 e il1945 e tra il 1946 e il 1954.
La terza sezione ha per titolo Senilia aggiunta
nella terza edizione del 1996 e comprende le
poesie dopo il 1990 e inserite come supporto da
altri testi.
Risarcimento
Testo della poesia
La vita non sempre fa male,
può stracciarti le vele, rubarti il timone,
ammazzarti i compagni a uno a uno,
giocare ai quattro venti con la tua zattera,
salarti, seccarti il cuore
come la magra galletta che ti rimane,
per regalarti nell’ora
dell’ultimo naufragio
sulle tue vergogne di vecchio
i grandi occhi, il radioso
innamorato stupore
di Nausicaa.
Parafrasi della poesia
La vita non sempre fa male,
(molte volte) può stracciarti le vele, può distruggere la tua razionalità,
(molte volte) può uccidere i tuoi più cari amici a uno a uno,
(molte volte) può abbattersi come una tempesta sulla tua barca,
può dissalarti, può rendere arido il tuo cuore
come può seccare la magra razione di pane che ti rimane,
ma alla fine della vita,
può finire di regalarti nell’ora
della tua ultima tempesta,
in mezzo alle tue deboli forze di vecchio,
i grandi occhi e lo stupore
lucente e amoroso
di Nausicaa.
Il tema della poesia
Il tema della poesia è la vita stessa, la quale molte volte
riserva agli uomini dolori, morte e disperazione, ma a volte
alla fine può donare anche l’amore che è il più bel dono che
un uomo possa ricevere. L’amore dona alla vita gioia e
felicità, mentre una vita vissuta senza amore e da soli
diventa tediosa, priva di piacere e di affetto.
Il poeta dà alcuni esempi di vita disgraziata e sfortunata
come quando avviene la perdita di amici e quando procura
difficoltà come una tempesta in mare aperto. La
disperazione può fare inaridire i sentimenti e rendere la vita
povera di tutto. Ma alla fine quando me te lo aspetti, ormai
vecchio, la vita, può portare l’amore tanto sognato in
gioventù e ormai non più sperato, così la vita ricompensa di
tutto ciò che non aveva dato prima.
Il messaggio della poesia
Il messaggio della poesia è quello di non disperare nella vita. Un
uomo quando non ha più fiducia nel futuro, quando sembra che
tutto gli vada male, quando diventa vecchio, sconfortato e
amareggiato per i dolori che ha subito, allora inaspettatamente la
vita può regalargli il dono più bello: l’amore di una giovane donna
che si innamora di lui attenuandogli e rendendogli più dolci gli
ultimi e difficoltosi anni della vecchiaia. Questa tesi è suffragata
dall’esempio di Nausicaa che si innamorò di Ulisse, il quale
veniva così ripagato da tutti gli ostacoli e gli affanni subiti durante
il viaggio di ritorno ad Itaca. Il titolo della poesia, Risarcimento,
riassume già il significato dei 12 versi.
Il linguaggio della poesia
Il linguaggio della poesia è veramente poetico e lirico, chiaro e
semplice, costruito con una sintassi paratattica leggera che dà alla
poesia un respiro ampio e veloce tanto che il lettore la può leggere
tutta di un fiato in modo da assaporarne tutta la bellezza poetica. Il
linguaggio della poesia contiene molte parole che fanno riferimento
al linguaggio marittimo: timone, venti, zattera, salarti, il che vuol dire
che la poesia rievoca il famoso viaggio di ritorno di Ulisse, quando
naufragò, stremato, sulle coste del popolo dei Feaci dove fu accolto
da Nausicaa, che lo salvò dalle acque, lo accolse con amore e se ne
innamorò perdutamente.
Le figure retoriche della poesia
La poesia non contiene molte figure retoriche complesse,
perché è costruita con un linguaggio diretto e spontaneo e fa
uso del linguaggio figurato e simbolico che la rende leggera e
lieve. La poesia contiene una similitudine: come Ulisse,
naufrago errante e sfinito, ha avuto l’amore della giovane e
bella Nausicaa, così ogni uomo adulto, può ricevere l’amore
di una giovane donna. In questo caso Ulisse diventa il
simbolo dell’umanità, perchè un vecchio può esaudire il
desiderio dell’amore che non ha ricevuto nella sua gioventù.
La bellezza della poesia
La bellezza della poesia consiste nella leggerezza delle
espressioni, nel linguaggio lirico e lieve e nel suo contenuto; la
poesia trasmette un messaggio positivo e di coraggio. Il poeta
dice che non bisogna mai disperarsi perché nell’ultima parte
della vita, quella più faticosa e difficoltosa, si può avere in
dono l’amore di una bella donna, che risarcisca delle
sofferenze patite nella precedente vita priva d’amore.
Biagio Carrubba
Gesualdo Bufalino
e
Dedichiamo questa bellissima poesia di Gesualdo alla sua cara
moglie, Giovanna Leggio, che negli ultimi anni di vita del grande
poeta ha gioito e sofferto insieme a lui, rendendogli la vita più
lieta e piena d’amore. Ancora oggi, in varie occasioni, la signora
partecipa con passione ed amore agli incontri, tenuti presso la
Fondazione Gesualdo Bufalino (Comiso, Piazza delle Erbe 13),
che ricordano il grande romanziere.
Modica, 11 Luglio 2007
Biagio Carrubba
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Il linguaggio della poesia