Presenta
L’arte del Disegno negli Abbecedari
Strumenti Didattici per l’Alfabetizzazione
Origini della Scrittura
La comparsa della scrittura si perde nella notte dei
tempi, nasce con l’uomo. Secondo gli antichi, essa era
un dono degli dei!
La scrittura ha subito un lungo processo di formazione, a
partire dal conteggio, per giungere alla trasmissione delle
idee.
I suoi precursori furono infatti i gettoni d'argilla utilizzati in
Medio Oriente, nel IV millennio a.C., per contare e
determinare i beni.
Pittografia e ideogrammi
Solo in seguito si pervenne alla pittografia, che precedette i
caratteri cuneiformi, i più antichi, ideati dai Sumeri, poi usati da
Assiri e Babilonesi e i geroglifici egiziani.
L’avvento dell’alfabeto
Una tradizione dell’antica Grecia attribuisce ai Fenici la
definitiva introduzione dell’alfabeto fonico, da cui
sarebbero derivati tutti quelli del mondo antico e moderno.
I pittogrammi persero la loro forma iniziale e diventarono
segni che potevano indicare un oggetto o essere usati per
il loro valore fonetico.
Il metodo alfabetico
Nell’antichità l’alfabetizzazione costituì un problema.
L’apprendimento di scrittura e lettura si fondava infatti su
orientamenti metodologici, psicologicamente, sbagliati.
Le lettere erano chiamate con il loro nome, e con questo
pronunciate. Le vocali non avevano segno grafico…
…ogni consonate non era pronunciata con il suo suono:
b, l, z, ma chiamata con il suo nome: bi, elle, zeta…
Così l’allievo, dinnanzi alla sequenza
bi-e-elle-elle-e-zeta-zeta-a
doveva capire che si trattava della parola
bellezza
Solo nel 1500 si tentò di superare le difficoltà
con l’uso della lettura con pronuncia fonetica.
L’ideatore del metodo fonico fu Valentin
Ickelsamer, predicatore luterano, grammatico
e maestro di origini bavaresi
Ickelsamer, per la prima volta
nella storia, si pose il
problema di come illustrare
efficacemente gli abbecedari,
affinché l’allievo potesse
capire il valore fonetico della
lettera, anche senza averla
mai vista.
Ickelsamer riflettendo sulla lettura si accorse che
avrebbe dovuto essere appresa per mezzo dei suoni
delle lettere.
Il leggere significa "dare un suono alle lettere, una
dopo l’altra”, scrisse. “Le lettere sono parti della
parola, dette ed espresse con gli strumenti naturali
della lingua e della bocca".
L’unica difficoltà stava dunque nel dare un suono ai
segni scritti, ed è qui che il metodo alfabetico aveva
fallito.
Seguendo i suggerimenti, dell’Ickelsamer, i suoi allievi e
collaboratori introdussero le illustrazioni.
Peter Jordan, nel 1533, stampò un libretto dal titolo
“Leyenshul”, l’anno successivo Jacob Grussbeutel, compilò il
suo “Stimmen Buchlein” stampato ad Augsburg.
La rivoluzione di Johan Amos Comenius
Ma l’impiego sistematico delle immagini nel processo di
apprendimento, avvenne solo 124 anni dopo, grazie a Johan Amos
Comenius, grande pedagogista moldavo.
L’Orbis Pictus di Comenio, edito nel 1658, è il primo libro scolastico
dove le immagini rivestono una funzione essenziale come sussidio per
l’apprendimento
L’Orbis è il punto più alto della nuova didattica.
L’idea di Comenio d’impiegare in modo
sistematico le immagini, nel processo di
apprendimento, non nasceva dal nulla.
Egli capì che le immagini, inserite in una
progettazione didattica rigorosa, sarebbero
divenute un formidabile strumento per lo
sviluppo della conoscenza.
Dal Rinascimento all’età dei Lumi
Dalla fine del XVIII secolo si sviluppa una stampa specializzata nella
produzione di abbecedari e di sillabari, che riflettono le idee
innovative sui metodi e le tecniche di apprendimento e
contribuiscono al progressivo sviluppo dell’editoria per l’infanzia.
L’obiettivo di tali proposte era di migliorare la qualità
dell’apprendimento diminuendo la fatica, attraverso un’impostazione
didattica che facesse leva su aspetti interessanti e piacevoli
dell’imparare.
Gli abbecedari scolastici restavano poveri ed austeri
dal punto di vista sia grafico, sia didattico.
E’ nell’ambito di una produzione di libri per l’infanzia,
riservati ai bambini delle classi sociali più elevate che
troviamo, dalla fine dell’Ottocento, gli albi più belli e
interessanti: essi non si limitavano alla semplice elencazione
illustrata delle lettere dell’alfabeto.
La sequenza delle lettere scandiva il ritmo delle pagine
animando giochi di figure, brevi filastrocche, sequenze di
immagini legate tra loro da un tema conduttore.
L’abbecedario diventa così uno schema fisso all’interno del
quale si sviluppa una gamma infinita di variazioni.
Con lo sviluppo dell’editoria e dell’illustrazione, l’alfabeto
figurato è divenuto un strumento didattico essenziale per una
educazione piacevole e razionale.
Però negli ultimi duecento anni non vi è stata alcuna
innovazione per quanto riguarda la composizione e l’impiego
degli abbecedari.
Negli abbecedari figurati ogni lettera o sillaba è
in rapporto con un soggetto il cui nome inizia
con la lettera stessa.
Gli abbecedari figurati non sono tutti eguali; si
distinguono per la relazione fra lettera e disegno
di riferimento.
Associazione
Rimozione
Richiamo
Sovrapposizione
Accorpamento
Associazione
La struttura più semplice: il disegno rappresenta
l’oggetto il cui nome inizia con la lettera da
imparare.
Questa apparirà in stampatello minuscolo e
maiuscolo, insieme al nome del soggetto, qualche
volta diviso in sillabe.
Rimozione
I disegni suggeriscono le parti sillabiche
rimosse delle parole relative ai soggetti.
Oppure spronano a cercare l’intera parola che
identifichi l’immagine, solitamente preceduta
dall’articolo che determina il genere ed il
numero.
Richiamo
Un riquadro indica il valore fonetico della
lettera grazie ad un abbinamento figurato.
Le altre figure sono mute, e attendono un nome
che inizi per la lettera indicata.
Sovrapposizione
Accorpamento
La lettera contiene in se
un’immagine il cui nome
inizia per la lettera stessa.
(T come Toro)
L’immagine ha la forma della
lettera e rappresenta un soggetto
il cui nome inizia per quella
lettera. (T come Tulipano)
L’abbinamento delle lettere alle figure,
sembrava l’ultimo capitolo di una lunga
storia, che dal Medioevo arriva fino ai
giorni nostri.
Il Nuovo Abbecedario Figurato
Non più la lettera, vicino all’oggetto (il cui nome per questa
inizia), bensì un disegno di persone, animali, cose, paesaggi,
che cela lettere, numeri e punteggiatura.
A differenza, degli
attuali
abbecedari,
ciascuna lettera non è
associata all’iniziale di
un’immagine,
ma
forma con altre lettere
una figura.
Le varie lettere, in
sintesi, formano i
dettagli dell’immagine.
Così l’allievo
in una sola immagine
Troverà tutte le lettere dell’alfabeto…
… i numeri e la punteggiatura
La figura sarà accompagnata da una filastrocca per
stimolare a cercare le lettere all’interno dell’immagine.
In questo caso il pittogramma che forma
la lettera S (maiuscola e minuscola),
rimanda alla sagoma di un colibrì, le cui
parti anatomiche sono costituite da tutte
le lettere dell’alfabeto.
Il massimo ottenibile nella figurazione: la lettera ha
una precisa forma che contiene tutte le lettere, e con
queste è possibile scrivere qualsiasi parola o frase.
Un piccolo esercizio d’esempio
Con le lettere dell’alfabeto si può viaggiare in terra e in cielo?!
Osserva i tre veicoli raffigurati: un elicottero, una bicicletta
grande ed una piccola.
Riusciresti utilizzando le stesse lettere a ricomporre il disegno?
Puoi farlo ridisegnando le tre figure a memoria, oppure puoi
utilizzare le lettere sottostanti, ritagliandole per poi ricomporle.
Incollale su un altro foglio e il gioco è fatto!
Il Ruota Alfabeto
Ecco un valido sussidio che offre una visione dell’alfabeto, ruotato da 90 a 360
gradi. Questo permette di scoprire le lettere celate nei vari abbecedari figurati.
Consente inoltre di vedere ogni lettera in diverse prospettive individuando così
nuove figure.
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