L’Albero che fui quel bianco tronco che piange con me l’arsura che ci circonda, china i suoi rami al tramonto ed io, con lui, il mio sguardo e i miei occhi affannati di lacrime.. saremo stati fratelli in un’altra vita ma poi, ingrato, ho ricevuto dono di quest’altra senza sapere come e cosa vivere.. per questo torno e ritorno cercando il bosco e quel lieve vento che ne suona le alte e nobili fronde. e così che vengo qui a cercare l’assordante canto di cicale che si fa silenzio solo quando il sole muore da quella nostra stessa parte. Sarà stato un fulmine a colpirmi, a darmi fuoco nell’anima e ora non trovo più raggio caldo abbastanza per riportarmi alla mia vita.. Antonio Guanti Aspettiamo le piogge. 09/07/06