Il ' 700 a Carignano
Carignano era compresa nel dipartimento di Carmagnola. Nelle statistiche
dei filatoi presenti in Piemonte nel’700, risultano nella nostra città:
ANNO 1708
Proprietario
Piante
Operai impiegati
Seta filata (in libbre)
Beltramo
1
12
1.200
Cerchio
1
12
1.000
Faccio
3
60
5.000
Stuardi
1
10
1.000
ANNO 1720
Filatoi ad acqua
Proprietario
Piante
Operai
Seta prod.
(in libbre)
Beltramo
Clerico
Faccio
Stuardi
3
60
Filatoi a mano
Piante
Operai
Seta prod. (in
libbre)
1
12
1.200
1
12
1200
1
10
1000
5.000
e ancora, nell’ANNO 1752
Proprietario
Piante del filatoio
Seta prod. (in libbre)
Ospizio di Carità
1
3.000
Ospizio di Carità
5
5.000
Peirasso
1
600
Verani
2
2.000
pianta = macchina utilizzata per prima e seconda filatura, o mulino
1 libbra= 0,369 Kg.
Degna di nota, nel contesto della storia carignanese, è l’Opera
Pia Faccio-Frichieri. La fondazione ufficiale della
Congregazione di Carità in Carignano, attiva sin dal 1695,
risale al 1719. Nel 1739 il banchiere Faccio nominò suo
erede universale il notaio Sebastiano Frichieri, che ne
proseguì l’opera. L’Ospizio fu inaugurato nel 1744, con
ingresso di 60 persone, ed ebbe grande importanza,
accogliendo persone di ambo i sessi dai 7 anni in poi, che
trovandosi orfane o in altro modo disagiate, si sarebbero
altrimenti date alla mendicità. Obiettivi principali
dell’accoglienza erano l’educazione o la rieducazione
secondo la morale cattolica, l’aiuto agli esterni con
distribuzione di pane e, per quanti ne avessero le capacità,
l’avvio ad una professione che ne riscattasse l’infelice
condizione sociale. Accanto agli alloggi, al refettorio e al
luogo di preghiera, non mancarono laboratori, fra cui i
filatoi, e botteghe di maestri artigiani (posizionate queste
ultime sotto un portico che un tempo si affacciava sulla
piazza),
che
da
una
parte
contribuivano
all’automantenimento e, dall’altra, permettevano ai giovani
di imparare un mestiere.
Dai Quaderni Carignanesi, vol. IV, si ricavano alcune
informazioni all’interno del capitolo 34 e nelle relative
note, sul filatoio :
-il filatoio era posizionato nel seminterrato, per
salvaguardare il prodotto che, secondo certe credenze,
esposto alla luce poteva deteriorarsi;
-locale era chiuso, privo di sole e di circolazione d’aria;
-inizialmente non era pavimentato, quindi freddo e umido e
si doveva lavorare utilizzando dei lumi.
Sicuramente le condizioni di lavoro non erano ottimali,
d’altra parte non è detto fossero migliori altrove.
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