L’abisso delle ingiustizie
di
Marton Mihut Norbert
Mi ero svegliato molto presto, però non avevo nessuna voglia di
alzarmi dal letto. Notai qualcosa di strano, ma non sapevo cosa.
Sentivo un strano formicolìo sulle guance, mi grattai e mi accorsi di
moltissimi peli. Corsi subito in bagno e vidi la barba.
Ero anche più alto, avevo i peli su tutto il corpo, ero cresciuto in una
notte.
Ero cresciuto troppo in fretta.
Mi dimenticai di chiudere la porta del bagno e proprio in quel
momento passò mia madre e mi vide. ≪Aaaaaaaah! Chi sei?≫
≪Sono io. Non mi riconosci? Sono io, Norbi, tuo figlio.≫
Allora uscì mio padre e quando mi vide imprecando, cercò il fucile e
me lo puntò alla nuca dicendo:
≪Non ti muovere‼! Il fucile è carico! Non ho paura di usarlo‼!≫
Mio fratello si accorse subito e mi colpì in testa con una mazza da
baseball.
Era un colpo violentissimo. Sapevo che stavo sanguinando.
Non provavo dolore. Non sapevo cosa mi stava accadendo.
Buio. Buio totale.
Ero morto pensai, o forse me lo disse un angelo.
Al mio risveglio non sapevo chi ero, dove mi trovavo, in quale
momento mi trovavo sulla terra e soprattutto non sapevo se ero
uomo o fantasma. Vidi delle persone che parlavano. Erano: un
uomo, una donna, un adolescente e due carabinieri. Parlavano a
voce bassa. Captai qualche confusa parola di uno dei carabinieri:
≪… bisogna ucciderlo… controllate i documenti… fosso o
macchia...denuncia di scomparsa del figlio. Silenzio! Si è
svegliato.≫
Allora capii. Ricordai il mattino, la botta. Compresi di dover fuggire.
Staccai la flebo con violenza. I carabinieri bloccarono la porta. A
sorpresa di tutti, me compreso, scagliai via i carabinieri.
Scappai, scappai dal mondo, scappai dalle ingiustizie, scappai
dalle incomprensioni, scappai finchè non fui stanco, stanco di
camminare, stanco di fuggire; stanco di vivere.
Poi la stanchezza divenne voglia di arrendersi, voglia di lasciarsi
cadere nell’infinito abisso delle ingiustizie.
Tornai a casa. Mia madre attendeva ansiosa. Parlammo a lungo.
Poi lei urlò:≪Ora!≫
E fuggii via. Si sentì un boato. Avevo un dolore acuto.
Un liquido caldo sul petto colava.
Capì l’ingiustizia.
Buio. Il buio dell’abisso dell’ingiustizia.
La morte.
(Ispirato dalla lettura di F.Kafka “La metamorfosi” )
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"L`abisso delle ingiustizie" di Marton Mihut Norbert