Progetto di ricerca
sostenuto con contributi
economici da:
Progetto di ricerca
Ministero dell’Ambiente,
Direzione Protezione della
Natura
Monitoraggio e tutela
della Tartaruga marina Caretta caretta
nella più importante area di nidificazione italiana
Responsabile: prof. Antonio T. Mingozzi
Operatori 2008
Senior: dr. S. Urso, dr. P. Rima, dr. A. Micò, dr. S. Salice,
C. Mancuso
Junior: S. Fabiano, M. C. Denaro, T. Malito, G. Parise
Provincia di Reggio
Calabria, Settore 15,
Ambiente Energia
Demanio Idrico e Fluviale
in collaborazione con
C. caretta è una delle 20 specie di
Vertebrati considerate più minacciate a
livello nazionale.
C. caretta è anche una delle specie più
“carismatiche” della fauna italiana.
1/43
S. Sostene (CZ), 14.06.2008 (foto P. Bonocore)
NIDIFICAZIONE NEL MEDITERRANEO
Siti riproduttivi di C. caretta in
Mediterraneo (da Margaritoulis et
al., 2003, ridisegnato)
La specie si riproduce solo nella metà
orientale del Mediterraneo, dove i siti più
importanti si trovano in Grecia, Turchia e a
Cipro. Si stimano a circa 2300-2800 le
femmine riproduttrici, per un totale di
circa 5000 nidi deposti annualmente.
2/43
Sino ad anni molto recenti, nessun
sito
riproduttivo
veniva
riconosciuto
lungo
le
coste
calabresi e, in genere, dell’Italia
peninsulare.
NIDIFICAZIONE IN ITALIA
QUADRO PREGRESSO (ante 1950)
?
Cartographic base from IPLA (Turin), 2006
3/43
In passato, la nidificazione di
Caretta era, con ogni probabilità,
un
fenomeno
regolare
e
relativamente diffuso lungo le
coste del Meridione d’Italia.
NIDIFICAZIONE IN ITALIA
QUADRO PREGRESSO (1975-1999)
In passato, la nidificazione di
Caretta era, con ogni probabilità,
un
fenomeno
regolare
e
relativamente diffuso lungo le
coste del Meridione d’Italia.
Nel corso degli ultimi 25 anni del
secolo scorso, casi di nidificazione
(in toto, n = 84) si registrano sulle
isole e le coste siciliane, in
Sardegna, lungo le coste pugliesi e
quelle ioniche di Basilicata e
Calabria.
6
3
3
18
43
11
La nidificazione era però ritenuta, a
livello nazionale, come sporadica o
occasionale, eccezion fatta per le
Isole Pelagie (35-36 nidi dal 1990 al
1999; da 0 a 6 nidi/anno).
LEGENDA
Località di nidificazione (n = 28)
Numero di nidi (n = 84)
Cartographic base from IPLA (Turin), 2006
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NIDIFICAZIONE IN CALABRIA
Siti riproduttivi di C. caretta
in Calabria (1988-1999)
Crotone
1998 Praialonga
1992 Sellia
1988 Staletti
1991 Isca
1992 Monasterace
1994 Monasterace
Reggio
C.
1999
S.Lorenzo
5/43
1997 Brancaleone
1999 Brancaleone
1994 1999 Galati
Palizzi
Quadro pregresso
Sino al 1999, risultavano
accertati in Calabria 11 casi di
nidificazione, localizzati lungo
il tratto centro-meridionale
della Costa Ionica, tra Crotone
e Reggio Calabria.
Tutti i dati, riguardavano
rinvenimenti fortuiti di schiuse
nel momento di massima
frequentazione turistica degli
arenili (mese di agosto).
IL PROGETTO DI RICERCA UNICAL
Nella primavera 2000, il Dipartimento di Ecologia dell’UNICAL vara un progetto di
ricerca (“Progetto Caretta Calabria”) mirato a:
accertare il quadro distributivo (ricorrenza
spazio-temporale) e popolazionistico di C.
caretta lungo la Costa Ionica calabrese;
individuare, a fini conservazionistici, i
settori costieri di più intensa e regolare
frequentazione;
determinare le più importanti cause di
minaccia
ed
attuare
interventi
di
conservazione e sensibilizzazione.
Considerati i positivi risultati raggiunti, la
ricerca amplia, negli anni successivi, i propri
obiettivi
(caratterizzazione
delle
spiagge,
analisi genetica, telemetria) e assume, nella
stagione 2007, la nuova denominazione di
Progetto TARTACare CALABRIA.
6/43
IL PROGETTO DI RICERCA UNICAL
Area di studio
Ad una prima fase (2000-2002) di
monitoraggi estensivi interessanti
l’intero
settore
costiero
potenzialmente
idoneo
alla
nidificazione della specie (175 km
di coste sabbiose, dei 198 km tra
Le Castella e Capo dell’Armi), è
seguita una fase di monitoraggi
intensivi, su settori più limitati:
ITALY
Le Castella
- Il tratto reggino compreso tra
Capo Bruzzano e Capo dell’Armi
(51.6 km);
Capo Bruzzano
- la Costa del Turchese (26,8 km)
(giallo) e la Costa degli Aranci
(32,1 km) (arancio) monitorate
rispettivamente nel 2006 e nel
2007.
7/43
Capo
dell’Armi
IL PROGETTO DI RICERCA UNICAL
Sforzo di ricerca
Dei tre settori costieri, Il tratto reggino è
stato, sin dagli inizi del progetto, quello
più intensamente controllato (n = 397
giornate di monitoraggi di campo, pari al
74.6% del totale, n = 532).
8/43
Marinella di Bruzzano (RC), 5.06.2004 (foto T. Mingozzi)
IL PROGETTO DI RICERCA UNICAL
Tecnica e stagione di monitoraggio
I monitoraggi (pattugliamenti pedestri)
sono finalizzati all’individuazione dei nidi
tramite ricerca delle tracce che le
femmine lasciano sull’arenile al momento
dell’emersione dal mare.
9/43
Tale attività, protratta dal 1° giugno al
15 agosto, ha comportato nei 9 anni un
totale di 7.537 km di pattugliamenti
pedestri (in media circa 14 km/giorno).
IL PROGETTO DI RICERCA UNICAL
Individuazione delle tracce di emersione
L’individuazione delle tracce di
emersione è semplice quando sono
ben conservate…
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Bruzzano (RC), 4.07.2007 (foto T. Mingozzi)
IL PROGETTO DI RICERCA UNICAL
Individuazione delle tracce di emersione
… ma il calpestamento o l’azione degli
agenti atmosferici (vento, pioggia)
possono rapidamente cancellare le
tracce, rendendo la loro identificazione
molto più problematica.
11/43
In media, solo il 50% delle emersioni
si associa a una nidificazione.
Torre Varata (RC), 31.07.2005 (foto T. Mingozzi)
IL PROGETTO DI RICERCA UNICAL
Rilevamento dati morfologici e termici
Dopo averne rilevato le caratteristiche
morfometriche, le tracce di nidificazione
sono cancellate per ragioni di sicurezza.
Il controllo dei valori termici della camera
d’incubazione consente di prevedere con
buona approssimazione la data di schiusa
delle uova.
12/43
IL PROGETTO DI RICERCA UNICAL
Traslocazione dei nidi
I nidi deposti troppo vicini al mare (in
genere a meno di 12-15 m), o posti in
altre situazioni di forte rischio, sono
traslocati
in
punti
più
sicuri
dell’arenile (“in situ relocation”).
nido naturale
13/43
Si tratta di un’operazione estremamente
delicata (realizzabile solo secondo
protocolli molto rigorosi), ma che ha
consentito di salvare da sicura
distruzione diverse deposizioni.
nido rilocato
IL PROGETTO DI RICERCA UNICAL
Controllo delle schiuse
Ogni
schiusa
viene
attentamente seguita per
garantire l’arrivo al mare
del maggior numero di
piccoli, in modo del tutto
autonomo.
14/43
Ferruzzano (RC), 30.08.2006 (foto T. Mingozzi)
IL PROGETTO DI RICERCA UNICAL
Controllo post-schiusa del contenuto dei nidi
Il contenuto dei nidi viene verificato alcuni
giorni dopo la schiusa, per accertare
importanti
parametri
riproduttivi
(dimensione covata, tasso di schiusa, ecc.).
Il prelievo di campioni (uova infeconde, feti
e piccoli morti) consente, attraverso analisi
genetiche, una “caratterizzazione” della
popolazione calabrese, rispetto ad altre
popolazioni mediterranee.
15/43
2007 01 foto Micò
IL PROGETTO DI RICERCA UNICAL
Tutela e informazione pubblica
I nidi siti in settori d’arenile a elevata
frequentazione
turistica
sono
debitamente segnalati, tramite recinzione,
per prevenire danneggiamenti.
16/43
San Sostene (CZ), 13.06.2008 (foto S. Fabiano)
IL PROGETTO DI RICERCA UNICAL
Tutela e informazione pubblica
Una volta resi pubblici, i nidi
suscitano l’attenzione e l’interesse di
residenti e turisti.
17/43
Galati (RC), 22.07.2007 (foto P. Rima)
L’informazione costituisce un’azione
essenziale
del
progetto,
per
sensibilizzare
l’opinione
pubblica
sull’importanza
conservazionistica
della specie e sul suo valore attrattivo
come risorsa naturalistica.
IL PROGETTO DI RICERCA UNICAL
Tutela e informazione pubblica
La diffusione dalle fonti luminose
lungo gli arenili, richiede, nei settori
maggiormente esposti, l’impianto di
barriere
di
protezione
di
rete
ombreggiante, aperte verso il mare,
per garantire ai piccoli alla schiusa
una sicura via di emersione.
18/43
Oltre a garantire l’arrivo al mare dei
piccoli, tali recinzioni consentono al
pubblico di assistere alla schiusa in
modo ordinato e senza rischi per i
piccoli.
RISULTATI: QUADRO NAZIONALE
A
lato:
distribuzione
delle
nidificazioni
di
C.
caretta
accertate in Italia nel periodo
2000-2008
Nidificazione regolare
Nidificazione regolare, ma non
tutti gli anni
Nidificazioni isolate
La Calabria ionica si configura
come l’unica area di regolare
riproduzione di C. caretta in
Italia.
Sicilia
Isole
Pelagie
Cartographic base from IPLA (Turin), 2006
19/43
Calabria
ionica
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
Cause di declino
Le cause del declino delle popolazioni italiana, e mediterranea in genere, sono da
ricercarsi in una duplice concomitanza di fattori che agiscono nelle fasi di vita sia
marina che terrestre:
FASE DI VITA MARINA
Incremento mortalità
conseguente il diretto impatto delle catture, per lo più accidentali, nelle attività di
pesca, ma anche l’inquinamento marino e lo sviluppo del traffico nautico
(si stima che almeno 60.000 esemplari siano catturati ogni anno nel Mediterraneo, di cui 4000
circa in media nei mari italiani)
FASE DI VITA TERRESTRE
Decremento natalità
conseguente la progressiva scomparsa dei siti atti alla riproduzione per
fenomeni di antropizzazione ed erosione costiera
20/43
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
Fase di vita marina
21/43
Un elevato numero di tartarughe marine
viene annualmente recuperato ferito o
rinvenuto morto lungo le spiagge
italiane.
S. Foca (LE), 2.11.2007 (foto T. Mingozzi)
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
Fase di vita marina
22/43
Si tratta, indubbiamente, solo di una
parte delle tartarughe vittime, dirette o
indirette, dello sviluppo delle attività
antropiche.
Palagiano (TA), 01.06.2008 (foto T. Mingozzi)
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
Fase di vita marina
Brancaleone (RC), 20.07.2006
Una prima analisi delle cause di mortalità di C.
caretta nei mari calabresi è stata effettuata sulla
base di un archivio-dati (WWF-UNICAL) di
spiaggiamenti e catture, relativamente al
periodo 1989-2001.
Palizzi (RC), 11.06.2007
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Esame
autoptico
dell’Ist.
Zooprofil.
Sperim. di Reggio C.,
(dr. F. Casalinuovo,
14.06.2007)
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
Fase di vita marina
L’archivio raccoglie in toto n = 277
record, oltre la metà dei quali (n =
182, 65.7%), relativi al triennio (19992001). Le cause di mortalità sono
accertate nel 60.7% dei casi (n =
168).
Indagini più recenti (2007), indicano
come probabile, nelle attività di pesca,
la cattura di circa 600 tartarughe a
stagione nella sola area reggina.
pesca con ami (n = 84)
pesca con reti (n = 28)
ingestione/avvolgimento nylon (n = 14)
collisione con natanti (n = 38)
altro (n = 4)
22,6%
Come
evidenziato
dal
grafico, le attività di pesca
(pesca con ami e con reti)
costituiscono la causa
predominante (66.7%, n =
112) di cattura, ferimento o
morte.
24/43
2,4%
8,3%
50,0%
16,7%
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
Fase di vita marina: impatto delle attività di pesca
Il palangaro costituisce una
delle tecniche di pesca più
dannose per le tartarughe
marine (oltre che per varie
altre
specie),
fortemente
attratte dalle esche utilizzate
(calamari, sgombri).
25/43
Capo Spartivento (RC), 31.08.2007 (foto G. Cambié)
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
Fase di vita terrestre
EROSIONE COSTIERA
Decremento o scomparsa
dell’habitat di nidificazione
Il fenomeno interessa il 53% della costa in studio.
26/43
Palizzi (RC), 05.09.2007 (foto T. Mingozzi)
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
Fase di vita terrestre
SVILUPPO URBANO E
TURISTICO
INCONTROLLATI
Decremento del successo
riproduttivo
Principali implicazioni: degrado delle spiagge (cementificazione,
rifiuti) e....
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Marina di S. Lorenzo (RC), 06.2006 (foto G. Cambié)
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
Fase di vita terrestre
….diffusione delle luci e spianamento degli arenili.
28/43
Marina di S. Lorenzo (RC), 06.2004 (foto G. Masciari)
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
Fase di vita terrestre
Nido di Caretta
29/43
Condofuri (RC), 19.07.2007 (foto P. Rima)
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
Fase di vita terrestre
Spropoli, 24.06.2005
Spropoli, 9.07.2005
Nido di Caretta…
30/43
(foto G. Cambié)
spianamento!
(foto T. Mingozzi)
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
Tutelare la Tartaruga marina non
significa impedire una fruizione
turistica delle spiagge….
31/43
Galati (RC), 07.08.2006 (foto N. Micò)
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
Tutelare
la
tartaruga
marina
significa tutelare le spiagge dal
degrado.
32/43
Marinella di Bruzzano (RC), 16.05.2008 (foto T. Mingozzi)
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
Le spiagge non sono né
deposito di immondizia ….
33/43
un
Brancaleone (RC), 04.07.2007 (foto T. Mingozzi)
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
… né un’autostrada ….
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S. Caterina Ionio (CZ), 9.06.2007 (foto P. Rima)
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
… o il “parcheggio” dei propri
comodi, a dispregio di norme e
diritti altrui…
35/43
Bianco (RC), 8.06.2008 (foto P. Rima)
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
… né sono solo una distesa di sabbia
da “ruspare” come si vuole!
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Marinella di Bruzzano (RC), 4.07.2007 (foto T. Mingozzi)
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
… né sono solo una distesa di sabbia
da “ruspare” come si vuole!
Lo spianamento degli arenili è una
pratica discutibile…
… tanto in termini di risultati (quantità
notevoli di rifiuti permangono nella
fascia dunale) …
… quanto d’impatto ambientale (non
solo per Caretta, ma per tutto
l’ecosistema litoraneo) …
… e paesaggistico (una
“ruspata”
perde,
temporaneamente,
ogni
d’immagine).
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spiaggia
almeno
attrattiva
Ferruzzano (RC), 12.08.2006 (foto G. Cambié)
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
Le spiagge sono un delicato ambiente
naturale (il confine delle terre), …
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Cropani (CZ), 04.06.2006 (foto T. Mingozzi)
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
…continuamente modellato dal mare e dal
vento…
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S Caterina Ionio (CZ), 30.04.2007 (foto T. Mingozzi)
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE
….dove la vita di piante ed animali
richiede
straordinari
adattamenti
a
condizioni ecologiche estreme (aridità,
temperatura, salinità…).
40/43
Cropani (CZ), 04.06.2006 (foto T. Mingozzi)
IN CONCLUSIONE
Il nostro augurio è che la Costa Ionica reggina
possa diventare davvero la “Costa delle
tartarughe”, nel segno di un maturato impegno
delle amministrazioni e di tutti i cittadini per il
rispetto e la tutela di questi straordinari animali e
dell’ambiente in cui si riproducono.
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Punta di Spropolo (RC), 10.06.2008 (foto T. Mingozzi)
IN CONCLUSIONE
Allora, ne siamo convinti, la nostra tartaruga potrebbe rivelarsi una “gallina dalle
uova d’oro” per quest’area costiera, ossia il richiamo forte (il “valore aggiunto”) per
uno sviluppo turistico basato sulla salvaguardia e la fruizione intelligente delle
risorse naturali.
42/43
… grazie per l’attenzione!
(Il gruppo di lavoro TARTACare
CALABRIA 2008)
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il progetto tartacare calabria