COMUNICAZIONE E ,MASS-MEDIA
QUANDO LE PAROLE NON BASTANO……
Psychopizza XII
TRA WWW,SMS,MMS:PICCOLO VIAGGIO
NELLA COMUNICAZIONE CHE CAMBIA!
Cetara,10 maggio 2007
Katiuscka Aquino
Come te l’aggià rice?
Il modo squisitamente umano
di “comunicare” al di là
del “verbale”
COLORE
SUONO
CORPO
SEGNO
Colore:linguaggio ad arte……
Il non verbale della tela…..
Messaggi ad arte……
Suono: il non verbale con
“ritmo”
Psychopizza IX
“È tutta un’altra musica”
www.neamente.it
Colore,segno,suono ,corpo:sua maestà
il linguaggio cinematografico
IL NON DETTO “cINEmATOgRAfIcO”
Il film deve talora limitarsi a un gesto, a una fugace
espressione del volto, a una battuta di dialogo .
Le tecniche di scrittura drammaturgica insegnano sempre
di più a lavorare come se dovessero emergere sullo
schermo solo le punte degli iceberg, e spesso "si vede uno
ma - se stiamo attenti - si comprende dieci”.
ASCOLTARE CON GLI OCCHI:
La fotografia…….
E’ uno dei mezzi di comunicazione più pervasivi che esistano.
Se ci pensiamo un momento,
la fotografia ha un valore enorme.
Si scatta per cogliere il momento irripetibile
oppure si costruisce una situazione apposita
per cogliere un’immagine che ci appaga
e per sottolineare la comunicazione
che si ha in mente di dare.
Dal punto di vista estetico ed emotivo, invece,
la lettura dell’immagine ci impone una
riflessione sul modo in cui
una fotografia sia stata realizzata.
G.Esposito
Il Corpo in movimento:
Il non verbale della danza…..
Silvia & Ilaria
La danza è una sofisticata forma d'arte in grado di esprimere pensieri e
sentimenti umani attraverso il corpo inteso come strumento, in diversi generi e
culture.
Uno di questi generi è il balletto occidentale, che si mescola a dialoghi gestuali
delle mani e delle membra e a fluidi movimenti del corpo, nonché a una schiera di
altri protocolli non verbali che rimandano l'uno all'altro: la musica, i costumi, le
luci, le maschere, la scenografia, le parrucche, ecc.
La danza e la musica di solito accompagnano le pantomime o gli spettacoli muti.
I clown muti o i mimi integrano i movimenti del corpo con un adeguato make-up
e con i costumi
È IL MIO CORPO CHE PARLA!! !
Il non verbale per eccellenza:
Gesti
Movimenti
Segnali
La comunicazione non verbale ha un’origine biologica
(si può presumere che si sia sviluppata per consentire la
sopravvivenza) ed è mediata per lo più dalle strutture cerebrali
più antiche, quelle, per intendersi, che sottendono i comportamenti
basilari di sopravvivenza, come la reazione di fuga o di attacco, il
comportamento aggressivo, quello copulatorio e quello di ricerca di
cibo.
La comunicazione non verbale è dunque innata.
questione di gusto!!!!
• Scegliendo un abito scegliamo quello che vogliamo comunicare e quello che “non” vogliamo
comunicare di noi.
Puntigliosità, rassegnazione, ribellione e svogliatezza: sono modi di essere
che i vestiti potrebbero trasmettere.
Anche la scelta di accessori e profumi, usanze già ampiamente diffuse in età ellenica e romanica,
è assolutamente legata ad un voler dire qualcosa.
Questo fenomeno è più evidente nelle superstiti società tribali in cui l’abbigliamento ancora non
prende il sopravvento sulla seminudità e in cui il corpo stesso diventa un “vestito”.
Dalla testa ai piedi, ogni parte del corpo può essere oggetto di decorazioni più o meno durature.
Ad esempio gli antichi egizi elaboravano parrucche da indossare in occasioni speciali, proprio
come la nobiltà francese che reputava la fastosità della parrucca indice di status sociale elevato
(la regina Maria Antonietta possedeva una parrucca alta circa un metro da sfoggiare nelle serate
di gala e questo portò ad abbassare i sedili delle carrozze e ad alzare le porte!);
Anche presso gli antichi Romani erano in uso le chiome
artificiali (fatte con i capelli dei popoli vinti in battaglia) e
quelle delle prostitute erano riconoscibili in quanto tinte
di giallo.
Al giorno d’oggi, per le geishe giapponesi è indice di cura del
proprio aspetto esteriore truccare con dovizia certosina il
viso e il collo con cipria bianca e compatta, ma non
farebbero una buona impressione alle donne masai
africane che usano decorare il proprio viso con motivi
tribali!
Il linguaggio del corpo fa riferimento all'espressione spontanea
dell'emozione e dell'affettività e che è un sistema in gran parte
inconscio.
Esso consiste in un complesso di regolazioni riflesse e
automatiche del tono muscolare,
dell'atteggiamento posturale, della mimica facciale e gesticolatoria,
della distanza personale e dell'uso dello spazio circostante e così
via a partire dallo……….sguardo
Lo sguardo permette a tutti di noi di capire le
intenzioni di una persona;
in genere è intenso e sostenuto in situazioni
amorose o di corteggiamento ma anche, al
contrario, in situazioni di sfida, come nel
cosiddetto incontro “faccia a faccia”.
Che mi vulissi rice?
Le labbra serrate “chiudono ed escludono”;
quelle aperte “sono disposte ad ascoltare”.
Non a caso la parola “alunno” significa “essere nutrito”e,
all’interno di qualche classe a scuola, durante l’avvincente
spiegazione di un docente, può capitare di sorprendere
qualche studente a “bocca aperta” che “assapora” e
“fagocita” basito gli insegnamenti del didatta!
I numeri della dimensione non verbale
38%
7%
55%
Indici di gradimento
Se ci troviamo ad una festa ed il nostro interlocutore è meno interessante
di un Invitato che si trova altrove, tenderemo a portarci con il tronco
verso il nostro Interlocutore ma i piedi saranno puntati direzione della”
nostra preda”.....
Questo succede perchè la parte sinistra del nostro cervello,quella “più”
emozionale ha guidato il linguaggio non verbale verso il desiderio
reale,mentre la parte “razionale” ci richiama verso il nostro “dovere”:dare
attenzione all’interlocutore.
COME CI METTIAMO ?
La distribuzione spaziale dei corpi
La Prossemica,no?
La prossemica è quella branca della psicologia
che studia i comportamenti spaziali,
ovvero il modo in cui ci collochiamo nello spazio
e regoliamo le nostre distanze
rispetto agli altri e all'ambiente .
L’antropologo E.T. Hall termine della seconda guerra
mondiale, venne incaricato di studiare come riavvicinare
le culture "nemiche" tedesca
e giapponese
a quella
degli Stati Uniti .
La distanza adottata è influenzata da:
genere
&
cultura.
La distanza consentita?
Un uovo” prossemico”
Alcuni individui hanno una modalità comunicativa un po’
invasiva: tendono ad avvicinarsi troppo e a toccare chi
hanno di fronte (Digitale).
Il canale Digitale (ovvero toccare se stessi o gli altri) è una
delle vie più potenti in quanto coinvolge la sfera affettiva.
Quando tocchiamo qualcuno tendiamo ad esercitare un
ruolo con implicazioni affettive e questo non sempre è
possibile farlo, soprattutto con sconosciuti
Il contatto fisico ha valore e valenze diverse a seconda delle culture di
appartenenza può essere più o meno favorito all’interno di una
società.
Tra i popoli arabi il contatto fisico è ben tollerato e investe
numerosi ambiti della loro quotidianità, basti pensare ai chiassosi
suk, mercati caotici in cui un arabo si districa in modo
sicuramente più disinvolto di un occidentale non abituato ad un
contatto fisico così marcato
tra i Giapponesi e altri popoli asiatici, come nel caso dei Nepalesi, le forme di saluto
o le effusioni in pubblico che prevedano il toccare l’altra persona non sono viste
di buon occhio e quindi sono evitate.
“Sono simile a te!”.
Pensiamo a due innamorati.
Quando sono insieme, assumono una postura identica,
mimando gli stessi gesti, come in una “danza” non verbale.
Vi è una vera e propria sintonia.
Si riproduce artificialmente un procedimento naturale.
Quando l’inconscio di un individuo è stimolato da quello del suo
interlocutore, cerca di interessarlo assumendo la sua postura.
È come se gli dicesse: “Sono simile a te!”.
Il meccanismo sottostante è definito ”rispecchiamento”
Zona personale: 50-120cm è la zona con cui stringiamo
le mani
Zona sociale:fino a 240cm è la zona dei rapporti di
lavoro,ad esempio
Zona intima:
20-50cm
L’invasione di questa zona produce trasformazioni
fisiologiche significative, quali l’aumento del ritmo
cardiaco e dell’adrenalina nel sangue ;
Zona pubblica da 240cm a 8 mt: la zona dei relatori
Ci sono inoltre momenti in cui più di altri inviamo segnali
“non verbali” sono le situazioni che Goffman (1987)
chiama “da palcoscenico”
Posizione fianco a fianco :è collaborativa o confidenziale(
due amici,ad esempio)
Posizione di fronte:capo e dipendente
Posizione angolare: ideale per colloquiare
Gesti
Il non verbale per eccellenza
Esistono linguaggi interamente basati sui gesti delle mani come le lingue di segni usate dai sordomuti, a lungo
considerate lingue minori, e di cui il linguista americano
William Stokoe ha mostrato invece la completezza -, che
quindi fanno un uso simbolico dei gesti.
Non tutti i gesti che facciamo sono espressamente simbolici.
Il più delle volte gesticoliamo durante il discorso, senza nemmeno
badare al movimento delle nostre mani. Sono questi i gesti illustratori,
che cioè servono ad illustrare, sottolineare, rafforzare quello che
stiamo dicendo .
Vi sono gesti di automanipolazione, con i quali
trasmettiamo involontariamente delle
informazioni riguardanti la relazione .
Questi gesti possono esprimere interesse o rifiuto.
Sono segni di interesse diversi gesti che
riguardano la bocca come mordicchiarsi le
labbra o una penna oppure lo spostamento di
oggetti verso se stessi
Mentre l'accarezzarsi i capelli o la stimolazione del padiglione
auricolare svelano un interesse anche affettivo o sessuale.
Sono gesti di rifiuto lo sfregamento del naso, l'atto di
spolverarsi l'abito e l'allontanamento degli oggetti.
La tensione è invece espressa dal gesto di grattarsi, il più
delle volte nella zona del naso.
Legame tra “ars gesticolatoria” e “fluenza”
verbale
Robert Krauss e Ezequiel Morsella della Columbia University di
New York,hanno dimostrato che parlare fluentemente, in modo
colorito, avere la battuta pronta è legato all'espressività e alla
quantità dei gesti che facciamo durante il dialogo.
E ne hanno individuato le basi neurologiche.
Solo in tempi recenti ci si è accorti che l'espressione verbale ha
tutt'altro che soppiantato i gesti e che proprio questi ultimi
sono parte integrante della facoltà di parlare con proprietà e
scorrevolezza.
Una delle prime osservazioni al riguardo la si deve allo psicologo
Bernard Rimé dell'Università di Louvain in Belgio che ha notato
come quando nel dire qualcosa si gesticoli, il movimento anticipa
sempre la parola.
Un indagine in cui era stato impedito ai partecipanti di muoversi ha
dimostrato come l'eloquio diventi più povero, più "insipido",
l'articolazione delle parole appaia più stentata e aumentino gli
errori di pronuncia.
Sempre nella stessa ricerca è stato messo in luce che numero e
ostentazione dei gesti cambiano in relazione all'argomento di
conversazione: sono minori quando si ci riferisce a un concetto
astratto; per contro, sono più vivaci ed espressivi mentre si
descrivono scene, azioni o oggetti concreti.
Inoltre, se si devono illustrare gli aspetti spaziali di qualcosa e si è
impossibilitati o inibiti ad usare dei gesti, il discorso risulta più
impreciso e meno particolareggiato.
Interessante la tesi elaborata dall'equipe di neurologi
dell'Università Cattolica di Roma, capitanata da Gainotti.
Osservando individui che avevano subito danni cerebrali,
gli studiosi ritengono verosimile che quando apprendiamo
il significato di un oggetto, lo archiviamo nella memoria
assieme alle azioni e alle contrazioni muscolari che
compiamo usandoli o che eseguiamo per comprenderne il
funzionamento.
Così, quando ci troviamo a richiamare a mente il suo
nome, recuperiamo in realtà l'intero complesso di
informazioni ad esso legate.
In altre parole, si attivano non solo l'area linguistica del
cervello, ma anche quella motoria e pre-motoria dove
immagazziniamo le sequenze di azioni fra loro coordinate.
LA MIMICA
I ricercatori americani Friesen e Sorenson (1972) studiarono e
osservarono le mani di uomini di cinque culture e di
cinque continenti diversi e giunsero alla conclusione che
essi condividevano, nonostante le differenze culturali, gli
stessi gesti di base, la stessa mimica.
Esistono però, mimiche che appartengono solo ad alcuni
popoli.
Una molto singolare è stata studiata da Eibl-Eiblesfeldt
presso gli Eipo della Nuova Guinea, che quando provano
una emozione fortemente piacevole si coprono il capo con
entrambe le mani, come se si trovassero in pericolo.
WOW!! ! Da paura!!!
La mimica è stata interpretata piuttosto facilmente da EiblEibesfeldt: quando una cosa suscita il loro entusiasmo, gli
Eipo dicono che «fa paura»; di conseguenza
esprimono l'emozione con la reazione che si
potrebbe avere di fronte a qualcosa di
realmente pericoloso.
(È il caso di notare che il riferimento alla paura di fronte a
situazioni emozionanti si trova anche da noi nel linguaggio
giovanile, anche se non accompagnata da una mimica
corrispondente. «Fa paura», «è da paura» sono espressioni
correnti per indicare qualcosa di sorprendente.)
Supremazia dell’arte di gesticolare a Napoli
Secondo uno studio di Morris l'influenza dei greci non è
diminuita nel corso di 2500 anni.
Ci sono ancora dei gesti di origine greca a Napoli;
manifestazioni che invece sono assenti a Roma.
I napoletani sono più "greci" in quanto
la colonizzazione greca non aggressiva,
ha consentito l’assorbimento della cultura
Ellenica con successo .
La cosa più sorprendente è che i partenopei sono orgogliosi
dei loro gesti e, dopo secoli di pratica, hanno affinato a tal
punto la gestualità delle mani, da trasformarla in una
forma di arte decisamente espressiva, in certi momenti
addirittura elegante.
Verrimmo e’ ci capì!!!!
OVUNQUE ANDIAMO
Ad esempio in Tunisia ed in molti altri paesi arabi unire il pollice a
tutte le dita della mano significa: "un attimo di pazienza".
Nel napoletano significa esattamente l’opposto: “Ti vuoi sbrigare,
vuoi arrivare al dunque?”.
È quindi buona norma utilizzare la gestualità simbolica soltanto nel
proprio ambito culturale per non incorrere in spiacevoli equivoci
interculturali.
Alcuni equivoci “gestuali”……….
La "pernacchia" che i francesi usano per dire semplicemente
"non lo so" o "che me ne importa" è un atto piuttosto
sgradevole per un italiano
CALMO CALMO,MUZA!
Le mani aperte con il palmo rivolto verso l'interlocutore
corrispondono al gesto più offensivo in Grecia (il
cosiddetto muza), mentre in Italia al massimo
potrebbero essere interpretate con il consiglio di fare con
calma.
FARE LA LINGUACCIA
È un gesto che si compie mostrando la lingua, che ha il
significato di un insulto.
Ha lo stesso significato in tutto il mondo e trae origine
dall'infanzia, quando il bambino tira fuori la lingua ogni
volta che vuole rifiutare il cibo.
Così il gesto si trasforma in un generale rifiuto e il messaggio
"non lo voglio" diventa poi "non ti voglio".
TOGLIERSI LE SCARPE
Nelle culture scandinave e in quelle medio ed estremoorientali: gesto naturale, che indica relax o rispetto
(vedi moschee)
Inequivocabile nella nostra cultura,
in Turchia: significa "Ottimo, eccellente",
soprattutto se rivolto a una donna
in estremo Oriente:
significa “ti sistemo io per le feste..."
in Brasile: significa "grazie"
in Indonesia: "dopo di te"
in Inghilterra: "vittoria" se il dorso della mano è rivolto verso
chi parla; un insulto se il dorso della mano è rivolto verso
chi ascolta
E per finire……
La PSICOLOGIA ANALOGICA ha individuato
tre tipologie di classificazione per l'individuo:
ASTA - che riporta a una relazione conflittuale con il
padre.
TRIANGOLO - che suggerisce un rapporto
conflittuale con la madre.
CERCHIO - che testimonia l'alternanza di momenti di
fiducia e di sfiducia nei confronti di entrambi i genitori.
Per capire qual e' la nostra tipologia di appartenenza e'
sufficiente osservare i gesti prevalenti come il tipo di stretta
di mano (penetrativa, avvolgente a tenaglia),
il modo di toccarsi sul viso con i polpastrelli delle dita
(stringere la guancia o il mento o con il dito indice
puntato),
l'atteggiamento usato nel discorso (il dito puntato e il
braccio teso, le mani che esprimono il segno dell'ok).
Asta
Si riconduce analogicamente al simbolo "padre".
La funzione dell'asta è di colpire e ferire.
E' pertanto un simbolismo di tipo penetrante, incisivo, offensivo,
autoritario.
Segni: tutto quello che ha come forma un'asta (alzare un dito)
Comportamento: colpevolizzante, accusatorio, che non offre soluzioni
al problema.
Gesti: toccarsi con il dito a punta, penetrante, offensivo, incisivo.
Cerchio
E’ il referente analogico del simbolo "ego".
La funzione del cerchio è di avvolgere senza stringere.
Segni: tutto quello che ha come forma un cerchio (come
ad esempio il gesto "ok")
Comportamento: indicativo, che suggerisce soluzioni al
problema.
Gesti: toccarsi a forma di cerchio
Il triangolo,no,non l’avevo
considerato
E’ il referente analogico del simbolo "madre".
La funzione del triangolo è di proteggere.
Segni: tutto quello che ha come forma triangolare.
Comportamento: protettivo, che suggerisce soluzioni al
problema.
Gesti: toccare con la mano, carezzare
grazie
grazie
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