Regione Marche
Azienda Sanitaria Locale n. 3 - Fano
U.O. Di Medicina Riabilitativa
Direttore: dott. Oriano Mercante
COMA, STATI VEGETATIVI E
RIABILITAZIONE
dott. Oriano Mercante
Direttore U.O. Medicina Riabilitativa ASL 3 - Fano
Gestione Integrata della Sindrome da Ipomobilità
Fano (PU) – 20-09-2002
La coscienza
La coscienza è la consapevolezza
di sé e dell’ambiente circostante
Si possono distinguere differenti aspetti:
2
1) Livello di vigilanza
Stato
generale di
attenzione con cui
vengono vissute le
attività psichiche
3
2) Correlati periferici della
coscienza
modificazioni
somatiche che
accompagnano il fluttuare della
della vigilanza (movimenti
palpebrali, oculari, pupillari,
tono muscolare, respiro)
4
3) Attività elettrica cerebrale
EEG
come espressione
del livello funzionale
della corteccia
5
4) Contenuti di coscienza
Somma
della attività mentali
(percezioni, pensieri, attività
onirica, ecc.) che occupano
in un dato momento la mente
6
5) Memoria del Sé
Continuo
raffronto fra
esperienze sensoriali in
arrivo, esperienze passate
e percezione della propria
identità
7
6) Attenzione selettiva
Concentrazione
volontaria della
coscienza su un
determinato contenuto
8
A questi diversi
aspetti corrispondono
strutture anatomiche
differenti
9
Mantenimento della coscienza
 Normale
funzionamento delle strutture
reticolari dei 2/3 rostrali del ponte, del
mesencefalo e del diencefalo
 Connessione delle strutture reticolari
con la corteccia attraverso il sistema a
proiezione diffusa reticolo-talamocorticale
10
Mantenimento della coscienza
 Presenza
di un mantello corticale
normalmente funzionante
 Funzionamento
dei circuiti della
memoria
11
Le lesioni encefaliche
che disturbano la
coscienza interessano
una di queste quattro
strutture
12
Il Coma
Compromissione della
coscienza dovuta a
sofferenze metaboliche o
strutturali dell’encefalo
13
Il Coma
 Lesioni
che si istaurano gradualmente:
– Insufficienza epatica
– Insufficienza renale
– Ematoma subdurale a lenta espansione
– Ecc.
14
Il Coma

Lesioni che si istaurano improvvisamente:
–
–
–
–
–
–
–
–
Arresto cardiaco
Occlusione della basilare
Emorragia cerebrale
Ischemia cerebrale
Crisi epilettiche
Alterazioni metabolismo glicidico
TCE
Ecc.
15
Il Coma
 Fino
a un certo livello la sofferenza è
solamente funzionale e reversibile
 Oltre
un certo grado le cellule nervose
sono lese in maniera irreversibile ed il
danno si trasforma da funzionale in
strutturale
16
Quadri clinici particolari

Sindrome da de-afferentazione (locked-in
syndrome)
– Lesioni intrinseche del ponte
– Coma apparente (coscienza integra)
– Interruzione vie motorie eccetto occhi
17
Quadri clinici particolari

Mutismo acinetico
– Estese lesioni corticali o sottocorticali
– Apparente vigilanza
– Non evidenza di attività psichica spontanea
(eventualmente stimolata)
– Scarsa attività motoria spontanea
18
Quadri clinici particolari

Stato vegetativo persistente o permanente
– Quadro estremo della condizione precedente
– Totale distruzione corteccia o delle connessioni
cortico-diencefaliche (tronco funzionante)
– Mancanza di ogni risposta adattativa
all’ambiente esterno, assenza di ogni segno di
una mente che riceve o proietta informazioni, in
pz. che mostra prolungati periodi di veglia
19
Quadri clinici particolari

Stato vegetativo persistente o permanente
– Persistenza = condizione di passata e perdurante
disabilità con incerto futuro
– Permanenza = irreversibilità

Prima di dichiarare permanente uno stato vegetativo
di origine traumatica è necessario attendere almeno
12 mesi
20
Quadri clinici particolari

Morte del tronco dell’encefalo
– Danno strutturale irreversibile del tronco
– Perdita riflesso luce, corneale, vestibolo-
oculare, tosse, risposte mimiche alla
stimolazione dolorosa
– Non respiro autonomo
– Possibile decretazione di morte cerebrale anche
se minima attività EEG
21
Quadri clinici particolari

Morte dell’encefalo
– Condizione artificiale con battito cardiaco
spontaneo ma respiro spontaneo assente e
quindi necessità di ventilazione assistita
– Nessuna attività encefalica (sia centrale che
tronco)
– Possibile persistenza riflessi spinali
– Possibile decretazione morte cerebrale
22
Definizione di T.C.E.
Una buona definizione di Trauma Cranio
Encefalico (TCE) è quella proposta dalla National
Head Injury Foundation: «Il trauma cranio
encefalico è un danno cerebrale di natura non
degenerativa né congenita, ma causato da una
forza esterna. Tale danno può determinare una
diminuzione od una alterazione del livello di
coscienza, e menomazioni a livello cognitivo,
emotivo, fisico. Tali menomazioni possono essere
temporanee o permanenti e determinare disabilità
parziale o completa e/o difficoltà di adattamento
psicosociale.»
23
Conferenza Nazionale di
Consenso
Modalità di trattamento riabilitativo del
traumatizzato cranio encefalico in fase
acuta, criteri di trasferibilità in strutture
riabilitative e indicazioni a percorsi
appropriati
Modena 20-21 Giugno 2000
24
Epidemiologia TCE

250/100.000 abitanti/anno
 ricoveri presso le strutture riabilitative:
30-40 casi anno per milione di abitanti
 1% dei TCE gravi rimane in stato
vegetativo persistente ad un anno o oltre del
trauma
25
26
Percorso del TCE
1.
2.
Le tre fasi principali sono
la fase acuta (o rianimatoria, e/o
neurochirurgica);
la fase post-acuta (o riabilitativa);
1.
2.
3.
precoce
tardiva
la fase degli esiti.
27
Quando iniziare la
Riabilitazione
In fase acuta (cioè nel periodo in cui il
paziente si trova ancora nei reparti di
rianimazione e neurochirurgia) l’intervento
riabilitativo va attivato precocemente con lo
scopo di prevenire i danni secondari,
minimizzare le menomazioni, facilitare la
ripresa di contatto con l’ambiente fino alla
stabilizzazione clinica.
28
Quando iniziare la
Riabilitazione
In fase post-acuta precoce, fase più specificamente
riabilitativa, gli interventi è bene siano erogati in
unità di riabilitazione intensiva che hanno come
scopi quelli di trattare le menomazioni e
minimizzare le disabilità, nonché di informare
opportunamente i famigliari addestrandoli alla
gestione delle problematiche secondo un progetto
strettamente individuale per ogni TCE. Tale
progetto ha il compito di definire tipologie ed
intensività dei trattamenti e i percorsi più
opportuni da seguire.
29
Fasi del TCE
FASE
ACUTA
Dal momento del
trauma fino alla
risoluzione delle
problematiche
rianimatorie e
neurochirurgiche
DIMENSIONE
DI
MAGGIORE
INTERESSE
DANNO
MENOMAZIO
NE
DURATA
Da alcune ore
ad alcune
settimane
STRUTTURE
OVE SI
EFFETTUANO
GLI
INTERVENTI
Rianimazione
Neurochirurgia
Unità per acuti
FINALITA’
PRINCIPALI
DEGLI
INTERVENTI
RIABILITATIVI
Supporto agli
interventi
rianimatori e
neurochirurgici
nella prevenzione
del danno
secondario
Minimizzazione
delle
menomazioni
Facilitazione della
ripresa di
contatto
ambientale
30
Fasi del TCE
FASE
POST-ACUTA O
RIABILITATIVA
Dalla
stabilizzazione
delle funzioni
vitali al
raggiungimento
del massimo
livello di
autonomia
possibile in
funzione delle
menomazioni
residue
DIMENSIONE
DI
MAGGIORE
INTERESSE
MENOMAZIONE
DISABILITA’
DURATA
Da alcune
settimane a
vari mesi
STRUTTURE
OVE SI
EFFETTUANO
GLI
INTERVENTI
Unità di
Riabilitazione
Intensiva (II e
III livello)
Unità di
Riabilitazione
Estensiva
FINALITA’
PRINCIPALI
DEGLI
INTERVENTI
RIABILITATIVI
Trattamento delle
menomazioni
Minimizza-zione
della disabilità
residua
Informazione e
addestramento
alla gestione
delle
problematiche
disabilitanti
31
Fasi del TCE
FASE
DEGLI ESITI
Dalla
stabilizzazione
della disabilità
residua al
raggiungimento
e mantenimento
del massimo
livello di
integrazione
sociale possibile,
in funzione delle
menomazioni e
disabilità
DIMENSIONE
DI MAGGIORE
INTERESSE
HANDICAP
DURATA
Da alcuni mesi
ad alcuni anni
STRUTTURE
OVE SI
EFFETTUANO
GLI
INTERVENTI
FINALITA’
PRINCIPALI
DEGLI
INTERVENTI
RIABILITATIVI
Strutture Sociali
ed Agenzie
Comunitarie per
la reintegrazione
famigliare,
scolastica,
lavorativa;
Facilitazione
all’utilizzo
ottimale delle
capacità e
competenze
residue in ambito
famigliare, sociale,
lavorativo;
Modificazione
dell’ambiente
per favorire al
meglio l’utilizzo
delle capacità
residue.
Strutture
residenziali o
semiresidenziali
protette
32
Indicatori Prognostici

Indicatori pre traumatici

Indicatori di gravità del trauma

Indicatori relativi alla evoluzione
clinica post-lesionale
33
Indicatori Prognostici
Indicatori pre traumatici
la presenza di un precedente trauma cranico che
viene considerato un fattore prognostico
negativo;
b) b) l’età del paziente: i pazienti giovani hanno
esiti migliori degli anziani benchè non vi sia una
relazione lineare, infatti, gli esiti possono essere
peggiori in bambini piccoli e in persone anziane.
a)
34
Indicatori Prognostici
Indicatori di gravità del trauma
Glasgow Coma Scale
•tra 3 e 8 danno severo
•tra 9 e 12 danno moderato
•tra 13 e 15 danno lieve
•altamente correlato con la mortalità
•utile per la previsione dell'outcome funzionale
•se< 7 dopo una settimana, probabilità inferiore al 12%
di recupero funzionale favorevole
35
Indicatori Prognostici
Indicatori relativi alla evoluzione clinica
post-lesionale
La
Glasgow Outcome Scale (GOS): scala ordinale
molto semplice, che comprende cinque livelli di
outcome.
Disability Rating Scale-DRS:
36
Indicatori Prognostici
Durata Coma e Stato Vegetativo
Pazienti con durata di coma inferiore a 20 giorni hanno
un’alta probabilità di recuperare le autonomie nelle
attività quotidiane mentre quelli che dopo 20 giorni
sono ancora in coma frequentemente presentano severe
disabilità a lungo termine.
37
Indicatori Prognostici
Durata Coma e Stato Vegetativo
La Multi Society Task Force on Vegetative State sulla
base dei dati raccolti ritiene che nei pazienti non
traumatici uno stato vegetativo possa essere considerato
permanente dopo 3 mesi, il recupero della coscienza
dopo tale data è raro ed è sempre associato con Grave
Disabilità.
38
Indicatori Prognostici
Stato Vegetativo - Minima Responsività
(paziente vigile, ma non in grado di comunicare con l’ambiente)
definibili esclusivamente in base a criteri clinici (osservazione
comportamentale)
Spesso la diagnosi di stato vegetativo è posta in modo errato
diversi strumenti standardizzati di valutazione: scale
comportamentali basate sulle risposte a stimoli strutturati di
varia natura (visivi, uditivi, tattili ecc.) che consentono
l’attribuzione di un punteggio e la categorizzazione dei pazienti
in funzione del livello di responsività.
NB: in fase acuta non esistono elementi che consentano di
prevedere con ragionevole attendibilità se il paziente andrà
incontro ad uno stato di non responsività protratta quindi
importanza del nursing
39
Indicatori Prognostici
Potenziali Evocati Somato Sensoriali
l’assenza bilaterale dei Potenziali Evocati Somato
Sensoriali (assieme ad altri parametri) può predire un
esito sfavorevole con una specificità del 100%.
40
CLASSIFICAZIONE E PERCORSI DEI PAZIENTI CHE RAGGIUNGONO I CRITERI PER
LA TRASFERIBILITA’ DALLE STRUTTURE DI TERAPIA INTENSIVA
CLASSE I
Pazienti con disabilità
lieve o moderata (Good
Recovery o Moderate
Disability secondo la
GOS; punteggio DRS
≤ 6); basso rischio di
instabilità; non
necessità di assistenza
medico-infermieristica
dedicata h24
Presa in carico in regime di assistenza
riabilitativa extra-ospedaliera o di dayhospital riabilitativo, con programmi
specificamente dedicati a:
Completamento della stabilizzazione
clinica
Valutazione e trattamento delle
menomazioni residue
Recupero di autonomia nelle attività di
vita quotidiana “semplici” o “complesse”
(ADL primarie e secondarie)
Facilitazione del reinserimento sociale,
scolastico, lavorativo (integrazione con le
strutture di riabilitazione sociale)
Informazione, supporto ed educazione
terapeutica ai famigliari e care-givers
41
CLASSIFICAZIONE E PERCORSI DEI PAZIENTI CHE RAGGIUNGONO I CRITERI
PER LA TRASFERIBILITA’ DALLE STRUTTURE DI TERAPIA INTENSIVA
CLASSE II
Pazienti con disabilità
moderata o grave
(Moderate o Severe
Disability secondo la
GOS; DRS ≤ 21); a
rischio di instabilità
clinica, con necessità di
assistenza medicoinfermieristica dedicata
h 24
Accoglimento in strutture riabilitative
ospedaliere di “Riabilitazione Intensiva” con
programmi specificamente dedicati a:
Completamento della stabilizzazione clinica
Recupero di autonomia nelle funzioni vitali
di base
Contenimento-prevenzione dei danni e delle
complicanze secondarie
Valutazione e trattamento delle
menomazioni residue
Recupero della autonomia nelle attività di
vita quotidiana “semplici” o “complesse”
(ADL primarie e secondarie)
Facilitazione del reinserimento sociale,
scolastico, lavorativo (integrazione con le
strutture di riabilitazione sociale)
Informazione, supporto ed educazione
terapeutica ai famigliari e care-givers 42
CLASSIFICAZIONE E PERCORSI DEI PAZIENTI CHE RAGGIUNGONO I CRITERI
PER LA TRASFERIBILITA’ DALLE STRUTTURE DI TERAPIA INTENSIVA
CLASSE III
Pazienti a bassa
responsività (SV
o minima
responsività);
LCF<III e DRS
> 21
Accoglimento in strutture riabilitative
ospedaliere di “Riabilitazione Intensiva”
con programmi specificamente dedicati a:
Completamento della stabilizzazione
clinica
Valutazione longitudinale della
responsività e facilitazioni al contatto con
l’ambiente
Assistenza medico specialistica ed
infermieristica dedicata h 24
Recupero delle autonomie possibili
(respiratorie, nutrizionali ecc)
Prevenzione-Gestione delle
complicanze;
Informazione, supporto ed educazione
terapeutica ai famigliari e care-givers
43
CLASSIFICAZIONE E PERCORSI DEI PAZIENTI CHE RAGGIUNGONO I CRITERI
PER LA TRASFERIBILITA’ DALLE STRUTTURE DI TERAPIA INTENSIVA
Pazienti che
recuperano
responsività
entro i 6 mesi
dal TCE
(LCF ≥ III;
DRS ≤ 21)
Permanenza in
strutture di
Riabilitazione
Intensiva fino al
completamento dei
programmi non
erogabili con altre
modalità
extraospedaliere
44
CLASSIFICAZIONE E PERCORSI DEI PAZIENTI CHE RAGGIUNGONO I CRITERI
PER LA TRASFERIBILITA’ DALLE STRUTTURE DI TERAPIA INTENSIVA
Pazienti a bassa responsività
protratta con necessità di
assistenza sanitaria continua
(rischio di instabilità clinica ecc.)
Strutture sanitarie di
lungodegenza o
riabilitazione estensiva
Pazienti a bassa
responsività
protratta (oltre i
6 mesi dopo il
trauma)
Pazienti a bassa responsività
protratta (oltre i 6 mesi dopo il
trauma) senza necessità di
assistenza continua
Domicilio, strutture
residenziali non sanitarie
45
Metodologie di Intervento
a) programmi di stimolazione multisensoriale
intensivi, somministrati per molte ore al
giorno che partono dal presupposto che i
soggetti in coma o in stato vegetativo si
trovano in condizione di deprivazione
sensoriale;
46
Metodologie di Intervento
b) programmi di regolazione sensoriale che, al
contrario, privilegiano la somministrazione
di stimoli ad alta valenza emotiva presentati
per pochi minuti e sporadicamente e
partono dal presupposto che questi pazienti
non sono in grado di percepire che pochi
stimoli per breve tempo in assenza di
rumore di fondo
47
Obbiettivi
1.
Contenimento delle menomazioni in
particolare prevenzione delle complicanze
da immobilizzazione (piaghe da decubito,
rigidità articolari, retrazioni muscoloscheletriche,
contratture,
spasticità,
infezioni
polmonari,
stasi
venosa,
disadattamento cardiovascolare allo sforzo e
all’ortostatismo).
48
Obbiettivi
2. Facilitare la ripresa di contatto con
l’ambiente.
49
Obbiettivi
3. Collaborare allo svezzamento dai sistemi
di supporto alle funzioni vitali.
50
Obbiettivi
4.
Sostegno
alle
famiglie
offrendo
informazioni "omogenee" sugli aspetti
medici, prognostici, riabilitativi. Azioni di
supporto sia per i problemi della fase acuta
sia sul tipo di percorso riabilitativo da
adottare.
51
Interventi Minimi Essenziali
1. Variazioni periodiche di posture nell’arco
della giornata, mobilizzazione passiva
pluriarticolare, ogni tipo di presidio
antidecubito, ortesi di posizione, tecniche
di fisioterapia respiratoria, stazione seduta
e verticalizzazione precoce.
52
Interventi Minimi Essenziali
2. Monitoraggio strutturato della responsività
e strutturazione di un ambiente favorevole
al manifestarsi delle prime capacità di
comunicazione,
in
particolare,
programmazione
degli
interventi
assistenziali quotidiani e riabilitativi
(fisioterapia, logoterapia), come modalità
personalizzata di stimolazione alla ripresa di
contatto con l'ambiente.
53
Interventi Minimi Essenziali
3. Interventi di riabilitazione respiratoria
mirati al drenaggio bronchiale (ogni tipo
di tecnica per mobilizzare le secrezioni e
disostruire le vie aree) e all’insegnamento
delle tecniche di svezzamento progressivo
dalla respirazione controllata a quella
assistita e autonoma.
54
Interventi Minimi Essenziali
4. Interventi di recupero della deglutizione nel
tentativo di svezzare dall’alimentazione
artificiale (enterale e/o parenterale).
55
Interventi Minimi Essenziali
5. Per raggiungere l’obiettivo della
omogeneità delle informazioni alla
famiglia è opportuno che queste vengano
concordate all’interno del team che ha in
carico
il
paziente
(rianimatore,
neurochirurgo, medico specializzato in
medicina riabilitativa, psicologo, terapista
della
riabilitazione,
infermiere
professionale).
56
Interventi Minimi Essenziali
 Le informazioni devono essere date da
un’unica figura o dai curanti della fase acuta
e dai riabilitatori congiuntamente.
La famiglia deve poter usufruire di un
supporto psicologico.
La famiglia deve poter usufruire del
supporto di un’assistente sociale, inserita
nel team.
57
SINTESI DELLE PRINCIPALI
RACCOMANDAZIONI
Pur non esistendo prove scientifiche di
buona qualità circa la efficacia di
trattamenti precoci e/o intensivi, si
raccomanda che, in fase acuta,
l'intervento riabilitativo sia attivato
precocemente allo scopo di prevenire i
danni secondari, minimizzare le
menomazioni e facilitare la ripresa di
contatto con l'ambiente.
58
SINTESI DELLE PRINCIPALI
RACCOMANDAZIONI
Sulla base dell'analisi delle prove
scientifiche disponibili si ritiene che l'uso
delle tecniche di stimolazione
multisensoriale intensiva e i programmi
di regolazione sensoriale non debbano
essere raccomandati.
59
SINTESI DELLE PRINCIPALI
RACCOMANDAZIONI
Devono essere considerati interventi
minimi essenziali per il paziente con
TCE:
a) variazioni periodiche di posture nell’arco
della giornata e mobilizzazione passiva
pluriarticolare;
60
SINTESI DELLE PRINCIPALI
RACCOMANDAZIONI
b) monitoraggio strutturato della
responsività e strutturazione di un
ambiente favorevole al manifestarsi delle
prime capacità di comunicazione;
61
SINTESI DELLE PRINCIPALI
RACCOMANDAZIONI
c) interventi di riabilitazione respiratoria
mirati al drenaggio bronchiale e
all’insegnamento delle tecniche di
svezzamento progressivo dalla
respirazione controllata a quella assistita
ed autonoma;
62
SINTESI DELLE PRINCIPALI
RACCOMANDAZIONI
d) omogeneizzazione all'interno del team
che ha in carico il paziente, del tipo di
informazione da fornire alla famiglia e
dei supporti psicologici e logistici.
63
SINTESI DELLE PRINCIPALI
RACCOMANDAZIONI
Si ritiene utile definire precisi criteri di trasferibilità da
strutture di terapia intensiva e neurochirurgia a
strutture riabilitative suddividendoli in "criteri di
sufficiente stabilizzazione medica" e "criteri di
sufficiente stabilizzazione neurochirurgica". La
presenza di cannula tracheostomica, di catetere venoso
centrale, di sondino nasogastrico o gastrostomia (PEG)
e di crisi epilettiche non ancora completamente
controllate dalla terapia non devono essere considerati
criteri di controindicazione al trasferimento.
64
SINTESI DELLE PRINCIPALI
RACCOMANDAZIONI
Si raccomanda che per quanto riguarda la
identificazione dei percorsi dei pazienti con
TCE vengano considerate tre tipologie
distinte definite in base al grado di
responsività, alle condizioni medico
internistiche, al tipo e grado delle
complicanze nonché alla stima delle
possibilità di recupero
65
SINTESI DELLE PRINCIPALI
RACCOMANDAZIONI
Si raccomanda che la problematica della
informazione e del coinvolgimento della
famiglia del paziente con TCE venga
assunto come elemento centrale di una
buona qualità della assistenza e che le
équipe si attrezzino in modo strutturato
perché la informazione e la presa in carico
divenga un elemento costante nelle diverse
fasi della assistenza a questi pazienti
66
SINTESI DELLE PRINCIPALI
RACCOMANDAZIONI
Si ritiene urgente segnalare ai responsabili
delle Aziende Sanitarie ed alle Autorità
Sanitarie Regionali la necessità di
promuovere interventi di valutazione e
monitoraggio degli interventi mirati a
migliorare la conoscenza del TCE
67
La Famiglia
Il TCE è una “patologia di famiglia”;
 La famiglia è una risorsa estremamente
importante;
 I servizi sanitari devono porsi come
obiettivo prioritario una adeguata presa in
carico del sistema famiglia (il paziente e i
famigliari più significativi).

68
La Famiglia
Criteri per una adeguata informazione
sia l’obiettivo di uno specifico programma
d’intervento e conseguentemente venga realizzata
nell’ambito di momenti formalizzati del processo
assistenziale
2)
gli operatori sanitari usino un linguaggio chiaro e
comprensibile
3)
i famigliari possano rapportarsi ad un limitato
numero di interlocutori ben identificati che forniscano
loro informazioni omogenee
1)
69
La Famiglia
Criteri per una adeguata informazione
l’informazione sia data in un ambiente idoneo e nel
rispetto della riservatezza
5)
i familiari abbiano la possibilità di formulare
domande e chiedere gli approfondimenti che reputano
necessari
6)
gli operatori sanitari verifichino la comprensione
delle informazioni fornite e siano disponibili a fornire i
chiarimenti e gli approfondimenti necessari
7)
l’informazione sia veritiera per quanto fornita con
gradualità quando il disagio della famiglia lo esiga
4)
70
PERCORSO ASSISTENZIALE DEL PAZIENTE CON TCE, CON STIME
DEL FABBISOGNO
Decessi extraospedalieri per
TCE :11-12/100.000ab./anno
Pazienti con TCE nella intera
popolazione: da 600 a 4000 ogni
100.000 abitanti/anno
Pazienti che arrivano al Pronto Soccorso
per TCE: 400-800/100.000 ab./anno
Pazienti ricoverati per TCE: dai
100 ai 300/100.000 ab./anno
Pazienti ricoverati in RianimazioneNeurochirurgia: 22/100.000 ab./anno
Tappa critica da presidiare
per programmare la
tempestiva presa in carico
riabilitativa in fase postacuta
71
PERCORSO ASSISTENZIALE DEL PAZIENTE CON TCE, CON STIME
DEL FABBISOGNO
Decessi in fase
acuta:
7-8/100.000ab./anno
Necessità di trattamento
riabilitativo in regime di
ricovero dopo la fase acuta:
3-5/100.000 ab.anno
Tappa critica da
presidiare per
programmare
tempestivamente gli
interventi postdimissione
SV persistente per
oltre 6 mesi:
1-2/100.000ab./anno
Pazienti con Good recovery
o Moderate Disability
all’uscita dalla fase acuta:
10-12/100.000ab./anno
Dopo la fase
riab.intensiva:
GOOD RECOVERY
1-2/100.000ab./anno
MODERATE
DISABILITY
1-2/100.000ab./anno
SEVERE
DISABILITY
1-2/100.000 ab./anno
Pazienti da trattare di
norma con modalità
alternative al ricovero
se non necessitano di
trattamenti immediati.
Sono comunque da
monitorare per
possibile fabbisogno
riabilitativo (medico e/o
sociale) a medio-lungo
termine
72
73
Scarica

Regione Marche Azienda Sanitaria Locale n. 3 Fano – Ospedale di