Phaedra
Sarah Bernardt
Fonti e modelli e riscritture
Euripide, Ippolito
Ovidio, Metamorfosi, Libro XV, vv. 487-546, e
Libro II, vv. 644-645;
Ovidio, IV Heroides o Epistulae Heroidum;
Seneca, Racine, Swinburne e D'Annunzio
(Ovidio)... urimur intus;
Urimur, et caecum pectora vulnus habent.
"Brucio nell'intimo, brucio e il mio petto ha una piaga
segreta." vv.19-20, trad. it. G. Rosati, op. cit., pag
115.
• Acer in extremis ossibus haesit amor.
"Un amore ardente mi penetrò fin dentro le ossa", v.70,
op.cit., p. 119.
Virgilio, est mollis flamma medullas (Æn., 4, 66).
"Una fiamma divora le tenere viscere".
• Non ego dedignor supplex humiliasque
precari,
• Heul ubi nunc fastus altaque verba? Iacent,
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• Victa pector genibusque tuis regalia tendo
• Bracchia; quid deceat, non videt ullus amans.
• Depuduit, profugusque pudor sua signa
reliquit.
• "Io non disdegno di supplicarti e implorarti in ginocchio. Ahimé! Dov'era il
mio orgoglio e le mie altere parole? a terra ... Vinta, ti imploro e alle tue
ginocchia tendo le braccia regali. Ciò che è decoroso nessun innamorato lo
sa vedere. Non provo più vergogna, e il pudore, fuggiasco, ha
abbandonato le mie insegne." vv. 149-150; 153-155; op.cit., pp.123-125.
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Sed maior alius incubat maestas dolor,
Non me quies nocturna, non altus sopor
solvere curis: alitur et crescit malum
et ardet ...
Pectus insanum vapor
• amorque torret. Intimis saevus furit
• (penitus medullis atque par venameat)
• Visceribua ignis mersus et venis latens...
• "Ma sull'anima triste mi pesa un altro e più grande dolore. Non mi porta
sollievo né la notte né il sonno: il mio male si alimenta e cresce e brucia
qui dentro come il fuoco...". vv. 99-102, Seneca, Phædra, cit., p.177.
• "Il mio cuore avvampa fino ad impazzire. Un rivo di fuoco ribolle in fondo
alle viscere e corre nascosto per le vene...". vv.641-644, op.cit., pp.213215.
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Et ipsa nostrae fata cognosco domus:
fugienda petimus; sed mei non sum potens.
Te vel per ignes, per mare insanum sequar
rupesque et amnes, unda quos torrens rapit;
quacumque gressus tuleris hac amens agar.
Iterum, superbe, genibus advolvor tuis .
Hyppolite, nunc me compotem voti facis;
sanas furentem. Maius hoc voto meo est,
salvo ut pudore manibus immoriar tuis.
"Riconosco anch'io il destino della nostra famiglia, avere desideri proibiti;
ma non so più dominarmi. Ti seguirò anche attraverso il fuoco, per il mare
in tempesta, per rocce e fiumi vorticosi; dovunque volgerai i tuoi passi, là
mi porterà la mia passione. Ancora una volta, o superbo, mi getto alle tua
ginocchia." vv.698-703, op.cit., p.217.
• "Ippolito, ora sì esaudisci i miei voti: tu guarisci la mia follia. E' più di
quanto chiedessi, morire fra le tue mani senza perdere l'onore." vv.710712, op.cit., p.219.
Je le vis, je rougis, je pâlis à sa vue;/Un trouble
s'éleva dans mon âme éperdue;/Mes yeux ne
voyaient plus, je ne pouvais parler;/Je sentis tout
mon corpe et transir et brûler...//Les dieux m'en
sont témoine, ces Dieux qui dans mon flanc /Ont
allumé le feu fatal à tout mon sang. //J'ai langui,
j'ai séché, dans les feux, dans les larmes.
• "Lo vidi ed arrossii, impallidii vedendolo;/ Confusione s'alzò nell'anima mia
scossa;/Non vedevano più gli occhi miei, e non potevo più parlare;/ Sentii
tutto il mio corpo e agghiacciarsi e bruciare." VV.273-276, J. Racine,
Phèdre, 1677, trad. it. Giuseppe Ungaretti, Fedra, Milano, Mondadori,
1950, p. 71."Testimoni ne siano gli Dei,/ Quegli Dei che hanno acceso/
Fuoco nelle mie viscere, fatale/ A tutto il sangue mio." vv.679-680, op.cit.,
p.103."Ho languito, mi sono disseccata/ Nei fuochi, nelle lacrime." v.690,
ibidem.
• Hé bien! connais donc Phèdre et toute sa fureur.
• J'aime. Ne pense pas qu'au moment que je
t'aime,
• Innocente à mes yeux, je m'approuve moi-même
• Je m'aborre encor plus que tu me déteste.
• "Bene! Conosci dunque/ In tutto il suo furore,
Fedra. Amo./ Ma nell'attimo stesso che t'amo,
non pensare/ Che m'approvi e che mi veda
innocente.../ M'aborro più che tu mi detesti."
vv.672-674; 678, ibidem.
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Venge-toi, punis-moi d'un odieux amour.
...
Voilà mon coeur, c'est là que ta main doit frapper.
Impatient déjà d'expier son offense,
Au-devant de ton bras je le sense qui s'avance.
Frappe. Ou si tu le crois indigne de tes coups,
Si ta haine m'envie un supplice si doux,
Ou si d'un sang trop vil ta main serait trempée,
Au defaut de ton bras prête-moi ton épée.
Donne.
"Vendicati, puniscimi di quest'amore odioso.../ Ecco il mio cuore. Qua
deve colpire/ La mano tua. Impaziente già d'espiare/ La sua offesa, lo
sento che s'avanza/ Verso il tuo braccio. Via presto colpisci./ O se lo credi
indegno dei tuoi colpi,/ Se il tuo odio m'invidia un supplizio troppo dolce/
Se temi di bagnare la mano in un sangue troppo vile,/ Invece del braccio
prestami la spada,/ Dammela. ", v.699; 704-711, op.cit., p.105.
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.... Ah no,
non d'amore materno t'amo. Inferma,
sono inferma di te,
sono insonne di te,
disperata di te che vivi mentre
io non vivo né muoio,
né ho tregua nel sonno,
né ho tregua nel pianto,
né ho bevanda alcuna che m'abbeveri,
né ho farmaco alcuno che mi plachi,
ma tutta me consuma in ogni lacrime,
tutta l'anima spiro in ogni anelito...
Gabriele D'Annunzio , Fedra, Milano, Mondadori, 1940,
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I do but bid thee be unmerciful,
Even the one thing thou art. Pity me not:
Thou wert not quick to pity. Think of me
As of a thing thy hounds are keen upon
In the wet woods between the windy ways,
And slay me for a spoil. This body of mine
Is worth a wild beast's fell or hide of hair,
And spotted deeper than a panther's grain.
I were but dead if thou wert pure indeed;
I pray thee by thy cold green holy crown
And by the fillet-leaves of Artemis.
Nay, but thou wilt not. Death is not like thee,
Albeit men hold him worst of all the gods.
For all gods Death only loves not gifts,
Nor with burnt-offering nor blood-sacrifice
Shalt thou do aught to get thee grace of him;
He will have nought of altar and altar-song.
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And from him only of all the lords in heaven
Persuasion turns a sweet averted mouth.
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Io voglio
che tu mi sii crudele, che tu sii
qual sei essere.
La Nave, I Episodio. (Voce di Gauro)
……… poi trattami qual fiera
perseguitata dai tuoi cani, trattami
qual preda raggiunta.
Fedra, vv.2183–2185. ( Voce di Fedra)
La mia
criniera vale il vello
del cervo.
Fedra, vv.2433–2435. (Voce di Fedra)
Poichè maculato io era
più profondamente che il nato
della pantera.
Laus Vitae, vv.6732–6734.
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.... e più
profondamente maculata io sono
della belva odorante,
maculata di macchie ...
Fedra, vv.2149–2152. (Voce di Fedra)
Fuorchè d'uno,
o madre irreprensibile di Tèseo,
fuorchè del solo che non ama i doni,
né l'ara né il libame né il peane;
fuorch'è di quell'un solo.
………
Ma chi parla entro me
non può esser placato con offerte votive.
Fedra, vv. 425–429; 437–438. (Voce di Fedra)
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Lezione 11. Phaedra