Questo poema prende il nome dal suo protagonista: Odisseo, cioè Ulisse
(Odisseo è il suo nome greco). Il racconto è diviso in 24 canti o libri.
In esso si narra il ritorno di Ulisse nella sua patria, l’isola di Itaca, dopo
la conquista e la distruzione della città di Troia.
Ulisse era il re delle isole di Itaca e
di Dulichio. Il suo nome greco è
Odisseo ed è l’eroe più celebrato
dell’antichità greca. Sposò Penelope
e da lei ebbe un figlio Telemaco.
Uomo forte, coraggioso, ma soprattutto
dotato di intelligenza e di ingegno:
grazie a lui e alla sua idea del
Cavallo di Troia, i greci vinsero sui Troiani.
Ulisse è il protagonista del poema
“L’Odissea” scritta probabilmente da Omero.
Si dice che Ulisse organizzò così la
presa della città: fece smontare
tutti gli accampamenti greci e
spostare le navi in una baia
riparata. Poi costruì con alcuni
compagni un enorme cavallo in
legno con l’apertura nel ventre
ben nascosta dove entrarono
i soldati più feroci. La mattina
dopo una sentinella troiana
si accorse della scomparsa dei
soldati greci e dell’apparizione
del cavallo. Quasi tutti pensarono
che fosse un omaggio a Poseidone
(Dio del mare) per aiutare le navi
nel viaggio di ritorno.
Così i Troiani
portarono il cavallo
dentro le mura della
città e festeggiarono
tutta la notte la fine
della guerra. Appena
si addormentarono,
però, dal cavallo
spuntarono i greci
che subito aprirono i
portoni ai loro
compagni per
procedere al
massacro dei nemici
addormentati.
Sposa di Ulisse, madre di Telemaco,
Penelope nella mitologia grecia è il
Simbolo dell’amore coniugale, infatti
nell’Odissea viene esaltata per la sua
fedeltà al marito che aspetta per
vent’anni. Il nome Penelope, che
significa “anatra”, le venne dato perché
si narra che fosse stata gettata in mare
su ordine del padre e poi salvata da uno
stormo di anatre selvatiche. Ulisse la
ottenne in sposa vincendo una gara di
corsa, che il padre della ragazza aveva
indetto per trovare un genero.
Penelope, convinta che il suo sposo non
fosse morto, lo aspettò resistendo alle
insistenti richieste dei Proci, i quali
desideravano che lei sposasse uno di loro.
Dopo aver rinviato con mille trucchi questa
decisione, la donna promette che avrebbe
svelato il nome del suo futuro sposo solo al
termine di un lavoro al telaio che stava
completando. Ma per allontanare sempre
di più questo momento, ella disfaceva di
notte ciò che tesseva di giorno.
Omero inventa nomi
nuovi per i luoghi dei
suoi racconti e per gli
storici non è stato
facile cercare di
individuare i veri luoghi
descritti nell’Odissea.
Comunque c’è un
certa concordia
riguardo a vari episodi
dell’Odissea che si
individuano tra
la costa sud-ovest
dell’Italia e la
Sardegna.
Lo Stretto di Messina, per le sue caratteristiche, è il luogo
ideale per domiciliare i mostri marini Scilla e Cariddi.
Il vulcano Etna
probabilmente è il luogo
descritto dove Ulisse
incontrò Polifemo, il
gigante con un occhio
solo, che divorò parte
dell’equipaggio di Ulisse.
Le Isole Eolie di Stromboli e Vulcano, a nord della Sicilia e sempre toccate
dal vento, possono essere l’ovvio domicilio del Dio Eolo, il Dio del vento.
Le bellissime falesie
di Capri avranno
ospitato le Sirene.
I Campi Flegrei, vicino
a Napoli sono una
zona vulcanica che
prococò numerose
vittime…dove altro
poteva scendere agli
Inferi il nostro eroe?
Il promontorio roccioso
del Circeo, a sud di
Roma, è l’unico in tutta
la costa a sud di Roma
ed è qui che si pensa che
la maga Circe facesse
i suoi incantesimi.
Il nostro eroe deve infine
essersi spinto fino in
Sardegna e qui ha
incontrato i Lestrigoni.
Gli ateniesi erano soliti fare un breve pasto alle prime luci dell’alba, questo
consisteva in un piccolo pane d’orzo o di grano intinto in un po’ di vino puro,
A cui veniva spesso aggiunti anche delle olive o dei fichi.
Verso mezzogiorno consumavano un pasto velocissimo, mentre alla sera vi era
il pasto principale della giornata. Consumavano molto orzo e grano, con i quali
facevano le “gallette” di orzo e il pane rotondo di frumento che consumavano
solo nei giorni di festa insieme a cipolle, olive, carne, frutta e dolci.
Le verdure erano rare tranne le fave e le lenticchie, con le quali facevano le
puree. I soldati mangiavano quasi esclusivamente formaggio, cipolle ed aglio.
La carne, tranne quella di maiale che veniva consumata in piccole
quantità dai poveri di città, era molto costosa. Solo i proprietari dei terreni
in campagna potevano mangiare grandi quantità di carne di maiale,
volatili, capretti, montoni e selvaggina varia. Gli Ateniesi residenti in città
riuscivano a nutrirsi anche con il pesce, essi erano ghiotti del pesce di
acqua dolce, delle anguille, dei tonni ed amavano molto i frutti di mare.
Come dessert mangiavano frutta secca o fresca, specialmente fichi e
noci. Il cibo prediletto era un famoso brodetto nero fatto con carne di
maiale, sangue, aceto e sale. I greci bevevano molta acqua, il latte di
capra e bevande di acqua e miele; il vino era una bevanda pregiata
riservata alle famiglie più ricche.
Scarica

Presentazione PowerPoint