L’AVVENTURA DELL’ALFABETO Un lavoro di Doriana Magliocca per l’insegnamento di Lingua e cultura greca classe IV sezione L Liceo Classico Statale “Dante Alighieri” di Latina Anno scolastico 2005-2006 Le prime forme dell’ “alfabeto” … • Nelle prime forme di scrittura, • • figurata, ogni “grafema” (= segno grafico) indicava un oggetto. Successivamente, si passò al tipo di scrittura ideografica, sistema in cui ogni “grafema” (= segno grafico) rappresentava anche un’idea. Infine, con il tipo di scrittura inventato dai Fenici, acrofonico, si arrivò a determinare dei segni che raffiguravano solamente un suono: quello della lettera iniziale della parola che definiva un dato oggetto. Il destino di Cadmo CHI E’ CADMO? IL MITO L’INTERPRETAZIONE Il mito e la sua interpretazione L’antefatto Una ragazza rapita sulla spiaggia Molto tempo fa, quando ancora non esisteva l’idea dell’Europa, un gruppo di fanciulle giocava sulla spiaggia, nella città fenicia di Tiro. La più bella fra esse venne subito notata da Zeus, che, per averla, scese dal cielo con le sembianze di toro. La ragazza non si spaventò dell’animale, anzi, gli salì in groppa e fu a quel punto che l’animale, correndo, la portò in una nuova terra, che, da lei, avrebbe preso il nome di Europa. Saputo del rapimento, il re Agenore mandò i suoi figli alla ricerca della sorella e, tra questi, Cadmo, che, dopo aver girovagato a lungo invano, decise di recarsi dall’oracolo di Delfi. Il viaggio Un mondo di segni Giunto dall’oracolo di Delfi, Cadmo ricevette delle indicazioni precise: avrebbe dovuto, innanzi tutto, cercare l’armento di Pelagon, “l’uomo nato dall’argilla”, e seguire una vacca marchiata sui due fianchi dal cerchio bianco della luna piena. La mucca si sarebbe allontanata e, poi sfinita, si sarebbe posata a terra, poggiando la sua testa cornuta sul terreno. A quel punto, egli sarebbe giunto a destinazione e avrebbe dovuto sacrificare la vacca a Pallade Atena. L’oracolo gli predisse, inoltre, che avrebbe fondato una città e sposato Armonia. “Una strana operazione” Cadmo segue la vacca, che ‘appoggia la testa cornuta sul terreno’ e, poi, si accinge a sacrificarla a Pallade Atena. Manda, quindi, alcuni dei suoi compagni alla fonte, per cercare l’acqua, ma questi non faranno più ritorno, poiché uccisi da un serpente, figlio di Ares, che protegge la fonte. Su ordine di Ares e conl’aiuto complice di Atena, Cadmo uccide a sua volta il serpente; ne cava i denti e li semina nel terreno. Di lì a poco, nascono, dai semi piantati, dei guerrieri, che Cadmo assale con delle pietre. Credendo di essere stati attaccati l’uno dall’altro, essi cominciano a eliminarsi a vicenda. Ne rimangono vivi solo cinque, che vengono chiamati Sparti, “i Seminati” Dalla concordia alla sventura La generazione di Cadmo 1/2 Liberato il terreno dal serpente e dagli Sparti, Cadmo, “Ordine del mondo”, fondò la città di Cadmea e sposò Armonia, “Colei che riunisce”, dalla quale ebbe numerosi figli. Tutti morirono senza discendenza, eccetto uno, Polidoro - o anche Pìnakos - che ebbe un figlio, Labdaco. La stirpe di Labdaco è maledetta dagli dei. Suo figlio Laio, infatti, si reca dall’oracolo di Delfi, il quale gli consiglia di non generare figli, poiché uno di loro lo ucciderà. Labdaco, però, non dà peso alle predizioni dell’oracolo e metterà al mondo Edipo. Questi ucciderà il Dalla concordia alla sventura La generazione di Cadmo 2/2 padre e, senza saperlo, sposerà la madre, Giocasta, dalla quale avrà dei figli, tra cui Eteocle e Polinice, che si uccideranno tra loro, proprio come gli Sparti. * C’è, però, anche un’altra versione del mito, in cui si dice che il figlio di Cadmo è Càdmilos, cioè Hermes, il dio messaggero degli dei. L’Oracolo di Delfi Delfi ospitava un oracolo della dea Gea. Secondo la leggenda, Apollo sconfisse il mostro Pitone, scacciando Gea dal santuario. I sacerdoti delfici svilupparono un elaborato rituale incentrato su una sacerdotessa, la Pizia, attraverso la quale giungevano agli uomini le parole di Apollo. All’oracolo, consultato da cittadini privati come da funzionari pubblici, si giungeva per la Via Sacra, lungo la quale sorgevano alcuni edifici contenenti le ricche offerte delle città-stato greche. Cadmo, il portatore di segni; l’alfabeto e l’Europa Cadmo è considerato il padre dell’alfabeto. Egli può percepire la realtà solo attraverso segni, mai direttamente. Il suo destino è, infatti, quello di “ritrovare Europa”, cioè di trasferire in Europa i segni dell’alfabeto inventati dai Fenici e di adattarli ai suoni greci, come è implicito nel suo nome. “Cadmo” è ricollegabile sia all’ebraico Qedem “oriente”, sia al greco kòsmos “ordine”, “distribuzione”, “universo”: l’alfabeto porta,dunque, ordine, nell’universo dei suoni, distinguendoli e assegnando a ciascuno un grafema definito. Cadmo deve cercare Pelagon (“l’uomo nato dall’argilla”), poiché, in quel periodo, per scrivere, erano usate le tavolette di argilla incerate. Deve individuare un animale, fra i molti dell’armento, perché l’alfabeto individua i singoli suoni, segmentando il continuo fonico. Deve seguire una vacca, poiché il primo segno dell’alfabeto fenicio è la stilizzazione della testa di un bovino: il suo nome aleph, in ebraico, significa “bue” ed è il disegno stilizzato della testa di un bue con le corna; ecco perché l’animale dovrà “appoggiare la testa cornuta sul terreno”, come precisa Euripide. La mucca deve avere un segno, perché, quando ancora non esisteva la scrittura, i primi segni furono, probabilmente, quelli che si facevano sul bestiame. Cadmo deve sacrificare la bestia che reca il segno primordiale ad Atena, il principio della paideìa, la (trasmissione della) cultura, come suggello del far giungere a conclusione il ciclo dell’analfabetismo. Dopo che Cadmo introdusse l’alfabeto in Europa, la cultura, che fino ad allora si trasmetteva oralmente, cominciò a propagarsi attraverso gli scritti. I “giardini di Adone” Che senso hanno gli Sparti I discendenti degli Sparti, celebrati come “Seme dell’elmo d’oro”, avevano tutti, racconta Aristotele, un segno di riconoscimento: una lancia sul corpo. Nel mondo di Cadmo, anche le entità più impensabili sono marchiate da segni. Platone, per far capire il suo punto di vista di interprete di un’opinione largamente diffusa ai suoi tempi, usa un’immagine molto eloquente. In occasione della festa di Adone, i Greci piantavano, in piccoli recipienti o in conchiglie, dei semi, che, collocati in ambiente non naturale, in piena estate, crescevano in solo otto giorni, creando ordinate e graziose composizioni, ma che restavano senza frutto e che morivano in fretta. Infecondi, come i segni dell’alfabeto; organizzati in una serie ordinata, ma privi di vita. Dal mito si potrebbe, quindi, dedurre che l’introduzione dell’alfabeto e la scrittura erano viste come un’invenzione inutile, un’operazione artificiale e sterile. Che cosa c’entra Ares Nel mito, l’impresa di Cadmo è presentata come un atto violento all’insegna di Ares: è taglio, divisione, sezione delle spire del serpente. Corrisponderebbe, forse, alla segmentazione dei suoni che uccide l’onda musicale dell’universo? Ma la stirpe di Labdaco è maledetta dagli dei … L’introduzione dell’alfabeto e la scrittura sono una colpa? Armonia era figlia dei due principi contrapposti: Ares (odio, guerra, divisione) e Afrodite (amore, concordia, unione). Non è forse vero che l’alfabeto congiunge realtà apparentemente inconciliabili come l’immagine visiva e quella acustica, la segmentazione dello scritto e la continuità fonica del parlato? Dei figli di Cadmo sopravvisse solo Polidoro, detto anche Pinakos, perché pìnax, in greco, indica la tavoletta su cui si scrive. Ma una tavoletta e le lettere da scriverci sopra erano, di fatto, ciò che Cadmo aveva dato alla Grecia. Labdaco, figlio di Pinakos, deriva il proprio nome dalla lettera lambda che segue la kappa, lettera iniziale del nome del nonno, Kadmos. Ma la stirpe di Labdaco è maladetta dagli dei. A Laio, suo figlio, il dio dell’oracolo di Delfi, consultato sulla sua futura discendenza, dirà di vedere in lui il seme degli Sparti, della divisione e della scissione. (Lasciando a Freud la rappresentazione di ciò che chiamerà “complesso edipico”,) nel mito, si potrebbe ravvisare un’ulteriore conferma della convinzione platonica, evidentemente ancora diffusa nel V secolo a. C.. La scrittura non aiuta, bensì indebolisce la memoria dell’uomo; il testo scritto si presta a interpretazioni errate: può tradire il suo autore, suo ‘padre’, come fa Edipo con Laio. * L’altra versione, in cui Hermes (dio messaggero) si dice che sia il figlio di Cadmo, vuole, forse, significare che lo scritto è padre della comunicazione. La carta d’identità IMPRESE AMORE MORTE LE IMPRESE L’AMORE LA MORTE