La rivoluzione industriale
in Inghilterra
Definizioni - 1
Serie di innovazioni convergenti
nell’agricoltura, nel commercio, nei trasporti e
soprattutto nell’industria, che agirono
cumulativamente in Inghilterra prima che
altrove.
P. Malanima, Economia preindustriale, Milano 2000
Definizioni - 2
La prima rivoluzione industriale fu insieme il
risultato di una rivoluzione demografica, di una
rivoluzione agraria, di una rivoluzione
commerciale e di una rivoluzione nei trasporti.
Phillis Deane, La prima rivoluzione industriale, Bologna 1973
Definizioni - 3
La rivoluzione industriale fu
figlia di una lunga serie di
cambiamenti intervenuti
nell’economia e nella società
europea a partire dai secoli
centrali del Medioevo: lenti
progressi nell’agricoltura, più
rapidi cambiamenti
nell’industria, allargamento
delle relazioni commerciali
all’interno e fuori del
continente, attenzione
crescente al problema delle
soluzioni tecniche nelle
attività economiche.
P. Malanima, cit.
Perché in Inghilterra?
• Vi si determinano condizioni favorevoli:
 capitali (da agricoltura, commerci e credito);
 materie prime sul territorio (carbone, ferro)
o disponibili nelle colonie (cotone);
 manodopera (in seguito alla crescita
demografica e alle recinzioni);
 mercato (madrepatria e colonie) in
espansione;
 spirito imprenditoriale;
 assenza di ostacoli da parte dello stato.
inoltre le condizioni
climatiche e
geomorfologiche del paese
sono particolarmente
favorevoli:
• paese pianeggiante;
• clima temperato e
abbondanza di
acque;
• ricco di carbone e
di altre materie
prime strategiche,
ferro, piombo e
rame;
• risorse localizzate
in prossimità di
porti o fiumi  il
trasporto è
economico
I fattori determinanti
Crescita demografica;
Rivoluzione agricola;
Sviluppo del commercio e degli
investimenti;
Crescita scientifica e tecnica.
1-Crescita demografica
• Nel corso del ’700 la popolazione
mondiale cresce da 500 a 900 milioni,
quella europea da 120 a 190.
• In Inghilterra, prima il calo della
mortalità e poi l’aumento della natalità
determinarono una crescita ininterrotta
della popolazione (9 mln alla fine del
settecento) senza che si verificasse una
crisi di sovrappopolazione, poiché…
2-Rivoluzione agricola
…lo sviluppo agricolo fu quantitativamente
proporzionato allo sviluppo demografico.
L’incremento della produttività agricola fu
dovuto NON all’espansione delle terre coltivate
ma all’investimento di capitali e nuovi progetti:
 enclosures, che permisero la privatizzazione
delle terre e la sperimentazione di nuove
tecniche (rotazione, fertilità del terreno,
allevamento in stalla);
scomparsa della piccola proprietà;
sviluppo del bracciantato;
fenomeno dell’inurbamento da parte della
manodopera in eccesso nelle campagne;
anticipo dell’età del matrimonio e aumento
del numero dei figli da usare come risorsa
nelle famiglie contadine.
Densità di popolazione nelle
principali città inglesi
Città
Londra
Manchester
Liverpool
Birmingham
Bristol
Leeds
Sheffield
Popolazione
1600
1750
200.000
575.000
1500
14.000
8.000
22.000
2500
24.000
12.000
50.000
16.000
-
1800
948.000
84.000
83.000
71.000
64.000
53.000
46.000
3-Sviluppo del commercio
e degli investimenti
La legislazione protezionista emanata nel ‘600 (in
funzione antiolandese) aveva stimolato il trasporto
marittimo inglese: tutto il commercio della GB
avveniva su naviglio nazionale.
Inoltre, le merci importate dalle colonie (sia indiane
che americane) erano riesportate in Europa: caffè,
cotone, zucchero, schiavi contribuirono ad
aumentare il denaro circolante in Inghilterra che
veniva reinvestito
- nell’agricoltura e
- nello sviluppo manifatturiero e nel miglioramento
dei trasporti.
4-Crescita scientifica
e tecnica
L’esclusione dei protestanti dissidenti dalle
cariche pubbliche, fece sì che tutte queste
persone, colte, istruite, attive e convinte di
dovere fare fruttare i talenti divini, riversassero
le proprie energie nell’iniziativa privata:
furono investiti capitali e intrapresi studi di
vario tipo:
 miglioramento delle tecniche agricole
 tecniche di estrazione mineraria
 metallurgia
 sfruttamento dell’energia.
Così, nei decenni che precedettero il vero e
proprio decollo industriale, si susseguirono i
brevetti e le innovazioni tecniche che
permisero lo sviluppo dell’industria.
La nascita dell’industria
• Alla fine del XVIII secolo in Inghilterra si
avvia una trasformazione nella
produzione industriale:
 si inventano e si impiegano macchine e
nuove fonti di energia;
 si concentra la produzione in fabbriche
di grandi dimensioni;
 si produce con qualità uniforme e a
basso costo.
Innovazioni tecniche
• Si concentrano soprattutto nel settore
tessile, le cui due operazioni
fondamentali sono:
Filatura (trasformazione delle fibre
naturali in filo);
Tessitura (trasformazione del filo in
tessuto)
Esportazione di manufatti di cotone
(in migliaia di Sterline)
8000
7050
7000
6000
5000
4000
3000
1875
2000
1000
0
23
1701
46
1751
335
1780
1791
1801
Produzione di ferro greggio
(in migliaia di tonnellate)
244
250
200
150
109
100
61
50
17
0
1720
17
1740
1788
1796
1806
L’altro grande fattore di sviluppo fu l’energia.
Vento, acqua, animali e uomini erano stati per
secoli la forza motrice utilizzata nel lavoro: dopo
l’invenzione della macchina a vapore (James
watt, 1769), il carbon fossile e il carbon coke
divennero le materie prime più richieste, di cui
peraltro l’Inghilterra è ricca.
Quindi, si poterono raggruppare filatoi e telai
meccanici non più vicino alle correnti d’acqua,
ma dove era più conveniente (miniere di
carbone, porti, ferrovie). Non dipendendo più
dalle vicende naturali, la produzione poteva
essere programmata con più precisione.
Il processo tecnico-scientifico, su cui si basa il funzionamento della macchina, parte dalla
caldaia dove l'acqua passa dallo stato liquido allo stato aeriforme, cioè evapora. La forza del
vapore acqueo caldo, che si espande, agisce sul pistone che a sua volta, con la sua corsa,
favorisce la fuoriuscita del vapore, che ha ceduto energia nella precedente corsa, verso il
condensatore. L'acqua che esce dal condensatore, dopo essersi ritrasformata ritornando allo
stato liquido, viene inviata nuovamente in caldaia tramite pompe che ricevono il movimento dal
bilanciere. Il pistone del cilindro principale, che si muove di moto traslatorio, è collegato ad un
sistema di trasmissione che trasferisce il movimento al volano, trasformandolo in moto
rotatorio. Il moto poi, tramite un sistema di pulegge e cinghie, viene trasmesso alle macchine
operatrici.
Il sistema di fabbrica
Prima della rivoluzione industriale, la manifattura si fondava sulla
lavorazione a domicilio (putting-out system): un mercante-imprenditore
portava la materia prima a decine di lavoranti che producevano la
manifattura a casa propria e passava poi a ritirare il prodotto finito.
Questo sistema permetteva ai contadini di sfruttare i periodi morti in
campagna e impiegava nel lavoro donne e bambini, poco adatti al duro
lavoro dei campi. L’imprenditore imponeva il prezzo e poteva vendere
in città a prezzi concorrenziali.
Concentrando le macchine a vapore e i filatoi in grandi
capannoni, la produzione divenne più veloce, il lavoro più
semplice e ripetitivo, le spese minori:
il lavoro di fabbrica non richiede particolari conoscenze,
si può affidare a persone molto giovani che si
accontentano di un salario molto basso.
Conseguenze sociali
 I lavoratori a domicilio rimasero senza lavoro;
 La legislazione che tutelava i lavoratori e i mestieri
regolamentando l’apprendistato venne abolita: le
condizioni di lavoro, all’insegna dello sfruttamento,
divennero inumane;
 Intorno alle fabbriche si crearono aggregati abitativi di
baracche, caratterizzati da scarsa igiene, promiscuità,
degrado, prostituzione;
 Nacquero dal nulla nuove città: Manchester, Liverpool;
la stessa Londra si riempì di immigrati, per cui le
condizioni igieniche e dell’ordine pubblico subirono un
degrado spaventoso. Furto, prostituzione e alcolismo
divennero una vera e propria emergenza sociale…
Gustave Doré, Veduta di Londra dalla ferrovia (1872)
 Andamento dei salari: pur superiori a quelli rurali, i
salari operai rimasero fermi fino ai primi decenni
dell’800. Il potere d’acquisto della working class tende,
dunque, a scendere;
 Condizioni di vita durissime nelle fabbriche: giornata di
12-14 ore lavorative, lavoro monotono e ripetitivo,
incertezza del posto di lavoro, disciplina ferrea,
esposizione alle periodiche crisi economiche;
 Legge Speenhamland sulla tutela dei salariati in
condizioni disagiate: la tassa sui poveri veniva estesa
anche agli operai più poveri;
 Diffusione e sfruttamento del lavoro minorile e
femminile;
 Mancata pianificazione urbanistica delle città industriali;
 Prime rivolte e associazioni operaie (il luddismo).
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