Liceo classico “V. Gioberti” di Torino Anno scolastico 2004/2005 “L’educazione deve fare in modo che a un sistema caratterizzato dall’egocentrismo e dal disimpegno sociale si sostituisca un consapevole e meditato impegno verso la società; (…) occorre (…) far sì che la coscienza dell’individuo si spinga oltre l’orizzonte limitato dei diritti e privilegi privati fino a includere i doveri e le responsabilità della vita collettiva.” (Tsunesaburo Makiguchi) “Diritti dell’uomo, democrazia e pace sono tre momenti necessari dello stesso movimento storico: senza diritti dell’uomo riconosciuti o protetti non c’è democrazia; senza democrazia non ci sono le condizioni minime per la soluzione pacifica dei conflitti. Con altre parole, la democrazia è la società dei cittadini, e i sudditi diventano cittadini quando vengono loro riconosciuti alcuni diritti fondamentali; ci sarà pace stabile, una pace che non ha la guerra come alternativa, solo quando vi saranno cittadini non più di questo o quello stato, ma del mondo.” (Norberto Bobbio) DATI DEI QUESTIONARI SU • Guerra e pace, globalizzazione, diritti umani • Pena di morte GRUPPI DI LAVORO - MATERIALE • • • • Povertà sviluppo - sostenibile Diritti dei bambini Globalizzazione Protagonisti Quello che segue è il risultato di un’indagine svolta in alcune classi del Liceo sui temi “guerra e pace”, “globalizzazione”, “diritti umani”. Il campione analizzato ancora limitato, ma già significativo, sarà ampliato con l’estensione dell’iniziativa ad altri studenti della scuola. QUESTIONARIO SU GUERRA, PACE, GLOBALIZZAZIONE… ( SU UN CAMPIONE DI 48 STUDENTI ) Guerra e pace La guerra può essere finalizzata al progresso? 50 si no 0 1 Se si quale tipo di progresso? progresso TECNICO 1 progresso MORALE 0,5 progresso SOCIALE 0 1 altro tipo di progresso Riflettendo sulla teoria della "guerra giusta" 40 30 20 10 ) la guerra giusta non può esistere, in quanto qualsiasi tipo di conflitto non può in nessun caso essere giustificato si poteva parlare di guerra giusta in passato, ora, date le dimensioni dei conflitti, nessuna guerra può più essere ritenuta tale esiste la guerra giusta, come conflitto per una giusta causa 0 1 Astenuti Sarebbe possibile eliminare la guerra dalle relazioni internazionali? 40 si 20 no 0 1 La non violenza La non-violenza una valida risposta contro la guerra? 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 1 non saprei, credo che la non-violenza si sia dimostrata più come una filosofia che come un mezzo efficace per la risoluzione dei conflitti. no, perché l'avversario potrebbe interpretare una reazione nonviolenta come la manifestazione di debolezza e paura sì, perché inibisce una risposta violenta dell'avversario Gli obiettori di coscienza una testimonianza reale verso la conquista della vera pace? 60 40 20 0 si no 1 Quali spiegazioni all'aumento della violenza contro se stessi? 20 assenza di guerre guerreggiate 15 10 eccessivo benessere protagonismo 5 0 1 altro Quale ruolo attribuisci all'aggressività nel determ inare la guerra? 40 30 20 10 0 1 agisce sul singolo, matura alcuni comportamenti ma è ininfluente nelle dinamiche sociali e politiche la guerra dipende essenzialmente da un modo di essere dell'uomo, la cui aggressività non può essere totalmente inibita le uniche ragioni alla base dei conflitti odierni sono economiche e di prestigio Guerra e tecnologia Cosa pensi circa un eventuale utilizzo delle armi nucleari come avvenne nel 1945? 30 l'eventualità è remota 25 non è possibile, perché vigono in questo ambito trattati internazionali 20 è possibile, perché è già accaduto 15 queste armi sono sempre una minaccia perché potrebbero cadere in mano a dittatori o criminali è possibile perché l'arma atomica non è più esclusivamente detenuta dalle potenze dell'Occidente altro 10 5 0 1 Quali, secondo te, i motivi dell'utilizzo della bomba atomica in Giappone? 25 20 gli USA dovevano limitare le perdite e quindi porre fine alla guerra il più in fretta possibile gli USA avevano la necessità di impressionare il nemico sovietico, che si stava facendo largo in Asia 15 10 5 0 1 i creatori della bomba atomica avevano dato così tanta importanza al progetto che sarebbe servita una verifica, durante il conflitto, delle potenzialità dell'ordigno altro La t e c nol ogi a ha i nf l ue nz a t o rapporti interpersonali (comunicazioni quotidiane fra persone) 200 lavoro 1 80 1 60 sistema scolastico (utilizzo di nuove apparecchiature nei laboratori, nuovi materiali illustrativi) campo militare 1 40 1 20 1 00 80 scienza 60 40 arte 20 0 1 economia L'uom o, sfruttando la tecnologia, ha m odificato irreparabilm ente il rapporto con il m ondo? 40 30 20 10 0 1 no, perché comunque cerca di "limitare i danni" introducendo dei rimedi alle proprie azioni si, perché la sua azione egoistica non tiene conto del rapporto con l'ambiente no, perché per ottenere dei risultati è necessario sacrificare qualcosa L'uomo oggi dipende totalmente dalla tecnologia? sì, assolutamente 30 25 20 no, perché essa è un prodotto dell'uomo asservita ai suoi bisogni, e non viceversa 15 10 5 no, però l'uomo ci fa troppo affidamento 0 1 Situazione odierna internazionale. Come giudichi i rapporti fra le potenze protagoniste dello scenario internazionale 30 25 20 15 10 5 0 predominio assoluto USA in campo economico - militare Gli USA prevalgono ma Russia ha armi nucleari sufficienti per esercitare una eventuale minaccia Stanno emergendo nuove potenze che potranno opporsi al predominio militare ed economico USA 1 altro Globalizzazione Nei confronti della tendenza alla globalizzazione 30 25 20 15 10 5 0 sono assolutamente indifferente sono favorevole, perché penso possa comportare conseguenze positive 1 sono contrario, perché penso che comporti effetti negativi di cui non ci si rende conto attualmente Quali le conseguenze della globalizzazione 40 35 30 25 20 15 10 5 0 produrre un'omologazione culturale (occidentalizzazione) del mondo spingere ad una maggiore integrazione tra le culture, dove ciascuna è libera di esprimersi nelle sue caratteristiche peculiari 1 spingere verso una maggiore consapevolezza dei diversi gruppi umani e una divisione del mondo in aree differenti e ostili tra loro La globalizzazione coinvolge 25 20 paesi più poveri che vengono sfruttati dai più ricchi in un mercato globale del lavoro tutti i paesi del mondo, producendo un impoverimento generalizzato ma favorendo le classi egemoni sia di paesi poveri, sia di paesi ricchi i paesi in via di sviluppo che sono più flessibili e più disponibili ad investire nel campo dell'istruzione 15 10 5 0 1 tutti i paesi del mondo producendo un arricchimento generalizzato Diritti umani Al giorno d'oggi i diritti umani sono ancora violati. Perhè? 150 100 50 inesistenza di una giurisdizione internazionale che riesca ad imporsi su quelle nazionali insensibilità nei confronti del problema a causa di una scarsa informazione indiscutibile e ormai stabile contrasto tra i "ricchi" e i "poveri" del mondo impossibilità di domare l'aggressività innata dell'uomo e la sua indole egoistica impossibilità di contrastare lo scoppio delle guerra ormai troppo frequenti azione ancora troppo limitata del volontariato progresso, scienza e tecnologia, che offuscano l'orizzonte morale 0 altro 1 Ritieni che i diritti fondamentali dell'uomo siano 16 pochi e immutabili nel tempo 14 12 molti, tutti quelli riconosciuti dagli Stati con ordinamento democratico; essi dovrebbero essere estesi a tutti gli Stati 10 8 del tutto soggettivi legati a 1) tempo; 2) cultura di un popolo; 3) religione ; 4) storia di un popolo" 6 molti, e sono destinati ad aumentare con l'evoluzione della società 4 2 0 1 Quello che segue è il risultato di un’indagine svolta in alcune classi del Liceo sul tema della pena di morte. Il campione analizzato ancora limitato, ma già significativo, potrà essere ampliato con l’estensione dell’iniziativa ad altri studenti della scuola. QUESTIONARIO SULLA PENA DI MORTE ( SU UN CAMPIONE DI 120 STUDENTI ) FAVOREVOLI - CONTRARI - IN CASI ESTREMI 70 60 50 40 30 20 10 0 Serie1 1 1 SI 2 2 NO 3 3 3 IN CASI ESTREMI FAVOREVOLI PERCHE' 50 40 30 Serie1 20 10 0 1 2 3 4 5 1 Solo la pena di morte può vendicare la gravità del crimine commesso 3 Solo la paura della pena di morte può scoraggiare i possibili criminali 6 7 8 9 5 Mantenere dei criminali per tutta la vita è solo un peso per la società 7 Se un criminale viene rimesso in libertà può uccidere di nuovo 9 Alro CONTRARI PERCHE' 60 50 40 30 Serie1 20 10 0 1 2 3 4 5 1 Non è la pena di morte che può fermare chi è deciso a compiere crimini 3 Non si può riscchiare di condannare a morte un innocente 5 Il rimorso per il crimine commesso può essere pegggiore della pena di morte 6 7 8 9 10 7 Anche il peggior criminale può pentirsi e cambiare 9 L'uomo non deve mai, per nessuna ragione uccidere un suo simile Applicazione della pena di morte per a) reati contro la persona: 60 50 40 30 Serie1 20 10 0 1 2 3 4 5 6 7 8 1 Omicidio: sempre 2 Omicidio premeditato 3 Omicidio di minori 4 Omicidio per legittima difesa 5 Omicidio dopo abuso sessuale su minori 6 su adulti 7 Altro 9 10 11 12 8 Pedofilia 9 Stupro 10 Rapimenti 11 Droga: spaccio 12 consumo di sostanze stupefacenti Applicazione della pena di morte per REATI CONTRO ISTITUZIONI PUBBLICHE E/O RELIGIOSE 60 50 40 30 Serie1 20 10 0 1 2 3 1 Omicidio o ferimento leader politico 2 Strage 3 Tradimento in caso di guerra 4 5 6 4 Reato d'opinione 5 Terrorismo 6 Altro Quali tipi di esecuzioni conosci? QUALI TIPI DI ESECUZIONE CONOSCI? 120 crocifissione 100 impiccagione ghigliottina 80 decapitazione 60 lapidazione iniezione letale 40 fucilazione sedia elettrica 20 camera a gas 0 1 Quali sono secondo te ancora in uso 100 50 0 1 sedia elettrica iniezione letale lapidazione impiccagione fucilazione In caso di condanna a morte quale tipo di escuzione ritieni più opportuna ? 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 iniezione letale fucilazione sedia elettrica altro 1 Perché? 60 50 40 Serie1 30 Serie2 20 Serie3 10 0 1 1. Rapidità/riduzione della sofferenza 2. Espiazione della colpa 3. Altro La pena di morte nel diritto internazionale Al contrario della tortura la pena di morte non è, ancora, vietata dalle norme internazionali. La Dichiarazione Universale (10 dicembre 1948) garantisce il diritto alla vita e vieta tortura e pene crudeli, ma non vieta espressamente la pena di morte. Art.3 Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Art.5 Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudeli, inumane o degradanti. Ci fu un tentativo da parte dell’Unione Sovietica (abolizionista fra il 1947 ed il 1950) di inserire nella Dichiarazione l’obbligo dell’abolizione in tempo di pace. La richiesta trovò l’opposizione dei paesi mantenitori, ma anche di quelli che, come il Venezuela, erano già allora abolizionisti totali e non volevano che la Dichiarazione legalizzasse la pena capitale in tempo di guerra. In ogni caso la Dichiarazione non approva in alcun modo la pena di morte. In nessuno dei lavori preparatori della Dichiarazione Universale troverete una sola parola spesa in favore della pena capitale. La pena di morte era vista come un male necessario, la cui esistenza non poteva essere giustificata né scientificamente né filosoficamente. L’inevitabile conclusione è che l’Articolo 3 della Dichiarazione Universale è in prospettiva abolizionista. Sette ragioni per cui la guerra non è più giustificabile (l’opinione di Giuliano Pontara) La guerra è diventato un massacro di massa su scala industriale; essa comporta con certezza, stragi e inflizioni di sofferenze immani. La guerra comporta con certezza gravi e vaste violazioni, collaterali o meno, di diritti fondamentali di innocenti – presenti e futuri. Ante eventum, è sempre incerto se l’impiego massiccio della violenza armata effettivamente conduca alla tutela di tutti quei diritti che con essa si vogliono (eventualmente) tutelare. Vi è un’alta probabilità che che nel corso di qualsiasi guerra s’inneschino processi di de-umanizzazione, brutalizzazione, deresponsabilizzazione, i quali, man mano che la guerra procede, inducono ad accettare forme sempre più massicce, distruttive e indiscriminate di violenza. Alla guerra è sempre più connessa una tendenza alla militarizzazione della società che pone sempre più a rischio il buon funzionamento, o addirittura l’esistenza di quelle istituzioni democratiche, di quei controlli dal basso, che parrebbero necessari per una tutela effettiva dei diritti umani fondamentali. Vi è il rischio che ogni guerra contribuisca ulteriormente al processo di escalation e di globalizzazione della violenza armata: quel processo che nel corso di millenni ha visto gli uomini passare da conflitti violenti locali, combattuti con armi rudimentali, di portata distruttiva molto limitata, alle due guerre mondiali del secolo scorso, e quelle che, sulla loro scia, ne sono seguite. E vi è il rischio, associato con il processo di escalation e globalizzazione della violenza, che si verifichi una guerra catastrofica per l’intero genere umano. (…) L’entità di questo rischio è difficile da stabilire, ma sappiamo che nell’era della proliferazione delle armi nucleari, biologiche e chimiche esso è maggiore di zero: il che significa che, pur assumendo che tale rischio sia molto basso - ma non lo sappiamo -, la enorme violazione di diritti fondamentali, connesse all’eventualità di questa guerra, oggi è molto alta. GIULIANO PONTARA nasce a Clès, in provincia di Trento, il 7 settembre 1932. Alla fine del 1952 parte per la Svezia, dove tra il 1953 e il 1956 studia per proprio conto, facendo i più diversi lavori. Nel 1956 sostiene, in qualità di privatista, l'esame di maturità classica presso il liceo "Prati" di Trento. Tra il 1957 e il 1962 studia contemporaneamente filosofia presso le Università di Roma, e di Stoccolma e nel 1961-62 anche negli Stati Uniti. Nel 1963 si laurea in filosofia presso l'Università di Stoccolma e comincia ad insegnare Filosofia pratica. Nel 1971 consegue il Ph D svedese con un saggio dal titolo Does The End Justify The Means che in edizione radicalmente riveduta e ampliata uscirà qualche anno dopo in italiano con il titolo Se il fine giustifichi i mezzi, con prefazione di Norberto Bobbio. Nel 1975 vince il concorso per professore associato in Filosofia pratica, indetto dall'Università di Stoccolma presso la quale tuttora insegna. Negli ultimi dieci anni Pontara ha anche insegnato come professore a contratto in varie università italiane. È uno dei fondatori della International University of Peoples' Institutions for Peace (IUPIP) ed attualmente è presidente del suo Comitato scientifico. È membro del Tribunale permanente dei popoli, fondato da Lelio Basso. OPERE Tra i suoi libri in italiano, figurano: Filosofia pratica, Il Saggiatore, Milano, 1988; Antigone o Creonte. Etica e politica nell'era atomica, Editori Riuniti, Roma, 1990; Etica e generazioni future, Laterza, Bari, 1995; La personalità nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 1996; Guerre, disobbedienza civile nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 1996; Giustizia e felicità. Breviario di etica utilitaristica, Il Saggiatore, Milano. Per Einaudi ha curato il volume: GANDHI, Teoria e pratica della nonviolenza, Torino, 1996. Oltre che in italiano ha pubblicazioni in inglese e svedese ed alcuni dei suoi lavori sono tradotti in spagnolo e francese. PENSIERO Nell'ambito della disciplina che coltiva, Pontara si è occupato soprattutto di prolemi di etica teorica, di metaetica e di filosofia politica. È stato uno dei primi a introdurre in Italia la Peace Research e la conoscenza sistematica del pensiero etico-politico del Mahatma Gandhi. Le cifre della fame nel mondo (dati FAO tratti da “Cibo, lo spreco quotidiano” su La Repubblica del 16 Aprile 2005) 852 milioni Le persone sottoalimentate nel mondo 18 milioni Il numero delle persone in più che soffrono la fame nel mondo rispetto agli anni ‘90 5 milioni I bambini che ogni anno muoiono per cause legati alla fame 24 mila Le persone che muoiono ogni giorno per fame 35 mila Le vittime dieci anni fa La Globalizzazione e i suoi oppositori Chi denigra la globalizzazione troppo spesso ne sottovaluta i vantaggi , ma i suoi fautori sono stati se possibile, ancora meno imparziali. Per loro la globalizzazione (associata tipicamente all’accettazione del capitalismo trionfante , sul modello americano) è progresso; i paesi in via di sviluppo devono accettarla se vogliono crescere e combattere la povertà in maniera efficace . Ma per molti la globalizzazione non ha portato i vantaggi economici sperati. Un divario progressivamente più accentuato tra ricchi e poveri ha ridotto in miseria un numero sempre maggiore di persone del Terzo mondo costrette a sopravvivere con meno di un dollaro al giorno. Malgrado le reiterate promesse di ridurre la povertà fatte negli ultimi dieci anni del XX secolo, il numero effettivo di persone che vivono in povertà è invece aumentato di quasi cento milioni mentre, allo stesso tempo, il reddito mondiale è cresciuto in media del 2,5 per cento annuo. Nel 1990, due miliardi e 718 milioni di persone vivevano con meno di due dollari al giorno. Nel 1998, il numero di poveri costretti a vivere con meno di due dollari al giorno era stato stimato in due miliardi e 801 milioni ( Global economic prospect and developing countries 2000,World Bank, Washington D. C. 2000 p. 29) Dal testo “ No Logo” di Naomi Klein Ed. Baldini e& Castoldi” 2001 pp. 171 e seg. Capitolo 6 : “La Fabbrica Rinnegata” il disprezzo della produzione nell’era dei supermarchi” I diritti dell’infanzia "I bambini nascono con i diritti e le libertà propri di ogni essere umano". 1924. Dichiarazione dei diritti dei bambini: Il bambino ha diritto a uno sviluppo fisico e mentale, ad essere nutrito, curato, riportato ad una vita normale se demoralizzato, accudito ed aiutato se orfano. 1959. Nuova Dichiarazione dei Diritti dei Bambini: diritti ad un sano sviluppo fisico, a non subire discriminazioni, ad avere un nome, una nazionalità, assistenza e protezione dello stato di appartenenza, diritto all'educazione e a cure particolari nel caso di handicap mentale o fisico. 1989. Viene firmata una Convenzione che sancisce i diritti dei bambini, che rappresenta un vero e proprio vincolo giuridico per gli stati che ne fanno parte. 2002. Entra in vigore il Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti dei fanciullo sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati.Dopo tre anni, mezzo milione di minori continua ad essere impiegato in eserciti regolari e gruppi armati di opposizione di oltre cento ottanta paesi. Bambini soldato Motivazioni: la guerra e la lunga serie di lotte civili mosse dalla sete di risorse naturali provocate daI ruolo delle multinazionali occidentali. La guerra origina famiglie separate, orfani, fanciulli rifugiati per i quali l'esercito finisce con il rappresentare un sostituto della famiglia. In questo modo i bambini diventano facile. preda di chi ha bisogno di forza bellica per portare avanti le guerriglie. Spesso per i minori rimasti soli, l'unica alternativa alla fame e alla morte è l'esercito. Infatti un kalashnikov dà cibo, vestiti, e una soluzione alla miseria. Dopo aver perso famiglia e amici sono animati da un sentimento di odio e dalla volontà di vendicare la perdita di tutto ciò che era importante nella loro vita. Per questo motivo combattenti giovanissimi si sono già resi responsabili di torture, mutilazioni ed omicidi di adulti e coetanei, guadagnandosi il diritto sul campo di battaglia di commettere ed ordinare altre simili atrocità. Inoltre i bambini si fanno condizionare più facilmente degli adulti e affrontano il pericolo con incoscienza. come e quanti… Trecentomila è il numero dei minori stimati coinvolti. In questi ultimi anni il fenomeno dei bambini soldato è aumentato nettamente poiché è cambiata la natura della guerra, che si riflette non più prevalentemente sugli eserciti, ma sulla popolazione civile. L'addestramento alla violenza consiste nel terrorizzare i ragazzi, preparandoli ad uccidere e facendoli assistere a torture ed esecuzioni dei genitori. Narcotizzati, credono di essere invulnerabili agli spari e alle pallottole. conseguenze Oltre ai danni fisici, gli effetti più evidenti di questa pratica sono le denutrizioni, la tossicodipendenza, le malattie e pesanti disturbi psicologici. Uno degli altri aspetti negativi per questi ragazzi è il difficilissimo reinserimento nella società e nella famiglia che spesso li rifiuta in quanto fautori di terrori e atrocità. I bambini soldato inoltre rappresentano un pericolo anche per la popolazione civile, poiché in situazioni di terrore sono meno capaci di autocontrollarsi degli adulti. Le ragazze invece, dopo essere state nell'esercito, non riescono a sposarsi e finiscono col prostituirsi. I bambini sono il futuro di un popolo e addestrarli alla guerra significa creare una situazione che non pone i presupposti per un futuro migliore. Questi e tanti altri... Gandhi Mohandas Karamchand Gandhi (1869 – 1948) detto Mahatma (“grande anima”), laureato in legge in Inghilterra, dopo aver lavorato come avvocato in Sudafrica – dove era stato vittima della discriminazione razziale – tornato in India nel 1915 impostò una lotta politica per l’indipendenza del suo paese incentrata sulla dottrina della non violenza. Con una serie di campagne di disobbedienza civile e di boicottaggio alle istituzioni inglesi, Gandhi ottenne i primi grandi successi. Tra il 1941 e il 1942 promosse un movimento di resistenza non violenta alla guerra e agli inglesi. Alla fine della guerra si avviarono le trattative che portarono, il 15 agosto del 1947, alla nascita dell’Unione Indiana a maggioranza indù e del Pakistan musulmano. Con la nascita dei due Stati, tuttavia, i conflitti fra indù e musulmani non cessarono. Violenze e massacri si susseguirono provocando un altissimo numero di vittime. Lo stesso Ganghi fu vittima di quel clima di odio: il 30 gennaio 1948, fu assassinato da un fanatico indù. All’indomani della sua morte, il Primo Ministro indiano Jawaharlal Nehru pronunciò queste parole: “Amici e compagni, la luce è uscita dalle nostre vite, e l’oscurità regna ovunque. E io non so bene cosa dirvi e come dirlo: Bapu, come lo chiamavamo, il Padre della Nazione, non è più fra noi. Forse sbaglio a dire questo, ma comunque non lo vedremo più come lo abbiamo visto per tutti questi anni. Non correremo più da lui in cerca di consigli e non cercheremo il suo conforto. E questo è un terribile colpo, non solo per me ma per milioni e milioni di persone in questo paese. Ed è un po’ difficile addolcire il colpo con qualsiasi consiglio che io o chiunque altro può darvi. La luce se ne è andata ho detto, ma allo stesso tempo avevo torto perché la luce che splendeva in questo paese non era una luce normale. La luce che ha illuminato questo paese per così tanti anni illuminerà questo paese per molti più anni, e mille anni più tardi quella luce sarà ancora visibile, e il mondo la vedrà, ed essa darà conforto a innumerevoli cuori, perché quella luce rappresenta qualcosa che va al di là dell’immediato presente. Essa rappresenterà la verità vivente e l’eterna umanità, che è l’eterna luce che ci ricorda della retta via distogliendoci dall’errore, portando questo antico paese alla libertà”. Martin Luther King “Io ho un sogno. Io sogno che un giorno la nazione sorgerà per vivere il vero significato del suo credo, che tutti gli uomini sono stati creati uguali. Sogno che un giorno sulle rosse colline della Georgia figli di antichi schiavi e figli di antichi schiavisti potranno sedere insieme alla tavola della fratellanza (...) Sogno che un giorno i miei quattro figli vivranno in una nazione dove non saranno giudicati per il colore della pelle, ma solo per le loro qualità.” Queste parole hanno fatto il giro del mondo. Esse sono diventate da sole il simbolo della lotta contro la discriminazione razziale oltre che un monito contro ogni altro tipo di discriminazione. Queste parole furono pronunciate dal reverendo Martin Luther King, nel 1963 a Washington, di fronte a 250.000 persone che partecipavano a un'imponente marcia non violenta per i diritti civili e l'integrazione razziale. Martin Luther King aveva allora 34 anni, era laureato in filosofia e teologia ed era il presidente della più influente organizzazione nera per i diritti civili: la Southern Christian Leadership Conference, da lui fondata nel 1956. La sua battaglia per i diritti civili aveva attirato una quantità sempre maggiore di proseliti. Il suo messaggio e il suo programma politico erano inconfondibili: lotta alla discriminazione e al regime segregazionista attraverso una rigorosa e coerente applicazione del metodo non violento teorizzato da Gandhi. Nel dicembre del 1955 dopo l’arresto di Rose Parks, King aveva spinto la comunità nera a boicottaggio degli autobus. Era seguita la dichiarazione della Corte Suprema degli Stati Uniti di incostituzionalità della legge sulla segregazione. Fu un'enorme vittoria. Seguirono la grandiosa manifestazione del '63 col suo celebre discorso, l’ assegnazione del premio Nobel per la pace nel 1964 e successivamente il papa Paolo VI lo ricevette in Vaticano. Nell'aprile del '68 Martin Luther King era a Menphis in Tennessee per partecipare ad una marcia a favore degli spazzini della città. Mentre, sulla veranda dell'albergo, s'intratteneva a parlare con i suoi collaboratori, dalla casa di fronte vennero sparati alcuni colpi di fucile: Martin L. King cadde riverso sulla ringhiera, pochi minuti dopo era morto. Erano le ore diciannove del quattro aprile: un grande leader pagava con la vita il suo impegno per la pace e la giustizia. M.S. SWAMINATHAN LA RIVOLUZIONE SEMPREVERDE Monkomba S. Swaminathan, che ha oggi 78 anni è presidente della Pugwasch Conferences on science and Wold Affaire. Egli è noto per essere il padre della “Rivoluzione Sempreverde” e per aver sconfitto la carestia in Asia negli anni ’60 grazie allo sviluppo di semi ad alto rendimento Dopo aver conseguito il dottorato in genetica all’università di Cambridge, Swaminathan divenne direttore dell’Istituto Ricerche Agrarie dell’India. Nel 1988 creò la MSSRF, Fondazione di ricerca allo scopo di raggiungere una “rivoluzione permanente” nel campo dell’agricoltura compatibile con l’ambiente per porre fine alla povertà. Nel 2002 è stato nominato presidente delle Conferenze dalla Scienza e degli Affari Sociali, ricevendo oltre 40 dottorati onorari e altri riconoscimenti. Elogiato anche dal “Times”. MSSRF- Swaminathan Research Foundation Principali caratteristiche dell’associazione: Registrata nel 1988 come una fondazione no - profit, con lo scopo di sviluppare una crescita economica delle zone più disagiate tramite l’uso di tecnologie non dannose per l’ambiente ma che permettono un equo sviluppo sociale. Attualmente impegnata nel campo delle: biotecnologie, ecotecnologie, agricolture sostenibili, biodiversità. Gli obiettivi fondamentali sono: conservazione e aumento delle risorse naturali, promozione dei mezzi di sostentamento basati sull’agricoltura sostenibile, protezione dell’ambiente, prendere come alleate le moderne tecnologie al fine di creare un equo benessere economico. Madre Teresa “I poveri costituiscono la nostra speranza di salvezza. Saremo giudicati secondo il modo con cui li avremo trattati.” Madre Teresa di Calcutta (Macedonia/India, 1910-1997). La “piccola madre” dei poveri e dei malati dell’India. Il Segretario dell’ONU Pèrez de Cuellar la definì nel 1985 “la donna più potente del mondo.” Premio Nobel per la pace 1979. Michail Gorbaciov (1931 Privolnoye – sud della Russia) “Sfide e riflessioni, amore reciproco, dialogo e ascolto, giustizia e cultura di pace, dignità umana e rispetto dell’ambiente, istruzione e saper essere. Al centro della città dei diritti c’è tutto e tutto ci deve essere per costruire nel secolo appena iniziato un nuovo umanesimo, una nuova vita, un nuovo sentire e condividere.” Nell'ottobre del 1990 viene annunciata l'assegnazione del premio Nobel a Michail Gorbaciov, presidente dell'Urss. La motivazione sottolinea "il ruolo da lui rivestito nel processo di pace" che in quegli anni "caratterizza importanti aspetti della comunità internazionale". Gli eventi straordinari che hanno cambiato irreversibilmente gli assetti internazionali alla fine degli anni '80 non sono attribuibili a un singolo fattore o a un singolo personaggio. Ma il Nobel intende premiare i "decisivi contributi" apportati da Gorbaciov, nel suo tentativo di riformare il sistema sovietico. Nel 1987-88 si apre una nuova fase di riforme all'insegna di due parole d'ordine che conquisteranno eco mondiale: "glasnost" (trasparenza) e "perestrojka" (ristrutturazione). Le due parole sintetizzano il tentativo di liberalizzare e democratizzare il sistema sovietico. Dopo la caduta dei regimi comunisti dell’Europa dell’est il crollo dell'Impero sovietico, e lo scioglimento ufficiale nel 1991 del Patto di Varsavia. All'interno, però, le riforme non riescono a portare il benessere e la stabilità sperate. La consegna del Nobel coincide quindi con l'inizio del declino politico di Gorbaciov. Nell'agosto del 1991 Mosca assiste a un tentativo di golpe e Gorbaciov viene sequestrato con la sua famiglia nella sua dacia. Indebolito politicamente dagli eventi, in dicembre scioglie il Pcus e - fatto inedito nella storia del paese - rassegna le dimissioni da presidente. Negli anni successivi Gorbaciov si impegna in un'azione politica laterale, di approfondimento teoricoculturale, attraverso la sua Fondazione. Florence Nightingale Florence Nightingale (1820-1910) nata da una ricca famiglia inglese , diventò infermiera con un impegno così appassionato da influenzare i sistemi sanitari internazionali compreso il lavoro della nascente Croce Rossa. Henri Dunant disse di lei: “Benchè io sia noto come il fondatore della Croce Rossa e della Convenzione di Ginevra, l’onore è dovuto a una donna inglese di nome Florence Nightingale.” Daisaku Ikeda Il terreno comune dell’umanità. «Tutto ha inizio quando un solo essere umano parla con un altro; di solito si pensa al colloquio fra civiltà, ma il punto di partenza, il prototipo è il rapporto interpersonale. […] Dobbiamo far breccia nel tipo di relazione “amico contro nemico” e discutere in modo aperto e onesto sul terreno comune dell’umanità.» “Un nuovo umanesimo globale” che apra la strada per la pace. Questo è il pensiero di Daisaku Ikeda, filosofo e saggista giapponese nato a Tokio nel 1928 e presidente dell’Associazione Buddista Soka Gakkai Internazionale. Da molti anni, il filosofo nipponico persegue obiettivi culturali ed educativi in oltre 190 paesi del mondo, e si è distinto nella lotta per la tutela dei diritti civili e per la pace, tanto che nel 1983 è stato insignito del Premio delle Nazioni Unite. Ha fondato, tra gli altri, il Centro di ricerca per il XXI secolo di Boston e l’Istituto Toda di studi politici per la pace, due istituzioni che promuovono a livello mondiale gli scambi fra gli studiosi di varie culture e religioni. Recentemente a Daisaku Ikeda è stata conferita la cittadinanza onoraria torinese. Rigoberta Menchù "Vivevamo in armonia con la natura, il fiume ci faceva divertire e potevamo farci il bagno, gli uccelli riempivano di canzoni le mattine, gli animali ci davano da mangiare e ci facevano compagnia, le montagne ci proteggevano, la terra sacra ci regalava i frutti delle sue viscere." Eduardo Galeano ha detto di Rigoberta Menchú: "è stata intessuta con i fili del tempo", e il tempo che è trascorso in Guatemala dalla sua infanzia alla maturità ha visto la violenza perpetrata su di un popolo inerme di contadini, ha visto abusi e uccisioni, ha osservato il disgregarsi di tradizioni antichissime e di una pacifica civiltà che si fondava su rapporti semplici e sulla solidarietà. Il Premio Nobel per la pace, che Rigoberta Menchú ha conseguito nel 1992, è stato il riconoscimento delle innumerevoli battaglie da lei condotte per ristabilire i diritti civili e la legalità in Guatemala. Di recente Rigoberta Menchú è stata protagonista di alcune azioni che le sono costate in patria, nel maggio del 2000, una denuncia per "tradimento della patria". La Menchú si era infatti rivolta al giudice spagnolo Garzon (lo stesso che ha suscitato il "caso" del dittatore cileno Augusto Pinochet), perché aprisse un procedimento contro otto esponenti guatemaltechi per l'assassinio di quattro preti spagnoli e il massacro dell'ambasciata spagnola in Guatemala del 1980, nel quale trentasei manifestanti, fra cui il padre della Menchú, vennero bruciati vivi. Ugualmente attiva al fianco del "Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra" Rigoberta Menchú ha messo in luce gli abusi che tuttora vengono commessi in Brasile e in altri paesi dell'America Latina. Questa è Rigoberta Menchú, una donna combattiva e coraggiosa Ernesto Olivero Ernesto Olivero, nato nel 1940, torinese, non è un prete nè un religioso. È marito, padre di tre figli, nonno e bancario in pensione. La sua fede religiosa lo ha spinto ad una decisione d’impegno totale a fianco dei poveri e degli emarginati. La sua esistenza ne è stata ribaltata, ma il primo regalo sono stati gli amici che lo circondano e lo sostengono. Così sono nati il SERMIG nel 1964 (Servizio Missionario Giovani), che ha sede, dal 1983, nel vecchio Arsenale Militare di Torino, chiamato ora "Arsenale della Pace", e l'Arsenale della Speranza a San Paolo del Brasile, mille missioni di pace in tanti paesi del mondo, l'amicizia con il Papa e con Madre Teresa. Nelson Mandela “Quando sono uscito di prigione questa era la mia missione: liberare sia gli oppressi sia gli oppressori.” Nelson Mandela (Sud Africa 1918). Leader per l’autodeterminazione della maggioranza nera in Sud Africa durante l’apartheid. Ha trascorso 27 anni in carcere per la sua opposizione al regime. Ha ricevuto il premio Nobel per la Pace nel 1993. Don Lorenzo Milani Don Lorenzo Milani (1923-1967), sacerdote ed educatore, è stato il fondatore e l'animatore della famosa scuola di Sant'Andrea di Barbiana, il primo tentativo di scuola a tempo pieno espressamente rivolto alle classi popolari. I suoi progetti di riforma scolastica e la sua difesa della libertà di coscienza, anche nei confronti del servizio militare, compaiono nelle opere Esperienze pastorali, Lettera a una professoressa e L’obbedienza non è più una virtù (questi ultimi due testi scritti insieme con i suoi ragazzi di Barbiana), nonché una serie importantissima di lettere e articoli. A lungo frainteso e ostacolato dalle autorità scolastiche e anche da una parte di quelle religiose, don Milani è stato una delle personalità più significative del dibattito culturale del dopoguerra e la sua vita rappresenta ancora oggi una grande testimonianza di fedeltà nelle sua scelta di essere dalla parte degli ultimi. Don Milani, secondo Ernesto Balducci, “ha scelto la via della rottura per aggredire il mondo degli altri e far nascere nella coscienza di tutti noi, prelati, preti, professori, comunisti, radicali e giornalisti, il piccolo amaro germoglio della vergogna” Nel libro "Lettera ad una professoressa", giunge a rivoluzionare completamente il ruolo di educatore, denunciando la natura classista dell’istituzione scolastica italiana e proponendo nuovi obiettivi e nuovi strumenti che potessero concretamente andare incontro ai bisogni dei ceti meno privilegiati. Rosa Parks MONTGOMERY, primo dicembre 1955 - Rosa era stanca, quel giorno, quando salì sull'autobus diretto al centro di Montgomery. Stanca per un'altra dura giornata di lavoro in un grande magazzino, stanca dell'Alabama e di quel sole del Sud che splendeva sempre e solo per i bianchi. Stanca di seguire i cartelli colored people quando doveva fare la fila, di pagare il biglietto alla porta anteriore e poi salire da quella posteriore. Stanca anche di sperare che sul bus non salissero abbastanza bianchi da occupare tutti i posti, anche gli ultimi, le poche file riservati ai negri. E quando si mise a sedere non poteva sapere che quello non era solo un sedile libero: era il posto di Rosa Louise Parks, sartina nera dell'Alabama, nella storia degli Stati Uniti d'America. Un no che cambiò la Storia. Il bus si riempì di bianchi e l'autista disse ai neri di lasciare i posti liberi. Tre uomini si alzarono, lei, la sola donna, rimase seduta. Non alzò la voce, non urlò i suoi diritti, non minacciò nessuno. Disse solo di no, e rimase seduta. L'autista scese e tornò in un battibaleno, con lui c'erano due poliziotti. Afferrarono Rosa, la fecero alzare e la arrestarono. Quel giorno, per gli storici, è la data di nascita del Movimento per i diritti civili americano. La condanna, poi la vittoria. Durò più di un anno, il grande boicottaggio, ma nessuno si tirò indietro. Usavano auto private, pool car, si direbbe oggi, per andare al lavoro. E poco dopo la condanna di Rosa Parks (colpevole, 10 dollari di multa) la Corte Suprema, alla quale avevano fatto ricorso gli avvocati della N.A.A.C.P. (National Association for the Advancement of Colored People) dichiarò incostituzionale la separazione razziale sui mezzi pubblici di trasporto e le norme locali di segregazione dello Stato dell'Alabama. Tsunesaburo Makiguchi Tsunesaburo Makiguchi (1871 – 1944) fu direttore di una scuola primaria per molti anni. Convertitosi al Buddismo nel 1928, fu il fondatore dell’associazione culturale Soka Kyoiku Gakkai (“Società educativa per la creazione di valore”) che aveva lo scopo di diffondere idee innovative maturate in ambito pedagogico, alle quali Makiguchi aveva dedicato anni di lavoro e riflessione. Per le sue idee che si opponevano all’autoritarismo tipico della scuola giapponese e per il rifiuto di insegnare la religione di Stato shintoista, fu imprigionato e morì di stenti nel 1944 all’età di 73 anni. Norberto Bobbio VITA Norberto Bobbio è nato a Torino il 18 ottobre 1909. Dopo aver studiato Filosofia del diritto con Solari, insegna questa disciplina a Camerino (1935-38), Siena (1938-40), Padova (1940-48), Torino (1948-72) e Filosofia della politica, sempre a Torino, dal 1972 al 1979. Dal 1979 è professore emerito dell'Università di Torino. Socio nazionale dell'Accademia dei Lincei, dal 1966 è socio corrispondente della British Academy. Nel luglio del 1984 è stato nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Ha avuto la laurea ad honorem nelle Università di Parigi, di Buenos Aires, di Madrid (Complutense), di Bologna, di Chambéry. È stato a lungo direttore della Rivista di filosofia insieme con Nicola Abbagnano. base della convivenza democratica. E' morto a Torino il 9 gennaio del 2004. "Cultura è equilibrio intellettuale, riflessione critica, senso di discernimento, aborrimento di ogni semplificazione, di ogni manicheismo, di ogni parzialità." Questa frase di Bobbio, estrapolata da una lettera da lui mandata a Giulio Einaudi nel settembre 1968, rappresenta con chiarezza la linea lungo la quale si è sempre mosso sia nella sua attività intellettuale che nel suo impegno politico. Questa "libertà intellettuale" è parte della concezione altissima di libertà che ha sempre guidato le sue scelte e che in questa Autobiografia appare il filo conduttore di tutta una vita. Gli anni della sua formazione vedono Torino come centro di grande elaborazione culturale e politica. I nomi di amici o compagni di scuola, di interlocutori con cui Bobbio inizia a riflettere e a discutere sul significato e sul valore della libertà (che proprio in quegli stessi anni inizia ad essere conculcata) sono quelli su cui si fonda la civiltà intellettuale dell'Italia contemporanea. L'impegno antifascista si fa sempre più attivo, irrinunciabile l'azione in un momento in cui non era eticamente lecita qualsiasi forma di neutralità, naturale lo sbocco in "Giustizia e Libertà", binomio mai scindibile, né nella concezione dello Stato, né nell'elaborazione del pensiero politico se ancora nel 1995 per l'Einaudi esce un saggio dal titolo “Uguaglianza e libertà". Credits Si ringraziano gli studenti delle classi: II E, II F, II G, III E, IV E, V E In particolare: Valentina Calabrese Loredana Crucitti Domenica Esposta Paola Fierro Matteo Gambino Alice Gardoncini Isabella Ghianda Carole Guiri Andrea Marina Carlotta Martiniello Giulia Risso Alessia Sartorio Valeria Spada Alice Trentalange Serena Violi I nostri ospiti: Luca Lo Presti della Fondazione “Pangea” la dott.ssa Angela Dogliotti Marasso del gruppo EDAP Centro studi “S. Regis” di Torino) I colleghi che hanno fornito la loro collaborazione: Prof.ssa Maria Grazia Cerulli Prof. Paolo Mirabella e il Prof. Carlo Pischedda che ha reso possibile la pubblicazione di questo lavoro sul sito del nostro Liceo. I docenti responsabili del corso Prof. Prospero Argena e Prof. Giorgio De Vita