Storia della scuola ticinese dal
punto di vista dell’allievo (XIX-XX)
Bellinzona 23 e 30 marzo 2004
SPAI 17.30-20.00
(ISPFP)
Marzio Conti
http://www.agoravirtuale.ch/ispfp
Programma della serata
17.30-18.45 e 19.00-20.00
1. Introduzione generale: obbiettivi, modalità,
fonti e risultati
2. Il Canton Ticino – Aspetti significativi
3. L’evoluzione della struttura scolastica
4. Il problema dell’assenteismo a scuola
5. Aspetti esterni: famiglia, economia e politica
6. L’importanza del numero di allievi per classe
7. Riflessioni conclusive - discussione
Programma seconda serata
17.30-18.45 e 19.00-20.00
1. Progetti educativi dell’epoca
2. La vita in classe: scuole, maestri,
educazione e disciplina.
3. L’esempio di Boschetti-Alberti
4. Conclusione: la scuola dal punto di vista
dell’allievo e la visione dell’epoca
5. Riflessioni finali - discussione: la scuola
oggi?
Educazione del popolo e persuasione
• Idea diffusa: quando una nuova
generazione di maestri applicherà i nuovi
programmi
• Quando gli allievi cresciuti nella nuova
scuola saranno genitori
• Allora ci sarà un’attitudine più positiva
verso la scuola.
Questione femminile
"Due concetti sono il perno della vita della donna: famiglia e
casa. I progressi della scienza, anziché allontanarla (come molti
erroneamente credono) da quella che è la sua naturale
destinazione, non fanno che ricondurvela meglio. Ve la
riconducono emancipata dall'ignoranza, emancipata
dall'empirismo, ve la riconducono cosciente e più degna."[1]
[1] Da Rensi-Perucchi, L., Tamburini, A, Libro di lettura per le scuole femminili, 1901,
citato in op. cit. in bibl. Cairoli, Grazia, Libri di scuola ticinesi 1880-1930. Immagini,
problemi, identità di una regione in un genere letterario particolare, p. 128.
1 Il progetto educativo
• 1894 Decisione di cambiare radicalmente il modo di fare
scuola.
• Parravicini, Manuale di pedagogia e metodica: ad uso
delle madri, dei maestri, dei direttori ed ispettori
scolastici e delle autorità amministrative del Cantone
Ticino (1842)
• Testo interessante, ma troppo difficili per la preparazione
dei maestri dell’epoca (parlava di Socrate, Platone,
Aristotele a maestri in alcuni casi appena in grado di
leggere e scrivere)
• 5 gradi: comprensione, ricordo, memoria, giudizio e
ragionamento
• Citazione: "Si faccia sentire all'incorreggibile cattivello,
almeno in parte, quel dolore ch'egli ha voluto far patire al
compagni“ (p. 127)
• 3 tipi: simultaneo, mutuo insegnamento e
individuale (il migliore)
• Esempio: far contare gli allievi… al milione
diranno diecicentomila, ma uno si
ricorderà che per il mille non si era detto
diecicento….
Sui maestri-Conto-Reso del Cds (1890)
• “Non è possibile non riscontrare in loro tutti quei difetti che
s’accompagnano a persone istruite soltanto a metà, vale a dire, un
andamento tardo, incerto e soventi volte errato nell’assegnare alle
cose il loro vero attributo, criteri falsi, idee di presunzione smisurata
o d’esagerato accasciamento, un senso scarso del convenevole e
dell’opportuno.”
• “Pur troppo sono ancora radicati nelle nostre popolazioni i pregiudizi
dei vecchi metodi e a molti non sembra vero che si possa insegnare
con frutto facendoci piccini coi piccini e discendendo a conversare e
a ragionare cogli allievi, umiliando la scienza al livello della piccola
loro intelligenza, abbandonando per sempre tante definizioni che
non possono essere comprese, tante pagine di domande e risposte
appiccicate materialmente alla memoria per il giorno degli esami,
tanti esercizi…ma che non toccano la mente… e non gli insegnano
a ragionare né a sentire… confondono le apparenze colla realtà…
questi antichi metodi, che all’essere preferiscono il parere, trovano
ancora favore presso gente che sembra seria e spesso fa parte
delle delegazioni scolastiche.”
• Rapporto ispettore del III circondario
(1893/94): "Anche alcuni giovani docenti
fanno studiare troppo a memoria ed altri
hanno sostituito alle teorie una
nomenclatura arida e morta."
• Base: Il regolamento scolastico del 1879
• Programma d'insegnamento per le scuole
primarie della Repubblica e Cantone del
Ticino: adottato dal Consiglio di Stato nella
seduta del 3 novembre 1894 (Gianini) [1]
[1] Il metodo suggerito dal programma è ispirato alle
teorie didattico-pedagogiche di Pestalozzi e di Padre
Girard.
Il programma del Gianini
• Il “metodo oggettivo”: “Il metodo oggettivo, come esso
debba essere tradotto in pratica, come le idee per
essere chiare ed esatte non debbano essere comunicate
dalle parole, ma formarsi con spontaneità nella mente
del ragazzo colla elaborazione di sensazioni realmente e
ripetutamente provate.”
• Metodo “della madre”: "All'insegnamento della lingua
italiana viene nel programma assegnato largo campo,
non facendolo però consistere in un complesso di aridi
esercizi di nomenclatura, o di letture mal fatte e mal
capite, o di astruse analisi grammaticali e logiche, o di
quelle insipide recite a memoria, bensì usandone come
di mezzo supremo alla formazione della coltura e del
carattere."
• Preparare il fanciullo alla vita pratica (lezioni di igiene, di
morale, di civica, del corpo umano)
• Partire dal noto per arrivare all’ignoto (ad esempio dai
nomi delle cose in dialetto, per arrivare all’italiano)
• Dare intuizione delle cose mediante la realtà (uso di
oggetti): "Fare del fanciullo un essere pensante,
cosciente, attivo, sostituendo allo studio puramente
mnemonico da parte sua ed al metodo puramente
espositivo da parte del maestro ed all'abuso dei libri di
testo: 1 il lavoro della naturale attività del fanciullo che
vuole essere esercitata, edotta, fortificata e ben diretta; 2
il dialogo socratico ossia la forma espositivo-dialogica,
per cui la scuola si converte in una viva e feconda
conversazione[1] tra maestro e scolari, i quali vengono
così condotti all'autodidattica; 3 brevissime note, sunti,
quadri sinottici, o fatti dagli scolari e debitamente
controllati, o dettati come semplice aiuto alla memoria
per ritenere le cose apprese oralmente."
[1] La sottolineatura è mia: questa conversazione non
era possibile con un clima di classe simile a quello
descritto nel punto 1.1.1, dove la rigida disciplina
soffocava la libera espressione degli scolari.
• Passare dal metodo per parti al metodo ciclico.
• "Tutti gli scolari possono e debbono essere utilmente
occupati oralmente e per iscritto attorno al medesimo
lavoro. Riforma questa molto utile per le scuole del
nostro Cantone, dove abusivamente si moltiplicano le
classi senza bisogno alcuno e dove si crede grave
peccato pedagogico il far prestare attenzione dagli allievi
di una classe quando si stanno istruendo quelli di
un'altra."[1]
• Utilizzo di letture e del dialogo.
• Usare le lezioni oggettive per far pensare i ragazzi
• "Vera e solida educazione non si forma coll'affastellare in
modo qualunque delle cognizioni molte e svariate nelle
testoline dei fanciulli: per far apprendere molto e bene,
bisogna andare lentamente e progressivamente,
classificando, coordinando, collegando le diverse parti
dell'insegnamento in maniera da formare un tutto
armonico ed uno."
Ginnastica
• Non ha un orario preciso, ma fa parte del
programma (quando gli allievi sono distratti il
maestro introduce la ginnastica)
• Nel 1874 la legge federale prevedeva che: "Les
Cantons pourvoient à ce que les jeunes gens,
dès l'âge de 10 ans jusqu'à l'époque de leur
sortie de l'école primaire, qu'ils la fréquentent ou
non, reçoivent des cours de gymnastique
préparatoire au service militaire."
• Scopo: preparazione all’attività militare
Commento del CdS (1891)
• “È nostra opinione che l’allievo nella scuola, in molte scuole almeno,
vi abbia una parte soverchiamente passiva, non quella propriamente
che vi dovrebbe avere; poiché non soltanto egli deve ascoltare, sia
pure colla maggior tensione di mente possibile; ma cercare lui
stesso, guidato dal maestro, le spiegazioni di cui abbisogna,
movendo dalle cognizioni che già possiede, ad altre che deve
acquistare.” “Il metodo da noi suggerito, esigendo da parte
dell’insegnante lezioni lungamente pensate e la cooperazione degli
alunni nella classe, tenendo deste ed in continuo esercizio tutte le
loro attività intellettive, lasciando ancora ad essi il piacere morale di
trovare le verità che si vogliono cercare contribuisce efficacemente a
svegliare nella scolaresca l’entusiasmo per lo studio… Invece noi
abbiamo ancora nei nostri Istituti qualche maestro, il cui
insegnamento è come cosa morta; perché dato senz’animo, senza
slancio, senza alcun brio… Ne consegue l’avversione allo studio… e
quale meraviglia se gli scolari riescono svogliati, quando vanno a
scuola ad imparare la svogliatezza?"
[1] Conto-Reso del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1891, p. 7.
Il sistema ispettorale
• È lo strumento per realizzare il nuovo
programma
• Saranno organizzate conferenze
obbligatorie nei diversi circondari
• Si dovrà migliorare la formazione dei
docenti.
Teorie e realtà
• L’ambiente in classe era oppressivo
• La disciplina era tenuta tenendo in
soggezione gli allievi
• Non era loro permesso di muoversi
• Di conseguenza erano passivi e poco
propensi a partecipare alle lezioni
• Diversi aspetti contribuivano a questo
2 La vita in classe
• Molti aspetti influenzano la vita degli
allievi: le scuole, i maestri, l’educazione e
la disciplina
• Vi sono delle differenze importanti tra le
prescrizioni del regolamento del 1879 e la
realtà
2.1-Le scuole
Su 424 locali scolastici, ben 65 erano insufficienti
"Sono infatti ben 63 i Comuni in cui gli edifici scolastici, vuolsi per le loro
deplorevoli condizioni di ambiente interno, vuolsi per quelle di vicinanza,
domandano di essere interamente ricostruiti. Altri 35 posseggono aule di
cubatura insufficiente, e siccome è pur questo un capitale difetto degli edifici
da ricostruirsi, possiamo senza esagerazione sostenere che il numero dei
Comuni in cui le scuole mancano di luce e di aria, due precipui elementi di
salubrità, raggiunge il centinaio."[1]
[1] Vedi op. cit. in bibl. AAVV, Igiene delle scuole e degli scolari: Risultato dell'inchiesta
fatta praticare dal Dipartimento d'Igiene durante l'anno 1910 (estratto contoreso
governatiovo 1910), p. 70. L'inchiesta è molto importante poiché viene fatta svolgere dai
medici, quindi da persone competenti e secondo un questionario comune: in precedenza
i dati raccolti (ispettori scolastici) erano interessanti ma difformi nei parametri di giudizio.
Tra il 1897 e il 1907 saranno costruite ben 54 nuove case scolastiche:
“Crediamo che esso fatto valga da solo cento prove a dimostrare come la
luce spirituale dell’istruzione penetri ormai con possanza sempre più
irresistibile l’anima del nostro popolo e lo accalori per il bene della scuola
tanto da lasciarsi indurre sovente con facilità a compiere per essa generosi
sacrifici.”[1]
[1] Pagine e 10: la spesa complessiva per queste costruzioni era stimata in 1'713'716
franchi ed era notevole se si pensa che nell'insieme le spese annue dei Comuni per la
scuola, nel 1907 erano di 1'101'684,44 fr. (tra onorari, materiale didattico, riscaldamento,
pigioni dei locali, ecc.).
• In genere i locali scolastici non servivano
unicamente da scuola (solo 121 su 350
nel 1909)
• VI circondario, 1896/97: "I locali attuali non
sono scuole, ma catacombe e pollai… non
mi sento più il coraggio di obbligare
maestri e ragazzi a imprigionarsi in locali
simili."
• In un comune del V Circondario invece il
locale era “Piccolo, talvolta umido e può
presentare anche dei pericoli."
Mobilio e banchi
• In linea con i precetti disciplinari dell’epoca: i
banchi di un unico pezzo tendevano ad impedire
ai ragazzi persino di muoversi, così da tenere la
disciplina
• Nel 1897 l’ispettore del II C. dice: “Cominciamo
dai banchi, la misura migliore dovrebb’essere
quella di condannare al rogo la massima parte
degli esistenti. Vecchi, lunghi, incomodi,
tentennanti, che si reggono a forza di sostegni
posticci e raffazzonamenti compassionevoli;
sembrano fatti apposta per mettere alla tortura i
poveri fanciulli d’ambo i sessi.”
Suppellettile didattica
• Carente, così come l’abitudine dei maestri ad usarla
(eppure tanto necessaria al metodo oggettivo)
• 1890: “Per ciò che riguarda le condizioni materiali delle
scuole sonvi ancora dei comuni che le tengono in locali
disadatti sotto tutti i rapporti, e che si servono di arredi
scolastici non rispondenti al loro officio.”
• 1898: “Entriamo nella maggior parte delle scuole e
guariamo intorno: de’ banchi che sono come sono, un
tavolo, una lavagna, un crocefisso, un globo, il ritratto di
Stefano Franscini, la carta geografica della Svizzera
ridotta ad un cencio, qualche tavola del Fornari: ecco
tutto l’arredamento. Non pesi né misure (in tante scuole
mancava persino il metro), non cassetta dei solidi, non
quadri di storia patria, non alfabetiere mobili, nessun
indizio di Museo scolastico; si vede subito che in
trent’anni il Comune non ha speso per provvedere
suppellettili.”
• 1894: “Mentre invece è ormai risaputo
che, senza l’ausilio di oggetti sensibili, i
ragazzi non apprendono mai
profondamente bene quello che loro si
insegna.”
• 1908/09: "Scarsi, troppo scarsi, sono
ancora i mezzi didattici alla portata dei
docenti quale sussidio allo sviluppo del
programma."
Pulizia e servizi igienici
• Su 350 case scolastiche solo 88 disponevano di
acqua potabile, 1 dei bagni e 35 di latrine. 28 di
una sala per ricreazione
• Inchiesta del 1910: "Ad ambiente sudicio,
maestri e scolari sudici. E non sapremo davvero
concepire come ed in qual modo si possano
insegnare le prime nozioni di igiene in una
scuola, che rappresentava, ovunque la si
esamini, la negazione assoluta, nel suo aspetto
esteriore, delle norme le più elementari della
pubblica igiene."
Igiene e salute scolastica
• Ancora l’inchiesta del 1910: "Infatti se noi osserviamo
come ad un cervello ancora in formazione si domanda
un lavoro sempre progressivamente crescente, che ad
un corpo in via di sviluppo si impone l'immobilità e la vita
sedentaria, che in un medesimo ambiente, si trovano
riuniti parecchi organismi particolarmente esposti per la
loro gracilità alle malattie epidemiche, che molte altre
affezioni traggono la loro origine nelle cattive condizioni
in cui si svolge la vita scolare, balza agli occhi
l'impellente dovere dello Stato di migliorare con
opportuno provvedimenti l'ambiente scolastico, se non si
vuole compromettere il valore fisico ed intellettuale dei
nostri fanciulli, i quali saranno più tardi degli uomini."
Altri problemi
• Mancanza di visite mediche
• Ubriacature tra gli allievi – 1898/99: "In mezzo alla
povertà, al vizio, alle immondizie traviamo i germi di tutte
le malattie.“
• 1908: “Deficienti e i discoli, i quali, se raccolti in classe,
impressionano malamente o scapestrano i condiscepoli;
se rimandati alle famiglie, e i discoli nella più gran parte
dei casi è dovere di trattenerli nella scuola, spesso
accade che più nessuna educazione essi ricevano.”
• NB: per la disciplina si poteva giungere ad incarcerare i
ragazzi delle scuole di ripetizione fino a 48 ore!
Percorso casa-scuola
• Problema per le famiglie isolate: 1909/10 "Bisognerebbe mettersi
nei panni di quelle famiglie isolate, che devono mandare i loro figli
piccoli alle scuole… con strade gelate, fangose per la neve e sotto
la pioggia, talvolta mal calzati e svestiti."
• 1904: “I fanciulli che per intervenire alla scuola sono obbligati a fare
dei chilometri di strada cattiva e magari pericolosa, tralasciano di
andarvi, il più delle volte, o non ci vanno affatto, e quando la
frequentano, vi giungono stanchi e mal disposti a seguire con
profitto le lezioni… Poveri bambini! Li ho visti più volte giungere alla
scuola, nelle uggiose giornate d’autunno, sotto la pioggia, nelle
fredde giornate d’inverno, sotto la neve, e debbo confessarlo mi
hanno fatto compassione.”
• “I fanciulli che per intervenire alla scuola sono obbligati a fare dei
chilometri di strada cattiva e magari pericolosa, tralasciano di
andarvi, il più delle volte, o non ci vanno affatto, e quando la
frequentano, vi giungono stanchi e mal disposti a seguire con
profitto le lezioni.”
Riscaldamento
• La legge obbligava i comuni a provvedere, ma in
generale si obbligavano le famiglie a portare il pezzo di
legno a scuola
• Spesso i locali erano freddi e i ragazzi dovevano restarvi
fermi per ore, magari inzuppati dopo un lungo viaggio
e/o vestiti in modo inadatto
• “In moltissimi Comuni vige tuttora la riprovevole
abitudine di obbligare gli allievi a portare ciascuno il
pezzo di legno alla scuola, ciò che mette facilmente i
ragazzi sulla via di piccoli furti, di contese e di rimbrotti
umilianti da parte di taluni docenti.”[1]
[1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE,
1894, p. 11.
Durata delle scuole
Abbiamo già visto i problemi:
•Ripetitività nelle scuole troppo lunghe
•Demotivazione dei ragazzi
•Attitudine negativa delle famiglie
•Risultati peggiori / rapporto al numero di allievi (esami
pedagogici delle reclute)
•Problema: i ragazzi lavorano + emigrazioni stagionali
Biblioteche scolastiche
• Scopo (1909): elevare “La mente e il cuore verso tutto
ciò che è giusto, buono, bello; onde da queste tre virtù
cardinali del vivere possano trarre forza ad operare il
bene e godimenti per il pensiero e lo spirito.”
• 1911: “Ad un ragazzo che, licenziato dalla scuola
primaria, ne esca con tutte le cognizioni officiali del
programma in testa, ma annoiato dei libri, dello studio e
dei maestri, è preferibile il ragazzo che l’abbandona
ignorante di moltissime cose, ma tuttavia pieno di
curiosità, ansioso di sapere e di apprendere, di darsi
ragione d’ogni cosa che veda, cercandola nei libri; che
ne ritorna con lo spirito pronto, aperto, avido d’imparare.”
Materiale individuale degli allievi
• Era un grosso problema allo svolgimento delle lezioni
• Minava il principio della gratuità della scuola
• "Deve aspettare che ogni allievo provveda da solo, quando
i genitori lo vogliono o possano fare, perché nei paesi delle
nostre valli non ci sono le volute comodità."[1]
[1] Rapporto ispettore del quinto Circondario, Fondo DPE,
Fascicolo 5, cartella 38, anno 1904/05.
• “Anche il principio della gratuità dell’insegnamento patisce
qualche eccezione, per il fatto che le spese dei libri, dei
quaderni, ecc. ed in molti luoghi il provvedere al
riscaldamento devono sopportarle le famiglie degli scolari,
tranne i casi di assoluta povertà, previsti dalla legge. Sono
consuetudini vecchie di un secolo, che soltanto una nuova
legge, la quale mettesse a carico dei Comuni la fornitura
gratuità del materiale scolastico potrebbe far cessare."[1]
[1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1905,
p. 14.
2.2 Maestri e allievi
• "Nella scuola elementare fin de siècle la classe è dominio di un
solo insegnante, e scambi e incontri diretti tra bambini sono
interdetti, salvo nel tempo della ricreazione che avviene nel
corridoio, nel cortile, a gruppi separati e controllabili o più
sovente nella classe stessa."[1]
[1] Op. cit.in bibl. E. Becchi, in AAVV, Storia dell'infanzia: 2 dal
settecento a oggi, 169. Ho scelto il testo citato poiché riassume
bene una situazione presente anche in Ticino.
• 1890 giudizio del CdS sui maestri: “In complesso sono buoni, ne
rimangono però sempre alcuni che lasciano a desiderare, sia per
attività, zelo e diligenza, sia per buon metodo d’insegnamento.
Taluno poi è anche ruvido, irascibile e facile a trattamenti non
consentiti dalla legge; tal altro dovendo sostenere una lotta
continua coi propri creditori,non può attendere colla calma e
tranquillità necessaria ai suoi doveri.”
Commento dell’ispettrice degli asili
• 1908: “Pretendere oggi -oggi che ogni
lavoro morale appare tanto più alto quanto
più alto è il valore materiale che lo
significa- in un campo solo, quello della
scuola, abnegazione, idealità, entusiasmo,
e alla fine rinunzia alla soddisfazione dei
più legittimi desideri, è voler essere
ingiusti, è voler negare alla logica la più
semplice e naturale sua deduzione.”
Sui maestri
• “Il corpo insegnante si divide in due scuole,
quella dei vecchi educata e cresciuta ai metodi
informativi e mnemonici e quella dei giovani
usciti dalle Scuole Normali… ma avvenne invece
che si lasciassero trascinare, salvo onorevoli
eccezioni, dai primi poiché il seguire l’andazzo
comune tornava loro più comodo ed otteneva
più facilmente l’approvazione dei passati
Ispettori.”[1]
•
[1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione
DPE, 1894, pp. 12-13.
• "Non hanno ben compreso l'importanza dei processi
intuitivi, della legge di gradazione, del buon impiego dei
libri di testo, epperò l'insegnamento di costoro, malgrado
un lavoro improbo da parte loro e degli allievi, non riesce
ben collegato, ben digerito; - v'hanno ancora di quelli
che abusano della semplice memoria dei fanciulli e delle
fanciulle che correggono male, che parlano troppo, che
aiutano troppo."[1]
•
[1] Rapporto ispettore del secondo Circondario, fondo
DPE, Fascicolo 5, cartella 37, anno 1900/01: si riferisce
ad alcuni docenti di Lugano, mentre nel resto del
Circondario (esclusa la città) ci sono 46 buoni insegnati
e 26 insufficienti.
Numero di allievi
"Su questo punto la legge permette le classi di 60 scolari, ma al
disopra dei 50, al massimo, un insegnante non dovrebbe
averne. Ora contiamo ancora due scuole che superano i 60
scolari e 66 che ne hanno da 51 a 60. Quest’ultime è
desiderabile che, un po’ per volta, vengano tutte divise, onde
potervi dare un migliore insegnamento.”[1]
[1] Conto-Reso del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1901.
• Sull’importanza di questo fattore abbiamo già discusso
Abbandono precoce della scuola
Cause:
• Pressioni per ottenere la licenza
anticipatamente
• Cause: necessità famigliari
• Ripetitività del programma (noioso)
2.3 Disciplina ed educazione
• Scarsa considerazione della libertà
individuale del bambino
• Lo scolaro come prigioniero dell’ignoranza
e quindi non in grado di decidere da
liberamente
• Castighi e premi come metodo per
educare alla morale gli alunni che non
sono ancora giunti alla “libertà morale”
• Parravicini, 1842: “Il più dei maestri ticinesi non hanno avuto una
completa educazione, non conoscono l’importanza e la dignità del
loro ufficio … non hanno cognizioni sufficienti da mutare un piccolo
ignorantissimo in un giovinetto onesto, intelligente, laborioso.”
• In realtà era il maestro a stabilire arbitrariamente ciò che era giusto
e ciò che era sbagliato: "Ora si domanda: La disciplina, il decorso
dell'Istituto, l'interesse dell'educazione stessa d'un allievo, possono
permettere a quest'ultimo di mancare di rispetto ai suoi maestri,
trasgredir negli ordini e rinfacciare a loro più o meno pretesi
mancamenti? Se ciò fosse, non sarebbe più possibile l'insegnare da
una parte e l'imparare dall'altra. Il rispetto all'autorità verrebbe
menomato, cominciando dalle classi elementari, dove non
insegnano certo gli angeli. Qualche difetto, qualche neo, quando si
voglia, può sempre scoprirsi nel precettore; e se fosse lecito agli
scolari di non più prestargli obbedienza, di ribellarglisi pel fatto che è
uomo anch'esso, e quindi non perfetto, si potrebbero chiudere le
scuole."[1]
•
[1] Da un articolo apparso ne L'educatore della Svizzera italiana,
1895, pp. 180-81. Ci si riferisce al caso di un allievo di scuola
secondaria, che aveva disubbidito ad un maestro perché questo gli
aveva fatto un torto. Si sosteneva pure, facendo dell'obbedienza un
dovere sacro, che chi difendeva lo studente non faceva altro che
aizzare alla ribellione ed alla sovversione delle autorità.
• La disciplina doveva essere rigorosa, sia per il numero di
allievi, sia per ragioni legate alla mentalità
• "Paura che i maestri si credevano obbligati mantenere
agli allievi per tenerli a freno."[1]
[1] Rapporto ispettore del quinto Circondario, Fondo
DPE, Fascicolo 5, cartella 36, anno 1896/97.
• “I giovani che frequentano le scuole di ripetizione vi
portano intiera l’indocilità del carattere paesano, la
quale, accade talvolta, se bene di rado, che trasmodi
tanto da rendere necessario, non bastando a
comprimerla l’energia del maestro, l’intervento
dell’Ispettore e quello del Commissario di Governo.
Tornate insufficienti le minacce e le multe, alcuni ostinati
ribelli vennero anche il passato anno tradotti in carcere,
e detenuti 48 ore, quante ne permette la legge, e che,
fino a questo punto, trovammo bastevoli a raffrenare
anche i più indomabili.”[1]
[1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE,
1901, p. 40.
• Le punizioni corporali erano vietate, ma in realtà molto
diffuse e tollerate.
• Altre punizioni umilianti erano comunque permesse, fino
alla segregazione
• L’allievo poteva essere espulso per 3 giorni e poi doveva
"Aver fatto atto di sottomissione al maestro, in presenza
dei genitori."[1]
[1] Regolamento scolastico, 1879, art. 52.
• Interessante il giudizio di Rossi in merito al regolamento:
"Assenza insomma di quell'affettuosa corrispondenza
che avvicina educatore ed allievi in una comunità
operosa e fa nascere spontanea comprensione; il
rapporto fra scolaro e maestro è intravisto meramente
dal lato disciplinare, autoritario."[1]
•
[1] Op. cit. in bibl. Rossi, Felice, Storia della scuola
ticinese, p. 221.
Un primo bilancio: il timore degli allievi
•
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Gli allievi avevano un timore riverenziale
Vi erano indotti dalla rigida disciplina
Non potevano muoversi
Di conseguenza erano passivi e non
partecipavano alle lezioni
Violenza e maltrattamenti: esempi
•
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1894 maestro Monti di Giubiasco
Maltratta Pelascini Pietro (8-10 anni)
Non lo lascia andare in bagno, e…
"Oltre all’abuso delle punizioni manesche, si è pure
permesso di obbligare forzatamente un allievo, certo
Pelascini, a mettere la faccia nell'orina, che il stesso
allievo erasi lasciata scappare sul pavimento della
scuola.”[1]
[1] Vertenze tra Ispettori scolastici o docenti e
Municipalità / Vertenze tra docenti e famiglie, Fondo
DPE, Fascicolo 5, cartella 79. È l'ispettore scolastico che
scrive al DPE il risultato della sua inchiesta.
Risultato: caso liquidato dall’ispettore con le scuse
formali del maestro ai genitori davanti al sindaco e al
delegato scolastico (non all’allievo)
•
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Vira Gambarogno (1894): vicario Ortelli
"Schiaffi, bacchettate sulle mani e persino sulla testa
sono all'ordine del giorno."[1]
[1] Inchieste e misure disciplinari a carico dei docenti,
1882-ss., Fondo DPE, Fascicolo 5, cartella 72. Lettera
dell'ispettore al DPE.
Il maestro Curzi lo imitava da tempo: picchiando con le
mani e la verga
L’ispettore gli fa notare che in un momento di ira è
comprensibile, ma non si può a mente fredda battere
violentemente un ragazzino perché è andato a scivolare
invece di studiare la lezione… la scuola va fatta con la
persuasione, non con la violenza.
In alcuni casi i ragazzi hanno avuto ferite con segni
permanenti.
Nessun provvedimento, solo la richiesta di attenersi al
regolamento.
1899 Giubiasco – Maestro Boscacci
• Ferisce gravemente alla schiena un
ragazzo. L’ispettore lo richiama, perché
non era la prima volta. Chiede di punirlo
pecuniariamente, ma non se ne farà nulla.
• L’anno seguente il maestro picchierà
ancora vioelentemente diversi allievi e
sarà sospeso
Altri casi noti
• 1904: Isone. Alunno preso a scappellotti. A
Breno il curato schiaffeggia violentemente un
allievo per inadempienze nelle funzioni religiose.
L’ispettore si limita a chiedere di rispettare il
regolamento.
• 1906 a Sessa: forte pizzicotto per essersi
dimenticato a casa la penna.
• 1908 a Curio il maestro Notari percuote
violentemente un allievo. Caso archiviato con
una dichiarazione scritta in cui il maestro si
impegnava a rispettare il regolamento
La ribellione di Curio
• 1908: 14 allievi della maggiore scrivono che
“Non frequenteranno più i corsi in Curio
fintantoché non si prenderanno da parte delle
autorità scolastiche quelle misure che valgono a
dare affidamento di una istruzione accurata e
seria a mezzo di docenti compresi della loro
missione, e non di quelli che insegnano con
percosse, e coprono la propria insufficienza e
negligenza negando promozioni agli allievi…”
• L’ispettore giudica infondate le critiche, ma
suggerisce di trasferire il professore. Il governo
si rifiuta, per non creare un precedente.
Considerazioni
•
•
•
•
La violenza era molto frequente
Rari i provvedimenti presi
Solo i casi più gravi vengono rapportati
Spesso i maestri si difendono sostenendo che quasi tutti
fanno di peggio
• Gli stessi ispettori non sanno spiegare perché non
bisogna picchiare gli allievi, limitandosi a dire che il
regolamento lo vieta
• Questa mancanza di sensibilità verso gli allievi era il
frutto di una mentalità in base alla quale era necessario
ricorrere alla violenza per educare i figli.
Tutto ciò ci permette di comprendere come la violenza
fisica e morale fossero molto diffuse.
L’educazione del popolo
• Era l’obiettivo fondamentale.
• I maestri dovevano vegliare anche al
comportamento dei ragazzi fuori dalla
scuola, ad esempio accompagnandoli in
Chiesa la domenica
• Due strumenti: l’autorità morale del
maestro e le letture educative e
moralistiche
Due esempi
• "Due concetti sono il perno della vita della donna: famiglia e casa. I
progressi della scienza, anziché allontanarla (come molti
erroneamente credono) da quella che è la sua naturale
destinazione, non fanno che ricondurvela meglio. Ve la riconducono
emancipata dall'ignoranza, emancipata dall'empirismo, ve la
riconducono cosciente e più degna."[1]
[1] Da Rensi-Perucchi, L., Tamburini, A, Libro di lettura per le scuole
femminili, 1901, citato in op. cit. in bibl. Cairoli, Grazia, Libri di
scuola ticinesi 1880-1930. Immagini, problemi, identità di una
regione in un genere letterario particolare, p. 128.
• "Nel nostro paese è diffuso ancora il concetto dell'agricoltura
tradizionale, patriarcale. Ma questo concetto è antiquato. Ormai
l'agricoltura è diventata una vera e propria industria… La nostra
agricoltura… deve industrializzarsi… non basta possedere il
terreno…"[1]
[1] Sempre tratto dallo studio di Cairoli, al quale rimando per altri
esempi sulle letture ed il loro scopo educativo pratico-morale.
Educazione e igiene
• “Solo a poco a poco si riesce a far penetrare nelle
popolazioni i più indispensabili principi di igiene
scolastica, a far capire quale capitale importanza
abbiano la luce e l’aria sullo sviluppo fisico e intellettuale
del fanciullo. Quante volti i maestri devono mandare a
casa, o meglio alla fontana, i bambini sudici! Quante
volte nel pomeriggio devono far lavare il viso ai
marmocchi delle prime sezioni, perché, sotto forma di
color mattone, portano l’impronta del vino bevuto a
mezzodì! Ma purtroppo anche i docenti non fanno tutti il
loro dovere quanto all’igiene.”[1]
•
[1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE,
1913, p. 25.
Scuola e politica
• "Il docente si mantenga sempre nella più
serena oggettività, schivando ogni
insinuazione, allusione, spiegazione che
possa o fomentare le divisioni di partito o
far credere al fanciullo che si voglia
introdurre la politica nella scuola."[1]
•
[1] Programma, p. 33.
•
Alcune critiche
Lombardo-Radice: "I ragazzoni di quindici anni si sentono un po' 'sprecati' in
una scuola di piccoli, e non sempre contribuiscono al bene della scuola…
Non si deve più dar loro poesiole infantili cavate dalle trite raccoltine e
ritagliate fuori dal giornaletto magistrale; occorrono i classici: non basta più
il 'racconto', occorre la meditazione, la ricerca spiritualmente interessante
non è più 'pratica' la geografia che ti fa aderire alla valle, alla religione, al
cantone e al suo nesso politico, ma quella che ti allarga a mondi più vasti,
ora intimi e cari come quello della civiltà latina ed italica[1] cui il Ticino
appartiene, ora lontani ma interessanti, per la loro varia struttura, come
sono quelli delle altre civiltà europee ed extra-europee."[2]
•
•
[1] Considerato che siamo nel 1935 questa apertura all'italianità potrebbe
far paura, a causa dei movimenti irredentisti (vedasi l'opera citata in
bibliografia di Marzio Rigonalli Le Tessin dans les relations entre la Suisse
et l'Italie 1922-1940), ma l'insieme del ragionamento permette di escludere
secondi fini di questo genere: si segnala semplicemente un problema che
non era ancora risolto, sebbene molto meno grave che nel ventennio 18941914.
[2] In Rossi, Felice, Storia della scuola ticinese, 413. Va precisato che come
già il Parravicini anche il Lombardo-Radice aveva studiato per incarico del
governo il sistema scolastico ticinese, per cui le sue osservazioni (ad
esempio sulla geografia) ci permettono di capire alcuni aspetti
dell'insegnamento anche nel periodo preso in esame da me (es. niente
classici).
Ruolo delle famiglie
• “Non fosse altro che per riguardo a quella classe
numerosa di fanciulli che circostanze diverse mettono
nell’assoluta impossibilità di fare un qualsivoglia lavoro
fruttifero nelle angustie delle rispettive famiglie, onde poi
devono, a coscienza netta, subire in scuola umiliazioni,
rimproveri e castighi immeritati; il che concorre a creare,
spesso e in numero grande più che non si pensi, i cattivi
scolari, e poi cittadini inaspriti nell’animo, disposti all’odio
ed alle vendette, essendo legge che ogni ingiustizia,
piccola o grande che sia, partorisce sempre funeste
conseguenze.”[1]
[1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE,
1908, p. 17.
L’abbandono precoce va contrastato
• "Svanirà presto per mancanza di salde radici" e
"le ripetizioni delle cose studiate giovano a tutti,
ai ragazzi immaturi sono indispensabili, anche
quando si presentano come un noioso
esercizio."[1]
[1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione
DPE, 1905, p. 22.
• Però il problema della ripetitività delle lezioni e
degli allievi che si annoiano era molto
importante. Solo con l’istituzioni delle maggiori
nel 1922 sarà parzialmente risolto.
Valutazione dei risultati
• Gli esami pedagogici delle reclute sono un
mezzo di valutazione importante.
• Ci hanno permesso di confermare alcune
considerazioni circa la durata delle scuole,
l’importanza dell’attitudine delle famiglie e la
problematica del numero di allievi per classe.
• Le scuole di ripetizione per reclutandi sono un
primo segno di debolezza del sistema scolastico
Alcune considerazioni
• "Une augmentation des droits populaires n'était considérée comme
sensée et praticable que si chaque citoyen pouvait disposer d'un
certain potentiel culturel. Des citoyens suisses libres, aptes à penser
et à agir de manière autonome, devaient pouvoir faire avancer le
progrès attendu dans toutes les directions, principalement dans le
domaine économique. Par ce biais, on pourrait tenir tête à la
concurrence étrangère."[1]
[1] Op. cit. in bibl. Lustenberger, werner, Les examen pédagogiques
des recrues: une contribution à l'histoire de l'école en Suisse, p. 10.
• "Une augmentation des droits populaires n'était considérée comme
sensée et praticable que si chaque citoyen pouvait disposer d'un
certain potentiel culturel. Des citoyens suisses libres, aptes à penser
et à agir de manière autonome, devaient pouvoir faire avancer le
progrès attendu dans toutes les directions, principalement dans le
domaine économique. Par ce biais, on pourrait tenir tête à la
concurrence étrangère."[1]
[1] Op. cit. in bibl. Lustenberger, werner, Les examen pédagogiques
des recrues: une contribution à l'histoire de l'école en Suisse, p. 10.
3 Boschetti-Alberti
• Dobbiamo considerare una grande
differenza tra la teoria educativa e la
pratica
• In realtà la sottomissione e la dura
disciplina erano estremamente diffuse,
così come lo studio a memoria delle
nozioni
Alcuni principi
•
•
•
•
Il metodo si ispirava al metodo Montessori
Si tratta in breve di apprendere in libertà
Al centro doveva esserci il bambino
Il metodo dopo le prime difficoltà ebbe grande
successo e diversi pedagoghi visitarono la
Boschetti-Alberti. Questo anche grazie alla
conoscenze del Lombardo-Radice.
• Il metodo piaceva molto all’ispettrice degli asili
Alcune citazioni interessanti
• "Ignorando la disciplina passiva che li avrebbe
allontanati dal desiderio di sapere, ignorando il comando
che soffoca l’istinto spontaneo, la voce aspra che
inaridisce la delicatezza degli affetti, riesciranno alla
conquista della disciplina attiva e saranno in ogni
movimento spinti prima e più che dal desiderio degli altri,
da una radicata convinzione dell’animo.”[1]
[1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE,
1909, p. 19.
• “Vieni, mi diceva un piccino a Lugano, vieni a osservare i
nostri fiori, i nostri uccelli: ti vogliamo far vedere tutte le
cose nostre: nostre sai? Ordinate da noi, perché l’Asilo è
la nostra casa; e come io allungavo la mano
accarezzandolo, egli si ritrasse, mi guardò
profondamente, serio, uomo negli occhi e mi disse
‘Grazie!’”[1]
[1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE,
1909, p. 21.
• La Scuola primaria nostra, alla quale è dato di
accendere o spegnere gli esseri, di irrobustirli o
d’opprimerli, di allontanarli dalla verità e dalla bellezza, o
renderli seguaci fedeli dell’una e dell’altra, oggi in cui si
sente nell’educazione popolare il bisogno di nuovo
indirizzo, guardasse all’umile riforma degli Asili come a
principio di durevole risveglio.”[1]
[1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE,
1909, p. 21.
• "Sono essi che fanno questa minaccia alla maestra. E il
mio apparire è generalmente accolto da una fila di
denuncie: signora Ispettrice, ‘un giorno piangevo e la
maestra mi disse che avevo niente!’ signora Ispettrice,
‘la maestra un giorno mi ha castigato e non era vero!’,
signora Ispettrice, ‘la maestra non mi lascia voltare!’
ecc., ecc.”
• "Hanno più criterio gli allievi de maestri!…
Almeno, hanno più criterio prima di andare a
scuola: perché quando sono a scuola, i maestri
li incretiniscono. Provate ad entrare in una
scuola; si alzano tutti in piedi come burattini ai
quali sia stato tirato il filo: belano lo stesso
saluto; poi restano lì tutti, in piedi come babbei.
Hanno tutti l'espressione chiusa e ristretta del
loro maestro."[1]
•
[1] Boschetti Alberti, Maria, Il diario di Muzzano,
p 23. In questo passo cita ciò che gli diceva un
suo zio, il quale l'ha aiutata molto, con le sue
critiche aspre contro i maestri, a capire che
qualche cosa non andava nel modo di fare
scuola.
Alcuni aspetti
• In un’occasione gli allievi stavano lavorando e
un ragazzo si è alzato e ha disturbato. Allora la
maestra lo ha sgridato elencando una serie di
precetti astratti. Invece dice lei, avrebbe dovuto
avvicinarsi a lui e spiegargli perché il suo
comportamento era sbagliato.
• Quando i maschi andavano dal maestro (perché
lei insegnava i lavori femminili) non riuscivano a
non farsi punire, non abituati a dover stare fermi.
Però poi venivano da lei e studiavano in silenzio
per ore…
Considerazioni
• Critica al sistema educativo: non basta sgridare e
imporre regole, ma bisogna far capire il perché. Solo
così si ha una crescita morale.
• Educazione significa saper gestire la propria libertà. È
quindi necessario dare la possibilità agli allievi di agire
liberamente, anche di sbagliare.
• La rigida disciplina imposta non era educativa: infatti
quando i ragazzi erano lasciati liberi di agire, finivano per
fare discussioni da mercato, risse e rumore insostenibile.
• Solo con il tempo possono apprendere in libertà a
gestirsi.
• La punizione non è quasi più necessaria: si trattava di far
capire l’errore (mentre prima era ritenuto necessario
punire ogni mancanza). Inoltre i fanciulli dovevano
ubbidire ad ogni comando, subito…
• "Quando i ragazzi lavorano in libertà, nessuno mai si
nascondeva per giuocare, nessuno perdeva il tempo in
ciarle inutili; l'uno aiutava invece l'altro nei lavori
scolastici; né mai era necessario richiamare Pietro,
Paolo e Giovanni."[1]
[1] Boschetti-Alberti, Maria, Diaio di Muzzano, p. 55.
• "Ebbene, come accogliamo noi il sensibile bambino di
sei anni, che ci si presenta alla scuola coi grandi occhi
pieni di luminosa innocenza? Lo accogliamo buttandogli
in faccia al più presto possibile: a - o - u. E al più presto
possibile: Guai a chi perde tempo nella scuola!
E così quel lume, quel riflesso che brilla nei chiari occhi
infantili, gradatamente si spegne. Dopo due, tre
settimane, ecco i ragazzi che salgono con aria
rassegnata le scale dell'edificio scolastico.
Rassegnati!…bambini di sei anni!..[1]
[1] Op. cit. in bibl. Boschetti-Alberti, Maria, Il dono di sé
nell'educazione, p. 35.
• Esempio di scuola naturale (curiosità naturale
dell’allievo): "-Signora come devo tradurre in italiano la
mia mamma ha fatto uno sporgiment? -Come devo dire:
ho portato un resaroto di erba? -Al casciava tanta
garzoia come si dice in lingua?"[1]
[1] Boschetti-Alberti, Maria, Il dono di sé nell'educazione,
p. 58.
• Un esempio indicativo: "-Cette année je viendrais aussi
à votre école. -Vraiment? Y viendras-tu volontiers? -Qui,
parce-que les garçon disent que vous ne le battez pas? Ah, ah! Tu t'es donc déjà fait punir à l'école? Il sourit
sans répondre. -Dis-moi un peu, trouves-tu que les
maîtres ont eu tort de te punir? -C'est parce qu'ils
veulent nous faire apprendre des choses que nous
n'avons pas envie d'apprendre."[1]
[1] Op. cit. in bibl. Boschetti-Alberti, Maria, L'école
sereine, p. 48. La scuola non può essere efficace senza
la cooperazione degli allievi.
• "Les méthodes modernes se vantent de
respecter l'individualité de l'enfant; combien n'en
voyons pas faire leur réclame! Mais si, selon ces
méthodes chaque enfant doit faire la même
tabella, ma même boîte, surmonter chacun les
mêmes difficultés, préparées et graduées
d'avance par l'instituteur, de quelle façon son
individualité sera-t-elle sauvegardée? Si les
élèves trouvent dans leur classe toutes les
boîtes imaginables, tous les objets qu'ils
pourraient désirer, si enfin toutes les difficultés y
sont numérotées, comment est-ce que leur
intérêt et leur enthousiasme pour la recherche
pourront y être tenus en éveil?"[1]
[1] Boschetti-Alberti, Maria, L'école sereine, p.
104.
• "Poveri bambini che non sanno cosa dire!
In una scuola dove l'alunno aspetta in tutto
e per tutto il verbo del maestro, prima di
agire; in una scuola comune dove la
libertà è molto limitata, è naturale che un
ragazzo si trovi sperso se tutto d'un colpo
gli si dice: -sei libero di scegliere il tema.Se il bambino non sa ancora camminare
da sé e voi allentate tutto d'un colpo la
mano con la quale lo guidate, il bambino
cadrà."[1]
[1] Boschetti-Alberti, Maria, Il dono di sé
nell'educazione, p. 68.
I risultati dal punto di vista morale
• Un bambino: Prima di partire i visitatori gli
chiesero se adesso rispettava gli animali,poiché
la maestra gli aveva raccontato che prima era
un bambino difficile, prepotente, che provava
piacere nel maltrattare piccole bestiole, egli
rispose dicendo di sì, perché non bisognava
mettere disordine nel regno di Dio. La stessa
maestra fu meravigliata di una simile risposta,
spontanea, di quel piccolo monello, chiedendosi
dove mai era andato a prendere un concetto
simile e glielo chiese, al che lui è andato a
prendere un libro e gliel'ha mostrato.
4 Conclusione – Un bilancio
• Grande differenza tra la teoria pedagogica e la pratica
• Inadeguatezza di molti maestri: "Insegnamento,
contegno suo e degli scolari, ordine e disciplina…tutto a
catafascio. Durante le lezione egli smania ed urla come
un maniaco, per ottenere il silenzio, per sedare
l'indisciplina e la scolaresca diventa tutti i dì peggiore."[1]
[1] Rapporto ispettore del primo Circondario, Fondo
DPE, Fascicolo 5, cartella 38, anno 1902/03.
• Condizioni igieniche e dei locali
• Attività fisica e sociale limitate
• Suppellettile didattica insufficiente
• Problemi pratici: percorso casa-scuola-casa
• Carenze culturali dei programmi + ripetitività
• Metodi pedagogici e organizzazione scolastica: i vecchi metodi e
modelli erano ancora molto diffusi
• Insegnamento oggettivo e aride nomenclature: “S’avvidero che,
invece di grammatica e di lezioni imparate a casa col borbottarle
venti o trenta volte, pretendevo da ogni scolare (secondo l’età, la
classe ecc.) un po’ di attività mentale, un po’ di osservazione, di
riflessioni, di buon senso, un po’ di facilità nel parlare; quando
videro insomma che pretendevo mi sapessero gli scolari
giudicare, così a vista d’occhio e con sensata approssimazione,
del volume, del peso, della superficie, del valore, dell’utilità ecc.,
delle cose più comuni, - i signori docenti si sentirono dapprima
alquanto disorientati; ma io ho il piacere di poter qui attestare che
i più sentirono la portata del mio concetto.”[1]
[1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1898, p. 13.
• "L'insegnamento oggettivo che dovrebbe animare la
conversazione tra maestro e scolaresca, dar vita ed attraenza
alle materie più aride, in generale sovente messo a servizio della
nomenclatura" (1908)
• Troppi compiti: studio a memoria invece di ragionamento
• Libri, amore per la lettura e per il sapere
• L’ambiente scolastico: terrore, disciplina ed educazione
alla libertà senza libertà
• Il giudizio di Ritter negli anni precedenti al 1894 resta
valido: "Tutti sapevano di queste abitudini,[1] ma in
fondo tutti convenivano che certa 'marmaglia' non si
potesse tenere a bada in altri modi, bastava spersi
mantenere entro un certo limite, e, del resto, era
impossibile impedire a molti genitori l'uso di metodi
correttivi ben più violenti… Di fronte ad una scolaresca
così selvatica (si pensi soprattutto alle sezioni superiori
maschili, o alle scuole miste di campagna comprendenti
tutti i gradi di insegnamento) i docenti non erano in grado
di fare altro che instaurare un clima di terrore, a volte
mitigato sconsideratamente da premi e lodi distribuiti nel
tentativo di conquistare qualche simpatia."
[1] Di picchiare gli scolari.
Cambiamenti
• Però si gettano le basi per un
cambiamento e un importante
miglioramento della scuola
• Se gli ispettori giudicavano ad esempio gli
allievi freddi, ombrosi, poco interessati e
passivi, capivano che ciò era dovuto
soprattutto allo stato di soggezione in cui
erano tenuti
4 La scuola dal punto di vista dell’allievo
• Diverse considerazioni ci hanno permesso di
vedere come la scuola era vissuta dagli allievi
• Problemi: lavoro, studio a memoria, ripetitività,
disciplina, ecc.
• Poco dialogo
• Ma l’interesse per l’educazione (educare il
popolo) del periodo in questione è molto
importante: nell’Ottocento con la
democratizzazione della società abbiamo anche
l’educazione e l’istruzione del popolo.
La riflessione di Bühler
• "La continua dura lotta per l'esistenza e la
concezione secondo la quale i bambini
apparterrebbero alla vita umana come un
pezzo di ricambio appartiene a una
macchina, e che debbono essere accettati
come sono venuti, impedivano agli adulti
di scoprire l'infanzia come tale e di
concepire i bambini come bambini."[1]
[1] Op. cit. in bibl. Bühler, Linus, I Giovani
spazzacamini ticinesi, p. 15.
Altre riflessioni conclusive
• "I giovani non sono … riconosciuti come gruppo, ma solo
come individui che devono solo obbedire e stare zitti."[1]
[1] Ariès, Georges, Duby, Philippe, La vita privata 4:
l'ottocento, p. 148.
• "Il ruolo di questa responsabilità[1] consiste nel suscitare
nel bambino una presa di autorità su se stesso, per
potere assumere poco a poco l'autonomia decisionale…
Poiché il ruolo dei genitori è quello di rendere il figlio
autonomo, cioè far sì che sia autosufficiente e in grado
di bastare a sé stesso il giorno in cui lascerà i genitori.
Lo scopo della tutela è di preparare una persona ad
essere autonoma e non avere più bisogno di una tutela,
dunque di autotutelarsi."[2]
[1] Si parla dell'autorità parentale, ma il discorso può
pure essere applicato all'educazione in genere, quindi
anche a quella scolastica.
• [2] Dolto, Françoise, Adolescenza, p. 177.
5 Conclusione
• Utilità dello studio della Storia della
scuola?
• Far capire agli allievi l’importanza
dell’istruzione e farli riflettere sulle
modalità (società pluralista, riflessione
critica, ecc.)
• In particolare usando alcuni testi e
citazioni.
Discussione finale: la scuola oggi
• Importanza delle osservazioni
sul numero di allievi
• Riflessioni pedagogiche
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