“analizzare la frase con la
grammatica valenziale”
1
Donatella Lovison
GISCEL Veneto
Io credo che la grammatica sia una via d’accesso alla bellezza. … quando si fa
grammatica, si accede a un’altra dimensione della bellezza della lingua. Fare
grammatica serve a sezionarla, guardare come è fatta, vederla nuda in un certo
senso. Ed è una cosa meravigliosa, perché pensiamo: “Ma guarda un po’ che roba,
guarda un po’ come è fatta bene!”, “Quanto è solida, ingegnosa, acuta!” (...)
Forse bisogna collocarsi in uno stadio di coscienza speciale per accedere a tutta la
bellezza della lingua svelata dalla grammatica.
(da Muriel Barbery, L’eleganza del riccio, Edizioni e/o, Roma 2007)
I° INCONTRO
Riferimenti teorici: Lo
studio e
l’insegnamento della
grammatica
2
Secondo F. Sabatini non si può e non si deve fare a meno
dello studio riflesso sulla lingua nell’istruzione scolastica
per tre motivi:
1.non è possibile usare in modo consapevole e
appropriato la lingua, specialmente nello scrivere, senza
conoscere analiticamente il suo funzionamento;
2.questa conoscenza aiuta certamente anche
nell’apprendere le altre lingue;
3.l’analisi della lingua corrisponde all’indagine sui
nostri processi mentali, sui nostri rapporti sociali e
sulla nostra storia culturale.
3
Altri autori sull’insegnamento della grammatica
A.Colombo (2010):
- Le conoscenze grammaticali non sono in sé il
fondamento delle abilità linguistiche; questo è
confermato dall’esperienza comune come dalle ricerche
empiriche, anche se non è ancora ovvio per la mentalità
corrente.
- Una prima buona ragione per l’inserimento di momenti
di riflessione grammaticale
nell’insegnamento/apprendimento linguistico è che essa
è comunque presente nell’apprendente, in modo più o
meno consapevole.
4
- Una riflessione grammaticale ben condotta può
sviluppare una mentalità di approccio scientifico ai
problemi: si tratta di costruire generalizzazioni sulla
base di dati disponibili a tutti
A.Sobrero (2011):
La riflessione grammaticale:
- mediante osservazioni di tipo cognitivo sviluppa le
capacità di analizzare, connettere, categorizzare
- mediante osservazioni di tipo ricognitivo aiuta a
cogliere e a rendere consapevole l’organizzazione
interna della lingua.
5
Ragioni dell’insuccesso dell’insegnamento
grammaticale nella scuola
Lo Duca 2006:
…la grammatica moderna, anzi la grammatica tout court
e le connesse questioni del suo insegnamento continuano
ad essere assenti nel momento della formazione iniziale
degli insegnanti.
Sabatini 2004:
Lo studio risulta per gli studenti gravoso e infruttuoso
per mancanza di scientificità:
•molte definizioni non spiegano i meccanismi della
lingua
•le spiegazioni spesso non trovano riscontro nell’uso
reale della lingua e quindi non sono utilizzabili
6
Sobrero 2011:
La preparazione universitaria in generale non è
adeguata : in una prova ad hoc, con studio alle
spalle, è stato rilevato il 40/60 % di non sufficienti
all’Università di Bari
7
“Critica” ai complementi
-Sabatini
2004: la definizione dei cosiddetti
complementi (fatta eccezione per il complemento
oggetto) rientra molto di più nella semantica che non
nella sintassi:
è un tentativo di inquadrare in concettitipo (colpa, pena,
mezzo, prezzo, fine, causa, vantaggio, modo,
distribuzione, ...) la nostra visione del mondo (azioni
umane, eventi vari),
ma per quanto si voglia essere sottili, l’interpretazione
di tali espressioni finisce con l’essere approssimativa e
controversa. Es.: «si viaggia più comodamente in
treno» = mezzo o stato in luogo?
8
«ti ho detto queste cose per burla» = modo o fine?
…esercizi di questo tipo (che furono ideati per
aiutare a tradurre dall’italiano in latino), […]
possono forse abituare a chiarire una serie di aspetti
della realtà espressi con quelle parole, ma non
spiegano certo come è costruita la frase.
Obiettivo della riflessione sintattica dovrebbe invece
essere: cogliere unitariamente le relazioni tra tutti
gli elementi che possono entrare in una frase.
(a pag 122-123 di Sistema e testo, citato in bibliografia, c’è
una ben articolata critica alla prassi usuale per studiare la
frase)
9
Esperimento grammaticale
10
La frase minima di senso compiuto
Definizione secondo la sintassi funzionale di Martinet
L’“enunciato minimo” (secondo la terminologia dell’autore)
è costituito dal predicato e dal soggetto che lo
“attualizza”, e si distingue dalle “espansioni”:
«Chiameremo espansione ogni elemento che si
aggiunge a un enunciato senza modificare i rapporti
specifici e le funzioni degli elementi preesistenti»
(1966: 125),
o più in breve: Espansione: tutto ciò che non è
indispensabile (ibid.)”
Partiamo dalla definizione di Martinet, e proviamo a
formalizzare la prima regola:
Produciamo una serie di frasi minime e verifichiamo
se la regola è valida
Il cane abbaia
Il bambino dorme
Il babbo sonnecchia ecc.
Primo intoppo:
*il cane sembra
*il bambino è diventato
*il babbo è
Queste frasi non hanno senso compiuto perché
i verbi da soli non riescono a dire/predicare
nulla del soggetto. (tema/rema)
Di che cosa hanno bisogno per predicare?
Questi verbi necessitano di una parte
nominale che è la vera predicazione del
soggetto. Sono detti verbi copulativi. La
struttura del predicato dipende non dal verbo
Allora precisiamo la regola:
Sembrerebbe tutto a posto:
basta avere qualcosa di cui parlare, il soggetto,
qualcosa da dire sul soggetto, il predicato
verbale o nominale,
e possiamo costruire un numero infinito di frasi
accettabili.
Il cane sembra furioso / corre / abbaia ...
Il bambino è diventato grande / è sano / si
annoia /dorme...
Il babbo è contento / sorride / sonnecchia...
Secondo intoppo:
* Il bambino aveva
* Il cane ha fatto
* Il babbo ha messo
Frasi come queste, pur essendo composte di
soggetto e predicato non hanno senso compiuto.
I verbi presenti sono transitivi e necessitano
del complemento oggetto.
Allora precisiamo la regola:
Terzo intoppo:
Luigi studiava molto
Mia sorella sta cantando a squarciagola
Noi mangiamo all’una
In queste frasi i verbi sono transitivi ma non
sono seguiti dal complemento oggetto,
eppure le frasi hanno senso compiuto.
Quarto intoppo:
* Il cane ha infilato il muso
* Il babbo ha messo la pentola
* Giuliana ha dato il quaderno
In queste frasi con verbi transitivi il complemento
oggetto è espresso, ma le frasi non hanno senso
compiuto e hanno bisogno di un ulteriore
completamento,
di un complemento preposizionale.
Quinto intoppo:
* Luigi si è comportato
* Maria abita
* Il cane appartiene
In queste frasi i verbi sono intransitivi ma le frasi
non hanno senso compiuto e hanno bisogno di un
ulteriore completamento,
di un complemento preposizionale o avverbiale.
Sesto intoppo:
* Giorgio è amico
* La mia auto è uguale
* Maria è desiderosa
In queste frasi il predicato nominale non basta per
dare un senso compiuto e richiede un ulteriore
completamento,
un complemento preposizionale.
Settimo intoppo:
Piove
Sta nevicando
Queste sono frasi minime in cui i verbi non
richiedono alcun elemento per avere significato
completo.
A questo punto è dimostrato che è proprio sbagliato
parlare di “soggetto e predicato” come elementi
indispensabili della frase minima:
il nucleo della frase è solo uno, il predicato/verbo,
che richiede o meno di essere completato con altri
elementi.
Allora proviamo a formulare una regola più
convincente:
Aspetti teorici
25
Il modello valenziale:
il nucleo della frase
-M.G. Lo Duca, 2006 (Citazione da: Lucien Tesnière,
Elementi di sintassi strutturale, Rosenberg & Sellier,
Torino, 2001):
“Si può paragonare il verbo a una specie di atomo
munito di uncini, che può esercitare la sua attrazione
su un numero più o meno elevato di attanti, a seconda
che esso possieda un numero più o meno elevato di
uncini per mantenerli nella sua dipendenza.
Il numero di uncini che un verbo presenta, e di
conseguenza il numero di attanti che esso può
reggere, costituisce ciò che chiameremo la valenza del
verbo”
26
-Sabatini 2004:
il modello della grammatica cosiddetta “valenziale”
individua nel verbo le “valenze” (paragonabili a quelle
degli elementi chimici), ossia la predisposizione che ogni
verbo ha, secondo il suo significato, a combinarsi con un
certo numero di altri elementi per produrre un’espressione
minima di senso compiuto:
la frase ridotta al minimo indispensabile, quello che viene
anzi chiamato il nucleo della frase
http://vimeo.com/22189539
27
-Tavoni, 1999:
In chimica, gli atomi dei vari elementi si combinano tra
loro per formare le molecole dei composti. Ogni
elemento può allacciare un numero fisso di “legami” con
gli altri atomi, che si chiamano “valenze”.
Analogamente, ogni verbo ha un suo numero di
“valenze”, cioè di rapporti con elementi esterni che “ha
bisogno” di attivare.
-Salvi, Vanelli 2004:
Chiamiamo frase nucleare una frase composta solo dal
verbo e dai suoi argomenti (...). La funzione svolta dal
verbo può anche essere svolta da un aggettivo
28
(accompagnato dal verbo essere)
Valenze e/o argomenti
Salvi e Vanelli (2004, pp. 20-21):
“Terremo distinti terminologicamente gli attanti, che sono
i partecipanti dell’evento descritto dal verbo, e gli
argomenti, che ne sono la realizzazione sintattica;
mentre gli attanti si situano al livello della
interpretazione semantica della costruzione, gli
argomenti si situano al livello della costruzione
sintattica. Un termine alternativo per argomento è
valenza”.
29
Primi spunti didattici:
La ricerca e determinazione delle valenze di un
verbo
In classe è molto utile, specie in fase di approccio al
sistema, portare gli allievi a ragionare su due piani:
1-il significato del verbo e lo “scenario” da esso
suscitato (piano del significato);
2-la realizzazione di questo scenario nella frase
(piano sintattico)
Favorisce il passaggio dalla percezione della lingua
come significato, alla riflessione sulla superficie
della lingua stessa
30
Poiché a seconda del significato del verbo e quindi
della struttura richiesta da esso nella frase, le valenze
possono essere o meno saturate, è possibile in classe
fare una distinzione terminologica tra valenze
(corrisponderebbero agli attanti di Salvi-Vanelli) del verbo (semantica) e
argomenti del verbo nella frase (sintassi).
Es. Il verbo scrivere può essere trivalente (chi scrivecosa scrive-a chi scrive)
Luisa ha scritto una lettera a Giacomo (tre valenze
saturate-tre argomenti)
Ieri Luisa ha scritto tutto il pomeriggio (una valenza
saturata-un argomento)
31
Il verbo VOLERE
Avvio del percorso di riflessione (due possibilità):
1-Immaginiamo una scena di cui il verbo volere sia il
centro. Di che cosa c’è bisogno per farlo funzionare in una
frase?
2-Mettiamo al centro di una frase il verbo volere. Con
quali altri elementi si combina per dare un senso compiuto
alla frase?
Proviamo con un esempio:
Maura (1) vuole una penna (2)
Posso dire “Maura (1) vuole” e basta? -NOPosso dire “Vuole una penna (2)” e basta? –SI- il primo
argomento si può sottintendere (nota: in Italiano, in
Latino, ma non in Francese o Inglese)
Quindi le risposte potranno essere:
1-C’è bisogno di qualcuno/qualcosa “che voglia”
(argomento 1) e di un qualcosa “che sia voluto”
(argomento 2).
2-Ha bisogno di un elemento “che voglia” (argomento 1)
e di un elemento “che sia voluto” (argomento 2).
33
Vediamo in quali altri modi posso completare il verbo
“volere”:
Lei (1) vuole una penna(2)
Maura (1) la (2) vuole
Voi(1) volete correre (2)
(io sottinteso)(1)Vorrei tanto che tu fossi mio amico (2)
Lo (2) (io sottinteso)(1)vorrei tanto
Tutti (1) vorrebbero essere in gamba (2)
Prima di tutto Andrea (1) vorrebbe questo(2)
Nota: è importante far produrre agli studenti tante
frasi e riflettere su tutti i “completamenti” possibili.
34
Verbi a più costruzioni
35
Verbi a più costruzioni
Da Sabatini 2004:
«questi autobus vanno» (con andare usato in senso
assoluto, monovalente) significa “sono in servizio” o
anche “funzionano bene”;
«questi autobus vanno al centro» (con andare
bivalente) significa “sono diretti al centro”.
Spesso il cambiamento di costruzione deriva dall’uso
metaforico del verbo:
riferito al fenomeno atmosferico tuonare è
zerovalente, mentre in «tuonano i cannoni» (“i c.
stanno sparando”) è monovalente e in «il direttore
tuona i suoi ordini ai dipendenti» (“il d. impartisce
con voce tonante ordini ...”) è addirittura trivalente. 36
Da Tavoni 1999:
Diversi verbi transitivi possono a volte essere usati “in
modo assoluto”, cioè senza complemento oggetto. A
volte, dunque, questi verbi si comportano come verbi
bivalenti (Ho mangiato la torta), a volte come verbi
monovalenti (Ho mangiato).
Ma si tratta di costruzioni diverse, che hanno significati
diversi e non possono alternarsi indifferentemente.
Lo dimostra il fatto che uno scambio di battute come
questo è agrammaticale
*”Hai mangiato la torta?”. “Sì. Ho mangiato”,
e lo è anche
* ”Hai mangiato?”. “No, non ho mangiato la torta”.
37
Questo vale anche per alcuni verbi intransitivi che
possono essere bivalenti o monovalenti ma non le due
cose insieme.
Come andare:
* “Oggi, finalmente, l’ascensore va?”.
“Sì, va al terzo piano”.
38
Esperimento grammaticale
Verbi a più costruzioni
Partiamo dall’ultima regola definita a proposito della
frase minima
I ragionamenti con gli studenti potrebbero portare alla
conclusione che ad ogni verbo corrisponda una e una
sola struttura argomentale. Proviamo a formulare una
regola:
Proviamo a chiederci quante valenze ha il verbo
mangiare.
La risposta potrebbe essere: “Due, chi mangia e la cosa
mangiata, cioè il soggetto e il complemento oggetto”.
Luigi mangia la pasta.
Il campione di scacchi ha mangiato la regina.
Fin qui tutto bene.
Osserviamo:
Gli adulti hanno mangiato in trattoria.
I bambini hanno mangiato al sacco.
Luigi mangia a mezzogiorno
In queste frasi il secondo argomento, il complemento
oggetto, non è presente.
Il verbo in questi casi non è transitivo e non ha il significato
di “ingerire, masticando e deglutendo, una sostanza
solida” (m. la pasta, la frutta, il pesce ecc.)
né di “eliminare un pezzo dell’avversario nel gioco degli
scacchi” (m. la regina, il pedone ecc.).
Il verbo è intransitivo e significa “consumare un pasto”.
Altro esempio:
Proviamo a chiederci quante valenze ha il verbo assistere.
Sonia assiste la madre inferma
Carlo assiste alla lezione
Nella frase 4 il verbo "assistere” è in una frase che ha la
struttura sogg.+pred.+compl. ogg. e significa "aver cura
di, soccorrere",
Nella frase 5 il verbo "assistere” è nella frase con struttura
sogg.+pred.+compl. preposizionale e significa "essere
presente"
E ancora:
Maria studia.
Antonio canta.
Mio padre lavora.
Maria studia giurisprudenza.
Antonio canta una canzone.
Mio padre lavora il legno.
Nel primo gruppo di frasi il verbo significa “svolge
un’attività” ed è intransitivo, mentre nel secondo
gruppo l’attività espressa dal verbo si esercita su un
particolare oggetto e il verbo è transitivo.
La regola n°1 quindi attribuisce al lessico della lingua
una univocità di comportamenti a volte non reale.
Precisiamo quindi:
Esaminiamo questi casi:
Federica collabora con Marco
Federica e Marco collaborano
L’Italia confina con la Francia
L’Italia e la Francia confinano
In queste frasi i verbi “collaborare” e “confinare”
presentano strutture argomentali diverse ma non ci
sono grandi differenze di significato.
La regola n°2 non è ancora precisa, proviamo a precisarla:
Proposta di esercitazione n°1
49
Il modello valenziale:
50
Circostanti ed espansioni
Fuori e dentro il nucleo,
Rappresentazioni della frase semplice
-M.G. Lo Duca 2006:
normalmente i parlanti non si limitano a dare le
informazioni essenziali: aggiungono altre informazioni
supplementari, che Tesnière chiamava ‘circostanti’ (oggi
si dicono più spesso ‘espansioni’),
relative al tempo e/o al luogo in cui un certo evento si
verifica (oggi/ per tutto il mese Maria ha studiato in
biblioteca/ qui);
o relative alla causa che è all’origine di un certo evento
(Maria studia per passione/ perché è ambiziosa);
o relative allo strumento che rende possibile il realizzarsi
dell’evento (Maria scrive con la matita/ con il computer),
e via di questo passo.
51
Sabatini 2004:
Tutte le altre informazioni che possiamo aggiungere a
quelle fornite dal nucleo stretto possono collegarsi a
questo in due modi ben diversi e quindi collocarsi su
due distinti piani.
Possono essere specificazioni dei singoli costituenti del
nucleo: ossia attributi, apposizioni, espressioni
preposizionali, frasi relative, che specificano gli
argomenti, o anche avverbi e locuzioni avverbiali che
specificano il verbo.
Questi elementi sono legati morfologicamente e
sintatticamente, oltre che semanticamente, ai singoli
elementi del nucleo. […] possiamo chiamarli
semplicemente circostanti del nucleo.[…]
52
È possibile però aggiungere molte altre informazioni
anche a questo nucleo arricchito: informazioni che non
si legano più, specificamente, agli elementi del nucleo,
né ai loro circostanti, ma che tuttavia fanno parte della
scena complessiva […]
Per non confonderle con i circostanti del nucleo
dobbiamo denominarle in un altro modo: è invalso per
esse il termine di espansioni.
53
Tavoni 1999:
gli elementi che “saturano” le valenze di un verbo sono i
suoi argomenti. Perché una frase sia ben formata occorre
che tutte le valenze del verbo siano “saturate”. Il predicato
con i suoi argomenti costituisce il nucleo della frase. Tutti
gli altri elementi della fase, non necessari perché la frase
sia ben formata, si chiamano extra-nucleari, o espansioni.
Le espansioni che si legano proprio al predicato,
strettamente, specificandone o modificandone il
significato, si chiamano avverbiali (Francesco ha letto la
poesia in modo commovente; Ha piovuto a dirotto).
Quelle che si legano, “più dall’esterno”, all’intero nucleo,
si chiamano circostanziali (Francesco ha letto la poesia
davanti ai suoi compagni; Stanotte ha piovuto).
54
Rappresentazione grafica di Sabatini
Mia zia Paola, sull’onda dei suoi ricordi liceali, in
veranda, in mezzo ai fiori, legge ad alta voce, verso
sera, poesie del suo amato Pascoli
55
La distinzione di Sabatini è scientificamente corretta e
produttiva dal punto di vista dell’organizzazione delle
informazioni nella nostra mente.
Le espansioni della frase hanno due caratteristiche che
possono aiutarne il riconoscimento e la classificazione:
1- possono essere cambiate di posto nella frase stessa
perché “non hanno legami strutturali con nessun punto
specifico del resto della frase, ma si legano al suo
insieme soltanto con il loro significato” (Sabatini,
Camodeca, De Santis)
2- possono trasformarsi in frasi subordinate
56
Nella frase di esempio
verso sera può diventare quando è verso sera
in veranda può diventare mentre sta in veranda
sull’onda dei suoi ricordi può diventare lasciandosi
andare ai ricordi
Tutte queste espansioni possono essere spostate
all’interno della frase
57
Riflessioni su una possibile difficoltà didattica
1-La distinzione tra circostanti ed espansioni può essere
problematica ad uno stadio cognitivo corrispondente
all’età che va fino al biennio (e anche oltre), quando
nella mente il lavoro sul significato può ancora prevalere
sulla capacità (più astratta) di riflettere sulla superficie
della lingua.
2-Il criterio di riconoscimento relativo al possibile
spostamento nella frase a volte può non essere univoco e
allievi intelligenti possono metterlo in discussione.
Ad esempio nella frase:
Alza le braccia più in alto // Alza più in alto le braccia
L’avverbio, pur essendo un circostante del nucleo,
58
ammette lo spostamento di un posto.
Rappresentazione grafica di Tavoni 1
Emmanuel guarda i tetti luccicanti con occhi
incantati
con occhi incantati
i tetti luccicanti
Emmanuel
GUARDA
59
Rappresentazione grafica di Tavoni 2
Stanotte ha piovuto furiosamente
Stanotte è un’espansione
Furiosamente è un avverbiale
stanotte
furiosamente
HA PIOVUTO
60
Il modello valenziale
61
Proposta didattica di analisi e
rappresentazione della frase
Ricerca di un modello convincente che, prendendo
spunto dalle riflessioni dei linguisti, sia uno strumento
ragionevolmente utile per descrivere ogni tipo di
frase, semplice e complessa.
Criterio generale del modello proposto:
scoprire i legami di significato tra sintagmi
(lavorando per coppie di sintagmi) e usarli per
arrivare a descrivere i legami sintattici nella frase
semplice e nella frase complessa
( ...la nostra analisi dovrà riguardare e integrare i due livelli dell’analisi: quello sintattico e
quello semantico... Lo Duca 2006)
E’ un modello che lascia spazio eventuale per l’analisi logica
tradizionale
62
Prerequisiti e obiettivi
Prerequisiti di partenza
•Saper riconoscere il verbo in una frase
•Saper riconoscere preposizioni e congiunzioni
•Saper riconoscere un sintagma
(verbale/nominale/aggettivale/preposizionale/avverbiale)
•Percepire ogni frase in situazione di comunicazione (qualcuno sta
dicendo qualcosa a proposito di qualcuno/qualcosa),(tema-rema//topiccomment)
Obiettivi/abilità/competenze
•Prestare attenzione ad ogni elemento espresso nella frase e non solo al
suo significato globale (abilità)
•Saper individuare gli argomenti del verbo (competenza)
•Saper descrivere una frase semplice (competenza):
-nei suoi componenti nucleari ed extranucleari
-scoprendo i legami semantici tra i componenti
-individuando i legami sintattici tra i componenti
63
LA SCOPERTA DELLE VALENZE
Strategie metodologiche:
porre domande per indirizzare verso la scoperta degli
elementi linguistici
guidare non dando la soluzione ma sostenendo o
confutando le ipotesi che gli studenti formulano
Possibili difficoltà iniziali:
Gli studenti possono trovare difficoltà nella
distinzione tra elementi necessari (nucleari) ed
elementi secondari (extra-nucleari), perché
percepiscono i circostanziali e le espansioni come
elementi importanti per la comunicazione.
64
Un esempio:
di quali elementi non può fare a meno il verbo
camminare per funzionare in una frase?
Viene facilmente individuato che c’è bisogno di
qualcuno che cammina=il soggetto.
I ragazzi formulano l’ipotesi che sia essenziale dire
‘dove’ qualcuno cammina (per strada, lungo il
sentiero ecc.).
L’insegnante confuta portando esempi di frasi senza
il “dove” quali:
Luigi è nervoso e cammina avanti e indietro senza
sosta.
Ieri ho camminato tutto il giorno e ora sono stanca.
65
La domanda può andare quindi riformulata:
di quali elementi ha bisogno AL MINIMO il verbo
camminare per funzionare in una frase?
ovvero “quali elementi devono accompagnarlo per
ottenere un concetto minimo ma autosufficiente”
(Sistema e testo pag 124)
Si arriva a determinare che l’unico elemento necessario
a questo verbo per costruire una frase di senso compiuto
è il soggetto. Gli altri elementi sono importantissimi per
la comunicazione ma non strettamente necessari al
funzionamento del verbo stesso.
66
Strategie opzionali
(suggerite dalla personale pratica didattica)
1-se necessario, si può parlare di valenze quando si tratta
del verbo “in sé”, nel suo significato, e di argomenti
quando il verbo viene “calato” nella frase e messo in
relazione sintattica con altri elementi;
2-a fini pratici convenzionalmente gli argomenti possono
essere chiamati:
x = soggetto
y= sintagma nominale -complemento oggettopredicativo
z= sintagma preposizionale- complementi indiretti
67
CRITICA AL MODO TRADIZIONALE DI
IDENTIFICARE IL SOGGETTO
Non si può riconoscere il soggetto mediante la domanda
tradizionale “chi o che cosa compie l’azione espressa dal
verbo?” per almeno due ragioni:
1-perché i verbi non esprimono solo azioni ma anche
eventi, stati o modi di essere ecc.
es.: Non sono in casa/Andrea è timido/ Luigi è caduto con
la bici/La situazione sembra diversa/che sia cambiata
2-perché la domanda non è logica nelle frasi passive in cui
chi fa l’azione è l’agente
Es.: Quella lettera è stata scritta da Andrea
68
L’ARGOMENTO X: IL SOGGETTO
Possibili domande per condurre ad individuare in
modo sicuro il soggetto sintattico, non confondendolo
con altri elementi della frase:
•di chi/di che cosa si parla? cosa se ne dice? (temarema/topic-comment)
•chi/che cosa è che... (+ verbo+ argomenti)?
•in questa frase di chi/di che cosa si dice che
(+verbo+argomenti)?
69
Esempi
Maria ha preso un’insufficienza in matematica.
•di chi si parla? = di Maria; cosa se ne dice? =che ha
preso un’insufficienza…
•chi ha preso un’insufficienza? = Maria
•in questa frase di chi si dice che ha preso
un’insufficienza? = di Maria
70
Ieri si è rotta la catena della mia bici
•di cosa si parla?= della catena della bici; cosa se ne
dice?= che ieri si è rotta
•che cosa si è rotto? = la catena
•in questa frase di che cosa si dice che si è rotto? = della
catena
71
Maria è stata promossa in terza media
•di chi si parla?= di Maria; cosa se ne dice?= che è
stata promossa …
•chi è che è stato promosso? = Maria
•in questa frase di chi si dice che è stata promossa?=
di Maria
72
Un altro modo ancora per identificare il soggetto
Osserviamo le frasi:
Io non mi fido per niente di te.
Tu spesso menti.
Angela è seria e sincera.
Noi ci fidiamo di lei e non di te.
Voi due non potevate proprio andare d’accordo.
Anche loro sono sicuri di questo.
Possiamo vedere come il soggetto “comanda” il
predicato “imponendo” la persona verbale, il
numero e nel caso del predicato nominale anche il
genere.
73
Il soggetto in questo caso è l’elemento della frase
che si accorda in tutto (persona, numero e anche
genere) con il predicato
Nota: dal verbo e in particolare dal suo morfema
grammaticale guidare a risalire al soggetto.
(es. “Ragazzi, state in silenzio”)
74
Il modello valenziale
75
Rappresentazione della frase semplice
Tappe del percorso:
•Segmentare la frase in sintagmi e numerarli
•Individuare il verbo e scoprirne le valenze
•Individuare gli argomenti nella frase (x-y-z)
•Gli argomenti sono legati al verbo con una freccia a
doppia punta.
•Gli elementi extra-nucleari sono legati all’elemento che
le regge semanticamente e sintatticamente con una
freccia ad una sola punta.
•Gli elementi in rapporto di coordinazione sono legati
tra loro con una linea senza punte di freccia
76
Per scoprire i legami di significato e sintattici tra
tutti gli elementi di una frase si prova ad abbinare
gli elementi stessi, facendo leva sulla capacità degli
allievi di lavorare sul significato
1o esempio
1
2
3
Ieri / a Padova / è piovuto /a lungo
4
3
1
2
4
77
Nella stessa frase, secondo l’analisi proposta da
Sabatini, gli elementi 1-2 sono espansioni della frase,
mentre 4 è un circostante del verbo.
Le domande per guidare gli studenti al riconoscimento
delle espansioni saranno:
quali sintagmi espandono il significato di tutta la frase?
quali sintagmi non hanno un posizione fissa nella frase?
quali sintagmi possono essere trasformati in frase?
78
Quindi dovranno essere successivamente così
rappresentati
Ieri / a Padova / è piovuto /a lungo
1
2
3
3
4
4
1
2
79
Individuare le parole-gancio (connettivi
sintattici)
Possibili domande: quale parola unisce
l’elemento 2 al 3?
Potrebbe sorgere il problema di ‘a’ tra 3 e 4. In
questo caso si richiama il concetto di locuzione
preposizionale/avverbiale se studiato
precedentemente, ovvero lo si introduce in
questo momento, per ricordare che la locuzione
è “un blocco unico”, come se fosse una parola
sola.
Ieri 1/ a Padova 2/ è piovuto 3 /a lungo 4
3
a
1
2
4
80
... e successivamente:
quale parola unisce il sintagma 2 a tutta la frase?
3
4
a
1
2
81
o
2 esempio
Carlomagno 1 / cavalcava 2 / alla testa 3 / dell’esercito 4/ dei
franchi 5
1
2
alla
3
dell’
4
dei
5
in questo esempio non ci sono espansioni ma solo circostanti.
82
o
3 esempio
fase 1
Per la lezione 1 / di stamattina 2 / Giulia 3 / ha tradotto 4 / tre 5 /
brani 6/ dal francese 7 / in italiano 8
4
3
6
per
1
dal
7
5
in
8
di
2
83
fase 2
“Per la lezione di stamattina” si colloca nell’area delle espansioni
(espande il significato di tutta la frase/la posizione nella frase può
essere modificata), quindi la rappresentazione definitiva vedrà
questi sintagmi nell’area esterna:
1
2
3
Per la lezione / di stamattina / Giulia / ha
4
5
6
7
tradotto / tre /brani / dal francese / in
italiano 8
4
3
dal
7
6
5
in
8
per
1
di
84
2
Frasi con predicato nominale
1° Esempio
1
2
3
Maria /è a una alunna b /capace
2
a
a
1
b
3
85
4o esempio
Come rappresentare frasi con predicativi
La proposta si basa sulla scoperta del doppio legame del predicativo, con:
predicato e soggetto
predicato e complemento oggetto
Es.
Matteo1 /è considerato2 /il migliore3 / della classe4
2
1
3
della
4
L’allenatore1 / ha convocato2 / Alex 3/ come titolare4
2
come
1
3
4
86
Rappresentare la coordinazione
Ad esempio rappresentiamo:
1
2
3
4
5
Andrea / ha messo / sul tavolo / la matita, /il quaderno /e
gli occhiali 6.
1
3
sul
2
,
4
e
5
6
87
esempio di
realizzazione
della fase 1
88
89
Proposta di esercitazione n° 2
90
Bibliografia di riferimento
-Ambel M. (a cura di) (1982), Insegnare la lingua. Quale grammatica? Milano:
Edizioni scolastiche Bruno Mondadori.
-Colombo A. (2010), La riflessione grammaticale nell’apprendimento delle lingue, in
PON, Educazione linguistica e letteraria in ottica plurilingue
-Lo Duca M.G. (Ott. 2006), Si può salvare l’analisi logica? [La crusca per voi, n.
33,, pp. 4-8]
-Lo Duca M.G. (1999) , Esperimenti grammaticali, RCS Libri, Milano
-Lo Duca M.G. (2003), Lingua italiana ed educazione linguistica, Carocci, Roma
-Sabatini F. (Settembre 2004), Lettera sul “ritorno alla grammatica” Obiettivi,
contenuti, metodi e mezzi,
- Sabatini F., Camodeca C., De Santis C. (2011), Sistema e testo, Loescher, Torino
-Salvi G. ,Vanelli L.(2004) , Nuova grammatica italiana, il Mulino, Bologna
-Sobrero A. (2011), relazione per il Seminario per gli autori del Servizio Nazionale di
Valutazione, Roma
-Tavoni M. (1999) , L’italiano di oggi, Le Monnier, Firenze
- Tesnière L. (1988). Ėléments de syntaxe structurale. Paris: Klingsiek. (Edizione
originale: 1959).
91
Colombo A., 2011, « A me mi » -Dubbi, errori, correzioni nell’italiano scritto, Milano,
Franco Angeli
Lo Duca M.G., Ferronato M., Mengardo E., “Indicazioni per il Curricolo e obiettivi di
apprendimento sulle categorie lessicali: il riconoscimento del Nome” in P.Baratter, S.
Dallabrida (a cura di), 2009, Lingua e grammatica, Milano, Franco Angeli.
Lovison D., Che fare del manuale scolastico di grammatica, in P.Baratter, S.
Dallabrida (a cura di), 2009, Lingua e grammatica, Milano, Franco Angeli.
Martinet A, 1966. Elementi di linguistica generale. Bari, Laterza. (Edizione originale:
1960).
Prandi M., 2006, Le regole e le scelte, Utet Università , De Agostini scuola, Novara
Renzi, Salvi, Cardinaletti, 1991, Grande grammatica italiana di consultazione, Il
Mulino, Bologna
Scarica

La Grammatica Valenziale - Istituto Comprensivo "F.lli Corrà"