Juan Mirò 1893-1983 “il più surrealista di tutti noi” A.Btreton “ogni giorno di più avverto una necessità di grande disciplina, unico cammino per giungere ad un’opera classica, cui dobbiamo tendere, classicismo ad ogni costo” • La realtà come fonte d’osservazione del dettaglio Prades 1917 Nord-sud 1917 Cavallo,pipa,fiore rosso 1920 Gli anni venti, Parigi, il Surrealismo • • Giunge a Parigi nel 1920 e la sua arte subisce fortemente l’influenza Dada e di quelle spinte culturali che saranno poi il surrealismo Realizza nel 1923 “La terra arata”,un’opera estremamente surrealista ante-litteram • Nel 1924 aderisce formalmente al movimento surrealista con “Il carnevale dell’Arlecchino” di cui scrive: ”non dipingevo i sogni ma era la fame che mi procurava una specie di allucinazione” • La danzatrice 1925 L’assassinio della pittura • L'artista diventa uno dei più radicali teorici del surrealismo, esprime il suo disprezzo per la pittura convenzionale esprimendo il desiderio di “ucciderla” ed “assassinarla” per giungere a nuovi mezzi di espressione • “l’antidipinto”: collage di materiali inconsueti e spesso sgradevoli, il cui rapporto tra essi è espresso in disegni affiancati al collage che lo rappresentano nel complesso. Gli anni trenta: il ritorno al colore • il colore rappresenta solo se stesso è la liberazione dell’inconscio senza la pretesa di spiegarlo, è infatti il massimo livello di automatismo pittorico raggiunto da Mirò, tuttavia le opere mantengono una dimensione figurale. Dipinto 1933 il bisogno di comprendere tutta la realtà nel momento delle divisioni più profonde: le Costellazioni e la guerra • Negli anni della seconda guerra mondiale Mirò realizza 23 opere di un’unica serie “costellazioni” chiuso nel suo studio catalano e rifiutando ogni partecipazione artistica col regime franchista mentre ottiene riconoscimenti e premi dall’estero. • “l’idea dello sfondo è stato il punto di partenza che mi ha suggerito tutto il resto”. Questa serie è realizzata con la tecnica più innovativa: la base del dipinto è involontaria e Mirò, secondo la sua poetica, pone figure riconoscibili trasfigurate ma mai astratte poiché, sostiene l’artista, le forme dipinte sono profondamente reali e legate alla realtà, con tutte le dovute premesse sul concetto di realtà e realismo in Mirò. La scala d’evasione 1940 È stata la prima opera e l’origine di questa serie stella nascente 1940 • Con questa serie Mirò vuole cercare un fuga dalla guerra, per questo inizia una ricerca introspettiva in cui le stelle e la notte divengono elementi essenziali,e riflettono il suo bisogno di comprendere l’intera realtà, figure che ricordano elementi terreni coesistono con gli astri celesti. Ogni costellazione contiene in sé l’essenza cromatica della precedente Gli anni sessanta e l’influenza della pittura americana astratta • La sua opera, che non aveva mai cercato la completa astrazione bensì un linguaggio surreale poeticamente semplificato, tuttavia nell'ultimo periodo si abbandonerà dunque, al trionfo fantastico del colore puro, in una gioiosa libertà formale. Blu: essenzialità di forme e colore • “lo spettacolo del cielo mi sconvolge. Resto sconvolto quando vedo, in un cielo immenso, uno spicchio di luna o il sole, del resto esistono nei miei quadri delle forme piccole in grandi spazi vuoti” • I grandi sfondi blu ricordano ancora una volta il cielo, e le masse perfettamente equilibrate in quanto immobili producono secondo il pittore movimento Blu II 1961 Blu III 1961 La maturità • Le opere della maturità artistica di Mirò sono caratterizzate da sfondi geometrici e colori omogenei, da immagini fantastiche, fantasiose e umoristiche, contorte nel tratto e nel significato. “Abitante catalano al chiaro di luna” conservato alla Fundaciò Joan Mirò, del 1968. Questo dipinto richiama due costanti della pittura di mirò la terra identificata con l’uomo e il cosmo, la luce lunare. L’identificazione dell’uomo con la terra è evidente dall’analogia cromatica di rosso, mentre il cielo e la terra in cui l’uomo è immerso si scambiano i colori sotto il falcetto lunare. Donna 1972 • Per i suoi lavori Mirò usa colori di forte impatto, rosso, blu, giallo e nero, realizzando opere sempre più astratte caratterizzate da tratti e linee di colori crudi e piatti che hanno lasciato il segno nella storia dell'arte. L’arte nelle strade e la Fundaciò • Per preservare la sua produzione artistica Joan Mirò nel 1972 crea la "Fundació Joan Miró" a Barcellona e nel 1981 la "Fundació Pilar e Joan Miró" nella sua proprietà a Palma de Maiorca. • tra le opere scultoree che realizzò le più belle si posso vedere per le strade di Parigi e Barcellona. "Dona i ocell" (Donna e uccello), che si può ammirare nel parco Joan Miró a Barcellona. 1981 Mur de la lluna, Parigi Il 25 dicembre del 1983, all'età di novant'anni, Joan Miró, il pittore del colore, muore a Palma di Maiorca e viene sepolto a Barcellona.