Le civiltà della
Grecia antica
La civiltà cretese (detta anche "civiltà minoica") si sviluppò
lungo le coste e nelle isole dell'Egeo dal II millennio al 1400
a.C. e prende il nome dall'isola di Creta.
La civiltà cretese si basava
prevalentemente sull'agricoltura, grazie
al fertile suolo del’isola che produceva
olio, grano e vino in abbondanza, e sul
commercio marittimo.
Dotata di una potente flotta Creta godeva di prosperità e pace
che, grazie anche ad un florido commercio con altre città
della Grecia, dell'Egitto e della Siria, le consentirono di
arricchirsi in modo considerevole.
Una civiltà pacifica e ricca di arte
La popolazione viveva in numerosi villaggi e
in una decina di città costruite in prevalenza
lungo le coste, come Cnosso, Mallia, Gournià.
Le città cretesi erano prive di mura, forse
perchè il mare proteggeva gli isolani da
pericoli esterni e rari erano i conflitti interni.
Nelle città più importanti sorgevano i palazzi che,
oltre ad essere la residenza del re, erano anche il
centro delle attività economiche: in essi
trovavano sede gli uffici dell’amministrazione e della
corte, i depositi dei viveri, i magazzini dei prodotti
destinati al commercio.
Il palazzo
non aveva
nulla della
fortezza,
segno che i
suoi
proprietari si
sentivano
sicuri.
Non ospitava solo re e
regine, ma anche una
folla di artigiani e
operai.
I palazzi erano composti di
numerosi saloni, stanze,
terrazze, scalinate, giardini.
Nessun muro chiudeva
il palazzo cretese e
nessuna fortificazione
lo difendeva:
l’architettura dell’edificio si adattava in modo
quasi naturale all’ambiente e all’andamento
del terreno.
Le pareti erano
splendidamente
decorate con
affreschi dai colori
vivacissimi che
mostrano scene
gioiose di vita
quotidiana.
Uno dei giochi più singolari,
affrescato anche in un
dipinto del palazzo, era la
cosiddetta "giostra dei
tori", uno spettacolo
acrobatico eseguito in
coppia da un giovane e da
una giovane.
Il Minotauro
Una leggenda narrava che il
fondatore della monarchia era
stato Minosse che, per punizione
divina, aveva avuto per figlio un
mostro dal corpo di uomo e dalla
testa di toro, il Minotauro.
Per nasconderlo alla vista degli
uomini, Minosse aveva fatto
costruire un palazzo così
complicato che nessuno, una volta
entrato, poteva uscirne: il labirinto.
La fine della civiltà minoica
Sulla fine della civiltà cretese due sono le
ipotesi prevalenti:
1. la conquista violenta da parte dei Micenei
2. una devastante eruzione vulcanica
Certamente l’isola fu invasa da più
popoli; l’ultima invasione, appunto
intorno al 1450 a.C, fu quella degli
Achei, provenienti dalla città greca di
Micene.
Questi avvenimenti segnarono la fine di
una grande civiltà. Creta non fu più in grado
di riprendersi, ma gran parte della sua
tradizione e della sua cultura furono
raccolte dalla vicina Grecia.
All' incirca nel 1400 a.C.,
dopo una serie di scosse,
il vulcano della vicina
isola di Santorini esplose
con una violenza
inaudita.
Enormi
quantità di
detriti e
ceneri furono
scagliate ad
incredibili
distanze.
La cosa più
impressionante
fu che, quando il
vulcano esplose,
una grande
parte dell'isola
sprofondò,
lasciando un
"buco",
occupato dal
mare, visibile
ancora oggi.
La civiltà micenea
Gli Achei erano una popolazione indoeuropea
di pastori guerrieri provenienti dal nord e
dall'est.
Questa popolazione si fuse con i preesistenti
abitanti della Grecia e formò tre stirpi
gli Ioni, in Attica e nell'isola Eubea
gli Eoli, in Tessaglia e nella Grecia Centrale
gli Achei, nel Peloponneso.
I Micenei crearono tanti piccoli stati autonomi, governati da
un re, che sorgevano intorno a città fortificate da poderose
mura.
Nel primo periodo
della loro
dominazione gli
Achei sentirono
l'influsso di Creta;
dopo l'invasione
dell'isola essi si
sostituirono ai
Cretesi nel
controllo e nel
dominio dei mari e
dei commerci e si
diffusero in tutto
l'Egeo.
Troia, ricca
città,sorgeva
in una
posizione
strategica
eccezionale
sullo stretto
dei Dardanelli,
una zona
chiave per i
traffici che
confluivano
dall'Asia.
Il desiderio di
controllare
quella zona e
il miraggio di
un enorme
bottino
spinsero i vari
regni micenei
a stringere
un'alleanza,
che li portò in
armi sotto le
mura di Troia.
Dopo una guerra lunga e aspra, verso il 1250 la
città fu presa, saccheggiata e rasa al suolo.
La conquista di
Troia restò un
evento
memorabile
nelle tradizioni
del popolo
greco e fu
cantata da
OMERO
nell’ILIADE.
L’altro poema omerico l’ODISSEA
narra invece il difficile ritorno di Ulisse
a Itaca, sua patria.
I poemi di Omero, oltre alle imprese guerriere,
descrivono anche la civiltà dei Greci, la vita, i costumi e
la religione.
L’arte e l’architettura
I palazzi micenei furono delle vere rocche, cinte
di poderose mura.
Particolarmente ricchi erano gli arredi funerari
dei re come lo dimostra il tesoro di Atreo
rinvenuto nella sua tomba dalla tipica volta a
cupola.
La religione
I Micenei erano politeisti e
veneravano principalmente dodici
dei che rimasero le divinità maggiori
della religione greca:
Zeus, dio celeste, padre e signore di
tutti gli dei e gli uomini
Era moglie di Zeus e regina
degli dei
Poseidone, dio del mare
Atena, dea della sapienza
Ercole, dio protettore dei commerci
Ares, dio della guerra
Apollo, dio del sole che insegnò
agli uomini la civiltà
Afrodite, dea della bellezza e
dell’amore
Estia, dea del focolare domestico
Demetra, dea della terra
Artemide, dea della caccia
Efesto, dio del fuoco
Queste divinità venivano concepite come esseri
immortali dall'aspetto umano (antropomorfismo).
Esse avevano gli stessi sentimenti, vizi e virtù degli
uomini e si azzuffavano tra di loro per aiutare i loro
protetti e danneggiare i loro nemici.
La fine della civiltà
micenea
La civiltà micenea ebbe una vita molto breve.
Tra il 1200 e il 1100 a.C. caddero, una a una,
tutte le roccaforti achee; i palazzi furono
incendiati, i villaggi messi a ferro e fuoco.
I Micenei, discendenti di quei nomadi che
erano giunti nella penisola greca nel 2000
a.C., crollavano sotto l'urto di un'altra
imponente ondata di Indoeuropei.
Infatti, mentre alcune
tribù, i Dori,
travolgevano gli stati
micenei, altre si
lanciavano sull'impero
ittita, distruggendolo e
coinvolgendo nel
disastro tutti i popoli
vicini.
Scendevano con carri e cavalli ed erano scortati da battelli che
li seguivano lungo le coste. Tentarono di entrare in Egitto e gli
eserciti faraonici riuscirono a fermarli solo dopo anni di lotte.
L'età del ferro
In questo stesso periodo si verificò una svolta di
fondamentale importanza nel modo di vita degli
uomini: la diffusione del ferro.
Il ferro era rimasto a lungo un metallo prezioso,
usato, come l'oro e l'argento, per forgiare gioielli.
La sua lavorazione comportava costi e difficoltà
enormi.
Ma una volta lavorato, esso diventava robustissimo
e consentiva di affilare perfettamente le parti
taglienti.
Una spada di ferro spezzava con facilità le spade di
bronzo dei nemici, un'ascia o un aratro dello
stesso metallo alleviavano la fatica del contadino.
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