Momenti di grazia.
Declinazioni di χάρις
da Omero ai Cristiani
Storia della Lingua Greca
Laurea Magistrale in Filologia,
Letteratura e Tradizione Classica
a.a. 2010/2011 – C. Neri
[email protected]
Chi le Grazie adorò manda agli afflitti / un
pietoso sospir simile ai lai / d’usignuol che le
meste ombre lusinghi. / E qual vento che lungi
al pellegrino / annunzia i pomi dell’arancio e i
lauri / all’umane virtù candido arride. / E ad
imago del sol quando da bianca / nebbia
adugge le tarde erbe maligne / fra cui zampilla
il rivo, e di quel foco / fa chiaro il rivo e sol le
piante uccide; / così alle Dive mie piace
contesto / l’industre vel dell’ironia che i dardi /
troppo acuti del ver tempra a’ mortali.
(U. Foscolo, Le Grazie, ed. Calbo 2)
prologo
• un’immagine meta-reale di bene e di pace
• il bello luminoso contro le erbacce
• l’ironia contro i dardi del vero
la grazia come speranza e come difesa
momenti di grazia
un incontro di persone in ricerca
presentazioni reciproche: attese e obiettivi
presentazione del corso:
• gli obiettivi
• i modi
• programma e calendario
• le verifiche
• il materiale
gli obiettivi
• approfondire una lingua nei suoi contesti
• comunicare, insegnare, autovalutarsi
• fare ricerca: metodi e strumenti
i modi
• lezioni introduttive e finestre di
approfondimento
• lezioni-Referate
• esercizi personali
programma e calendario
• il programma e la tabella delle lezioni
• C. Neri: 5.10-17.11
F. Condello: 18.11-23.12
• i libri in programma
• date degli appelli
le verifiche
• autovalutazione: le schede di verifica
• Referate
• esame finale: il tema e il saggio
il materiale
http://www2.classics.unibo.it/Didatti
ca/Programs/20102011/Neri/
le prime occorrenze della parola
Ka-ri-se-u / Ka-ri-si-jo
(DMic. I 325s.)
la grazia delle persone
• *Χαρισεύς: “chi si rende gradito”
• Χαρίσιος: “grazioso”, “gratuito”
• Χάρις, Χάριτες
• Χαρίδημος, Χαρίκλεια, Χαρικλείδης,
Χαρικλῆς, Χαρικλώ, Χάριλα, Χαρίλαος,
Χαρῖνος, Χαριξένη, Χαρίξενος, Χάριππος,
Χαρίσανδρος,
Χαρισθένης,
Χαριτώ,
Χαρίτων
• Ἀνδρόχαρις, Ἐπιχάρης, Εὐχαρίδης,
la terribile χάρις di Crise
Iliade I 37-42
κλῦθί μοι ἀργυρότοξ᾽, ὃς Χρύσην ἀμφιβέβηκας
Κίλλάν τε ζαθέην Τενέδοιό τε ἶφι ἀνάσσεις,
Σμινθεῦ εἴ ποτέ τοι χαρίεντ᾽ ἐπὶ νηὸν ἔρεψα, ἢ
εἰ δή ποτέ τοι κατὰ πίονα μηρί᾽ ἔκηα ταύρων
ἠδ᾽ αἰγῶν, τὸ δέ μοι κρήηνον ἐέλδωρ·
τείσειαν Δαναοὶ ἐμὰ δάκρυα σοῖσι βέλεσσιν.
la gratitudine degli dèi
• i rapporti di ‘pagamento’
• il do ut des
• la grazia come compenso
• la grazia come aiuto
• la grazia come vendetta
la fatale χάρις di Pandaro
Iliade IV 93-96
ἦ ῥά νύ μοί τι πίθοιο Λυκάονος υἱὲ δαΐφρον;
τλαίης κεν Μενελάῳ ἔπι προέμεν ταχὺν ἰόν,
πᾶσι δέ κε Τρώεσσι χάριν καὶ κῦδος ἄροιο,
ἐκ πάντων δὲ μάλιστα Ἀλεξάνδρῳ βασιλῆϊ.
la gratitudine degli uomini
• la gloria e la ‘grazia’
• il credito aperto
• mors tua gratia mea
• la gratitudine di Paride Alessandro
• la speranza di ‘grazia’ di uno stolto
quattro definizioni di χάρις
• LSJ9 1978 e 1979
• Chantraine (O. Masson), DELG
1247s.
• P. Friedrich, The Meaning of
Aphrodite, Chicago-London 1978, 106s.
• Beekes, EDG 1606s.
una virtù relazionale
un durevole grappolo di significati
• bellezza, avvenenza, fascino
• gioia, piacere (= χαρά)
• gratificazione attraverso la bellezza e il
piacere
• gratitudine
gratitudine
per
servigi
/
servigi
• gratitudine degli dèi / per gli dèi
• favore, benevolenza
per
BACCHILIDE
Bacchilide 3,37-39
“Ὑπέρ[βι]ε δαῖμον, [πο]ῦ θεῶν ἐστι[ν] χάρις;
[πο]ῦ δὲ Λατοίδ[ας] ἄναξ; [ἔρ-]
[ρουσ]ιν Ἀλυά[τ]τα δόμοι”
la χάρις degli dèi
• “gratitudine-ricompensa”
• il “favore” di Creso verso gli dèi
• la natura retributiva della χάρις divina
• ὄλβος ed εὐσέβεια· l’ὄλβιος sotto scacco
• l’iperborea immortalità di Creso, la gloria di
Admeto e le speranze di Ierone malato
Bacchilide 3,96-98
σὺν δ᾽ ἀλαθ[είᾳ] καλῶν
καὶ μελιγλώσσου τις ὑμνήσει χάριν
Κηΐας ἀηδόνος.
la χάρις di Ierone e quella di Bacchilide
•la “grazia poetica di questo canto dell’usignolo
di Ceo dalla lingua di miele”
• l’“amichevole ricompensa” con cui Bacchilide
esprime la sua gratitudine al re per avergli
accordato fiducia
• la “poetica ricompensa” alla “verità delle
azioni valorose” e quindi la gloria immortalata
dal canto veritiero
• la “ricompensa” degli dèi è la “grazia” della
poesia
ESCHILO
Eschilo, Agamennone 160-183 [1]
Ζεύς, ὅστις ποτ᾽ ἐστίν, εἰ τόδ᾽ αὐτῷ φίλον κεκλημένῳ,
τοῦτό νιν προσεννέπω.
οὐκ ἔχω προσεικάσαι
πάντ᾽ ἐπισταθμώμενος
πλὴν Διός, εἰ τὸ μάταν ἀπὸ φροντίδος ἄχθος
χρὴ βαλεῖν ἐτητύμως.
Eschilo, Agamennone 160-183 [2]
οὐδ᾽ ὅστις πάροιθεν ἦν μέγας,
παμμάχῳ θράσει βρύων,
οὐδὲ λέξεται πρὶν ὤν·
ὃς δ᾽ ἔπειτ᾽ ἔφυ, τριακτῆρος οἴχεται τυχών.
Ζῆνα δέ τις προφρόνως ἐπινίκια κλάζων
τεύξεται φρενῶν τὸ πᾶν,
Eschilo, Agamennone 160-183 [3]
τὸν φρονεῖν βροτοὺς ὁδώσαντα, τὸν πάθει μάθος
θέντα κυρίως ἔχειν.
στάζει δ᾽ ἀνθ᾽ ὕπνου πρὸ καρδίας
μνησιπήμων πόνος· καὶ παρ᾽ ἄκοντας ἦλθε σωφρονεῖν.
δαιμόνων δέ που χάρις βίαιος
σέλμα σεμνὸν ἡμένων.
la χάρις e la violenza
• onore verso gli dèi? / felicità degli dèi?
• grazia?
dono?
beneficio?
clemenza?
benedizione?
cura?
Rettung?
Vorsicht?
benefica potenza magica? kindness? comfort?
• kindness, favour, ricompensa
• dolore e comprensione, soffrire e capire
• la “ricompensa violenta e forzosa” del πάθει
μάθος
• “unquestioning acceptance”
ERODOTO
Erodoto I 207,1s.
παρεὼν δὲ καὶ μεμφόμενος τὴν γνώμην ταύτην
Κροῖ-σος ὁ Λυδὸς ἀπεδείκνυτο ἐναντίην τῇ
προκειμένῃ γνώμῃ, λέγων τάδε· “ὦ βασιλεῦ, εἶπον
μὲν καὶ πρότε-ρόν τοι ὅτι, ἐπεί με Ζεὺς ἔδωκέ τοι, τὸ ἂν
ὁρέω σφάλμα ἐὸν οἴκῳ τῷ σῷ, κατὰ δύναμιν
ἀποτρέψειν. τὰ δέ μοι παθήματα ἐόντα ἀχάριτα
μαθήματα γέγονε. εἰ μὲν ἀθάνατος δοκέεις εἶναι καὶ
στρατιῆς τοιαύτης ἄρχειν, οὐδὲν ἂν εἴη πρῆγμα
γνώμας ἐμὲ σοὶ ἀποφαί-νεσθαι· εἰ δ᾽ ἔγνωκας ὅτι
ἄνθρωπος καὶ σὺ εἶς καὶ ἑτέ-ρων τοιῶνδε ἄρχεις,
ἐκεῖνο πρῶτον μάθε ὡς κύκλος τῶν ἀνθρωπηίων ἐστὶ
πρηγμάτων, περιφερόμενος δὲ οὐκ ἐᾷ αἰεὶ τοὺς
un μάθος senza χάρις
• Creso in Bacchilide e in Erodoto
• il τριγέρων μῦθος del δράσαντι παθεῖν
• un saggio consiglio mortale?
• dal
παθὼν
δέ
παθήματα/μαθήματα
τε
νήπιος
ἔγνω
ai
senso
del
• un’assicurazione sul futuro?
• il doloroso
passato
riconoscimento
del
Lingue letterarie e lingue parlate
Il greco (tranne, parzialmente, glosse e iscrizioni, che peraltro sono
‘formalizzate’) è per noi una lingua letteraria (ma ciò, come sempre
avviene per le lingue antiche, è dovuto anche al processo della
tradizione).
Il complesso dei linguisti e il sospetto verso le lingue letterarie:
l’esempio del latino da Augusto al Rinascimento (o al Concilio Vaticano
II) e del sanscrito, il divaricarsi dei piani.
Le lingue letterarie come forme ‘normalizzate’ del parlato e come
insiemi compatti di regole fissate e codificate, e le lingue parlate come
incerti oggetti di ricerca (quale lingua parlata? quali atlanti linguistici?).
L’importanza, anche modellizzante, delle lingue letterarie (es. il gotico di
Ulfila, lo slavo o slavone di Salonicco di Cirillo e Metodio, l’armeno dei
primi traduttori biblici, l’arabo del Corano) e le lingue comuni in nuce (es.
di Dante, Petrarca e Boccaccio).
Νon di rado una lingua letteraria diventa lingua comune.
Dal parlato alla ‘letteratura’
Le lingue letterarie, come anche le lingue religiose,
sono un tipo particolare di lingue ‘speciali’ o
‘tecniche’.
Parlate locali (ogni gruppo locale ha la sua) e parlate
speciali (gruppi professionali, esercito, sport).
Il carattere esoterico e ‘segreto’ delle lingue speciali,
che le rende così difficili da studiare.
I caratteri delle lingue speciali: il mantenimento della
fonetica e del sistema grammaticale, e la
differenziazione lessicale (il lessico ha una certa
autonomia ed è più facilmente modificabile: per es.
la lingua dei ragazzi); forestierismi, neologismi,
Lingue letterarie religiose e profane
Le lingue religiose: il passaggio dall’umano al divino e
l’esigenza di discontinuità e di oscurità (terminologica e
sintattica: l’es. di Ahura Mazdah); le Gatha, gli inni
vedici, il Carmen fratrum Arvalium, l’Inno a Zeus
dell’Agamennone di Eschilo.
Il processo di laicizzazione delle lingue religiose: l’intervento
di elementi esterni (i re stranieri in India) e il proselitismo
(l’alfabeto gotico, slavo, armeno).
Il processo di cristallizzazione e di irrigidimento indotto dalle
lingue religiose divenute letterarie: la chiave di
interpretazione della realtà e la meccanizzazione del
pensiero.
L’internazionalismo delle lingue letterarie.
Le lingue letterarie di origine profana: thul islandesi, filé
Il greco come lingua profana
Il diletto delle aristocrazie, le feste pubbliche, i ritrovi dei
gruppi; la scarsa incidenza dell’elemento religioso sulla
lingua e sulla letteratura elleniche.
I caratteri delle lingue letterarie: arcaismo e dialettalismo
(il dialetto diverso da quello su cui riposa la lingua
corrente); differenze grammaticali (il passato remoto, il
congiuntivo, …), fonetiche (gorod e grad in russo),
lessicali (corsiero, affinché, concerne, sono a dirle,
èspleta; l’esempio dei Cechi e dei Francesi: ordinateur e
computer), di ordo verborum (le esigenze di autonomia e
completezza delle frasi letterarie).
Parlato (varietas e irregolarità grammaticale, monotonia
nei tipi di frase e nel lessico) versus letterario (regolarità
[monotonia] grammaticale, varietà nei tipi di frase e nel
lessico).
OMERO
Il. XIV 159-183, 231-241, 263-276
(la grazia, la riconoscenza e
le Grazie di Era)
Il fascino di Era: Il. XIV 159-183 [1]
μερμήριξε δ᾽ ἔπειτα βοῶπις πότνια ῞Ηρη
ὅππως ἐξαπάφοιτο Διὸς νόον αἰγιόχοιο·
ἥδε δέ οἱ κατὰ θυμὸν ἀρίστη φαίνετο βουλὴ
ἐλθεῖν εἰς Ἴδην εὖ ἐντύνασαν ἓ αὐτήν,
εἴ πως ἱμείραιτο παραδραθέειν φιλότητι
ᾗ χροιῇ, τῷ δ᾽ ὕπνον ἀπήμονά τε λιαρόν τε
χεύῃ ἐπὶ βλεφάροισιν ἰδὲ φρεσὶ πευκαλίμῃσι.
βῆ δ᾽ ἴμεν ἐς θάλαμον, τόν οἱ φίλος υἱὸς ἔτευξεν
῞Ηφαιστος, πυκινὰς δὲ θύρας σταθμοῖσιν ἐπῆρσε
κληῗδι κρυπτῇ, τὴν δ᾽ οὐ θεὸς ἄλλος ἀνῷγεν·
ἔνθ᾽ ἥ γ᾽ εἰσελθοῦσα θύρας ἐπέθηκε φαεινάς.
ἀμβροσίῃ μὲν πρῶτον ἀπὸ χροὸς ἱμερόεντος
λύματα πάντα κάθηρεν, ἀλείψατο δὲ λίπ᾽ ἐλαίῳ
160
165
170
Il fascino di Era: Il. XIV 159-183 [2]
ἀμβροσίῳ ἑδανῷ, τό ῥά οἱ τεθυωμένον ἦεν·
τοῦ καὶ κινυμένοιο Διὸς κατὰ χαλκοβατὲς δῶ
ἔμπης ἐς γαῖάν τε καὶ οὐρανὸν ἵκετ᾽ ἀϋτμή.
τῷ ῥ᾽ ἥ γε χρόα καλὸν ἀλειψαμένη ἰδὲ χαίτας
πεξαμένη χερσὶ πλοκάμους ἔπλεξε φαεινοὺς
καλοὺς ἀμβροσίους ἐκ κράατος ἀθανάτοιο.
ἀμφὶ δ᾽ ἄρ᾽ ἀμβρόσιον ἑανὸν ἕσαθ᾽, ὅν οἱ Ἀθήνη
ἔξυσ᾽ ἀσκήσασα, τίθει δ᾽ ἐνὶ δαίδαλα πολλά·
χρυσείῃς δ᾽ ἐνετῇσι κατὰ στῆθος περονᾶτο.
ζώσατο δὲ ζώνῃ ἑκατὸν θυσάνοις ἀραρυίῃ,
ἐν δ᾽ ἄρα ἕρματα ἧκεν ἐϋτρήτοισι λοβοῖσι
τρίγληνα μορόεντα· χάρις δ᾽ ἀπελάμπετο πολλή.
Gratitudine al Sonno: Il. XIV 231-241
ἔνθ᾽ Ὕπνῳ ξύμβλητο κασιγνήτῳ Θανάτοιο,
ἔν τ᾽ ἄρα οἱ φῦ χειρὶ ἔπος τ᾽ ἔφατ᾽ ἔκ τ᾽ ὀνόμαζεν·
Ὕπνε ἄναξ πάντων τε θεῶν πάντων τ᾽ ἀνθρώπων,
ἠμὲν δή ποτ᾽ ἐμὸν ἔπος ἔκλυες, ἠδ᾽ ἔτι καὶ νῦν
πείθευ· ἐγὼ δέ κέ τοι ἰδέω χάριν ἤματα πάντα.
κοίμησόν μοι Ζηνὸς ὑπ᾽ ὀφρύσιν ὄσσε φαεινὼ
αὐτίκ᾽ ἐπεί κεν ἐγὼ παραλέξομαι ἐν φιλότητι.
δῶρα δέ τοι δώσω καλὸν θρόνον ἄφθιτον αἰεὶ
χρύσεον· ῞Ηφαιστος δέ κ᾽ ἐμὸς πάϊς ἀμφιγυήεις
τεύξει ἀσκήσας, ὑπὸ δὲ θρῆνυν ποσὶν ἥσει,
τῷ κεν ἐπισχοίης λιπαροὺς πόδας εἰλαπινάζων.
Nozze con le Grazie: Il. XIV 263-276
τὸν δ᾽ αὖτε προσέειπε βοῶπις πότνια ῞Ηρη·
Ὕπνε τίη δὲ σὺ ταῦτα μετὰ φρεσὶ σῇσι μενοινᾷς;
ἦ φῂς ὣς Τρώεσσιν ἀρηξέμεν εὐρύοπα Ζῆν
ὡς Ἡρακλῆος περιχώσατο παῖδος ἑοῖο;
ἀλλ᾽ ἴθ᾽, ἐγὼ δέ κέ τοι Χαρίτων μίαν ὁπλοτεράων
δώσω ὀπυιέμεναι καὶ σὴν κεκλῆσθαι ἄκοιτιν.
ὥς φάτο, χήρατο δ᾽ Ὕπνος, ἀμειβόμενος δὲ προσηύδα·
ἄγρει νῦν μοι ὄμοσσον ἀάατον Στυγὸς ὕδωρ,
χειρὶ δὲ τῇ ἑτέρῃ μὲν ἕλε χθόνα πουλυβότειραν,
τῇ δ᾽ ἑτέρῃ ἅλα μαρμαρέην, ἵνα νῶϊν ἅπαντες
μάρτυροι ὦσ᾽ οἳ ἔνερθε θεοὶ Κρόνον ἀμφὶς ἐόντες,
ἦ μὲν ἐμοὶ δώσειν Χαρίτων μίαν ὁπλοτεράων
Πασιθέην, ἧς τ᾽ αὐτὸς ἐέλδομαι ἤματα πάντα.
la χάρις di Era
• la toilette della donna invincibile
• la grazia dei gesti, delle vesti e degli
unguenti
• la gratitudine verso il Sonno
• la grazia ristoratrice del Sonno
• la promessa erotica: la grazia invincibile
• il matrimonio con le Grazie
• Pasitea: grazia e desiderio
per approfondire...
• Il. V 334-342 (le Grazie, sarte di Afrodite),
• Il. IX 307-322 (la non-ricompensa e non-gioia di Achille);
• Il. IX 606-614 (riconoscenza e reciprocità);
• Il. XVIII 380-388 (Grazia, la moglie di Efesto);
• Il. XXIII 646-650 (la ricompensa gradita);
• Od. II 1-14 (la splendida maturità di Telemaco);
• Od. VIII 165-177 (grazia fisica e grazia oratoria);
• Od. XXII 310-329 (Leode e la ricompensa del bene e del
male);
• H. Cer. 206-215 (la maestà di Demetra)
ESIODO
Hes. Op. 180-201
(la fine di ogni χάρις)
Esiodo, Opere e giorni 180-201 [1]
Ζεὺς δ᾽ ὀλέσει καὶ τοῦτο γένος μερόπων ἀνθρώπων,
εὖτ᾽ ἂν γεινόμενοι πολιοκρόταφοι τελέθωσιν.
οὐδὲ πατὴρ παίδεσσιν ὁμοίιος οὐδέ τι παῖδες
οὐδὲ ξεῖνος ξεινοδόκῳ καὶ ἑταῖρος ἑταίρῳ,
οὐδὲ κασίγνητος φίλος ἔσσεται, ὡς τὸ πάρος περ.
αἶψα δὲ γηράσκοντας ἀτιμήσουσι τοκῆας·
μέμψονται δ᾽ ἄρα τοὺς χαλεποῖς βάζοντες ἔπεσσι,
σχέτλιοι, οὐδὲ θεῶν ὄπιν εἰδότες· οὐδέ κεν οἵ γε
γηράντεσσι τοκεῦσιν ἀπὸ θρεπτήρια δοῖεν·
χειροδίκαι· ἕτερος δ᾽ ἑτέρου πόλιν ἐξαλαπάξει·
οὐδέ τις εὐόρκου χάρις ἔσσεται οὐδὲ δικαίου
οὐδ᾽ ἀγαθοῦ, μᾶλλον δὲ κακῶν ῥεκτῆρα καὶ ὕβριν
Esiodo, Opere e giorni 180-201 [2]
ἀνέρα τιμήσουσι· δίκη δ᾽ ἐν χερσί· καὶ αἰδὼς
οὐκ ἔσται, βλάψει δ᾽ ὁ κακὸς τὸν ἀρείονα φῶτα
μύθοισι σκολιοῖς ἐνέπων, ἐπὶ δ᾽ ὅρκον ὀμεῖται.
ζῆλος δ᾽ ἀνθρώποισιν ὀιζυροῖσιν ἅπασι
δυσκέλαδος κακόχαρτος ὁμαρτήσει στυγερώπης.
καὶ τότε δὴ πρὸς Ὄλυμπον ἀπὸ χθονὸς εὐρυοδείης
λευκοῖσιν φάρεσσι καλυψαμένω χρόα καλὸν
ἀθανάτων μετὰ φῦλον ἴτον προλιπόντ᾽ ἀνθρώπους
Αἰδὼς καὶ Νέμεσις· τὰ δὲ λείψεται ἄλγεα λυγρὰ
θνητοῖς ἀνθρώποισι· κακοῦ δ᾽ οὐκ ἔσσεται ἀλκή.
la fine di ogni χάρις
• la quinta stirpe
• la perdita
famigliari
dell’identità
e
dei
rapporti
• il tempo breve e l’invecchiamento
• la scomparsa del rispetto di uomini e
parole
• la legge della violenza e del più forte
• la gelosia
• la partenza di Pudore e Rispetto
per approfondire...
• Hes. Th. 53-67 (il parto delle Muse, le Cariti e
Desiderio);
• Hes. Th. 492-505 (la gratitudine degli Uranidi per
Zeus);
• Hes. Th. 901-911 (Ore, Moire, Grazie);
• Hes. Op. 53-82 (la bellezza fallace di Pandora);
• Hes. Op. 706-723 (rapporti umani e buona creanza)
La lingua di Omero?
Il fantasma del testo di Omero: prima e dopo Alessandria.
L’età prealessandrina: il sostrato acheo (arcadico-cipriota); il sostrato
eolico (ma tessalico più che lesbico) e le differenti spiegazioni degli
eolismi omerici; la fase ionica; l’edizione pisistratidea e l’atticizzazione
(?); il metacarakthri-smov~ ionico del 403 (l’esempio
di EOS); edizioni kat’ a[ndra e kata; povlin.
L’età alessandrina e postalessandrina: il lavoro degli Alessandrini
(Zenodoto, Aristofane di Bisanzio) e le edizioni ‘selvagge’ dei papiri;
Aristarco e la sua scuola; l’erudizione ellenistica (Aristonico e Didimo,
Erodiano e Nicanore: il commento dei quattro); il Venetus A e la
tradizione medioevale.
Il problema degli arcaismi: il testo come risultato di un continuo
compromesso tra le esigenze della tradizione e della metrica da un lato
e della modernizza-zione e dell’uditorio dall’altro.
La fissazione del testo omerico risale a un’epoca in cui la pronuncia si
era già differenziata rispetto a quella degli antichi aedi.
Incoerenze omeriche
L’azione del digamma () ‘scoperto’ da Richard Bentley:
a) i 350 casi in cui  fa posizione nei tempi forti
dell’esametro (ma non nei deboli).
b) i migliaia di casi in cui  evita lo iato.
c) la consonante che si sta indebolendo (il passaggio da
Omero a Esiodo).
Il dativo plurale delle declinazioni tematiche:
le forme antiche -oisi e -h/si e le forme
recenti -oi~ e -h/~/-ai~.
Forme non contratte e forme contratte:
a) il genitivo singolare: -oio, -oo e -ou/-w.
b) le contrazioni indebite (deivdoa ed hjova).
La palaia;av~:
diacronia
sincronia
Le forme eoliche
nelle iscrizioni e
ioniche
di Chio, e le forme eoliche
metricamente ‘protette’ (o metricamente ‘necessarie’).
Il passaggio di a a h.
I duali in -a, i gen. in -ao e in -avwn, laov~ /
nhov~.
I nomi di Posidone e degli Ioni.
Dativi plurali in -essi (ποσ(σί), Τρώεσσι) e aoristi in -ss-.
Le forme dell’articolo plurale.
Forme con nasali geminate e pronomi personali.
Esiti di labiovelari (πίσυρες, πέλωρ, βέρεθρον).
Desinenze di infiniti.
I participi perfetti in -nt- (κεκλήγοντες)
Le varie forme delle preposizioni (prov~, potiv,
protiv).
Le particelle modali: (οὐ) κεν e (οὐκ) ἄν
I nomina agentis: -twr/-thr per i nomi semplici
Il carattere arcaico della lingua
epica
La presenza intermittente dell’aumento, non
rintracciabile in alcun testo di prosa.
L’autonomia degli avverbi, non ancora
preposizioni o preverbi.
L’alternanza di -ss- con -s-: tovsso~
e tovso~, mevsso~ e mevso~,
(ej)kavlesa
ed
(ej)kavlessa.
La progressiva scomparsa (non
rivoluzionante) di alcune libertà e di
Una lingua letteraria e
internazionale
L’uso incoerente e ‘versificatorio’ del
duale (o[sse, ojfqalmov~).
Il pubblico aristocratico e la
corporazione internazionale degli
aedi.
I composti ‘letterarizzanti’ e termini
peregrini (glw`ttai).
Opera ‘aperta’, formularità, pensiero
individuale e libero dei personaggi.
PINDARO
Pindaro, Olimpica 1,1-35 [1]
Ἄριστον μὲν ὕδωρ, ὁ δὲ χ΄ρυσὸς αἰθόμενον πῦρ
ἅτε διαπ΄ρέπει νυκτὶ μεγάνορος ἔξοχα πλούτου·
εἰ δ᾽ ἄεθ΄λα γαρύεν
ἔλδεαι, φίλον ἦτορ,
μηκέτ᾽ ἀελίου σκόπει
ἄλλο θαλπνότερον ἐν ἁμέρᾳ φαεννὸν ἄστρον ἐρήμας δι᾽ αἰθέρος,
μηδ᾽ Ὀλυμπίας ἀγῶνα φέρτερον αὐδάσομεν·
ὅθεν ὁ πολύφατος ὕμνος ἀμφιβάλλεται
σοφῶν μητίεσσι, κελαδεῖν
Κρόνου παῖδ᾽ ἐς ἀφ΄νεὰν ἱκομένους
μάκαιραν Ἱέρωνος ἑστίαν,
Pindaro, Olimpica 1,1-35 [2]
θεμιστεῖον ὃς ἀμφέπει σκᾶπτον ἐν πολυμήλῳ
Σικελίᾳ δρέπων μὲν κορυφὰς ἀρετᾶν ἄπο πασᾶν,
ἀγ΄λαΐζεται δὲ καί
μουσικᾶς ἐν ἀώτῳ,
οἷα παίζομεν φίλαν
ἄνδρες ἀμφὶ θαμὰ τράπεζαν. ἀλλὰ Δωρίαν ἀπὸ φόρμιγγα πασσάλου
λάμβαν᾽, εἴ τί τοι Πίσας τε καὶ Φερενίκου χάρις
νόον ὑπὸ γλυκυτάταις ἔθηκε φροντίσιν,
ὅτε παρ᾽ Ἀλφεῷ σύτο δέμας
ἀκέντητον ἐν δρόμοισι παρέχων,
κράτει δὲ προσέμειξε δεσπόταν,
Pindaro, Olimpica 1,1-35 [3]
Συρακόσιον ἱπποχάρμαν βασιλῆα· λάμπει δέ οἱ κλέος
ἐν εὐάνορι Λυδοῦ Πέλοπος ἀποικίᾳ·
τοῦ μεγασθενὴς ἐράσσατο Γαιάοχος
Ποσειδάν, ἐπεί νιν καθαροῦ λέβητος ἔξελε Κλωθώ,
ἐλέφαντι φαίδιμον ὦμον κεκαδ΄μένον.
ἦ θαύματα πολλά, καί πού τι καὶ βροτῶν
φάτις ὑπὲρ τὸν ἀλαθῆ λόγον
δεδαιδαλμένοι ψεύδεσι ποικίλοις
ἐξαπατῶντι μῦθοι.
Pindaro, Olimpica 1,1-35 [4]
Χάρις δ᾽, ἅπερ ἅπαντα τεύχει τὰ μείλιχα θνατοῖς,
ἐπιφέροισα τιμὰν καὶ ἄπιστον ἐμήσατο πιστόν
ἔμμεναι τὸ πολλάκις·
ἁμέραι δ᾽ ἐπίλοιποι
μάρτυρες σοφώτατοι.
ἔστι δ᾽ ἀνδρὶ φάμεν ἐοικὸς ἀμφὶ δαιμόνων καλά· μείων γὰρ αἰτία.
il successo e la χάρις
• la ‘grazia’ come ‘gloria’ e come ‘successo’
• lo splendore della ricchezza, del potere e
della vittoria
• la grazia della musica e della poesia
• l’attrattiva graziosa del falso: la grazia‘inganno’
• la prova dei giorni
• l’eulogia verso gli dèi e i limiti dell’uomo
per approfondire... [1]
• Alcm. PMGF 3,64-85 (la grazia di Astimelusa);
• Archil. fr. 196a W.2 (la grazia svanita di Neobule);
• Sem. fr. 7,83-91 W.2 (la donna ‘ape’);
• Sapph. frr. 49, 103 V. (grazie e non-grazie femminili);
• Sol. fr. 19 W.2 (χάρις e κῦδος per la città);
• Ibyc. PMGF 288 (Eurialo e le Grazie);
• Theogn. 101-112, 853s. (= 1038a-b), 957s., 1263-1266,
1339s. (generosità sprecata), 1319-1322, 1365-1372
(χάριτες simposiali);
per approfondire... [2]
• Praxill. PMG 749 ~ Carm. conv. PMG 897 (la χάρις dei vili);
• Pind. O. 2,1-11 (ricchezza e χάρις);
• Pind. O. 8,1-8 (la ricompensa della pietà);
• Pind. O. 8,74-80 (la χάρις dei parenti per i defunti);
• Pind. P. 4,270-276 (intercessione per Damofilo);
• Pind. P. 11,52-58 (la χάρις di una buona fama);
• Pind. N. 10,1-30 (le Grazie e la ‘grazia’ richiesta da Teeo);
• Pind. I. 4,70-72b (la grazia poetica);
• Pind. I. 7,1-19 (gloria e memoria);
• Carm. pop. PMG 871, 873 (Cariti popolari)
L’invenzione dell’articolo
Il primo manifestarsi dell’individualità e del presente nella lirica greca arcaica: il mito
come confronto, la sentenza e lo snodo tra particolare e universale, l’io e il
sentimento, la mobilità dello spirito (B. Snell).
La formazione (autoctona soltanto in Grecia) dei concetti scientifici e la lingua come
espressione dello spirito e come mezzo di conoscenza: le premesse linguistiche
della scienza e la selezione degli elementi linguistici necessari all’elaborazione
teorica.
La fissazione dell’universale in forma determinata e il processo di astrazione (nomi
propri [l’individuale], nomi comuni [il generale: classificazione, generalizzazione e
prima conoscenza], astratti [mere astrazioni senza plurale; ‘nomi mitici’personificazioni e metafore: antropomorfizzare l’incorporeo]): l’invenzione dell’articolo
e la sostantivazione dell’aggettivo e delle forme verbali.
Funzioni dell’articolo: determinare l’immateriale, porlo come universale, determinare
singolarmente l’universale (farne cioè un nome astratto, comune e proprio a un
tempo).
L’uso particolare, determinato (“questo qui”), dell’articolo omerico (ed esiodico): il valore
dimostrativo e l’assenza degli articoli veri e propri; il valore oppositivo (“questi …
quelli”); il valore anaforico (“Odisseo … lui”); il valore ‘connettivo-relativo’ (“e quelle
…”); il valore prolettico (“questo: ...”); il valore dimostrativo-apposizionale (“quella,
l’isola”); il valore individualizzante (“tutte quelle altre volte”); il valore enfatico (“questo
tuo dono”).
La prima comparsa della prosa e la presenza dell’articolo (a eccezione delle iscrizioni
cipriote e di quelle panfilie, che lo presentano assai di rado): il valore determinativo; il
valore di rinvio e riferimento; il valore di opposizione; l’interposizione e la creazione
Le lingue dei lirici
I dativi plurali in -oi~, -ai~ (strum. ai. -aih,
ir. -aiš. lit. -ais) e in -oisi, -aisi/-hsi
(loc. -su in indoiranico e baltoslavo): -oisi in
ionico, -oi~ nei dialetti dorico-occidentali (eccezioni
in argivo), -oisi (agg. e sost.) e -oi~ (art.) nel
lesbico, le oscillazioni dell’attico e delle lingue
letterarie (la tragedia, la commedia di Epicarmo, i poeti
lirici).
L’uso intermittente, arcaico (ábharat e bhárat) e omerico,
dell’aumento: libero nella lirica corale e in quella
eolica, costante (tranne omeriche eccezioni) in quella
ionica.
L’uso intermittente, ‘poetico’, dell’articolo (raro negli
elegiaci, nella lirica monodica e corale, più frequente
nel giambo e nella commedia, oltre che nella prosa).
I generi della lirica
Il fondo ionico (kovt’, kw~, etc.) e gli epicismi dell’elegia: ionicismi
(o atticismi: doriv?) non epici (la progressiva riduzione) ed
epicismi non ionici (il progressivo incremento). L’epigramma dalla
dialettizzazione alla maggiore letterarietà (fine IV sec.).
Il verso popolare (con paralleli nel vedico) e lo ionico corrente (cólto,
non parlato: la lingua delle iscrizioni) del giambo (forme contratte,
crasi, declinazione ‘attica’, termini volgari, la riduzione degli epicismi
non ionici).
L’incomparabile lirica eolica (in mancanza di una prosa eolica e di una
lirica corale epicorica; il limitato apporto delle iscrizioni: fonetica e
morfologia, non lessico) e beotica (Corinna), i metri ‘innodici’
indoeuropei, il lessico e lo stile semplici; la lingua delle persone cólte
contemporanee (tranne la rarità dell’articolo e delle forme contratte):
eolico nei lesbici, ionico in Anacreonte, beotico in Corinna.
La lirica corale: il ‘dorico’ di poeti non dorici; composizioni corali per
feste religiose pubbliche e successiva laicizzazione; l’a, gli infiniti
in -men, gen. in -a`n e dat. in -essi, la mancanza di aoristi
in -xa e di ‘futuri dorici’, la rarità di  (tranne che in Alcmane e in
Pindaro: la confusione /g nei codici), l’alternanza suv/tuv, la
SOFOCLE
Sofocle, Aiace 485-524 [1]
ὦ δέσποτ᾽ Αἴας, τῆς ἀναγκαίας τύχης
οὐκ ἔστιν οὐδὲν μεῖζον ἀνθρώποις κακόν.
ἐγὼ δ᾽ ἐλευθέρου μὲν ἐξέφυν πατρός,
εἴπερ τινὸς σθένοντος ἐν πλούτῳ Φρυγῶν·
νῦν δ᾽ εἰμὶ δούλη· θεοῖς γὰρ ὧδ᾽ ἔδοξέ που
καὶ σῇ μάλιστα χειρί. τοιγαροῦν, ἐπεὶ
τὸ σὸν λέχος ξυνῆλθον, εὖ φρονῶ τὰ σά·
καί σ᾽ ἀντιάζω πρός τ᾽ ἐφεστίου Διὸς
εὐνῆς τε τῆς σῆς, ᾗ συνηλλάχθης ἐμοί,
μή μ᾽ ἀξιώσῃς βάξιν ἀλγεινὴν λαβεῖν
τῶν σῶν ὑπ᾽ ἐχθρῶν, χειρίαν ἐφείς τινι.
Sofocle, Aiace 485-524 [2]
ᾗ γὰρ θάνῃς σὺ καὶ τελευτήσας ἀφῇς,
ταύτῃ νόμιζε κἀμὲ τῇ τόθ᾽ ἡμέρᾳ
βίᾳ ξυναρπασθεῖσαν Ἀργείων ὕπο
ξὺν παιδὶ τῷ σῷ δουλίαν ἕξειν τροφήν.
καί τις πικρὸν πρόσφθεγμα δεσποτῶν ἐρεῖ
λόγοις ἰάπτων· “ἴδετε τὴν ὁμευνέτιν
Αἴαντος, ὃς μέγιστον ἴσχυσε στρατοῦ,
οἵας λατρείας ἀνθ᾽ ὅσου ζήλου τρέφει”.
τοιαῦτ᾽ ἐρεῖ τις, κἀμὲ μὲν δαίμων ἐλᾷ,
σοὶ δ᾽ αἰσχρὰ τἄπη ταῦτα καὶ τῷ σῷ γένει.
ἀλλ᾽ αἴδεσαι μὲν πατέρα τὸν σὸν ἐν λυγρῷ
Sofocle, Aiace 485-524 [3]
γήρᾳ προλείπων, αἴδεσαι δὲ μητέρα
πολλῶν ἐτῶν κληροῦχον, ἥ σε πολλάκις
θεοῖς ἀρᾶται ζῶντα πρὸς δόμους μολεῖν·
οἴκτιρε δ᾽, ὦναξ, παῖδα τὸν σόν, εἰ νέας
τροφῆς στερηθεὶς σοῦ διοίσεται μόνος
ὑπ᾽ ὀρφανιστῶν μὴ φίλων, ὅσον κακὸν
κείνῳ τε κἀμοὶ τοῦθ᾽, ὅταν θάνῃς, νεμεῖς.
ἐμοὶ γὰρ οὐκέτ᾽ ἔστιν εἰς ὅ τι βλέπω
πλὴν σοῦ· σὺ γάρ μοι πατρίδ᾽ ᾔστωσας δορί·
καὶ μητέρ᾽ ἄλλη μοῖρα τὸν φύσαντά τε
καθεῖλεν Ἅιδου θανασίμους οἰκήτορας·
τίς δῆτ᾽ ἐμοὶ γένοιτ᾽ ἂν ἀντὶ σοῦ πατρίς;
Sofocle, Aiace 485-524 [4]
τίς πλοῦτος; ἐν σοὶ πᾶσ᾽ ἔγωγε σῴζομαι.
ἀλλ᾽ ἴσχε κἀμοῦ μνῆστιν· ἀνδρί τοι χρεὼν
μνήμην προσεῖναι, τερπνὸν εἴ τί που πάθῃ·
χάρις χάριν γάρ ἐστιν ἡ τίκτουσ᾽ ἀεί·
ὅτου δ᾽ ἀπορρεῖ μνῆστις εὖ πεπονθότος,
οὐκ ἂν λέγοιτ᾽ ἔθ᾽ οὗτος εὐγενὴς ἀνήρ.
gratitudine genera gratitudine
• la scelta di Aiace e il dolore di Tecmessa
• suicidio e responsabilità famigliari
• Aiace come ‘tutto’ di Tecmessa
• la memoria del bene
• gratitudine genera gratitudine
• la dimenticanza,
disumanità
• la morte della nobiltà
l’ingratitudine
e
la
per approfondire...
• Aesch. Ch. 22-54 (il falso omaggio);
• Aesch. Pr. 536-552 (quale gratitudine dagli uomini?);
• Soph. Ai. 1266-1271 (la fugace gratitudine verso i
morti);
• Soph. Ant. 499-525 (un’empia χάρις);
• Soph. Tr. 1221-1229 (il merito acquisito);
• Soph. OC 761-782 (favori fuori tempo)
EURIPIDE
Euripide, IA 543-572 [1]
μάκαρες οἳ μετρίας θεοῦ
μετά τε σωφροσύνας μετέσχον λέκτρων Ἀφροδίτας,
γαλανείαι χρησάμενοι
μαινομένων οἴστρων, ὅθι δὴ
δίδυμ᾽ ὁ χρυσοκόμας Ἔρως
τόξ᾽ ἐντείνεται χαρίτων,
τὸ μὲν ἐπ᾽ εὐαίωνι πότμωι,
τὸ δ᾽ ἐπὶ συγχύσει βιοτᾶς.
ἀπενέπω νιν ἁμετέρων,
ὦ Κύπρι καλλίστα, θαλάμων.
Euripide, IA 543-572 [2]
εἴη δέ μοι μετρία
μὲν χάρις, πόθοι δ᾽ ὅσιοι,
καὶ μετέχοιμι τᾶς Ἀφροδίτας, πολλὰν δ᾽ ἀποθείμαν.
διάφοροι δὲ φύσεις βροτῶν,
διάφοροι δὲ τρόποι· τὸ δ᾽ ὀρθῶς ἐσθλὸν σαφὲς αἰεί·
τροφαί θ᾽ αἱ παιδευόμεναι
μέγα φέρουσ᾽ ἐς τὰν ἀρετάν·
τό τε γὰρ αἰδεῖσθαι σοφία,
†τάν τ᾽ ἐξαλλάσσουσαν ἔχει
χάριν ὑπὸ γνώμας ἐσορᾶν†
Euripide, IA 543-572 [3]
τὸ δέον, ἔνθα δόξα φέρει
κλέος ἀγήρατον βιοτᾶι.
μέγα τι θηρεύειν ἀρετάν,
γυναιξὶ μὲν κατὰ Κύπριν κρυπτάν, ἐν ἀνδράσι δ᾽ αὖ
†κόσμος ἔνδον ὁ μυριοπληθὴς† μείζω πόλιν αὔξει.
la χάρις moderata e la χάρις del dovere
• il sesso e la temperanza
• il duplice arco delle grazie di Eros
• la χάρις μετρία e la parte di Afrodite
• l’educazione, e il pudore come saggezza
• la mutevole e insolita χάρις del dovere
• la virtù e la disciplina
• le variegate strade della temperanza
per approfondire...
• Eur. Med. 431-445 (la χάρις dei giuramenti);
• Eur. Hipp. 503-515 (χάριτες pericolose);
• Eur. Hcld. 535-551 (la χάρις per chi offre la vita);
• Eur. Supp. 71-86 (la χάρις γόων);
• Eur. HF 1214-1228 (la χάρις che invecchia);
• Eur. Ion 642-647 (χάρις e χαίρειν)
ARISTOFANE
Aristofane, Lisistrata 851-881 [1]
ΛΥ. ἰδοὺ καλέσω ᾽γὼ Μυρρίνην σοι; σὺ δὲ τίς εἶ;
ΚΙ. ἁνὴρ ἐκείνης, Παιονίδης Κινησίας.
ΛΥ. ὦ χαῖρε φίλτατ᾽· οὐ γὰρ ἀκλεὲς τοὔνομα
τὸ σὸν παρ᾽ ἡμῖν ἐστιν οὐδ᾽ ἀνώνυμον.
ἀεὶ γὰρ ἡ γυνή σ᾽ ἔχει διὰ στόμα.
κἂν ᾠὸν ἢ μῆλον λάβῃ, “Κινησίᾳ
τουτὶ γένοιτο”, φησίν.
ΚΙ.
ὢ πρὸς τῶν θεῶν.
ΛΥ. νὴ τὴν Ἀφροδίτην· κἂν περὶ ἀνδρῶν γ᾽ ἐμπέσῃ
λόγος τις, εἴρηκ᾽ εὐθέως ἡ σὴ γυνὴ
ὅτι λῆρός ἐστι τἄλλα πρὸς Κινησίαν.
ΚΙ.
ἴθι νυν κάλεσον αὐτήν.
Aristofane, Lisistrata 851-881 [2]
ΛΥ.
τί οὖν; δώσεις τί μοι;
ΚΙ. ἔγωγε <τόδε> νὴ τὸν Δί᾽, ἢν βούλῃ γε σύ.
ἔχω δὲ τοῦθ᾽· ὅπερ οὖν ἔχω, δίδωμί σοι.
ΛΥ. φέρε νυν καλέσω καταβᾶσά σοι.
ΚΙ.
ταχύ νυν πάνυ·
ὡς οὐδεμίαν ἔχω γε τῷ βίῳ χάριν,
ἐξ οὗπερ αὕτη ᾽ξῆλθεν ἐκ τῆς οἰκίας,
ἀλλ᾽ ἄχθομαι μὲν εἰσιών, ἔρημα δὲ
εἶναι δοκεῖ μοι πάντα, τοῖς δὲ σιτίοις
χάριν οὐδεμίαν οἶδ᾽ ἐσθίων. ἔστυκα γάρ.
ΜΥ. φιλῶ φιλῶ ᾽γὼ τοῦτον· ἀλλ᾽ οὐ βούλεται
ὑπ᾽ ἐμοῦ φιλεῖσθαι. σὺ δέ με τούτῳ μὴ κάλει.
Aristofane, Lisistrata 851-881 [3]
ΚΙ. ὦ γλυκύτατον Μυρρινίδιον, τί ταῦτα δρᾷς;
κατάβηθι δεῦρο.
ΜΥ.
μὰ Δί᾽ ἐγὼ μὲν αὐτόσ᾽ οὔ.
ΚΙ. ἐμοῦ καλοῦντος οὐ καταβήσει Μυρρίνη;
ΜΥ. oὐ γὰρ δεόμενος οὐδὲν ἐκκαλεῖς ἐμέ.
ΚΙ. ἐγὼ οὐ δεόμενος; Ἐπιτετριμμένος μὲν οὖν.
ΜΥ. ἄπειμι.
ΚΙ.
μὴ δῆτ᾽, ἀλλὰ τῷ γοῦν παιδίῳ
ὑπάκουσον. οὗτος, οὐ καλεῖς τὴν μαμμίαν;
ΠΑΙΔΙΟΝ Μαμμία, μαμμία, μαμμία.
ΚΙ. αὕτη, τί πάσχεις; οὐδ᾽ ἐλεεῖς τὸ παιδίον
ἄλουτον ὂν κἄθηλον ἕκτην ἡμέραν;
χάρις matrimoniale
• la titillazione del marito sciocco
• il piano del bisogno e il piano dello scherno
• materialità e sentimento
• la moglie e la χάρις
• la χάρις verso il cibo
• erezione e prostrazione
• le armi improprie della disperazione erotica
per approfondire...
• Ar. Nu. 298-313 (la festa di Bromio);
• Ar. V. 1335-1365 (piaceri sessuali);
• Ar. Av. 846-858 (la χάρις divina)
Il teatro: festa religiosa e laica
Le maschere da armamentario cultuale a
istituto
letterario
e
mezzo
di
rappresentazione.
Lo scenario (il teatro di Dioniso), il pubblico
(l’intera povli~) e la formalizzazione.
La commistione di generi poetici non attici: il
genere lirico religioso dorico e quello lirico
narrativo ionico.
Dalla lirica corale alla tragedia: il coro, il
canto ‘a solo’, il parlato-recitato (l’attività di
Arione di Metimna a Corinto e l’origine
Commistione linguistica nella
tragedia
I cori: i metri e la lingua lirici, l’a, le ultime tracce del ‘sacro’ (le
oscillazioni testuali e il problema della tradizione linguistica dei
testi scenici).
Il parlato giambo-trocaico, la lingua di Atene e gli ionismi
letterarizzanti: la grammatica attica; a ed h attici; la
sporadicità del duale; ss (non tt) e rs (non rr) e gli
iperionismi (pursov~); forme ioniche letterarie (o[pwpa
per eJovraka, douvrato~ e dorov~ per
dovrato~, Qrh`/x, gh`qen).
La volontà di distaccarsi dall’attico quotidiano e di ‘alzare il tono’:
gli omerismi (forme non contratte, lunghe ei e ou per e
e o, des. in -oio ed -essi, forme pronominali e articolorelativo, diverse forme verbali, comp. ajreivwn e
bevltero~, preposizioni, congiunzioni e particelle) e il
gioco dei verbi composti (e dei preverbi ‘esaustivi’); la glossa in
luogo del nome comune; occidentalismi (nel coro e nel dialogo:
La cultura ‘di tipo ateniese’
La commistione stilizzata di tutte le
espressioni letterarie precedenti.
La lirica discorsiva e narrativa ionica e la
lirica religiosa dorica.
Il carattere interdialettale e tendenzialmente
‘imperialista’ della letteratura ateniese.
La preparazione di una nuova lingua
comune (che però sarà creata dalla
filosofia, dalla scienza e dalla storiografia
più che dalla poesia).
Il ‘dramma’ siciliano e la
commedia
La misteriosa (l’assenza di opere intere fino a
Teocrito e ad Archimede) ma influente
(l’esempio delle monete del VI sec. a.C.) cultura
siciliana e le origini doriche del dramma
(dra`ma)
La koine occidentale di tipo dorico: Epicarmo (il
nome di un genere?) e Sofrone.
I
genitivi
ejmevo~
e
tevo~,
ivsami
(<
ivsanti),
deiknuvein (< deiknuvonti),
pef&kein, pevposca, il dat. pl.
in -essi, kavrrwn (per kreivsswn)
La commedia attica
L’ateniese parlato e le differenze tra
Aristofane e Menandro: i volgarismi.
La grammatica attica (imperativi in -o e
in -so, e[dosan ed e[dwkan,
futuri dorici e non, e[mellon ed
h[mellon, comparativi in -w e
in -ona, plei`n / plevon /
pleion
h]
…), i cori e i
composti paratragici (e paraepici e
paralirici), gli ‘stranieri’ parlanti nei dialetti
locali (le lingue diverse ma comunicanti), i
metricismi (-οιατο, -μεσθα, etc.).
TUCIDIDE
Tucidide, II 40s. [1]
φιλοκαλοῦμέν τε γὰρ μετ᾽ εὐτελείας καὶ φιλοσοφοῦμεν ἄνευ μαλακίας· πλούτῳ τε ἔργου μᾶλλον
καιρῷ ἢ λόγου κόμπῳ χρώμεθα, καὶ τὸ πένεσθαι οὐχ
ὁμολογεῖν τινὶ αἰσχρόν, ἀλλὰ μὴ διαφεύγειν ἔργῳ
αἴσχιον. ἔνι τε τοῖς αὐτοῖς οἰκείων ἅμα καὶ πολιτικῶν
ἐπιμέλεια, καὶ ἑτέροις πρὸς ἔργα τετραμμένοις τὰ
πολιτικὰ μὴ ἐνδεῶς γνῶναι· μόνοι γὰρ τόν τε μηδὲν
τῶνδε μετέχοντα οὐκ ἀπράγμονα, ἀλλ᾽ ἀχρεῖον νομίζομεν, καὶ οἱ αὐτοὶ ἤτοι κρίνομέν γε ἢ ἐνθυμούμεθα
ὀρθῶς τὰ πράγματα, οὐ τοὺς λόγους τοῖς ἔργοις
βλάβην ἡγούμενοι, ἀλλὰ μὴ προδιδαχθῆναι μᾶλλον
λόγῳ πρότερον ἢ ἐπὶ ἃ δεῖ ἔργῳ ἐλθεῖν. διαφερόντως
γὰρ δὴ καὶ τόδε ἔχομεν ὥστε τολμᾶν τε οἱ αὐτοὶ μάλι-
Tucidide, II 40s. [2]
στα καὶ περὶ ὧν ἐπιχειρήσομεν ἐκλογίζεσθαι· ὃ τοῖς
ἄλλοις ἀμαθία μὲν θράσος, λογισμὸς δὲ ὄκνον φέρει.
κράτιστοι δ᾽ ἂν τὴν ψυχὴν δικαίως κριθεῖεν οἱ τά τε
δεινὰ καὶ ἡδέα σαφέστατα γιγνώσκοντες καὶ διὰ
ταῦτα μὴ ἀποτρεπόμενοι ἐκ τῶν κινδύνων. καὶ τὰ ἐς
ἀρετὴν ἐνηντιώμεθα τοῖς πολλοῖς· οὐ γὰρ πάσχοντες
εὖ, ἀλλὰ δρῶντες κτώμεθα τοὺς φίλους.
βεβαιότερος δὲ ὁ δράσας τὴν χάριν ὥστε
ὀφειλομένην δι᾽ εὐνοίας ᾧ δέδωκε σῴζειν· ὁ δὲ
ἀντοφείλων ἀμβλύτερος, εἰδὼς οὐκ ἐς χάριν, ἀλλ᾽ ἐς
ὀφείλημα τὴν ἀρετὴν ἀποδώσων. καὶ μόνοι οὐ τοῦ
ξυμφέροντος μᾶλλον λογισμῷ ἢ τῆς ἐλευθερίας τῷ
πιστῷ
ἀδεῶς
τινὰ
ὠφελοῦμεν.
Tucidide, II 40s. [3]
παίδευσιν εἶναι καὶ καθ᾽ ἕκαστον δοκεῖν ἄν μοι τὸν
αὐτὸν ἄνδρα παρ᾽ ἡμῶν ἐπὶ πλεῖστ᾽ ἂν εἴδη καὶ μετὰ
χαρίτων μάλιστ᾽ ἂν εὐτραπέλως τὸ σῶμα αὔταρκες
παρέχεσθαι. καὶ ὡς οὐ λόγων ἐν τῷ παρόντι κόμπος
τάδε μᾶλλον ἢ ἔργων ἐστὶν ἀλήθεια, αὐτὴ ἡ δύναμις
τῆς πόλεως, ἣν ἀπὸ τῶνδε τῶν τρόπων ἐκτησάμεθα,
σημαίνει. μόνη γὰρ τῶν νῦν ἀκοῆς κρείσσων ἐς
πεῖραν ἔρχεται, καὶ μόνη οὔτε τῷ πολεμίῳ ἐπελθόντι
ἀγανάκτησιν ἔχει ὑφ᾽ οἵων κακοπαθεῖ οὔτε τῷ
ὑπηκόῳ κατάμεμψιν ὡς οὐχ ὑπ᾽ ἀξίων ἄρχεται. μετὰ
μεγάλων δὲ σημείων καὶ οὐ δή τοι ἀμάρτυρόν γε τὴν
δύναμιν παρασχόμενοι τοῖς τε νῦν καὶ τοῖς ἔπειτα
θαυμασθησόμεθα, καὶ οὐδὲν προσδεόμενοι οὔτε
Tucidide, II 40s. [4]
ρου ἐπαινέτου οὔτε ὅστις ἔπεσι μὲν τὸ αὐτίκα τέρψει,
τῶν δ᾽ ἔργων τὴν ὑπόνοιαν ἡ ἀλήθεια βλάψει, ἀλλὰ
πᾶσαν μὲν θάλασσαν καὶ γῆν ἐσβατὸν τῇ ἡμετέρᾳ
τόλμῃ καταναγκάσαντες γενέσθαι, πανταχοῦ δὲ
μνη-μεῖα κακῶν τε κἀγαθῶν ἀίδια ξυγκατοικίσαντες.
περὶ τοιαύτης οὖν πόλεως οἵδε τε γενναίως
δικαιοῦντες μὴ ἀφαιρεθῆναι αὐτὴν μαχόμενοι
ἐτελεύτησαν, καὶ τῶν λειπομένων πάντα τινὰ εἰκὸς
ἐθέλειν ὑπὲρ αὐτῆς κάμνειν.
la riconoscenza e le grazie
• misura ed equilibrio
• ‘classe’, non classismo
• pubblico e privato
• coraggio e calcolo, piacere e dovere
• il vantaggio del dare senza ricevere: χάρις e
libertà
• versatilità ed eleganza
• il topico inganno
per approfondire...
• Thuc. I 9,1-4 (Agamennone tra gradimento e terrore);
• Thuc. I 32,1-33,2 (la gratitudine dei Corciresi);
• Thuc. III 37 (la χάρις degli alleati);
• Thuc. III 63 (la scellerata χάρις dei Plateesi).
Un’invenzione ionica: la prosa
La poesia degli Eoli e la prosa degli Ioni: l’affrancamento dalla
tradizione e dal sentimento e la riproduzione intellettuale e
discorsiva di una realtà positiva.
Gli Ioni alla guida culturale e spirituale della Grecia dall’età
arcaica all’inizio di quella classica: i Greci yauna, l’influsso
sull’architettura, sulle arti e sulla scienza orientale (persiana in
primis).
La koiné ionica e l’influenza dell’alfabeto ionico (l’es. di c), poi
generalizzato (Atene 403, Beozia 370, ecc.), e della
terminologia ionica.
L’estrazione e la lingua ionica dei primi prosatori (Talete,
Anassimandro, Anassimene; Eraclito; Ecateo), e quindi del
genere in quanto tale (Erodoto e Tucidide; Ippocrate di Coo;
Antioco di Siracusa, Ellanico di Lesbo); le poche tracce di una
prosa dorica (dalle Dialexeis ad Archimede); le differenze
stilistiche (maggiore o minore letterarietà), non linguistiche tra i
La prosa ‘paraletteraria’:
ai\noi,lovgoi,
mu`qoi, leggi ed elenchi
L’Ai[swpo~ logopoiov~ e i
riflessi poetici da Archiloco a Platone
(Phaed. 60c, 61b).
Genealogie, elenchi di vincitori (ad
Olimpia dal 776 a.C.), liste di
sacerdoti o governanti (gli efori a
Sparta dal 757 a.C., gli arconti ad
La prosa didascalica e narrativa:
logografia, storiografia, scienza,
filosofia
La lingua dei primi logografi tra pretese
poetiche e koiné d’uso microasiatica.
Epicismi, forme non contratte, ionismi
arcaici, l’ingenuità e il gusto narrativo
(l’esempio degli Iamata di Epidauro).
Erodoto, la filosofia, la medicina
La
lingua
semplice
(scevra
di
glw`ssai), varia e ‘internazionale’ del
viaggiatore di Alicarnasso.
Arcaismi, forme non contratte, epicismi e
atticismi: il peso della tradizione manoscritta
e la stilizzazione letteraria.
Le gnw`mai filosofiche tra retorica e
poesia: Eraclito e Democrito.
PLATONE
Platone, Leg. 667b-668a [1]
οὐκοῦν πρῶτον μὲν δεῖ τόδε γε ὑπάρχειν ἅπασιν
ὅσοις συμπαρέπεταί τις χάρις, ἢ τοῦτο αὐτὸ μόνον
αὐτοῦ τὸ σπουδαιότατον εἶναι, ἤ τινα ὀρθότητα, ἢ τὸ
τρίτον ὠφελίαν; οἷον δὴ λέγω ἐδωδῇ μὲν καὶ πόσει
καὶ συμπάσῃ τροφῇ παρέπεσθαι μὲν τὴν χάριν, ἣν
ἡδονὴν ἂν προσείποιμεν· ἣν δὲ ὀρθότητά τε καὶ
ὠφελίαν, ὅπερ ὑγιεινὸν τῶν προσφερομένων λέγομεν
ἑκάστοτε, τοῦτ᾽ αὐτὸ εἶναι ἐν αὐτοῖς καὶ τὸ
ὀρθότατον.
ΚΛ. πάνυ μὲν οὖν.
ΑΘ. καὶ μὴν καὶ τῇ μαθήσει παρακολουθεῖν μὲν τό γε
τῆς χάριτος, τὴν ἡδονήν, τὴν δὲ ὀρθότητα καὶ τὴν
Platone, Leg. 667b-668a [2]
τὴν ἀποτελοῦσαν.
ΚΛ. ἔστιν οὕτως.
ΑΘ. τί δὲ τῇ τῶν ὁμοίων ἐργασίᾳ ὅσαι τέχναι εἰκαστικαί; ἆρ᾽ οὐκ, ἂν τοῦτο ἐξεργάζωνται, τὸ μὲν ἡδονὴν
ἐν αὐτοῖς γίγνεσθαι παρεπόμενον, ἐὰν γίγνηται,
χάριν αὐτὸ δικαιότατον ἂν εἴη προσαγο-ρεύειν;
ΚΛ. ναί.
ΑΘ. τὴν δέ γε ὀρθότητά που τῶν τοιούτων ἡ ἰσότης ἄν,
ὡς ἐπὶ τὸ πᾶν εἰπεῖν, ἐξεργάζοιτο τοῦ τε τοσούτου καὶ
τοιούτου πρότερον, ἀλλ᾽ οὐχ ἡδονή.
ΚΛ. καλῶς.
Platone, Leg. 667b-668a [3]
ΑΘ. οὐκοῦν ἡδονῇ κρίνοιτ᾽ ἂν μόνον ἐκεῖνο ὀρθῶς, ὃ
μήτε τινὰ ὠφελίαν μήτε ἀλήθειαν μήτε ὁμοιότητα
ἀπεργαζόμενον παρέχεται, μηδ᾽ αὖ γε βλάβην, ἀλλ᾽
αὐτοῦ τούτου μόνου ἕνεκα γίγνοιτο τοῦ
συμπαρεπομένου τοῖς ἄλλοις, τῆς χάριτος, ἣν δὴ
κάλλιστά τις ὀνομάσαι ἂν ἡδονήν, ὅταν μηδὲν αὐτῇ
τούτων ἐπακολουθῇ;
ΚΛ. ἀβλαβῆ λέγεις ἡδονὴν μόνον.
ΑΘ. ναί, καὶ παιδιάν γε εἶναι τὴν αὐτὴν ταύτην λέγω
τότε, ὅταν μήτε τι βλάπτῃ μήτε ὠφελῇ σπουδῆς ἢ
λόγου ἄξιον.
ΚΛ. ἀληθέστατα λέγεις.
Platone, Leg. 667b-668a [4]
ΑΘ. ἆρ᾽ οὖν οὐ πᾶσαν μίμησιν φαῖμεν ἂν ἐκ τῶν νῦν
λεγομένων ἥκιστα ἡδονῇ προσήκειν κρίνεσθαι καὶ
δόξῃ μὴ ἀληθεῖ—καὶ δὴ καὶ πᾶσαν ἰσότητα· οὐ γὰρ εἴ
τῳ δοκεῖ ἢ μή τις χαίρει τῳ, τό γε ἴσον ἴσον οὐδὲ τὸ
σύμμετρον ἂν εἴη σύμμετρον ὅλως—ἀλλὰ τῷ ἀληθεῖ
πάντων μάλιστα, ἥκιστα δὲ ὁτῳοῦν ἄλλῳ;
ΚΛ. παντάπασι μὲν οὖν.
χάρις, piacere, proprietà, utilità
• la χάρις come piacere, la proprietà e l’utilità
come salute
• l’apprendimento e la χάρις della verità
• le arti figurative e la χάρις dell’εἰκάζειν
• l’ἰσότης e l’ἡδονή
• il danno, il vantaggio e la χάρις come ἡδονή per
se
• il gioco disinteressato
• il metro del piacere e il metro della verità
ARISTOTELE
Aristotele, Rh. II 7, 1385a 16-1385b 10
[1]
τίσιν δὲ χάριν ἔχουσι καὶ ἐπὶ τίσιν καὶ πῶς αὐτοὶ
ἔχοντες, ὁρισαμένοις τὴν χάριν δῆλον ἔσται. ἔστω δὴ
χάρις, καθ᾽ ἣν ὁ ἔχων λέγεται χάριν ἔχειν, ὑπουργία τῷ
δεομένῳ μὴ ἀντί τινος, μηδ᾽ ἵνα τι αὐτῷ τῷ
ὑπουργοῦντι ἀλλ᾽ ἵνα τι ἐκείνῳ· μεγάλη δὲ ἂν ᾖ
σφόδρα δεόμενος, ἢ μεγάλων καὶ χαλεπῶν, ἢ ἐν
καιροῖς τοιούτοις, ἢ μόνος ἢ πρῶτος ἢ μάλιστα.
δεήσεις δέ εἰσιν αἱ ὀρέξεις, καὶ τούτων μάλιστα αἱ
μετὰ λύπης τοῦ μὴ γιγνομένου. τοιαῦται δὲ αἱ
ἐπιθυμίαι, οἷον ἔρως, καὶ αἱ ἐν ταῖς τοῦ σώματος
κακώσεσιν καὶ ἐν κινδύνοις· καὶ γὰρ ὁ κινδυνεύων
ἐπιθυμεῖ καὶ ὁ λυπούμενος· διὸ οἱ ἐν πενίᾳ
Aristotele, Rh. II 7, 1385a 16-1385b 10
[2]
νοι καὶ φυγαῖς, κἂν μικρὰ ὑπηρετήσωσιν, διὰ τὸ
μέγεθος τῆς δεήσεως καὶ τὸν καιρὸν κεχαρισμένοι,
οἷον ὁ ἐν Λυκείῳ τὸν φορμὸν δούς. ἀνάγκη οὖν
μάλιστα μὲν εἰς ταὐτὰ ἔχειν τὴν ὑπουργίαν, εἰ δὲ μή,
εἰς ἴσα ἢ μείζω· ὥστε ἐπεὶ φανερὸν καὶ οἷς καὶ ἐφ᾽ οἷς
γίγνεται χάρις καὶ πῶς ἔχουσι, δῆλον ὅτι ἐκ τούτων
παρασκευαστέον, τοὺς μὲν δεικνύντας ἢ ὄντας ἢ
γεγενημένους ἐν τοιαύτῃ λύπῃ καὶ δεήσει, τοὺς δὲ
ὑπηρετηκότας ἐν τοιαύτῃ χρείᾳ τοιοῦτόν τι ἢ ὑπηρετοῦντας. φανερὸν δὲ καὶ ὅθεν ἀφαιρεῖσθαι ἐνδέχεται
τὴν χάριν καὶ ποιεῖν ἀχαρίστους· ἢ γὰρ ὅτι αὑτῶν
ἕνεκα ὑπηρετοῦσιν ἢ ὑπηρέτησαν (τοῦτο δ᾽ οὐκ ἦν
Aristotele, Rh. II 7, 1385a 16-1385b 10
[3]
χάρις), ἢ ὅτι ἀπὸ τύχης συνέπεσεν ἢ συνηναγκάσθησαν, ἢ ὅτι ἀπέδωκαν ἀλλ᾽ οὐκ ἔδωκαν, εἴτε εἰδότες εἴτε
μή· ἀμφοτέρως γὰρ τὸ ἀντί τινος, ὥστε οὐδ᾽ οὕτως ἂν
εἴη χάρις. καὶ περὶ ἁπάσας τὰς κατηγορίας σκεπτέον·
ἡ γὰρ χάρις ἐστὶν ἢ ὅτι τοδὶ ἢ τοσόνδε ἢ τοιόνδε ἢ
πότε ἢ ποῦ. σημεῖον δὲ εἰ ἔλαττον μὴ ὑπηρέτησαν, καὶ
εἰ τοῖς ἐχθροῖς ἢ ταὐτὰ ἢ ἴσα ἢ μείζω· δῆλον γὰρ ὅτι
οὐδὲ ταῦτα ἡμῶν ἕνεκα. ἢ εἰ φαῦλα εἰδώς· οὐδεὶς γὰρ
ὁμολογεῖ δεῖσθαι φαύλων.
καὶ περὶ μὲν τοῦ χαρίζεσθαι καὶ ἀχαριστεῖν εἴρηται·
definire la χάρις
• il favore e il bisogno
• il servizio disinteressato e incentrato sul ‘tu’
• la misura del bisogno e la misura della χάρις
• il peso delle circostanze
• la negazione della χάρις
• le categorie della χάρις
• la χάρις fittizia
• il senso della relazione
La lingua ufficiale della dodecapol
e della giambografia: la prosa
‘orale’
Il carattere autoctono della prosa ionica e il rifiuto dei
concetti tradizionali di origine orientale (ma si veda
Eraclito): i fatti e la ragione.
Gli scritti per la lettura (cf. Plat. Parm. 127c) e il carattere
orale delle frasi (le ripetizioni, le pospositive, i
parallelismi e la sottolineatura continua della struttura
della frase).
Dalle parole-forza alle parole-segno (es. di u{pno~,
fuvsi~, ajnavgkh).
Il pensiero discorsivo e razionale: l’isolamento e
l’espressione distinta di ogni nozione (l’opposizione
dei termini, l’articolo e l’aggettivo neutro, le formanti
Atene e la retorica
La sopravvivenza della lingua di cultura ionica.
La prosa fatta per l’azione: l’attico dall’arcaismo (il duale,
i verbi atematici, lambavnw/lhvyomai,
povli~, -tt- e -rr-)alla Kunstprosa.
La retorica di importazione (Siracusa?): Gorgia di
Leontini (le figure retoriche), Trasimaco di Calcedonia
(il ritmo prosastico e i cola).
Politologia e storiografia: la Costituzione degli Ateniesi e
Tucidide.
Lisia figlio di Cefalo (l’atticismo giudiziario); Antifonte e la
differenza tra Tetralogie e discorsi giudiziari; Iperide e
l’anticipo della koiné; Demostene e la prosa di tutta la
Grecia.
Filosofia e retorica: Isocrate e
Platone
La conversazione cólta di Platone: i poetismi, le etimologie
popolari (vd. Cratilo), l’attico puro (il duale), parole usuali in
significato generale (i neutri e l’articolo), l’algebra
linguistica.
La storia girovaga di Senofonte: l’attico impuro e l’annuncio
della koiné (la rarità del duale, dorismi e ionismi, poetismi,
coinismi).
La lingua aulica e la grammatica attica di Isocrate.
La koiné in Aristotele: l’attico che diventa greco comune e
prosa del pensiero razionale (l’ordo verborum, le
pospositive, gli elementi verbali e nominal-verbali, l’articolo
dimostrativo, varietas e unità).
La lingua dei vasai e delle tabellae defixionis: l’attico che non
rimane.
UN’ISCRIZIONE GRECA
DELL’ETÀ DI CALIGOLA
Syll. inscr. Gr. II 798 Ditt. [1]
ἐπὶ Γαίου Καίσαρος ἱππάρχεω{ι}, Θαργηλιῶνος θ·
ἔδοξεν τῶι δήμωι, εἰσηγησαμένων τῶν ἀρχόντων
πάντων, γραμματεὺς βουλῆς Αἴολος Αἰόλου Οἴνοψ
μέσης ἐπὶ Μηνοφῶντος εἶπεν· ἐπεὶ ὁ νέος ῞Ηλιος
Γάιος Καῖσαρ Σεβαστὸς Γερμανικὸς συναναλάμψαι
ταῖς ἰδίαις αὐγαῖς καὶ τὰς δορυφόρους τῆς ἡγεμονίας
ἠθέλεσεν βασιλήας, ἵνα αὐτοῦ τὸ μεγαλεῖον τῆς
ἀθανασίας καὶ ἐν τούτωι σεμνότερον ᾖ, βασιλέων,
κἂν πάνυ ἐπινοῶσιν, εἰς εὐχαριστίαν τηλικούτου
θεοῦ εὑρεῖν ἴσας ἀμοιβὰς οἷς εὐεργέτηνται μὴ
δυναμέων, τοὺς Κότυος δὲ παῖδας Ῥοιμητάλκην καὶ
Πολέμονα καὶ Κότυν συντρόφους καὶ ἑταίρους
Syll. inscr. Gr. II 798 Ditt. [2]
εἰς τὰς ἐκ πα<τέρ>ων καὶ προγόνων αὐτοῖς
ὀφειλομένας ἀποκαθέστακεν βασιλείας· οἱ <δὲ> τῆς
ἀθανάτου χάριτος τὴν ἀφθονίαν καρπούμενοι ταύτηι
τῶν πάλαι μείζονες, ὅτι οἱ μὲν παρὰ πατέρων
διαδοχῆς ἔσχον, οὗτοι δ᾽ ἐ<κ> τῆς Γαίου Καίσαρος
χάριτος εἰς συναρχίαν τηλικούτων θεῶν γεγόνασι
βασιλεῖς, θεῶν δὲ χάριτες τούτῳ διαφέρουσιν
ἀνθρωπίνων διαδοχῶν, ᾧ ἢ νυκτὸς ἥλιος καὶ τὸ
ἄφθαρτον θνητῆς φύσεως· μεγάλων οὖν γεγονότες
μείζονες καὶ λαμπρῶν θαυμασιώτεροι εἰς τὴν
ἡμετέραν παραγείνονται πόλιν Ῥοιμητάλκης καὶ
Πολέμων, συνιερουργήσοντες καὶ συνεορτάσοντες
Syll. inscr. Gr. II 798 Ditt. [3]
νέας Ἀφροδείτης Δρουσίλλης ἀγῶνας, οὐχ ὡς εἰς
φίλην μόνον, ἀλλὰ καὶ ὡς εἰς γνησίαν πατρίδα, ὅτι καὶ
ἡ βασιλέων μὲν θυγάτηρ, βασιλέων δὲ μήτηρ, ἡ
μήτηρ
αὐτῶν Τρύφαινα, ταύτην ἡγημένη πατρίδα, οἴκου τε
τὸ ἐφέστιον καὶ βίου τὸ εὐτυχὲς ἀνεμεσήτοις
ἐνευδαιμονησουσα τέκνων βασιλείαις ἐνταῦθα
ἵδρυται· ὁ δὲ δῆμος, ἡδίστην ἡγούμενος τὴν ἐνδημίαν
αὐτῶν, μετὰ πάσης προθυμίας προσέταξε τοῖς
ἄρχουσι ψήφισμα ὑπαντήσεως εἰσηγήσασθαι αὐτοῖς,
δι᾽ οὗ εὐχαριστήσουσι μὲν ἐπ᾽ αὐτῶν τῆι μητρὶ
αὐτῶν Τρυφαίνηι, ὑπὲρ ὧν εὐεργετεῖν βεβούληται
Syll. inscr. Gr. II 798 Ditt. [4]
ται διάθεσιν· δεδόχθαι τῶι δήμωι ἐπῃνῆσθαι μὲν τοὺς
βασιλεῖς Ῥοιμητάλκην καὶ Πολέμωνα καὶ Κότυν καὶ
τὴν μητέρα αὐτῶν Τρύφαινα, ὑπὸ δὲ τὴν εἴσοδον
αὐτῶν τοὺς μὲν ἱερεῖς καὶ τὰς ἱερείας, ἀνοίξαντας τὰ
τεμένη καὶ προσκοσμήσαντας τὰ ξόανα τῶν θεῶν,
εὔξασθαι μὲν ὑπὲρ τῆς Γαίου Καίσαρος αἰωνίου
διαμονῆς καὶ τῆς τούτων σωτηρίας· Κυζικηνοὺς δὲ
πάντας ἐνδ<ε>ικνυμένους τὴν εἰς αὐτοὺς εὔνοιαν,
ὑπαντήσαντας μετὰ τῶν ἀρχόντων καὶ τῶν
στεφανηφόρων, ἀσπάσασθαί τε καὶ συνησθῆναι καὶ
παρακαλεῖν αὐτοὺς ἰδίαν ἡγεῖσθαι πατρίδα τὴν πόλιν
καὶ παντὸς αἰτίους γείνεσθαι αὐτῇ ἀγαθοῦ· ἀγαγεῖν
Syll. inscr. Gr. II 798 Ditt. [5]
ἐπὶ τὴν ὑπάντησιν καὶ τὸν ἐφήβαρχον τοὺς ἐφήβους
καὶ τὸν παιδονόμον τοὺς ἐλευθέρους παῖδας· τὸ δὲ
ψήφισμα εἶναι περὶ τ᾽ εὐσεβείας τῆς εἰς τὸν
Σεβαστὸν καὶ τῆς εἰς τοὺς παιδονόμον τοὺς
ἐλευθέρους παῖδας· τὸ δὲ ψήφισμα εἶναι περὶ τ᾽
εὐσεβείας τῆς εἰς τὸν Σεβαστὸν καὶ τῆς εἰς τοὺς
βασιλέας τειμῆς.
grazie imperiali
• il potere centrale, i poteri locali, e la città
• l’imperatore, i re e gli dèi
• χάριτες umane e χάριτες divine
• la patria di nascita e la patria di adozione
• la gratitudine civile e la mozione di gratitudine
• il codice di manifestazione della gratitudine
• la
gratitudine
Maggiore/minore
imposta
e
il
rapporto
L’unità di tre nozioni
La lingua letteraria da Aristotele all’età moderna: la lingua di
Polibio, di Strabone, di Plutarco; la lingua avversata dagli
atticisti.
La lingua parlata, d’uso, dell’età di Alessandro Magno e dei secoli
suc-cessivi: la testimonianza dei papiri documentari e di opere
a finalità non principalmente letteraria come il Nuovo
Testamento; l’evoluzione della lingua in rapporto ad Aufstieg
und Niedergang dell’impero culturale greco; l’inevitabile
varietas di ogni lingua parlata.
La lingua ‘madre’ del greco medioevale e moderno, con la sua
nuova differenziazione in parlate non corrispondenti in nulla agli
antichi dialetti, e caratterizzate da una sostanziale unità di
fondo.
La codificazione ortografico-grammaticale e l’insegnamento
scolastico da un lato, le varietà e ‘irregolarità’ fonetiche e di
pronuncia dall’altro: la koiné come fluttuante insieme di
tendenze (la progressiva e inarrestabile scomparsa del perfetto,
dell’ottativo, del futuro, dell’infinito, la semplificazione del
Il quadro storico
Commercianti, soldati, intellettuali dalle povlei~-stato alla cittadinanza
‘allentata’ dell’età ellenistica: la lingua locale dalla funzione politica di lingua
della comunità a vernacolo per esteriori rivendicazioni di indipendenza.
Le tappe di un’evoluzione storico-linguistica: le invasioni persiane, l’egemonia
ateniese, l’egemonia macedone e l’impero di Alessandro Magno, l’impero
romano.
La minaccia persiana: dalla koiné ionica del VI sec. a.C. alla koiné ionico-attica
(475-431 a.C.); la resistenza contro i Persiani e l’egemonia di Atene e di
Sparta.
L’impero culturale di Atene: il sistema giudiziario (dal 446 a.C.), le cleruchie, le
arti e l’aristocrazia dello spirito (l’ininfluenza linguistica delle egemonie di
Sparta e di Tebe).
I Macedoni da Alessandro I (490-454) ad Archelao (413-400) e da Filippo ad
Alessandro Magno, e la consacrazione dell’attico sotto l’impero macedone: il
nuovo periodo di espansione (a differenza del V secolo) e l’affermarsi della
cultura ellenistica (Alessandria, Pergamo, Antiochia).
La soppressione delle peculiarità attiche e il formarsi di una lingua comune
dalla Sicilia all’India, dall’Egitto al Mar Nero: la lingua urbana e ufficiale delle
classi dirigenti e i patois locali (il declino delle koinaiv occidentali).
Il carattere ‘impoetico’ della koinhv, lingua della scienza e della filosofia: il
lessico intellettuale dell’Occidente (precisione e sfumature).
I LXX
Esodo 33,11-23 [1]
καὶ ἐλάλησεν κύριος πρὸς Μωυσῆν ἐνώπιος ἐνωπίῳ,
ὡς εἴ τις λαλήσει πρὸς τὸν ἑαυτοῦ φίλον, καὶ ἀπελύετο
εἰς τὴν παρεμβολήν. ὁ δὲ θεράπων Ἰησοῦς υἱὸς Ναυη
νέος οὐκ ἐξεπορεύετο ἐκ τῆς σκηνῆς. καὶ εἶπεν
Μωυσῆς πρὸς κύριον· “ἰδοὺ σύ μοι λέγεις ‘ἀνάγαγε
τὸν λαὸν τοῦτον’, σὺ δὲ οὐκ ἐδήλωσάς μοι ὃν
συναποστελεῖς μετ᾽ ἐμοῦ, σὺ δέ μοι εἶπας ‘οἶδά σε
παρὰ πάντας καὶ χάριν ἔχεις παρ᾽ ἐμοί’. εἰ οὖν εὕρηκα
χάριν ἐναντίον σου ἐμφάνισόν μοι σεαυτόν γνωστῶς,
ἴδω σε ὅπως ἂν ὦ εὑρηκὼς χάριν ἐναντίον σου καὶ ἵνα
γνῶ ὅτι λαός σου τὸ ἔθνος τὸ μέγα τοῦτο”. καὶ λέγει
αὐτὸς· “προπορεύσομαί σου καὶ καταπαύσω σε”. καὶ
λέγει πρὸς αὐτόν· “εἰ μὴ αὐτὸς σὺ πορεύῃ μή με ἀνα-
Esodo 33,11-23 [2]
γάγῃς ἐντεῦθεν. καὶ πῶς γνωστὸν ἔσται ἀληθῶς ὅτι
εὕρηκα χάριν παρὰ σοί, ἐγώ τε καὶ ὁ λαός σου, ἀλλ᾽ ἢ
συμπορευομένου σου μεθ᾽ ἡμῶν καὶ ἐνδοξασθήσομαι
ἐγώ τε καὶ ὁ λαός σου παρὰ πάντα τὰ ἔθνη ὅσα ἐπὶ τῆς
γῆς ἐστιν;”. καὶ εἶπεν κύριος πρὸς Μωυσῆν· “καὶ
τοῦτόν σοι τὸν λόγον ὃν εἴρηκας ποιήσω· εὕρηκας
γὰρ χάριν ἐνώπιόν μου καὶ οἶδά σε παρὰ πάντας”. καὶ
λέγει· “δεῖξόν μοι τὴν σεαυτοῦ δόξαν”. καὶ εἶπεν· “ἐγὼ
παρελεύσομαι πρότερός σου τῇ δόξῃ μου καὶ
καλέσω ἐπὶ τῷ ὀνόματί μου κύριος ἐναντίον σου καὶ
ἐλεήσω ὃν ἂν ἐλεῶ καὶ οἰκτιρήσω ὃν ἂν οἰκτίρω”. καὶ
εἶπεν· “οὐ δυνήσῃ ἰδεῖν μου τὸ πρόσωπον· οὐ γὰρ μὴ
ἴδῃ ἄνθρωπος τὸ πρόσωπόν μου καὶ ζήσεται 21 καὶ εἶ-
Esodo 33,11-23 [3]
πεν κύριος· “ἰδοὺ τόπος παρ᾽ ἐμοί στήσῃ ἐπὶ τῆς
πέτρας. ἡνίκα δ᾽ ἂν παρέλθῃ μου ἡ δόξα καὶ θήσω σε
εἰς ὀπὴν τῆς πέτρας καὶ σκεπάσω τῇ χειρί μου ἐπὶ σέ
ἕως ἂν παρέλθω. καὶ ἀφελῶ τὴν χεῖρα καὶ τότε ὄψῃ τὰ
ὀπίσω μου, τὸ δὲ πρόσωπόν μου οὐκ ὀφθήσεταί σοι.
Mosè e la grazia di Dio
• come si parla a un amico
• trovare grazia agli occhi di...
• il desiderio di conoscenza esplicita e il desiderio
di conoscenza esclusiva
• il destino individuale e quello del popolo
• misericordia e compassione: la grazia
• il volto e la schiena di Dio: il rivelarsi
progressivo
• il riparo dalla potenza e la fenditura nella roccia:
Le fonti della koiné
I testi documentari (lettere, conti, ecc.) e gli errori (ei/i, la
pronuncia delle occlusive, a/e, gli errori dei forestieri).
Papiri (Egitto ed Ercolano ante 79 d.C.) e iscrizioni: le differenti
tipologie di errore.
I testi letterari e gli inconvenienti della ‘tradizione’ (quella ‘a
monte’: letterarizzante; quella ‘a valle’: analogista e/o
innovatrice); i testi documentari come indicatori della lingua
d’uso nelle opere letterarie.
I testi ‘paraletterari’: i Settanta e il Nuovo Testamento; il valore
documentario dei testi biblici per lo studio della koiné e
l’antichità della loro tradizione (il Vaticano e il Sinaitico del IV
sec., l’Alessandrino del V sec.); il problema della paternità delle
particolarità (gli autori o i copisti?).
L’influenza del parlato sulla lingua ufficiale: l’esempio di
oujdeiv~/oujqeiv~ e dei gruppi -tt-/-ss-.
I testi letterari non arcaizzanti (Aristotele, Menandro, Polibio) e il
greco moderno: l’evoluzione della lingua.
IL NUOVO TESTAMENTO
Giovanni 1,1-18 [1]
Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος, καὶ ὁ λόγος ἦν πρὸς τὸν θεόν, καὶ
θεὸς ἦν ὁ λόγος. οὗτος ἦν ἐν ἀρχῇ πρὸς τὸν θεόν.
πάντα δι᾽ αὐτοῦ ἐγένετο, καὶ χωρὶς αὐτοῦ ἐγένετο
οὐδὲ ἕν. ὃ γέγονεν ἐν αὐτῷ ζωὴ ἦν, καὶ ἡ ζωὴ ἦν τὸ
φῶς τῶν ἀνθρώπων· καὶ τὸ φῶς ἐν τῇ σκοτίᾳ φαίνει,
καὶ ἡ σκοτία αὐτὸ οὐ κατέλαβεν. ἐγένετο ἄνθρωπος,
ἀπεσταλμένος παρὰ θεοῦ, ὄνομα αὐτῷ Ἰωάννης·
οὗτος ἦλθεν εἰς μαρτυρίαν ἵνα μαρτυρήσῃ περὶ τοῦ
φωτός, ἵνα πάντες πιστεύσωσιν δι᾽ αὐτοῦ. οὐκ ἦν
ἐκεῖνος τὸ φῶς, ἀλλ᾽ ἵνα μαρτυρήσῃ περὶ τοῦ φωτός.
ἦν τὸ φῶς τὸ ἀληθινόν, ὃ φωτίζει πάντα ἄνθρωπον,
ἐρχόμενον εἰς τὸν κόσμον. ἐν τῷ κόσμῳ ἦν, καὶ ὁ
κόσμος δι᾽ αὐτοῦ ἐγένετο, καὶ ὁ κόσμος αὐτὸν οὐκ
Giovanni 1,1-18 [2]
ἴδια ἦλθεν, καὶ οἱ ἴδιοι αὐτὸν οὐ παρέλαβον. ὅσοι δὲ
ἔλαβον αὐτόν, ἔδωκεν αὐτοῖς ἐξουσίαν τέκνα θεοῦ
γενέσθαι, τοῖς πιστεύουσιν εἰς τὸ ὄνομα αὐτοῦ, οἳ
οὐκ ἐξ αἱμάτων οὐδὲ ἐκ θελήματος σαρκὸς οὐδὲ ἐκ
θελήματος ἀνδρὸς ἀλλ᾽ ἐκ θεοῦ ἐγεννήθησαν. καὶ ὁ
λόγος σὰρξ ἐγένετο καὶ ἐσκήνωσεν ἐν ἡμῖν, καὶ
ἐθεασάμεθα τὴν δόξαν αὐτοῦ, δόξαν ὡς μονογενοῦς
παρὰ πατρός, πλήρης χάριτος καὶ ἀληθείας. Ἰωάννης
μαρτυρεῖ περὶ αὐτοῦ καὶ κέκραγεν λέγων· οὗτος ἦν
ὃν εἶπον· ὁ ὀπίσω μου ἐρχόμενος ἔμπροσθέν μου
γέγονεν, ὅτι πρῶτός μου ἦν. ὅτι ἐκ τοῦ πληρώματος
αὐτοῦ ἡμεῖς πάντες ἐλάβομεν καὶ χάριν ἀντὶ χάριτος·
Giovanni 1,1-18 [3]
ὅτι ὁ νόμος διὰ Μωϋσέως ἐδόθη, ἡ χάρις καὶ ἡ ἀλήθεια
διὰ Ἰησοῦ Χριστοῦ ἐγένετο. Θεὸν οὐδεὶς ἑώρακεν
πώποτε· μονογενὴς θεὸς ὁ ὢν εἰς τὸν κόλπον τοῦ
πατρὸς ἐκεῖνος ἐξηγήσατο.
grazia su grazia
• un inno creazionistico (la nuova Genesi)
• la luce e le tenebre
• τὰ ἴδια
• i figli di Dio e il nome di Dio
• il λόγος e la σάρξ
• gloria, grazia, verità
• “e grazia in cambio di grazia”
• legge, verità, Dio: l’esegesi di Dio
I caratteri della koiné
Da un ritmo quantitativo a un ritmo accentuativo (fenomeno indoeuropeo, cui si
oppone in parte solo il lituano): l’ingresso dell’accento nella ritmica e
l’affievolirsi delle distinzioni quantitative all’interno dello stesso timbro.
La scomparsa di , y, s-.
La scomparsa del duale (Ar.: 37x duvo: 10x + dracmav~, 27x + duale;
Men.: duvo + pl.) e la rianimazione fittizia degli atticisti.
La scomparsa dell’ottativo, doppione del congiuntivo (vd. sanscrito, persiano,
latino, ecc.): il mantenimento del valore desiderativo, il progressivo
arretramento di quello potenziale (la concorrenza del futuro: qualcuno
potrebbe fare / farà forse), di quello irreale (la concorrenza del passato:
facciamo come se tu fossi / che eri), di quello dipendente dai tempi storici
(‘congiuntivo del passato’: la concorrenza del congiuntivo); «la perdita di
un’eleganza da aristocratici» (Meillet).
Il verbo dalla complicazione indoeuropea (le ‘anomalie’) all’uniformazione
paradigmatica: i verbi atematici e le forme ‘irregolari’ ricondotti a una
coniugazione ‘normale’; la debole e ambigua des. 3 pers. pl. -nt e il
prevalere di -san.
La riduzione delle forme nominali anomale, la riduzione dei comparativi, la
progressiva scomparsa del medio, la rapida scomparsa del perfetto (la
Una è l’alma del mondo, in infinite
forme, e negli astri, e negli immensi mari
e ne’ fiori e ne’ fulmini diffusa
inegualmente e negli umani petti.
ma in ogni loco a se medesma eguale
in sé ritorna, e da sé parte, e vive
ricongiunta a se stessa.
(U. Foscolo, La fiamma di Vesta)
unità e polimorfismo della grazia
• la grazia come relazione
• la grazia come bellezza: la partenza
• la grazia come favore: l’affezione
• la grazia come dono gratuito: l’arrivo
• la misura del divino e la resistenza alla
quotidianità troppo umana
la grazia come prospettiva meta-reale
alla fine di una carrellata...
Ho visto delle danzatrici comporre le loro danze. E
una volta che la danza era stata creata ed eseguita,
nessuno, evidentemente, portava via il frutto del loro
lavoro per farne una provvista. La danza passa come
in un incendio [...].
Nel silenzio del mio amore mi sono soffermato a
lungo a osservare quelli del mio popolo che mi
sembravano felici. E ho sempre pensato che la
felicità giungesse loro, come la bellezza per la
statua, per non essere stata cercata.
(A. de Saint-Exupéry, Cittadella)
epilogo
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