Non abbiamo molte notizie biografiche su Mimnermo. Alcuni studiosi affermano che probabilmente nacque a Colofone, città ionica dell’Asia Minore, tra la fine del VII sec. a.C. e l’inizio del VI sec. a.C. E’ ipotesi corrente che Mimnermo fosse un aristocratico, come confermano tanto il nome quanto il tono e i temi della sua poesia: la notizia antica che lo qualifica come un flautista è inattendibile, ed è probabilmente improvvisata sul fatto che le sue poesie erano dedicate a una flautista chiamata Nanno. A questa era intitolato uno dei libri di elegie, in cui gli alessandrini avevano raccolto l’opera di Mimnermo. La lingua, come per altri elegiaci, è quella dell’epos, sia per il dialetto greco utilizzato, sia per le formule, che vengono riprese direttamente dall'epos oppure variate. Mimnermo risulta condizionato dal grande modello omerico, anche se egli lo valorizza per un’altra tematica; ma la sua originalità si afferma nella dimensione che egli da alla scoperta dell’individualità umana. Il soggettivismo di Archiloco si trasforma in una considerazione generale sul destino degli uomini. la caducità della vita; la fugace brevità della giovinezza; i dolori della vecchiaia; lo struggimento dinanzi al venir meno dei piaceri e dell’amore; La Smirneide o Smyrneide è un'opera elegiaca a carattere epico e storico del poeta lirico greco Mimnermo. Essa narrava la guerra, con cui si aprono anche le posteriori Storie di Erodoto, combattuta dalla polis di Smirne contro il re Gige di Lidia. E’ probabile che in quest’opera rientrasse un frammento, nel quale è descritto un valente guerriero impegnato a resistere contro i Lidi nella piana del fiume Ermo; ed è stato supposto che si trattasse di un antenato del poeta stesso, il cui nome si lascia etimologizzare come “colui che resiste sull’Ermo”. SMIRNEIDE FRAMMENTO 23 “Tale non quel prode dall’altero cuore di cui narrano i padri. Essi lo videro scrollare fitte schiere di cavalieri lidi sulla piana dell’Ermo, con la lancia. Mai non ebbe a dolersi del suo coraggio asprigno Pàllade Atena, quando in prima fila s’agitava fra mischie di guerra cruenta sotto pungenti strali di nemici: di lui non vi fu mai soldato più valente ad agire nel viso della lotta , fino a che visse nell’abbaglio celere del sole”. [trad.di Filippo Maria Pontani] Ἠέλιος μὲν γὰρ πόνον ἔλλαχεν ἤματα πάντα, οὐ δέ κοτ' ἄμπαυσις γίγνεται οὐδεμία ἵπποισίν τε καὶ αὐτῶι, ἐπηὶ ῥοδοδάκτυλος Ἠώς Ὠκεανὸν προλιποῦσ' οὐρανὸν εἰσαναβῆι˙ τὸν μὲν γὰρ διὰ κῦμα φέρει πολυήρατος εὐνή κο ίλη Ἡφαίστου χερσὶν ἐληλαμένη χρυσοῦ τιμήεντος, ὑπόπτερος, ἄκρον ἐφ' ὕδωρ εὕδονθ' ἁρπαλέως χώρου ἀφ' Ἑσπερίδων. γαῖαν ἐς Αἰθιόπων, ἵνα δὴ θοὸν ἅρμα καὶ ἵπποι ἑστᾶσ' , ὄφρ' Ἠὼς ἠριγένεια μόληι. ἔνθ' ἐπεβήσεθ' ἑῶν ὀχέων Ὑπερίονος υἱός. “Ebbe in sorte il Sole una fatica tutti i giorni, e non c'è mai riposo alcuno per i cavalli e per lui, poi che l'Aurora dita di rosa lascia l'Oceano e sale su nel cielo. Il concavo letto, molto desiderato, opera delle mani d'Efesto, di oro prezioso, alato, velocemente, sfiorando le onde, trasporta sul mare lui, che dorme, dalla regione delle Esperidi alla terra degli Etiopi, dove il carro veloce e i cavalli attendono, finché giunga l'Aurora mattutina. Qui, monta sul suo carro il figlio di Iperione”. τίς δὲ βιος, τί δὲ τερπνὸν ἄτερ χρυσῆς Ἀφροδίτης; “Cos’è la vita senza l’amore, quale piacere senza Afrodite? Meglio morire, quando non più avrò nel cuore τεθναίην, ὅτε μοι μηκέτι gli abbracci segreti, i dolcissimi doni, le gioie del letto. ταῦτα μέλοι, Sono i fiori della giovinezza, e vanno carpiti κρυπταδίη φιλότης καὶ da uomini e donne. Poi tristemente viene la vecchiaia e l’uomo bello è simile al brutto: μείλιχα δῶρα καὶ εὐνή˙ pensieri cattivi logorano la mente, οἷ' ἥβης ἄνθεα γίγνεται non danno gioia i raggi del sole – ἁρπαλέα c’è l’odio dei ragazzi, il disprezzo delle donne: ἀνδράσιν ἠδὲ γυναιξίν˙ ἐπεὶ etutto l’orrore della vecchiaia, imposto dal dio”. δ' ὀδυνηρὸν ἐπέλθηι [trad. di Dario Del Corno] γῆρας, ὅ τ' αἰσχρὸν ὁμῶς καὶ κακὸν ἄνδρα τιθεῖ, αἰεί μιν φρένας ἀμφὶ κακαὶ τείρουσι μέριμναι, οὐ δ' αὐγὰς προσορῶν τέρπεται ἠελίου, ἀλλ' ἐχθρὸς μὲν παισίν ἀτίμαστος δὲ γυναιξίν˙ οὕτως ἀργαλέον γῆρας ἔθηκε θεός ἡμεῖς δ' οἷά τε φύλλα φύει πολυάνθεμος ὥρη ἔαρος, ὅτ' αἶψ' αὐγῆι<σ'> αὔξεται ἠελίου, τοῖσ' ἴκελοι πήχυιον ἐπὶ χρόνον ἄνθεσιν ἥβης τερπόμεθα, πρὸς θεῶν εἰδότες οὔτε κακόν οὔτ' ἀγαθόν˙ Κῆρες δὲ παρεστήκασι μέλαιναι, ἡ μὲν ἔχουσα τέλος γήραος ἀργαλέου, ἡ δ' ἑτέρη θανάτοιο˙ μίνυνθα δὲ γίγνεται ἥβης καρπός, ὅσον τ' ἐπὶ γῆν κίδναται ἠέλιος. αὐτὰρ ἐπὴν δὴ τοῦτο τέλος παραμείψεται ὥρης, αὐτίκα δὲ τεθνάναι βέλτιον ἢ βίοτος˙ “Come le foglie nel tempo fiorito di primavera spuntano e crescono rapide ai raggi del sole, così siamo noi uomini: per un breve momento godiamo i fiori di giovinezza, ignari del bene e del male per dono divino. Ma le dee nere del fato sono vicine: una porta la grave sorte di vecchiaia, l’altra di morte. Un giorno dura il frutto di giovinezza quanto il sole si stende sulla terra. Ma quando è passato il termine di primavera, conviene morire subito, piuttosto che la vita”. “Che senza malattie e tristi pene dell’animo a sessant’anni mi colga destino di morte!” [trad. di Dario Del Corno] La fama di Mimnermo è molto diffusa presso gli autori greci e latini: alcuni suoi versi furono ripresi nella raccolta nota come Teognide. In età ellenistica, cioè a partire dal III secolo a.C., Callimaco individuerà, nella propria dichiarazione di poetica, proprio in Mimnermo il modello da seguire, per la brevità dei suoi componimenti e per i temi trattati. La poesia di Mimnermo fu largamente nota nell’antichità, e già in vita il poeta ebbe uno ‘scambio’ di battute liriche con Solone, che in un tipico procedimento di ‘riscrittura’ simposiale contestò il giudizio di Mimnermo sul carattere inutile e doloroso della vecchiaia (fr. 11). I versi di Mimnermo furono molto popolari in particolare in epoca alessandrina in cui lo considerarono un possibile inventore dell’elegia, probabilmente perché attribuì particolare importanza all’elegia narrativa o in accordo con l’ipotesi di derivazione etimologica del termine elegia da “e” e “legein” (per la malinconia insita nei versi di Mimnermo). La Nanno e la Smirneide ebbero per gli alessandrini eccezionale importanza. Prodotto da : Marino Adriana & Paparo Denise