27 gennaio 2010 Disegna ciò che vedi” “ … perché l’oblio non ci appartiene. I ragazzi della Avanti 2C In origine Theresienstadt (così era inizialmente il suo vero nome, in onore dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria) era nata come una città fortezza costruita sotto la supervisione di un architetto militare veronese, il conte Clemente Pellegrini. La costruzione della fortezza, che finì nel 1790, aveva lo scopo di proteggere Praga dagli attacchi prussiani. Sul ramo più a ovest venne costruita la grande fortezza, mentre presso il ramo est fu costruita la piccola fortezza: le due erano distanti tra loro circa un km. Nel 1882 Terezin venne abbandonata e poi trasformata in carcere ad alta sorveglianza. Terezin fu da sempre casa della morte e del dolore, anche nel lontano 1800… Fu trasformato dai nazisti in un enorme ghetto nel quale concentrare tutti gli ebrei del protettorato di Boemia e Moravia. Decine di migliaia di persone morirono, molte altre perirono dopo essere stati deportati da Terezín nei campi di sterminio dell’est. Complessivamente più di 155.000 persone passarono per il ghetto di Terezín. Ospitò circa quindicimila bambini, portati via ai loro genitori e sottoposti a non mangiare e vivere in posti malsani. Da Terezin, furono successivamente trasferiti a Auschwitz e qui, intossicati o bruciati. Nel giorno della liberazione, da parte delle truppe russe, soltanto in pochi ragazzi ( meno di cento) erano riusciti a sopravvivere; tra questi una ragazzina di nome Helga. Helga Weissova è nata a Praga il 10 novembre 1929. Deportata con i genitori a Terezín il 10 dicembre 1941, venne in seguito deportata ad Auschwitz, Freiberg e Mauthausen. Durante la sua permanenza a Theresienstadt tenne un diario e realizzò numerosi disegni, capaci di documentare la realtà del ghetto. “Disegna ciò che vedi” fu il rigido imperativo morale che suo padre le esortò a seguire e che dà il titolo alla raccolta dei suoi disegni di Terezín, nascosti nel 1944 (al momento della partenza per Auschwitz) e poi recuperati dopo la guerra. Sogno, 1941 Uno zaino in spalla, un’età spensierata, un cammino da percorrere … è solo un sogno. I bambini a Terezin non andavano a scuola, i bambini a Terezin non esistevano. “Il pupazzo di neve sarebbe rimasto il mio ultimo disegno veramente infantile. Spinta dalle parole di mio padre mi sentii chiamata, da quel momento in poi, a rappresentare nei miei disegni la vita quotidiana del Ghetto”. L’infanzia rubata di Helga è per noi un importante motivo per non dimenticare. Ma non solo di Helga: la vita e la dignità di ogni individuo è diritto per tutti. Massimo e Filippo “"Disegna ciò che vedi", furono le parole di mio padre dopo che gli avevo portato di nascosto, all´interno del campo maschile, il disegno di un pupazzo di neve. Era il dicembre 1941, poco dopo il nostro arrivo a Terezin. […] Quasi tutti i miei disegni li ho realizzati nell´ "alloggio delle ragazze" L410, dove avevo un posto nel piano di mezzo di un letto a castello di tre piani, proprio di fianco alla finestra, da cui vedevo la strada. Solo alcuni disegni li ho fatti all´aperto, per strada e nei cortili delle baracche. […] Accanto alle immagini che documentavano la vita quotidiana del Ghetto, annotavo le mie esperienze personali. Quando nel 1944 fui deportata ad Auschwitz con mia madre, tre giorni dopo la partenza di mio padre per la stessa meta , lasciai i disegni e il diario in custodia a mio zio, che li nascose e riuscì a salvarli. Subito dopo la Liberazione, nell´estate del 1945, quando i ricordi erano ancora vivissimi nella mia mente, ho completato i miei ricordi di Terezin e ho descritto ciò che sperimentai nei Lager successivi, dove non ebbi più la possibilità di disegnare o scrivere.” L’arrivo a Terezin di un gruppo di ebrei a cui hanno tolto affetti, certezze e forse anche la dignità umana. Il disegno di Helga, seppur ricco di colore, dimostra la tristezza e la rassegnazione delle persone arrivate: sguardo basso, pochi bagagli, unici affetti rimasti di un’esistenza che si stava cancellando … non sapevano e mai avrebbero immaginato. Quanti sogni avevano! Quanti ne avrebbero realizzati? Elisa e Mirella … c’erano giornate in cui venivano contate le gambe, dato che non avevano più un nome, un’ identità. La loro esistenza era unicamente fisica, semplici oggetti da contare, senza nome, senza dignità. “Considerate se questo è un uomo: che lavora nel fango, che non conosce la pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sì e per un no […]” Primo Levi Bashir, Niccolò e Thomas Oramai le persone non avevano più un nome erano dei numeri .. Si contavano le gambe e non più le persone Bisogna ricordare perché queste cose non succedano MAI più. 27 Gennaio Per non dimenticare Adina, Marina Nei campi di concentramento i prigionieri erano selezionati immediatamente all´arrivo e, in seguito, a cadenza periodica. Era stabilito che i giovani e quelli forti avrebbero lavorato, mentre i vecchi, i deboli e i bambini erano mandati alle camere a gas. I ragazzi sotto ai quindici anni non avevano alcuna possibilità di sopravvivere. Questo disegno ci ha colpito più degli altri perché rivela, attraverso i contorni delle sagome, la non esistenza di chi attende un” si o un no” “ Considerate se questo è un uomo …” Primo Levi Valentina, Oumeima e Deisy. La Marcia Della Morte 1945 - 46 Montagne di cadaveri non ancora cremati ; sono gli ultimi giorni … fosse comuni, per nascondere la vergogna di un gesto così crudele da non poter appartenere al genere umano. Nel giorno della memoria ricordiamo gli ebrei massacrati nei campi di concentramento: nelle camere a gas,sui fili spinati,per la fame e per il freddo, destinati a una fine senza pietà … Per non dimenticare e per credere che mai sarà più ripetuto. Nicole, Cristina e Cristiana Suicidio su filo spinato per liberarsi dalle sofferenze dei campi di concentramento, per trovare pace e dignità esistenziale. Questo disegno è uno dei più importanti fatti da Helga, successivi alla fine della guerra. In bianco e nero perché ormai Helga aveva finito i colori della sua infanzia, senza contorni ben definiti perché nei campi di concentramento le persone non avevano lineamenti, non avevano dignità d’esistere. “Filo spinato carico di morte è tutto intorno al nostro mondo. Sopra, un cielo senza pietà manda il gelo e la sferza rovente del sole. Lontane da noi sono tutte le gioie …” Jura Soyfer Art. 1. Art. 2. 1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 1. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, Auschwitz,"Giorno della Memoria", al fine di iniziative, incontri e momenti comuni di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le narrazione dei fatti e di riflessione, in modo leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai la prigionia, la morte,nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinchè simili eventi non possano mai più accadere. […] Immagina non ci siano paesi non è difficile Niente per cui uccidere e morire […] Immagina che tutti vivano la loro vita in pace... Sulle note della canzone di John Lennon, scorrono le nostre riflessioni, i nostri interrogativi e i silenzi che in alcuni momenti hanno riempito i nostri cuori... Immaginare e sperare perché insieme si può, perché insieme si deve. Puoi dire che sono un sognatore […] Spero che ti unirai anche tu un giorno e che il mondo diventi uno Immagina un mondo senza possessi […] senza necessità di avidità o fame La fratellanza tra gli uomini Immagina tutta le gente condividere il mondo intero... Puoi dire che sono un sognatore […] Spero che ti unirai anche tu un giorno e che il mondo diventi uno Questa è la nostra “Giornata della memoria”, ricordando attraverso le immagini di chi quell ’orrore lo ha visto con gli occhi di bambino, di chi quella vergogna l ’ha vissuta sul proprio corpo, cucita come il numero che ha tolto la dignità dell ’esistenza, la speranza di credere in un domani fatto di semplice quotidianità. A tutti i bambini che come Helga ci danno la possibilità di ricordare “ PER NON DIMENTICARE”, noi diciamo GRAZIE! I ragazzi della seconda C 27 Gennaio 2010 Un filo spinato può trasformarsi in una corona di fiori ed edera? Coltivando pace, amore e libertà tutto è possibile. Per non dimenticare.. 27 gennaio 2010 Manuel