CORSO DI FORMAZIONE PER GLI INSEGNANTI DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA E PRIMARIA “IL BAMBINO ADOTTIVO A SCUOLA” Dott.ssa Loredana Colombo - Psicologa Paola Dodde - mamma adottiva «L’ingresso a scuola è uno dei primi indicatori dell’andamento e della legittimazione dei processi affettivi della famiglia adottiva. Occorre coltivare una collaborazione fra tutti coloro che fanno parte del percorso adottivo per dare continuità e coerenza alla narrazione… A scuola si realizza l’incontro tra il mondo del bambino e quello della comunità locale e del gruppo. Si realizza il processo di conoscenza e apprendimento, a volte con fatica, integrando quello che siamo e che conosciamo di noi con ciò che ancora è sconosciuto, costruendo un ponte tra passato, presente e futuro». Duccio Demetrio LE FAMIGLIE ADOTTIVE in ITALIA Sebbene si registrino delle variazioni statistiche nei flussi d’ingresso, l’Italia si conferma un paese a forte propensione adottiva Annualmente i dati vengono monitorati e pubblicati dalla Commissione per le Adozioni Internazionali Per un quadro completo occorre aggiungere, ai rilievi degli ingressi dall’estero, quelli riguardanti l’adozione nazionale I BAMBINI ADOTTIVI in ITALIA e LA SCUOLA Riguardo l’arrivo in Italia la fascia d’età dai 5 ai 9 anni si conferma come la più numerosa, seguita da quella 1-4 anni Si tratta di bambini provenienti da diversi contesti culturali e da paesi in cui la scolarizzazione inizia a 7 anni La Nota del Miur 21 febbraio 2014 fornisce indicazioni sui casi e le modalità di deroga dell’obbligo scolastico per i bambini adottivi in ingresso alla scuola primaria ADOZIONE INTERNAZIONALE ADOZIONE NAZIONALE bambini provengono da I bambini sono nati o sono residenti in Italia, e la loro paesi esteri che hanno collocazione nella famiglia firmato la Convenzione adottiva individuata dal dell’Aja ratificata in Italia con Tribunale può essere per un Legge n.476 del 31 dicembre periodo a rischio giuridico, 1998 e rispettano gli accordi cioè soggetta a ricorso da bilaterali ed i protocolli parte dei parenti biologici internazionali in materia di del minore fino al quarto adozioni di minori grado I ITER ADOTTIVO 1 2 Domanda al Tribunale per i minori competente per il luogo di residenza; incontri con psicologo ed assistente sociale della ASL che stendono la relazione per il giudice. Incontro con il giudice ed emissione del decreto di idoneità all’adozione. Da 6 a 12 mesi Inserimento in graduatoria valida 3 anni per adozione in Italia (nessun costo). Scelta di un ente autorizzato per l’adozione internazionale, costi da 15.000 a 35.000 euro, attesa media 3-5 anni In entrambe le fasi la coppia che ha deciso di adottare affronta visite mediche, indagini psico-sociali, analisi della situazione lavorativa, abitativa, finanziaria, familiare, e frequenta corsi ed incontri che preparano alla genitorialità adottiva CHI E’ IL BAMBINO ADOTTIVO? E’ un bambino che si porta dentro una sofferenza dovuta a varie cause: Abbandono e mancanza di cure adeguate Carenza affettiva e mancanza di legami stabili Trascuratezza e maltrattamento Differenza etnica Istituzionalizzazione L’ABBANDONO L’abbandono è una profonda ferita nell’inconscio, una drammatica esperienza comune a tutti i bambini adottivi Essere lasciato rappresenta per il bambino un’informazione molto importante che influisce negativamente sul concetto di sé: Se sono stato lasciato vuol dire che non valgo niente Questi sentimenti incidono sullo sviluppo dell’identità e dell’autostima L’ABBANDONO INFLUENZA L’APPRENDIMENTO L’esperienza dell’abbandono influenza anche la capacità di apprendimento: la perdita precoce della mamma, oggetto di amore, ostacola nuovi investimenti affettivi ed intellettivi Di conseguenza il bambino avrà difficoltà nelle attività che richiedono concentrazione ed impegno continuativi, come la scuola MANCANZA DI CURE Le cure materne nei primi anni di vita rivestono un’importanza fondamentale per lo sviluppo armonico della personalità e della salute mentale Per cure materne si intende non solo il soddisfacimento dei bisogni fisiologici immediati di nutrimento, assistenza e protezione, ma anche la capacità di assicurare adeguate risposte ai bisogni affettivi ed intellettivi del bambino MANCANZA DI CURE Nei casi in cui la carenza affettiva è stata prolungata e grave, i suoi effetti sullo sviluppo affettivo ed intellettivo sono a volte irreversibili; vi sono inoltre alcune aree dello sviluppo che sembrano essere maggiormente colpite dalla carenza affettiva e riguardano il linguaggio, l’astrazione e la capacità di stabilire relazioni affettive di attaccamento durature TRASCURATEZZA e MALTRATTAMENTO Trascuratezza è la persistente omissione di cure e di protezione nell’allevamento di un bambino Il maltrattamento fisico comporta la presenza di un danno all’integrità fisica Il maltrattamento psicologico si produce con una relazione emotiva inappropriata o dannosa (indifferenza, ricatti affettivi, denigrazione, rifiuto) TRASCURATEZZA e MALTRATTAMENTO oI bambini maltrattati fisicamente presentano livelli più alti di aggressività o I bambini trascurati, maggior isolamento e incapacità di relazione; sono più passivi, senza difese o I bambini trascurati e maltrattati possono avere problemi scolastici sia nell’apprendimento che nel comportamento, soprattutto rispetto alle capacità relazionali, logiche, immaginative e alla regolazione affettiva ed emotiva TRASCURATEZZA e MALTRATTAMENTO Questi bambini hanno un problema di autoregolazione del controllo emotivo che influenza la capacità di collaborare e, involontariamente, manifestano atteggiamenti impulsivi che vengono confusi con comportamenti provocatori e di intemperanza DIFFERENZA ETNICA La differenza etnica è il sentirsi estraneo ad una comunità, ai suoi usi e costumi, alla sua cultura Questo è il vissuto di tutti i bambini adottati con procedura internazionale, ed è più accentuato se i loro tratti somatici risultano molto differenti da quelli dei genitori. Inizialmente questi bambini perdono tutti i riferimenti ambientali, relazionali, di ruolo ed i modelli culturali acquisiti. Il cambiamento è radicale ed improvviso, il bambino deve ridefinire la propria identità ISTITUZIONALIZZAZIONE Praticamente tutti i bambini adottati con procedura internazionale provengono dall’esperienza dell’istituto, che comporta un’adultizzazione precoce ed una repressione dei bisogni infantili La vita in istituto è scandita da regole e ritmi sempre uguali Il bambino sopperisce alla mancanza di cure e di affetto con atteggiamenti compensatori come i dondolii, o può sviluppare aggressività verso se stesso o verso gli altri ISTITUZIONALIZZAZIONE Pur se la vita in istituto ha avuto molti aspetti negativi, per il bambino è spesso l’unica realtà vissuta prima di arrivare nella famiglia adottiva. Con il personale e con gli altri bambini ha stabilito delle relazioni e dei legami profondi, che gli hanno dato il senso della vita e la forza di sopravvivere, pur se con difficoltà. L’adozione comporta la fine improvvisa e definitiva di questi legami di cui il bambino sentirà nostalgia per un certo tempo, di cui conserverà il ricordo e che rimarranno parte della sua storia, e come tali non debbono essere accantonati, sminuiti o cancellati DIFFICOLTA’ DI RELAZIONE: IL DISTURBO DELL’ATTACCAMENTO • • Esiste uno STRETTO LEGAME tra le prime esperienze relazionali del bambino ed il suo successivo sviluppo psicologico, affettivo, sociale e intellettivo IL BAMBINO HA BISOGNO FIN DALLA NASCITA, DI SPERIMENTARE UN RAPPORTO STABILE E CONTINUATIVO DI ATTACCAMENTO E CURA, CHE GLI PERMETTA UNA SOPRAVVIVENZA FISICA ED UNO SVILUPPO PSICOLOGICO ADEGUATO TEORIA DI BOWLBY - 1950 John Bowlby: affermò l’esistenza negli esseri umani di una “PULSIONE” INNATA ALLA RELAZIONE, indipendente dai bisogni fisici Questa pulsione porta i bambini a cercare una vicinanza con un adulto accogliente e protettivo (BASE SICURA) Sperimentare una BUONA RELAZIONE D’ATTACCAMENTO porta il bambino ad avere un’immagine sicura di sè che gli permette di esplorare la realtà sia concreta che relazionale (ATTACCAMENTO SICURO) Sperimentare una CATTIVA RELAZIONE DI ATTACCAMENTO porta il bambino ad avere scarsa fiducia in sè e negli altri e ad evitare l’esplorazione (ATTACCAMENTO INSICURO AMBIVALENTE O EVITANTE) L’APPRENDIMENTO è un’attività esplorativa e l’esplorazione è possibile se si può contare su una “base sicura” A LIVELLO SCOLASTICO I DISTURBI DELL’ATTACCAMENTO COMPORTANO: SCARSA FIDUCIA IN SE STESSI E NEGLI ALTRI DIFFIDENZA E CHIUSURA nei confronti degli altri (ISOLAMENTO) oppure ESAGERATA FACILITÀ NELL’INSTAURARE RELAZIONI di vicinanza ed affetto, senza saper distinguere tra le persone significative e quelle meno importanti A LIVELLO SCOLASTICO I DISTURBI DELL’ATTACCAMENTO COMPORTANO: • BISOGNO ECCESSIVO DI UNA FIGURA DI RIFERIMENTO (insegnante in un rapporto esclusivo) oppure • ECCESSO DI INDIPENDENZA • MANCANZA D’INTERESSE per le attività scolastiche e scarsa curiosità • DISINVESTIMENTO NELL’APPRENDIMENTO E’ IMPORTANTE PER IL BAMBINO STABILIRE UNA “BASE SICURA” Stabilire una “base sicura” significa aiutare il bambino a CREARE DEI LEGAMI DI APPARTENENZA alla nuova famiglia e la possibilità di affidarsi a qualcuno, utilizzando l’affetto e il sostegno per crescere Ogni bambino ha bisogno di sentire di appartenere a qualcuno, di riferimenti stabili, di riconoscersi e sentirsi riconosciuto DIFFICOLTA’ COMPORTAMENTALI Si manifestano spesso in bambini poco scolarizzati, o con esperienze di scuola dell’Infanzia o Primaria molto differenti dalle nostre E’ comprensibile la difficoltà iniziale del bambino che si trovi in una realtà dove le regole comportamentali sono assai differenti da quelle che conosceva Il periodo di ADATTAMENTO al nuovo contesto è molto faticoso e coinvolge il bambino anche a livello emotivo (insicurezza, destabilizzazione, rottura della routine) DIFFICOLTA’ COMPORTAMENTALI I COMPORTAMENTI PIU’ PROBLEMATICI CHE QUESTI BAMBINI POSSONO MANIFESTARE A SCUOLA SONO: Mancato rispetto del turno (parola, fila per gli spostamenti…) Interruzioni quando i compagni stanno parlando Comportamenti inappropriati nei momenti di maggior libertà (intervallo, mensa, gite, feste…) Risposte iper-attive di fronte a difficoltà o conflitti Incapacità di gestire cambiamenti inaspettati della loro routine DIFFICOLTA’ COMPORTAMENTALI Difficoltà organizzative (gestione del diario, del materiale, degli spazi ecc.) Dimenticanze Difficoltà nel contatto oculare e fisico Ipersensibilità ad eventuali «mancanze di rispetto» Talvolta bugie Comportamento da ‘‘bambino più piccolo’’ rispetto all’età anagrafica Raramente opposizione e provocazioni verso l’insegnante COSA PUO’ FARE LA SCUOLA PER I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO: IL COMPORTAMENTO DEL BAMBINO E’ COMUNICAZIONE: quale bisogno sta dietro? Perché si comporta così? Posso soddisfarlo? Se sì come? Tenere in considerazione il livello di sviluppo emotivo del bambino al di là dell’età anagrafica Regole: poche, chiare, specifiche, concrete Coinvolgere il bambino in una contrattazione delle conseguenze positive e negative del rispetto delle regole Empatizzare col bambino, validarlo, aiutarlo a rispettare la regola COSA PUO’ FARE LA SCUOLA PER I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO: Insegnare a comprendere le proprie emozioni (automonitoraggio) e poi quelle degli altri (capacità di decentramento migliora le relazioni sociali) Tono della voce pacato e più frequente contatto oculare per stimolare attenzione ed impegno Programmazione della giornata e routine, avvisando in anticipo di eventuali cambiamenti: sostegno nella gestione dei cambiamenti Stimolare la riflessione sui vantaggi e svantaggi a breve e lungo termine dei comportamenti COSA PUO’ FARE LA SCUOLA PER I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO: Attività di tutoring (esempio: per la gestione del diario) Compiti di responsabilità Ignorare i comportamenti non altamente disturbanti o pericolosi Dare attenzione all’alunno quando i suoi atteggiamenti sono adeguati Posticipare gradualmente il soddisfacimento delle sue richieste di attenzione (tollerare la frustrazione) Allenare la tolleranza alle critiche SCARSA AUTOSTIMA NEI BAMBINI ADOTTIVI COS’E’ L’AUTOSTIMA Sentirsi degni d’amore (“Valgo”) e sentirsi capaci di agire (“Riesco”) Ricordarsi i “successi passati” ed essere convinti di farcela anche in futuro Non arrendersi di fronte alle difficoltà ed essere fiduciosi Evitare la “profezia che si autoavvera” Non avere continuamente paura di fallire e non desiderare sempre la perfezione CIRCOLO VIZIOSO: ESPERIENZE NEGATIVE (abbandoni, traumi ripetuti o importanti, grave trascuratezza…) BASSA AUTOSTIMA (non ho fiducia in me e nel mondo, non posso permettermi di esplorare) BLOCCO DELLA CREATIVITA’ E DELLA CAPACITA’ DI SPERIMENTARE (per non andare incontro ad ulteriori delusioni ) ULTERIORE DIMINUZIONE DELL’AUTOSTIMA L’AUTOSTIMA NON DIPENDE DALLA RIUSCITA IN SE’, MA DALLA PRESENZA DI UN FORTE SENSO DI VALORE PERSONALE CHE PERMETTE DI AFFRONTARE SIA I FALLIMENTI CHE I SUCCESSI L’autostima SI SVILUPPA a partire dalle primissime interazioni del bambino con le figure di accudimento Il bambino si aspetta che siano le persone significative della sua vita (genitori, nonni, insegnanti) a dargli amore ed approvazione COME SI SVILUPPA L’AUTOSTIMA Se le esperienze PRECOCI del bambino sono state prevalentemente positive con le figure di accudimento, egli sarà in grado di interiorizzare i sentimenti di valore personale, al di là dei giudizi degli altri Al contrario, un bambino non amato o non accudito nei primi mesi della sua vita, dipenderà sempre da fonti esterne per mantenere la propria autostima Le prime interazioni con le figure accuditive sono state ASSENTI O MOLTO DEFICITARIE Hanno subito ALMENO UN ABBANDONO Spesso hanno vissuto PIÙ abbandoni o istituzionalizzazioni Talvolta le “cure” non solo erano assenti ma SOSTITUITE da comportamenti maltrattanti, altamente trascuranti, traumatizzanti A LIVELLO SCOLASTICO UNA BASSA AUTOSTIMA COMPORTA: Senso di inadeguatezza ed inefficacia nell’apprendimento Sentirsi ’’incapaci e stupidi’’ Demotivazione all’apprendimento Non ricordare i successi passati (difficoltà superate in alcune materie) Richiesta all’insegnante di continue rassicurazioni Richiesta costante e talvolta esclusiva di attenzione dell’insegnante Modalità inadeguate di attirare l’attenzione sia degli adulti che dei compagni (canticchiare, fare il giullare ecc.) COSA PUO’ FARE LA SCUOLA PER AIUTARE IL BAMBINO CON BASSA AUTOSTIMA: Informarsi dalla famiglia sul percorso pre e post adottivo Ascoltare le sue difficoltà e preoccupazioni Giustificare l’attenzione condivisa Aiutarlo a comprendere ed esprimere le proprie emozioni, facendole condividere col gruppo classe COSA PUO’ FARE LA SCUOLA PER AIUTARE IL BAMBINO CON BASSA AUTOSTIMA: Insegnare a prendere decisioni e risolvere problemi (partendo dalle piccole cose come la gestione del diario) Dare rinforzi positivi (di tipo sociale, simbolico) Assegnare compiti di responsabilità in classe o nel lavoro di piccolo gruppo Apprezzare i suoi interessi e le sue attitudini, permettendo di personalizzare lo svolgimento dei compiti COSA PUO’ FARE LA SCUOLA PER AIUTARE IL BAMBINO CON BASSA AUTOSTIMA: Dare giudizi non globali sulla persona ma riferiti alla specifica azione compiuta in un determinato momento Incoraggiare nei momenti di difficoltà, creando ottimismo per il futuro e ricordando i momenti difficili già superati Usare l’ironia per indicare un difetto Esprimere pubblicamente fiducia nelle sue capacità Sottolineare i suoi punti di forza oltre che di debolezza ADHD Il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività è caratterizzato principalmente da tre sintomi: Disattenzione /Impulsività/ Iperattività I sintomi possono presentarsi individualmente o in combinazione tra loro ADHD Quello che caratterizza il disturbo è la frequenza e l’intensità dei sintomi che devono essere presenti dal settimo anno di età e manifestarsi per più di sei mesi (criteri diagnostici DSM-IV-TR) I BAMBINI CON ADHD PRESENTANO LE SEGUENTI DIFFICOLTA’ Deficit dell’Attenzione Difficoltà nelle funzioni esecutive (Barkley, 1997; Sergeant e Van De Meer, 1990) Difficoltà nell’inibizione della risposta automatica (Swanson e Hoskyn) Difficoltà di autoregolazione del comportamento e scarsa tolleranza all’attesa e alla gratificazione (Sonuga e Barke) QUALI SONO LE CAUSE DELL’ADHD? Fattori biologici-ereditari Diversa attivazione del sistema nervoso centrale Fattori pre, peri e post-natali Malnutrizione Deprivazione sensoriale CAUSE ADHD: esposizione intra-uterina a sostanze SINDROME FETO-ALCOLICA o Ritardo nella crescita o Anomalie cranio-facciali caratteristiche o Coinvolgimento SNC ESPOSIZIONE A NICOTINA o Nascita pre-termine e basso peso alla nascita COMPLICANZE PERINATALI DIFFICOLTÀ DI ALIMENTAZIONE CAUSE ADHD: incidenza dei fattori ambientali ABBANDONO Alterazione dell’investimento simbolico da parte della madre sul nascituro – bambino ‘‘non pensato’’ Deprivazione/strategie comportamentali negative Non acquisizione dei processi di autoregolazione ADHD e ADOZIONE I sintomi cardine dell’ADHD sono frequentemente presenti anche in bambini adottati non ADHD Nella popolazione generale l’incidenza del disturbo è del 3/5% con prevalenza maschile (4:1) L’incidenza nei bambini adottati è del 12% sanità) (Istituto superiore di ADHD e ADOZIONE I bambini adottati manifestano frequentemente i sintomi di un disturbo del comportamento di tipo ‘esternalizzante’ La diagnosi differenziale tra un disturbo ADHD e un quadro reattivo caratterizzato da sintomi di inattenzione, iperattività ed impulsività è spesso molto difficile ADOZIONE E DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO SCOLASTICO COSA SI INTENDE PER DSA? Il DSA è un disturbo evolutivo che si manifesta con specifiche e significative compromissioni dell’apprendimento delle abilità scolastiche (lettura, scrittura, calcolo) Queste compromissioni non sono attribuibili a ritardo mentale bensì a: • Disfunzione o ritardo nell’organizzazione neuro-funzionale; • Deficit neurologico (vista, udito, ecc.) • Svantaggio socio-culturale • Disturbi emotivi • Comorbidità DSA Questi disturbi possono presentarsi insieme ad altre sindromi quali: ADHD (Disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività) Disturbo della condotta Disturbo del linguaggio Disturbi emotivi (ad es. Disturbo Reattivo dell’Attaccamento) ASPETTI NEUROBIOLOGICI e COGNITIVI Lo sviluppo neurologico di un bambino non è determinato solo da fattori genetici, ma anche da variabili pre/post natali quali assunzione di sostanze tossiche da parte della madre, malnutrizione, ipostimolazione e assenza di cure. Le conseguenze di un rallentato e/o alterato sviluppo neurologico possono ricadere su: Acquisizione del linguaggio Evoluzione del segno grafico; Sviluppo psico-motorio; Abilità cognitive (memoria, attenzione, funzioni esecutive) ASPETTI PSICOLOGICI Le variabili nello sviluppo psicologico possono essere ricondotte ad esperienze traumatiche e/o difficili che possono manifestarsi in: ◦Disturbi dell’attaccamento (ipo o iperinvestimento nelle relazioni) ◦Funzionamento post-traumatico (difficoltà di attenzione, concentrazione, regolazione emotiva) ◦Disturbi emotivi (aspetti depressivi, scarsa autostima, disturbi di regolazione del comportamento) COSTRUIRE L’APPARTENENZA IN FAMIGLIA ED A SCUOLA Più un bambino è piccolo, maggiore è il tempo che trascorre in famiglia prima di iniziare la scuola, minori sono le difficoltà che potrà incontrare Prima di qualunque altra cosa il bambino deve costruire una relazione di attaccamento con i nuovi genitori, che sono inizialmente per lui degli estranei, e deve adattarsi alla sua nuova condizione di figlio COSTRUIRE L’APPARTENENZA IN FAMIGLIA ED A SCUOLA Solo dopo l’inizio del consolidamento dei legami affettivi (almeno qualche mese dall’ingresso in famiglia) che garantiscono il raggiungimento di un equilibrio emotivo, il bambino potrà affrontare nuove situazioni sociali, in particolare la frequentazione scolastica, molto impegnativa sia sul piano cognitivo sia nelle nuove relazioni con compagni ed insegnanti COSTRUIRE L’APPARTENENZA IN FAMIGLIA ED A SCUOLA Una ricerca svolta dalla CAI rileva che in media i bambini vengono mandati a scuola 2-3 mesi dopo il loro arrivo in Italia: adottati già in età scolare, prima ancora di capire dove si trovino vengono catapultati nella classe corrispondente all’età anagrafica (a volte presunta) senza preventiva verifica delle loro reali competenze, possibilità e precedente scolarizzazione PERCHE’ TANTA FRETTA NEL MANDARLI A SCUOLA? La prima ragione è il timore dell’evasione dell’obbligo scolastico, questione su cui è utile fare riferimento alla Nota del Miur 21 febbraio 2014 avente ad oggetto: Deroga all’obbligo scolastico di alunni adottati. Chiarimenti La seconda ragione è che spesso gli stessi genitori tendono a normalizzare in fretta il post-adozione, nella rassicurante convinzione che la frequentazione con i pari garantisca il benessere del bambino COSTRUIRE L’APPARTENENZA IN FAMIGLIA ED A SCUOLA In realtà bisogna lasciare al bambino il tempo di riorganizzare la sua vita ed i suoi affetti Dopo questa fase delicatissima ed importante, acquisite sicurezza e fiducia, gli si potrà chiedere di investire sull’esperienza scolastica Scuola e famiglia devono fare ognuna la propria parte in un’ottica di fattiva collaborazione GENITORI INSEGNANTI si concentrano soprattutto sullo svolgimento del programma Rapporto famiglia-scuola: indispensabile ma poco realizzato Entrambi hanno difficoltà ad affrontare insieme argomenti legati alla storia del bambino LA SCUOLA CHE ACCOGLIE Attenzione alla storia personale Inserimento graduale privilegiando inizialmente le relazioni con i compagni e gli insegnanti Fornire una figura di riferimento con formazione specifica Riconoscere le competenze già acquisite Non nascondere o sottovalutare le difficoltà del bambino sperando in un adeguamento rapido al resto della classe LA SCUOLA CHE ACCOGLIE NON EQUIPARARE il bambino adottivo nato all’ estero con un bambino immigrato: • innanzitutto il bambino immigrato si è trasferito dal paese d’origine con LA SUA FAMIGLIA, e conserva la sicurezza affettiva • è portatore di una lingua e di una cultura CHE E’ LA STESSA DEL NUCLEO FAMILIARE • la scuola lo preparerà a diventare bilingue e valorizzerà espressamente le sue origini con progetti interculturali LA SCUOLA CHE ACCOGLIE Nel caso dell’adozione internazionale invece il bambino ha una famiglia DIVERSA DA LUI che parla, mangia, si veste, si comporta con modalità tipiche della cultura italiana, cui lui si adeguerà fino a farle proprie, in uno sforzo di adattamento spesso repentino a volte è anche somaticamente diverso dai genitori la scuola deve essere preparata a cogliere questa differenza ed a modulare i propri interventi a seconda di quello che il bambino esprime COME RACCONTARE L’ADOZIONE A SCUOLA Il bambino adottivo non è diverso dagli altri, ha una STORIA diversa Nascita, abbandono, genitorialità, non riguardano solo il bambino adottivo ma sono concetti che fanno parte della vita e che la scuola non può continuare a presentare secondo modelli standardizzati LA SCUOLA CHE ACCOGLIE - I diversi modi di essere famiglia - La tematica dell’abbandono - La storia personale COME TRATTARE LA TEMATICA DELL’ABBANDONO LA SCUOLA CHE ACCOGLIE Riformulare il concetto di famiglia, fondata sul legame affettivo e non biologico Spiegare che non si diventa genitori o figli solo attraverso la procreazione, che la genitorialità si costruisce nel tempo e si fonda su amore e responsabilità Come parlare a scuola di filiazione, maternità e paternità COME TRATTARE LA TEMATICA DELL’ABBANDONO L’abbandono è una sofferenza che va rispettata e considerata, non ignorata Utilizzare un linguaggio semplice ed adeguato: i bambini hanno bisogno di cure, se i genitori biologici non sono capaci di accudirli lo fanno i genitori adottivi LA SCUOLA CHE ACCOGLIE Cosa dire in classe: l’adozione può essere immaginata come un ponte per superare l’abbandono COME TRATTARE LA TEMATICA DELL’ABBANDONO Esistono racconti dai contorni fiabeschi che possono aiutare a parlare di abbandono: Tarzan (o Mowgli il bambino della giungla), la storia di Mosé, la leggenda di Romolo e Remo. O le narrazioni classiche come Hansel e Gretel, Pollicino, Biancaneve LA SCUOLA CHE ACCOGLIE hihi Lo strumento della fiaba consente di presentare ai bambini questo tema così difficile in modo meno traumatico perché vissuto da personaggi immaginari COME TRATTARE LA STORIA PERSONALE LA SCUOLA CHE ACCOGLIE Ci sono bambini adottivi di cui non tutu si conosce con certezza neppure l’età; è comprensibile quanto sia per loro faticoso e doloroso raccontarsi Si può allora proporre di scrivere una favola di cui si è protagonisti o creare un album con foto, disegni, ritagli, pensieri costruiti liberamente Spesso i bambini adottivi non hanno foto e oggetti della prima infanzia: privilegiare allora disegni o immagini COME DISEGNARE L’ALBERO GENEALOGICO Cespuglio familiare L’albero dell’amore L’albero con le radici Il fiore: in questo esempio il centro è il bambino ed i petali sono i genitori, i nonni, gli zii, i fratelli ed in genere le persone importanti della sua vita LA SCUOLA CHE ACCOGLIE Un modo diverso di disegnare l’albero genealogico deve avere come centro il bambino, così da costituire uno schema adatto a tutti gli alunni IN CONCLUSIONE L’adozione non è una condizione passeggera ma un evento fondamentale nella vita del bambino e dei suoi genitori, quindi la scuola deve essere preparata ed informata L’adozione non interrompe la sofferenza del bambino abbandonato, anzi la fa riemergere, e necessita di un lungo tempo di elaborazione per essere metabolizzata Il bambino concentrato su questi coinvolgenti piani emotivi non riesce ad impegnarsi a livello cognitivo IN CONCLUSIONE A volte gli adulti pensano di proteggere questi bambini facendo finta di nulla o sminuendo la drammaticità del loro vissuto («sei fortunato ad avere due mamme») Invece i bambini richiedono, a volte espressamente, un riconoscimento della loro condizione e compito degli insegnanti è saper condurre anche gli altri alunni ad avvicinarsi serenamente a temi delicati come l’abbandono, l’incapacità genitoriale, la sofferenza di allontanarsi dalle proprie origini Si ringraziano i bambini, i genitori, gli insegnanti e tutti coloro che, a vario titolo, hanno reso possibile la realizzazione di questo lavoro, dando ognuno un prezioso contributo Si ringraziano per la specifica collaborazione Dott.ssa Ariella Tomaselli – psicologa (autostima) Dott.ssa Francesca Mazzon – psicologa (dsa) Elena Marcandalli - mamma adottiva (illustrazioni) STRUMENTI LEGISLATIVI Il 26 marzo 2013 è stato firmato il Protocollo d'Intesa fra il Ministero dell'Istruzione e della Ricerca (MIUR) e il Coordinamento delle Associazioni familiari adottive e affidatarie in Rete (CARE) col fine di "Agevolare l'inserimento, l'integrazione e il benessere scolastico degli studenti adottati " Per il testo del Protocollo nazionale e tutte le informazioni sui Protocolli territoriali, deroga obbligo scolastico ed aggiornamenti su prossima pubblicazione linee guida vedi: www.coordinamentocare.org