IL MONASTERO L’INFERMERIA ABBAZIA ERBORISTERIA REFETTORIO DORMITORIO SCRIPTORIUM CHIOSTRO LA SALA CAPITOLARE La giornata del monaco Il dormitorio La Regola di San Benedetto consente che tutti i monaci dormano insieme in un locale (dormitorium) ognuno nel suo letto. Prima di avere un alloggio e poi una casa per sé anche l’abate si coricava con gli altri monaci. I monaci dormivano nei letti a cassone con dentro della paglia ed erano completamente vestiti. I letti erano messi lungo il perimetro della stanza. Verso il 1200 i monaci ebbero le loro celle personali. Nel dormitorio ci sono due entrate, messe al centro della stanza che vanno direttamente alla galleria del chiostro e alla scala notturna che serviva ai monaci per andare direttamente in chiesa senza uscire fuori. I bagni, che si trovavano tutti dalla parte opposta della chiesa, si chiamavano “necessarium” ossia “luogo della necessità”. Nel dormitorio non ci si poteva sedere e si doveva sempre far silenzio. Al posto dell’armadio, i monaci avevano una “pertica” cioè una struttura fatta con pali ed assi orizzontali dove potevano appendere o piegare il saio. UNA GITA A SUBIACO Arrivati a SUBIACO abbiamo percorso una scalinata fiancheggiata da alberi e molto faticosa perché era molto ripida. Prima di entrare nel monastero di san benedetto ci siamo fermati nel giardino del monastero e abbiamo fatto una breve merenda, poco dopo è arrivata la guida, ci ha dato alcune notizie su san benedetto, santa scolastica e sui due monasteri. Finalmente siamo entrati nella chiesa superiore dove la guida ci ha spiegato che la chiesa era stata costruita metà in un epoca e metà in un'altra epoca, nella chiesa il pavimento era fatto tutto di mosaico e il mosaico era stato fatto dalla famiglia dei cosmati che erano artisti bravissimi a fare i mosaici. C’erano anche tantissimi affreschi che raffiguravano la vita di san benedetto e i suoi miracoli. Dopo siamo usciti dalla parte posteriore della chiesa e ci siamo trovati davanti un giardino dove si poteva ammirare il monte Taleo in una posizione obliqua perché la leggenda racconta che durante una tempesta il monte stava per cadere sopra Subiaco e san benedetto gli disse di fermarsi e il monte si fermò, c’è anche una statua di san benedetto con la mano alzata per dire al monte di fermarsi. A sinistra del giardino c’è una gabbia dove poco tempo fa ci vivevano alcuni corvi, c’èrano i corvi perché si dice che quando benedetto stava per mangiare il pane avvelenato che gli avevano preparato i suoi nemici per farlo morire passò un corvo che prese il pane e lo portò lontano dove nessuno lo poteva mangiare. Dopo siamo andati in un grande terrazzo dove c’èra un roseto e si dice che san benedetto si buttò nel roseto per liberarsi dal demonio, dopo siamo andati nella chiesa inferiore. Arrivati alla chiesa inferiore la guida ci ha detto che tutti gli affreschi che stanno nella chiesa inferiore, non sono stati firmati, però quello che raffigurava la Madonna è stato firmato. Dopo siamo andati a visitare una grotta, dove c’era un cestino con dentro il campanellino ammaccato dal demonio,che usava un sacerdote di nome Romano per calare il cibo a san benedetto, quando per tre anni è andato a vivere in una grotta, quindi siamo andati a visitare la grotta di san benedetto, intorno all’entrata della grotta ci sono dodici candele,che ricordano i dodici apostoli e i monasteri benedettini che fondò san benedetto.Dopo qualche minuto siamo andati nella cappella di san gregorio dove c’era il ritratto autentico di san Francesco d’assisi, dopo la guida ci ha fatto percorrere la scala santa, sulle pareti c’erano vari affreschi che raffiguravano la morte.Dopo siamo usciti dalla chiesa inferiore, abbiamo preso il pulman e siamo andati al monastero di santa scolastica. Appena siamo entrati in portineria, c’era una statua con un libro in mano con sotto scritta una frase latina “asculta praecepta o fili magisteri”. Dopo siamo entrati nel primo chiostro che si chiama Gotico; siamo passati sotto l’arco Flamboyant. Poi siamo andati nel secondo chiostro, Antico Cosmatesco e poi siamo andati nell’ultimo chiostro, Rinascimentale. Poi la guida ci ha portato in una chiesa costruita da poco e le colonne di marmo erano state prese dalla villa di Nerone, che era come una cava. Dopo siamo usciti dal monastero, abbiamo pranzato in un grande giardino e abbiamo giocato. Nel pomeriggio la guida ci ha fatto visitare la biblioteca, dentro le teche che stavano in biblioteca, c’era alcuni libri scritti a mano, dagli Amanuensi, scritti cosi bene che sembravano stampati. Oltre ai libri c’erano i documenti, gli editti, le lettere e le leggi scritte. Usciti dalla biblioteca siamo saliti sul pulman e ci siamo diretti verso Roma, purtroppo al ritorno pioveva, ma il viaggio è stato bello ugualmente. Arrivati a scuola non siamo andati in classe, ci siamo fermati nell’androne e abbiamo aspettato le quattro e mezza. A noi questa gita è piaciuta molto, perché è stata la più interessante che abbiamo mai fatto e perché non avevamo mai visto un monastero. LA CAMOMILLA Perché si chiama così: Si chiama camomilla perché deriva dal latino “matrix”che significa utero e serve molto ai dolori di pancia. Dove cresce: La camomilla cresce dove c’è molto sole, sui prati e lungo le strade. Come si coltiva: Si coglie al mattino, quando la rugiada è scomparsa, ed è appena fiorita. Come si conserva: Si conserva seccandola all’ombra per alcuni giorni e si setaccia levando le sporcizie. Proprietà: Le sue proprietà sono : antiallergiche (cura le allergie) antinfiammatorie (cura le infiammazioni) aperitive (fa venire l’appetito) antinevralgiche (cura il mal di testa) digestive (fa digerire) febbrifughe(fa passare la febbre) sedative(calma il nervosismo). L’’ERBORISTERIA L’ erboristeria era il luogo in cui il monaco erborista faceva lavorare le piante officinali trasformandole poi in medicine. Nel monastero c’era un orto dove il monaco coltivava le piante medicinali che usava più frequentemente, mentre le altre le andava a cercare nei boschi o nei prati. USO DELLE ERBE Quando andava a raccogliere le piante, il monaco non strappava tutte le radici ma solo una parte Affinché la pianta continuasse a vivere e lo stesso faceva con i fiori. La raccolta veniva fatta al mattino quando la rugiada era stata asciugata dal sole. Per raccogliere le piante usava degli strumenti: cesoie, coltellino, una piccola zappa per le parti sotterranee: in questo modo cercava di non fare troppi danni alla pianta. Per essiccarle il monaco doveva esporre le piante al sole e farle appassire, quindi le piante venivano sistemate in strati sottili oppure appese a dei ganci ma sempre in un luogo aerato o all’ombra. L’essiccazione durava parecchi giorni, dopo questo lavoro le erbe dovevano essere messe in vasi di vetro o di coccio oppure in sacchetti di carta. LE ERBE LA LAVANDA Perché si chiama così: dal latino “lavare” perché veniva aggiunta per profumare l’acqua del bagno. Dove cresce:nei terreni aridi e sassosi, dai 700 ai 1200 metri. Come si coltiva:si semina in semenzaio in autunno o primavera, si trapianta. Quando si raccoglie:in estate. Come si conserva:si raccolgono i fiori nel tardo pomeriggio, si essiccano all’ombra e si conservano in recipienti di latta. Proprietà:aromatiche, calmanti, diuretiche. LE ERBE CAMOMILLA MELISSA LAVANDA ORTICA MENTA POLMONARIA LIQUIRIZIA MAGGIORANA LA LIQUIRIZIA Perché si chiama così: viene dal greco “glikos” che vuol dire dolce e “riza” che significa radice. Dove cresce:originaria dell’Europa orientale, si trova nell’Italia centro meridionale e nella Pianura Padana Come si coltiva: si tengono le radici nella sabbia per tutto l’inverno e in primavera si piantano. Il raccolto delle radici non può avvenire prima del terzo anno. Quando si raccoglie:in autunno, dal terzo anno di vita della pianta. Come si conserva:si puliscono le radici, si essiccano al sole o in forno, si tagliano in pezzi, si conservano in luogo asciutto. Proprietà:lassative, rinfrescanti, diuretiche. LA MAGGIORANA Perché si chiama così: dal greco “amàraxos” erba odorosa. Dove cresce: originaria dell’Asia centrale, si trova selvatica nei campi fino a 500 metri di altezza. Come si coltiva:si semina nel semenzaio a febbraio e ad aprile si pianta nella terra. Quando si raccoglie: in estate. Come si conserva: i fiori si tagliano e, raccolti in mazzetti, si essiccano appesi ad un filo e si conservano in sacchetti di tela. Proprietà:calmanti, digestive, aromatiche, sedative. LA MELISSA Perché si chiama così - melissa, viene dalla lingua greca, melissa, ape, cioè pianta prediletta delle api. Nomi popolari - appiastro, Erba di lemon, Erba marausa, erba bergamotta , erba limone. Dove cresce - cresce in Italia, negli incolti umidi, lungo le siepi. Come si coltiva - si dividono in autunno o in Marzo e si piantano direttamente a dimora. Si riconosce per – il fusto dritto, ramoso, alto fino a ottanta centimetri. Parti usate – foglie e sommità fiorite. Quando si raccolgono – le foglie, utilizzata fresche, in estate ; le foglie da essiccare, prima della fioritura. Come si conservano – si raccolgono le foglie, si privano del picciolo, si essiccano rapidamente all’ombra il luogo aerato. Proprietà – aromatiche, calmanti, eccitanti, sedative, stimolanti, toniche. Per la salute – uso interno: infuso, tintura alcolica, tintura vinosa delle foglie e delle sommità fiorite. Uso esterno: infuso delle foglie. Per la cucina – le foglie fresche della melissa costituiscono un ottimo aromatizzante per insalate. Altri usi – la melissa è ampiamente utilizzata per in profumeria. LA MENTA Perché si chiama così: mentha, o dal nome della ninfa mintha, oppure dal latino mens, mente, perché si riteneva che la pianta avesse proprietà fortificanti per l’intelligenza. Nomi popolari: nella tradizione popolare difficilmente si distinguono le varie specie di menta, tranne il pulegio, definita mentuccia. Dove cresce: è diffusa in tutta Italia. Come si coltiva: viene soprattutto coltivata la menta piperita, la più ricca di principi attivi, si dividono i cespi in autunno o in primavera. Si riconosce per: la menta piperita ha il fusto quadrangolare eretto, alto fino a ottanta centimetri, leggermente villoso, le foglie opposte. Parti usate: le foglie e le sommità fiorite. Quando si raccolgono: in estate. Come si conservano: il fusto si pulisce dalle impurità, si raccoglie in mazzetti e si essicca all’ombra, in luogo ventilato appeso ad un filo Proprietà:analgesiche,antisettiche,stimolanti, toniche. Per la salute: infuso,tintura alcolica e tintura vinosa delle foglie e delle sommità fiorite. Per la cucina – molteplici sono gli impegni della menta in cucina come aromatizzante. L’ORTICA Perché si chiama così:deriva dal latino “urere” che significa bruciare, irritare, per le sue proprietà urticanti. Dove cresce:nei campi, tra le macerie, dal mare fino a 2500 metri di altezza. Come si coltiva: è comunissima ovunque e non viene coltivata. Quando si raccoglie: la radice a fine estate, i semi ad inizio estate; le foglie in primavera. Come si conserva: si strappa la pianta proteggendosi le mani con i guanti,si taglia la radice e si essicca al sole; le foglie si raccolgono in mazzi e si essiccano all’ombra appese ad un filo. Proprietà: digestive, diuretiche,depurative. LA POLMONARIA Perché si chiama così:dal latino “pulmo” che significa polmone perché ritenuta utile per la cura della malattie polmonari. Dove cresce:nei boschi e nei terreni freschi fino a 1000 metri. Come si coltiva:si moltiplica per divisione dei cespi piantati in terreno umido. Quando si raccoglie:in primavera/estate. Come si conserva:le foglie si usano fresche; i fiori si essiccano all’ombra e si conservano in sacchetti. Proprietà:emollienti, sudorifere, astringenti. IL CHIOSTRO • Il chiostro era il cortile più interno del monastero ed al centro aveva un giardino dove i monaci coltivavano piante di diverse specie. • Era circondato da corridoi aperti che offrivano l’accesso alle stanze e agli edifici e che avevano di solito colonne o archi • Nelle gallerie del chiostro i monaci si dedicavano alla lettura e alla preghiera passeggiando e occupandosi così della mente e del corpo; qui, inoltre, si svolgevano le attività comunitarie.Vi si affacciavano la sacrestia, la sala capitolare, il parlatorio. • Nella galleria opposta alla chiesa, i monaci si curavano del loro corpo: si lavavano, si radevano e si tagliavano i capelli presso la fontana. • Nel chiostro si svolgevano processioni a cui erano ammessi anche gli ospiti. L’ABBAZIA • • • • • • Una gita a Subiaco La chiesa abbaziale si sviluppa a croce latina rivolta ad oriente verso il sorgere del sole ed è disposta nel lato nord del complesso per riparare il resto del monastero dai venti di tramontana. Secondo la regola di San Benedetto il monastero è la “Scuola del servizio del Signore” e quindi la chiesa diventa il luogo più importante della cittadella di Dio. Fino al XIV secolo la chiesa è riservata alla comunità monastica, perciò il corpo longitudinale è diviso in due parti: quello verso il transetto è riservato ai monaci e qui la facciata è destinata ad accogliere i fratelli conversi. Oltre al portone di facciata, vi sono altre 5 porte con precise funzioni. La prima a sinistra è “la porta dei morti” che immette nel cimitero; delle altre due, poste sul lato destro dell’abbazia, una introduce in sacrestia, per l’altra si accede alla scala notturna che unisce la chiesa al dormitorio dei monaci; la quarta porta, all’altezza del coro, consente ai monaci l’accesso al chiostro, la quinta, infine, è riservata ai conversi. Vicino alla chiesa ci sono gli ambienti dedicati alla sacrestia, dove sono conservati gli oggetti liturgici. IL REFETTORIO • • • • • • • • • Il refettorio dei monaci è sempre vicino alla cucina e quindi, come gli altri ambienti che rispondono alle necessità del corpo, posto nella galleria del chiostro di fronte alla chiesa. Inizialmente i refettori sono paralleli al chiostro, poi assumono una disposizione perpendicolare per lasciare maggiore spazio agli edifici lungo l’ala occidentale. Poiché i membri della comunità mangiano in comune, l’ambiente è molto vasto, quasi sempre di forma rettangolare, anche se l’interno varia in modo considerevole. Può essere uno spazio unico, o con soffitto a travi; oppure diviso in navata da una e persino due file di colonne. In tutti i casi ci sono delle grandi finestre che rendono la sala molto luminosa. Dopo essersi lavati, i monaci entrano nel refettorio in processione. Non mangiano faccia a faccia: se la comunità è numerosa si preferisce sistemare una o due file di tavole al centro del refettorio, nel senso della sua lunghezza. Prima di sedersi i monaci intonano una preghiera, i cuochi ritirano i piatti caldi dalla cucina attraverso il passavivande e li portano ai tavoli dove sono già stati disposti il pane e il vino. In estate i pasti sono due ma nelle altre stagioni si mangia una sola volta al giorno, tranne la domenica. I digiuni sono frequenti. Per la comunità riunita il pasto è un’altra occasione di istruzione e di preghiera. In obbedienza alla Regola di San. Benedetto, durante i pasti si tengono letture ad alta voce così che, ogni monaco che sappia leggere, si assume l’incarico di “lector” e sale sul pulpito per leggere ai confratelli brani della Bibbia o di altre opere di carattere religioso. E’ anche per questo che i monaci devono tenere nel refettorio il silenzio più assoluto, come in chiesa; del resto i pasti hanno un carattere quasi sacramentale, in quanto sono celebrazioni devote dei doni che Dio concede ogni giorno alla comunità. Il refettorio non è quindi una semplice mensa, ma uno spazio sacro destinato tanto al nutrimento del corpo quanto al ristoro dell’anima. LA FONTANA • La fontana era detta “cavatorium” oppure lavabo e forniva una sorgente d’acqua pura che i monaci usavano per lavarsi. Si trovava nella galleria del refettorio oppure in una zona del chiostro isolata. • Aveva quasi sempre forma circolare in modo che in molti potessero lavarsi contemporaneamente. La sua struttura è costituita da più elementi sovrapposti, il più basso è il bacino di raccolta in cui va a finire l’acqua proveniente dalla vasca superiore che è fornita di fori da cui esce. IL MONASTERO • • • ALTRI MONASTERI Un monastero deve avere perfettamente funzionanti cinque strutture principali: il luogo di preghiera (chiesa), il luogo per dormire (dormitorium), il luogo per mangiare (refectorium), e la sala per ricevere ospiti (cella hospitum); c’è anche una portineria (portaria) area di comunicazione fra la comunità e il mondo esterno. Questi edifici sono indispensabili alla vita dei monaci perché trovano funzione armonica attorno al chiostro (cuore del monastero). Ad essi si aggiungono altre costruzioni secondo una “pianta modello” in cui gli abati si devono adattare alle condizioni del territorio. Le varie parti del monastero corrispondono a diversi tipi di attività .Tre lati del chiostro sono associati a tre diversi tipi di necessità umane dei monaci (intellettuali, spirituali e corporali), il quarto è destinato ai conversi. Delle tre ali propriamente monastiche una è costituita dalla chiesa, edificio spirituale per eccellenza, l’ala orientale corrisponde alle attività intellettuali, raggruppa la sacrestia, la sala capitolare e lo scriptorium. Sul lato opposto della chiesa si trovano tutti i locali dedicati alla necessità di natura corporale.Tutti i complessi al di là del chiostro sono cintati da un alto muro il quale si estendono le vaste proprietà che col tempo ogni monastero finisce di possedere. L’INFERMERIA • L’infermeria era una grande stanza in cui le persone che stavano poco bene venivano curate. L’infermiere si occupava di tutte le questioni relative alla cura dei malati; • genere egli non ha istruzione medica ma sa fare salassi ed è esperto di medicina pratica. • L’infermeria era, insieme allo scriptorium ed alla biblioteca un altro dei locali in cui • le severe regole del monastero erano meno rigide, per esempio: gli orari, l’obbligo • del silenzio o il divieto di mangiare carne; qui infatti i malati potevano un mangiarla ed era preparata in un apposita cucina, mai nella cucina comune. LO SCRIPTORIUM • • Lo scriptorium è un luogo dove gli amanuensi scrivevano i libri che si chiamano “manoscritti” perché venivano scritti a mano . Gli amanuensi copiavano i testi antichi che molte volte erano rovinati; in questo modo si sono conservati nelle biblioteche fino ad oggi . Oltre a copiarli, abbellivano i manoscritti con miniature di eccezionale valore. Lo scriptorium è pieno di finestre che vengono attraversate dalla luce, quando si lavorava si doveva stare in assoluto silenzio. Queste stanze erano piene di finestre perché i monaci amanuensi avevano bisogno di molta luce per scrivere i libri; per questo motivo le finestre non erano colorate. Se il tempo era brutto o era inverno si accendevano delle candele o un lume ad olio. Per scrivere servivano lo scrittoio, il colono, l’inchiostro, le penne, i leggii, i temperini, i pigmenti con relativi contenitori, le pergamene e la pietra pomice per renderla liscia, la tavoletta di cera per prendere appunti. • LA BIBLIOTECA • Dopo essere stati copiati i libri venivano portati nella biblioteca, un luogo prezioso perché vi si conservavano i testi. Nella biblioteca i monaci andavano per leggere in assoluto silenzio, scegliendo i libri tra gli scaffali pieni. LA MINIATURA • • • • • Il monaco amanuense trascriveva la prima lettera di ogni capitolo del manoscritto molto più grande delle altre e la lasciava bianca per poi decorarla con disegni e fregi di vario tipo. Questo tipo di tecnica era detto “miniatura” perché si utilizzava, tra le altre, una sostanza di colore rosso detta minio per colorare i disegni. La miniatura, che era già stata usata per decorare i libri dagli Egizi e dai Greci, ebbe grande sviluppo nel Medioevo. Col passare del tempo le miniature divennero sempre di più piccoli capolavori contenuti nello spazio di pochi centimetri quadrati. Quando si cominciò ad usare la stampa, le miniature non si realizzarono quasi più e vennero sostituite da incisioni sul legno. LA SALA CAPITOLARE • • • Dall’inizio dell’XI secolo compare la sala del capitolo. È un luogo dove si svolgevano attività liturgiche ed educative; si chiama così perché si leggeva ogni giorno uno dei 73 capitoli della REGOLA DI SAN BENEDETTO. Capitolo è detto anche l’ assemblea dei membri. La riunione è presieduta dall’ abate che è il capo del monastero ; il momento più importante è quello in cui i monaci confessavano davanti a tutti i propri peccati, seguendo il capitolo 46 della REGOLA. Ogni monaco confessa le sue mancanze dell’ abate e si posa sul pavimento per attendere la punizione; per le colpe meno gravi i peccatori venivano puniti con pene corporali come la frusta oppure si indossava il cilicio e i monaci erano costretti a dormire vestiti con tunica e cintura stretta ai fianchi. Invece per i casi più gravi, come l’assassinio, il furto, la disobbedienza o la ribellione erano previste oltre alle pene corporali anche la condanna alla prigione monastica l’ espulsione e la scomunica. Il capitolo può essere ripetuto più volte perché tutte le informazioni dovevano essere di 1° mano per evitare malintesi e pettegolezzi. CLUNY • • • • Il monastero di Cluny nasce nel 909 per opera del potente Guglielmo. Poiché egli vuole che i “suoi” monaci preghino con assiduità per lui, li solleva dagli esercizi di lavoro manuale prescritto da San Benedetto dotandoli di terre e servi che le coltivino; inoltre li pone direttamente sotto la protezione e l’autorità del papa. L’abate generale di Cluny dipende dal capo della Chiesa e i cluniacensi finiscono per diventare una sorta di milizia monastica pronta ad anteporre l’autorità pontificia a qualsiasi altro potere, anche a quello imperiale. La loro forza politica è di grande aiuto a papa Gregorio VII contro l’imperatore Enrico IV. Lo stile di Cluny pone al centro della vita del monaco la celebrazione dell’ufficio divino, esteso a dismisura lungo le ore della giornata e concepito nelle forme sontuose della preghiera cantata in coro. Le grandissime eccedenze di produzione, vendute sul posto dal Gran Priore che ogni autunno compie un giro generale delle filiazioni, procurano a Cluny il denaro per ricostruire due volte di seguito gli edifici monastici e la chiesa abbaziale. ALTRI MONASTERI • • • • CLUNY SAN GALLO CASAMARI FONTENAY SAN GALLO • L’abbazia di San Gallo, in Svizzera, venne fondata nel 747. Fu assai potente, tanto che il suo Abate ebbe il titolo di “Principe dell’Impero”. Aveva scuole per i chierici (preti) e ospizi per i poveri, ai quali forniva cibo e rifugio. FONTENAY Secondo la Regola di San Benedetto tutte le attività dei monaci devono svolgersi tra il sorgere e il calare del sole. La giornata del monaco è quindi più lunga in estate e più breve in inverno 1.45 Sveglia 20.00 Riposo 2.00 Vigilie 3.10 Lodi 4.15 Capitolo 19.50 Compieta 4.40 Lavoro manuale 19.30 Lettura 7.45 Terza 18.45 Cena 18.00 Vespri 4.00 Prima 14.30 Lavoro manuale 14.00 Nona 11.30 Riposo 10.50 Pranzo 10.40 Sesta 8.50 Lettura personale LE ORE DEI MONACI 8.00 Messa LA REGOLA • La Regola che San Benedetto (+547) scrisse per i suoi monaci di Montecassino verso il termine della vita è la legge dei monaci. Riguarda il modo di comportarsi dei monaci nella comunità monastica. • E’ stata ritenuta utilissima per ogni persona che cerchi veramente Dio. SAN BENEDETTO DA NORCIA • San Benedetto da Norcia (Norcia, Perugia 480 ca. - Montecassino, Frosinone 547 ca.), fondatore del monastero di Montecassino, padre del monachesimo occidentale. Benedetto, proveniente da una illustre famiglia norcina, studiò in gioventù a Roma; non approvando la vita scostumata della città, si trasferì in una zona desertica presso Subiaco, dove visse in una caverna (poi detta Grotta Santa) per tre anni. In questo periodo la sua fama di santo, diffondendosi, attirò folle di fedeli. Invitato a diventare abate di un gruppo di monaci a Vicovaro, accettò l'incarico; i monaci, tuttavia, non approvando la sua regola, tentarono di avvelenarlo. Scoperto l'intrigo, Benedetto li abbandonò per fondare, qualche tempo dopo, il monastero di Montecassino. • Il religioso formulò una regola, poi adottata dalla maggior parte dei monasteri occidentali, che poneva in risalto i valori della vita cenobitica e del lavoro manuale: al monaco non era concessa alcuna proprietà personale, i pasti erano consumati in comune e le conversazioni superflue erano proibite. Egli stesso si dedicò al soccorso della popolazione locale, distribuendo elemosine e cibo ai poveri. • Benedetto aveva una sorella gemella, Scolastica, che seguì il suo esempio divenendo anche lei santa. MONACHESIMO ORIENTALE MONACHESIMO OCCIDENTALE • Nel V secolo, mentre le invasioni barbariche portavano in Europa terrore e distruzione, Benedetto da Norcia fondò il monastero di Montecassino con alcuni discepoli, dando loro una semplice regola di vita: “ora et labora”. • Nel monastero il tempo era considerato un dono di Dio che non andava sprecato, ma messo al Suo servizio. • In un mondo di guerre, fame, malattie, Benedetto invitava tutti alla ricostruzione, attraverso la preghiera e il lavoro. • I monaci bonificarono i terreni, costruirono fattorie, insegnarono nuovi modi di lavorare la terra e diedero vita ad ospedali e scuole, sempre pronti ad accogliere chiunque bussasse alla loro porta. LE PREGHIERE DEI MONACI • • • • • • • • • I monaci pregano sette volte al giorno, perché in un Salmo troviamo scritto: “Sette volte al giorno io ti lodo per le sentenze della tua giustizia.” Lodi Prima Terza Sesta Nona Vespri Compieta Anche in piena notte si svegliano per pregare il Notturno (o Vigilia), perché un altro Salmo invita a pregare anche di notte. MONACHESIMO ORIENTALE • Alla fine de IV secolo l’Imperatore Teodosio, con una legge, dichiarò il cristianesimo religione ufficiale delliImpero Romano. Si verificarono allora molte conversioni , più per convenienza che per vera fede. Anche alcuni membri del clero cedettero alla tentazione del potere e della ricchezza. • Come reazione, si fece strada in alcuni giovani l’idea che la preghiera, la povertà e la solitudine avrebbero potuto realizzare veramente il modello evangelico proposto da Gesù • Questi primi monaci furono anacoreti (cioè eremiti) e vivevano soli nel deserto. • Il più famoso fu sant’Antonio abate, nato nel 351 a Menfi. GLI AMANUENSI • Durante le ore dedicate al lavoro, alcuni monaci si dedicavano al copiare antichi testi, che altrimenti sarebbero andati perduti. • La loro opera è stata per noi di grande importanza sia culturale che religiosa