INTERAZIONI COMUNICATIVE IN CLASSI
PLURILINGUI NELLA SCUOLA PRIMARIA
Maria Cecilia Luise
CLIL E INSEGNAMENTO DISCIPLINARE IN
CLASSI PLURILINGUI
“studiare le discipline scolastiche utilizzando
una lingua non materna in una situazione di
apprendimento integrato di lingua e
contenuti”
= CLIL e insegnamento in classi plurilingui
IL CONTESTO COMUNICATIVO E
INTERAZIONALE DELLA CLASSE PLURILINGUE
“la classe plurilingue è luogo di asimmetria plurima:
di età, status e competenze (soprattutto disciplinari),
tra insegnanti e alunno; linguistico-comunicativa tra
insegnante nativo e alunno non nativo, ma anche tra
alunni italofoni e alunni non italofoni” (Grassi)
lo status della lingua italiana
le caratteristiche e le competenze del pubblico al
quale si indirizza il parlato dell’insegnante
IL CONTESTO DI OSSERVAZIONE
Osservazione di attività scolastiche disciplinari
in 2 classi plurilingui della scuola primaria
3 attività svolte da 2 docenti diverse nelle 2
classi:
ripasso orale collettivo di geografia in una classe 3°
controllo collettivo di un compito scritto di storia, che
era stato svolto individualmente dagli allievi qualche
giorno prima, in una classe 4°
lavoro di gruppo incentrato su un compito di
grammatica
IL CONTESTO DI OSSERVAZIONE
Nelle intenzioni dichiarate dalle docenti:
riprendere argomenti noti, in un contesto collettivo o di gruppo
di interazione orale guidata dalla docente e di co-costruzione del
sapere comune
Nella realtà:
classiche interrogazioni collettive  “verifica a scopi valutativi
della padronanza di concetti e nozioni espressi linguisticamente
in forma orale
 i bambini stranieri hanno avuto poche possibilità di
partecipare con interazioni orali spontanee
Il linguaggio disciplinare: tra precisione
terminologica e capacità di ragionamento
aspettative dell’insegnante  ricostruzione di contenuti relativi agli
argomenti studiati, guidata da una forte impalcatura data dalle domande
dell’insegnante, che ha come continuo riferimento il libro di testo e che
deve utilizzare il lessico specialistico della materia:
M.: è giusto quello che ha detto Daniela, manda fuori l’aria calda, ci regala l’aria calda che ha
accumulato durante l’estate. Però ha un nome, e allora, siccome noi abbiamo finito la terza
bisogna bambini che cominciamo anche a parlare con i vocaboli e le parole giuste. Allora,
Maria?
M.: chi ha scritto vivevano sul mar Mediterraneo scrive NO. Chi ha scritto solo vivevano in
Fenicia scrive NO… quindi chi ha scritto solo sul mar Mediterraneo, chi ha scritto solo sulla
Fenicia o così via non va bene. La risposta esatta era “sulle coste orientali del mar
Mediterraneo” […] del resto, ve l’avevo fatta sottolineare questa riga, perché era una frase
importante.
Il giudizio di correttezza o meno delle risposte spetta solo all’insegnante:
M.: dove vivevano i Fenici? Allora, prova Sara a dirmelo.
Sara: ho paura di aver sbagliato anch’io…
M.: allora tu me lo dici e io ti dico se hai sbagliato o fatto giusto
•Queste aspettative sono però tarate sulle competenze degli italofoni  gli studenti stranieri non
riescono a soddisfarle se non in rarissimi casi
•Per valorizzarli  vengono cambiate le richieste, accettate riposte non corrette
•Il risultato è il disorientamento degli studenti stranieri:
M.: leggimi la prima domanda Sara.
Sara.: I Cretesi inventarono la navigazione d’alto mare. Che cos’è?
M.: allora cosa hai scritto Zoran?
Z.: Voiono dire che ci si dalla al… antonno … costa…
M.: [legge la risposta dal quaderno del bambino] vogliono dire che ci si allontana dalla costa. Così volevi scrivere? La risposta giusta…quella
di Zoran non è… non ha usato le parole perfettamente però io ho capito che lui sapeva di che cosa stavamo parlando. Quindi va bene questa
risposta. Però, attenti bene, la risposta esatta sarebbe stata la navigazione di alto mare è quando le navi attraversano il mare e non vedono più la
riva.
M.: la quinta era facile: che cos’è la porpora. Questa l’hai scritta Ahmed?
[Ahmed legge con voce bassissima e non comprensibile]
M.: è una medicina, hai scritto Ahmed, che fa venire i vestiti tutti rossi. Ma non è una medicina, che cos’è? È una… conchiglia, un mollusco, eh.
Che cos’è una medicina, Ahmed? Quando avete la febbre, è un qualcosa che si prende per guarire da qualche male. Quindi Ahmed non è una
medicina però avevi anche un po’ capito di che cosa si stava parlando. Metti un punto di domanda…
[i bambini fanno confusione e propongono al giudizio della maestra le loro risposte]
M.: Enrico, ti sei espresso male. Non puoi dire la porpora è un mollusco, la porpora è un colore ricavato da un mollusco.
Enrico: ma allora, metto Sì o NO?
M.: scusate un attimo, questa della porpora è chiaro. O l’avete scritto giusto o no. Tu hai scritto della porpora Zoran, che lo avevi fatto anche con
la maestra Annalisa?
Z.: “Sì, ho scritto…[legge una risposta incomprensibile, la maestra gli si avvicina e prova ad “interpretare” la risposta]
M.: è una cosa che fa venire il rosso? È questo che volevi dire? Allora mettiamo un punto di domanda perché hai quasi risposto giusto, poi…
attento Zoran, è un mollusco, una conchiglia da cui si prende un colore rosso.
M.: è giusto quello che ha detto Daniela, manda fuori l’aria calda, ci regala l’aria calda che ha
accumulato durante l’estate. Però ha un nome, e allora, siccome noi abbiamo finito la terza bisogna
bambini che cominciamo anche a parlare con i vocaboli e le parole giuste. Allora, Maria?
Maria.: la brezza
M.: La brezza! Daniela, viene in mente niente? [Daniela tace] Ma… va bene, andiamo avanti. Tutta
questa roba per la prima, figuriamoci ora che arriviamo alla fine…
[pochi minuti dopo]
M.: dove si sono formati i mari? Dai, con le tue parole Daniela, senza nessun timore.
[al fallimento di Daniela nel dare la risposta attesa, segue un lungo scambio tra insegnante e
bambini italofoni per ricostruire l’azione dei vulcani che con il magma spaccano la crosta
terrestre, la nascita del mare, l’azione delle piogge; l’attenzione dell’insegnante è soprattutto
sulla precisione terminologica: crosta terrestre, magma, atmosfera primordiale, vapore
acqueo]
M.: Daniela, allora tutta questa pioggia che cosa ha formato?
D.: Ha formato….
M.: Matteo?
Matteo.: il mare, i fiumi
D: Avevo paura di dirlo
M.: allora, numero 7, anche in questo non ci sono molti dubbi perché vi ho chiesto quali dei adoravano i Fenici [la
maestra legge il pezzo del libro dove vengono elencati i nomi degli dei adorati dai Fenici; i bambini fanno a gara
per proporre le loro risposte e per avere un giudizio personale dall’insegnante] … Ahmed, tu hai scritto il nome
degli dei? Nella sette non hai scritto i nomi degli dei?
[Ahmed mormora la risposta, ma non si riesce a capire quello che dice. La maestra si avvicina e legge
silenziosamente la risposta scritta dal bambino]
M.: quelli che li salvavano dalle guerre hai scritto tu? Allora, stai attento Ahmed, guarda che cosa ti dico, allora, non hai
risposto bene alla domanda. Tu non hai risposto giusto alla domanda però hai fatto un ragionamento, hai pensato di
scrivere qualche cosa che comunque poteva anche essere giusta. Non era quello che io volevo sapere però Ahmed ha
fatto un ragionamento, ha detto: quali dei adoravano i Fenici? E lui ha scritto gli dei che li salvavano dalla guerra.
Bambino it.: è giusto!
Bambino it 2: è quasi giusto…
M.: non è giusto però lui ha fatto un ragionamento, non ha buttato là una cosa tanto per scrivere qualche cosa. Avete
capito che cosa voglio dire: Anche se non era la risposta giusta comunque lui ha fatto un ragionamento che poteva
andare bene, che era logico.
Bambino it 3: posso dirlo? Perché adoravano quelli che li proteggevano, lui non sapeva i nomi…
M.: i nomi, certo, dovevate mettere i nomi, e comunque tutti i popoli antichi adoravano, abbiamo detto, gli dei che li
proteggevano.
A.: [rivolto all’osservatrice] scrivo NO? Qua scrivo NO?
[a questo punto, senza aspettare alcuna risposta, Ahmed scrive NO accanto a tutte le risposte della sua verifica]
I segnali di appartenenza alla cultura
della classe: il controllo delle procedure
“piccola cultura” della classe
 norme di comportamento, convenzioni, attese
degli insegnanti rispetto agli studenti, procedure per
lo svolgimento delle attività.
Qual è la “norma” nelle classi osservate?
Modalità di partecipazione degli
allievi stranieri
non è la co-costruzione di contenuti, concetti, significati disciplinari
attraverso l’interazione orale con insegnante e compagni
la loro partecipazione sembra concentrarsi sul “fare come gli altri”
M.: allora, io adesso vi darò una frase minima. Qual è il vostro compito: voi dovete leggerla, darvi due minuti
per concentrarvi e pensare, poi io vi darò dei fogli bianchi […] quale sarà il vostro compito… in una frase
minima che cosa troviamo prima di tutto? Allora, frase minima, abbiamo: soggetto e predicato. Che cosa dovete
fare voi: trovare delle espansioni sia del soggetto che del predicato in modo che la frase si allarghi il più
possibile.
[segue una lunga spiegazione su frase, periodo, espansioni, predicato, soggetto; dopo la
distribuzione della frase da ampliare e dei fogli sui quali scrivere Zoran si rivolge alla maestra]
Z.: eeeh… dobbiamo fare tutto un foglio?
M.: come si fa una frase sola tutto il foglio?
Z.: allora fino a qua?
M.: se ci riesci…
Bambino straniero: [rivolto a Zoran] inventati, scrivi, fa a caso!
[Ahmed va alla cattedra a far vedere il suo foglio alla maestra per avere da lei un giudizio sulla
correttezza di una delle risposte che ha scritto]
M.: Tu non hai letto bene le domande! Vero che non le hai lette bene? Avevi… sei arrivato tardi… Perché sei
arrivato tardi? Ah, perché stavi facendo il lavoro con la maestra Anna e quando… loro hanno il terrore di non
fare le cose che devono… fanno i loro compagni. Quindi pur di recuperare è arrivato qua a mezzogiorno e ha
fatto la verifica di corsa.
Conclusioni
la scuola italiana è la scuola dell’integrazione
e dell’accoglienza e assume (Miur, 2007: 9)
“la diversità come paradigma dell’identità
stessa della scuola nel pluralismo, come
occasione per aprire l’intero sistema a tutte le
differenze (di provenienza, genere, livello
sociale, storia scolastica)”
 piccola cultura = normalità della diversità
CHE COSA LA RIFLESSIONE CLIL PUÒ
DARE ALLA CLASSE PLURILINGUE
CLIL è realizzabile ad ogni livello di scuola, anche con
competenze linguistiche elementari. La maggiore o minore
difficoltà non dipende affatto dall’uso di una lingua diversa da
quella materna, ma dalla metodologia utilizzata o dall’assenza di
una metodologia specifica.
L’interazione nella classe plurilingue può essere gestita meglio
con:
chiarezza con gli allievi nelle aspettative che si hanno per ognuno
incremento dell’autonomia di tutti gli studenti
preferenza per compiti “aperti”
utilizzo di metodologie a mediazione sociale
Grazie per l’attenzione!
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