Benedetto Spinoza
Degli alunni della IV E del Liceo Scientifico
di Capo d’Orlando
e di Rinaldo Anastasi
Testo di riferimento: Nicola Abbagnano –
Giovanni Fornero, Protagonisti e Testi
della Filosofia, Volume B, tomo 1, Paravia,
1632 - 1677
La vita
Baruch Spinoza nacque ad Amsterdam il 24 novembre 1632 da famiglia
ebraica di origine portoghese. Spinoza venne istruito nella conoscenza
approfondita dei testi sacri e della lingua ebraica. Giovane dalle enormi
capacità all'inizio fu criticato e condannato poiché metteva in discussione la
tradizione ebraica. Scomunicato fu costretto ad abbandonare l'attività
commerciale che svolgeva con il fratello e a dedicarsi alla politura di lenti
per telescopio e microscopio. Andò a vivere in una piccola città dove
poteva studiare liberamente i suoi libri, rinunciando a qualsiasi cosa del
mondo (compresa una cattedra universitaria). Spinoza passò gli ultimi anni
della sua vita all'Aia. Ammalatosi di tisi non cambiò le sue abitudini. Morì
il 21 febbraio 1677. I suoi manoscritti furono affidati all'amico Jan
Rieuwertsz che ne curò la pubblicazione nel corso dello stesso anno. La
biblioteca di Spinoza fu messa all'asta per pagare i suoi funerali.
Le opere
• Principi della filosofia di Cartesio
• Pensieri Metafisici
• Ethica ordine geometrico demonstrata
• Methodus inveniendi argumenta redatta ordine et tenore
geometrico
• Opera Posthuma (1677), voluta e messa a punto dai suoi
discepoli a pochi mesi dalla sua scomparsa, e che comprende
anche il Trattato sull'emendazione dell'intelletto, il Trattato
Politico, l'Epistolario e una grammatica ebraica, il
Compendium grammatices linguae hebreae.
Nel 1670 Spinoza aveva pubblicato, anonimo, il Trattato Teologico-Politico,
opera che suscita un clamore ed uno sdegno generali, in quanto presenta
un'accurata analisi dell'Antico Testamento, tendente a negare la sua origine
divina. La Scrittura viene infatti definita come prodotto storico, come insieme
di testi redatti da uomini in diverse epoche storiche, e non come il mezzo
privilegiato della rivelazione di Dio all'uomo. Le profezie narrate nel testo
sacro vengono spiegate ricorrendo alla facoltà della “immaginazione” di
coloro che le hanno pronunciate, mentre gli eventi miracolosi privati di
qualsiasi consistenza reale, vengono definiti come accadimenti che gli uomini
non riescono a spiegarsi e che per questo, per l'ignoranza delle cause che li
hanno prodotti, finiscono per attribuire ad un intervento soprannaturale. Infine,
il Trattato sostiene la necessità per uno Stato di garantire ai suoi cittadini
libertà di pensiero, di espressione e di religione attraverso una politica di
tolleranza di tutte le confessioni e di tutti i credi, e di non interferire in
questioni che non ledano la sicurezza e la pace della società. Spinoza viene
presto riconosciuto come autore dell'opera, che viene messa al bando dalle
autorità olandesi a partire dal 1674, insieme con il Leviatano diThomas
Hobbes.
La filosofia come catarsi (purificazione)
esistenziale ed intellettuale
La filosofia è uno strumento di salvezza …
… anzi, è una via di salvezza esistenziale
Perché la delusione nei confronti dei comuni valori
della vita è forte. Per cui diventa necessaria la ricerca
di un bene vero, capace di appagare totalmente
l’anima.
pag. 293
Beni universalmente agognati dagli uomini
ricchezze
onori
piaceri
cose vane
perché non
appagano
veramente l’animo
e i suoi bisogni
profondi
perché sono
transeunti ed
esteriori
perché generano
per lo più
inquietudini ed
inconvenienti vari
onori
ricchezze
eppure nonostante la
loro natura ingannevole …
piaceri
… essi hanno la forza di incatenare la mente,
oscurandone le facoltà ed ostacolando la sua ricerca di
valori superiori
pag. 293
I beni comuni
sommo bene
e perciò sono
impedimenti
Il filosofo condanna l’assolutizzazione dei beni comuni, la
loro quotidiana trasformazione da mezzi in fine!
Di conseguenza, l’ascesi, cioè l’astensione dai beni comuni,
non implica un loro rifiuto totale, ma solo una loro
relativizzazione in vista di qualcosa di più alto!
pag. 294
Per cui
è bene lasciare il certo, ossia i beni volgari,
per l’incerto, cioè l’ipotetica perfezione ideale,
che è tale perché soddisfa appieno l’animo,
procurandogli l’agognata serenità e letizia.
Meta-temporale, meta-finito
pag. 294
Tuttavia, mentre per il filosofo cristiano la “cosa eterna ed
infinita” si identifica con Dio e la gioia suprema con il suo
raggiungimento celeste, per Spinoza l’infinito e l’eterno si
identificano con il Cosmo (= panteismo) e la gioia suprema con
“l’unione della mente con la natura”.
…
LA METAFISICA: IL PANTEISMO
Ethica ordine geometrico demonstrata
“Etica dimostrata secondo l’ ordine geometrico”
Questa enciclopedia delle scienze filosofiche, grande capolavoro di Spinoza,
tratta dei vari problemi che la metafisica si è sempre posti: antropologici,
psicologici, morali, e soprattutto, come si può notare dal titolo, etici.
Spinoza nella sua opera usa un metodo geometrico, com’ è facile dedurlo dal
titolo, infatti utilizza un procedimento espositivo che si scandisce secondo
definizioni, assiomi, proposizioni, teoremi, dimostrazioni, corollari e
delucidazioni.
MOTIVI DELLA SCELTA METODO GEOMETRICO:
a)
Spinoza è influenzato dalla moda matematizzante dell’ epoca, come ad esempio Hobbes, che
perseguiva l’ ideale di un sapere rigoroso ed universalmente valido;
b) Spinoza è un ammiratore delle matematiche e vede nella trattazione geometrica, come nel latino, una
garanzia di precisione e di sinteticità espositiva, nonché di distacco emotivo nei confronti dell’argomento
trattato;
c)
Spinoza è convinto che il reale costituisce una struttura necessaria, di tipo geometrico, in cui tutte le cose
sono concatenate logicamente fra di loro e quindi “deducibili” sistematicamente l’una dall’altra.
SOSTANZA
Concezione greco-medievale
Sostanza = forma (l’ essenza necessaria di una cosa) +
sìnolo (l’individuo concreto in cui è incarnata. Nella
filosofia aristotelica era la sostanza, cioè l’unione di
materia e forma); Mondo = insieme di sostanze
gerarchicamente ordinate.
Concezione di Cartesio
Sostanza = ciò che esiste di per se stessa = Dio, cioè realtà
originaria ed autosufficiente, che essendo causa sui non
riceve l’esistenza da altro. Ma accanto alla sostanza prima di
Dio ammette, come sostanze seconde, la res extensa e la res
cogitans, realtà che per esistere hanno bisogno unicamente di
Dio. “L’ambiguità cartesiana è evidente: da un lato la
sostanza è ciò che per esistere non ha bisogno che di se
medesima (= Dio) e dall’altro è ciò che per esistere ha
bisogno soltanto di Dio (= le creature).
Sostanza = «ciò che è in sé e per sé si concepisce, vale a dire
ciò il cui concetto non ha bisogno del concetto di un’ altra
cosa da cui debba essere formato»
Concezione di Spinoza
Con la prima parte della formula Spinoza intende dire che la sostanza, essendo da sé, in quanto
deve unicamente a se stessa la propria esistenza, rappresenta una realtà autosussistente ed
autosufficiente, che per esistere non ha bisogno di altri esseri. Con la seconda parte della formula
egli intende dire che la nozione di sostanza, essendo concepibile soltanto per mezzo di se
medesima, rappresenta un concetto che per essere pensato non abbisogna di altri concetti.
Proviamo ad essere più chiari!
Spinoza accetta la concezione
cartesiana della Sostanza, ma
esclude le distinzioni fatte da
Cartesio: la Sostanza è una, infinita;
il pensiero e l’estensione sono solo i
modi nei quali quella si manifesta.
Le proprietà della sostanza e
l’identificazione di Dio con la natura.
Dalla definizione di sostanza Spinoza deriva una serie di proprietà di base che la caratterizzano:
Unica: poiché non
esistono sostanze nella
natura con lo stesso
attributo.
4
3
Proprietà
della
Sostanza
Increata: in quanto per
1
esistere non ha bisogno di
altro, essendo causa di sé.
2
Eterna: in quanto possiede l’ esistenza
poiché non la riceve da altro.
La sostanza è Dio
Questa Sostanza increata, eterna, infinita e unica
non può che essere Dio, in quanto è increato,
eterno, infinito e unico.
La prova a
posteriori afferma
che le cose esistono o
per virtù propria o per
mezzo di un ente
necessario che
avendo in sé la causa
del proprio esistere è
pure la causa degli
esseri contigenti.
Prove che
dimostrano che la
sostanza
è Dio
La prova
ontologica o a
priori: afferma che
Dio è una realtà che
ha in sé la propria
ragion d’essere,
quindi non può non
esistere.
L’ unicità della Sostanza
Spinoza fonda sull’ unicità della Sostanza il principio che Dio e il
mondo costituiscono uno stesso ente, poiché Dio non è fuori dal
mondo, ma nel mondo, e forma, con esso, quella realtà globale che
è la Natura.
“Tutto ciò che è, è in Dio, e senza Dio nessuna cosa può essere concepita”
(Etica, I, prop. 15)
Panteismo = identifica Dio o la Sostanza con la Natura,
considerata come realtà increata, eterna, infinita, ed unica, da cui
derivano ed in cui sono tutte le cose.
Attributi e modi
Qualità essenziali o strutturali della
Sostanza: essendo quest’ultima
infinita, in quanto la sua essenza è
illimitata, infiniti saranno pure i
suoi attributi
Di conseguenza, in virtù dell’equazione
Sostanza = Natura, quest’ultima risulterà
costituita da un’infinità di dimensioni,
simile ad un unico immenso prisma dalle
illimitate facce. Tuttavia, degli infiniti
attributi della Sostanza, e quindi degli
infiniti volti della natura, noi ne
conosciamo soltanto due
l’estensione,
ossia la
materia
il pensiero,
cioè la
coscienza
Specificazioni della Sostanza e dei suoi
attributi, modi di essere, manifestazioni o
concretizzazioni particolari degli attributi, che
si identificano con i singoli corpi e le singole
idee, che non hanno sostanzialità, in quanto
esistono e possono essere pensati soltanto in
virtù della Sostanza e dei suoi attributi. Se la
Sostanza è “ciò che è in sé e per sé si
concepisce”, i modi saranno invece “ciò che è
in altro, per il cui mezzo è pure concepito”
modi infiniti, cioè
proprietà strutturali
degli attributi
dato l’infinto attributo
dell’estensione, ne
seguono il movimento
o la quiete
dato l’infinto attributo
del pensiero, ne
seguono l’intelletto e
la volontà
il
mondo
come
totalità
modi finiti, ossia
gli essere
particolari, questo
corpo o quella idea,
che derivano gli uni
dagli altri secondo
una catena infinita
Ricapitolando
Sostanza = Dio = Natura
Sostanza
(ciò che è in sé e si concepisce
per sé = Dio; è increata, eterna,
infinita, unica)
Attributi
(le qualità essenziali
della Sostanza)
estensione
(res extensa)
Modi
(le specificazioni
della Sostanza e
dei suoi attributi)
pensiero
(res cogitans)
infiniti
(le proprietà strutturali
degli attributi)
finiti
(i singoli corpi
e le singole menti)
movimento e quiete
intelletto e volontà
il mondo
come totalità
Per portare un esempio
Sostanza come un oceano
sconfinato ed eterno
Gli Attributi all’estensione
acquatica
Modi (le specificazioni
della Sostanza e
dei suoi attributi)
i modi infiniti, che sono
le proprietà permanenti
degli attributi, al movimento
incessante del mare
i modi finiti, che sono
le determinazioni
particolari degli attributi,
alle varie onde
Ora, mentre le singole onde, come le cose finite del mondo, vanno e vengono in quanto
rappresentano pieghe e modi di essere transeunti dell’unica massa marina, l’oceano e le sue
proprietà, come il sistema Sostanza-attributi-modi infiniti, permane in eterno tale quale, pur
continuando incessantemente a specificarsi nella serie infinita delle onde.
“Ritraducendo il tutto in termini filosofici: la Sostanza di
Spinoza è la Natura come realtà infinita ed eterna, che si
manifesta in una infinità di dimensioni (= gli attributi) e che si
concretizza in una infinità di maniere d’essere (= i modi). Per
cui, quando Spinoza distingue fra la Natura naturante (= Dio e
gli attributi, considerati come causa) e la Natura naturata (=
l’insieme dei modi, visti come effetto), non fa che ribadire
panteisticamente che la Natura è madre e figlia di se medesima,
in quanto è un’attività produttrice il cui prodotto non esiste fuori
di essa, secondo lo schema di ciò che Spinoza chiama causalità
transitiva, bensì in essa stessa, secondo lo schema di ciò che
Spinoza definisce causalità immanente.
Secondo Spinoza, nel Dio-Natura coincidono libertà e necessità.
Dio, infatti, è libero perché agisce senza alcun condizionamento
esterno, ma è necessitato perché agisce necessariamente in virtù
delle leggi immanenti del suo essere” (pag. 298).
È Chiaro? Se sì saltiamo diapositive, se non leggiamola insieme!
Spinoza deriva da Cartesio ed è molto importante perché elimina
il dualismo cartesiano di res cogitans e res extensa, fondando il
panteismo.
“Spinoza riprende la definizione cartesiana – scrive Giannantoni
- e la svolge in modo rigoroso: Sostanza è ciò che è in sé e che
si concepisce per sé, o in altri termini, ciò che non ha bisogno del
concetto di un’atra cosa da cui debba essere formato.
Consegue da questa definizione che solo Dio, e non - come
voleva Cartesio - anche il pensiero e l’estensione, è veramente
Sostanza. Solo Dio, infatti è causa sui, è ciò la cui essenza
implica l’esistenza e la cui natura non si può concepire se non
come esistente.
Tale sostanza è una e quindi è nello stesso tempo Dio e natura.
La Sostanza
oltre che essere una
è eterna, infinita, libera e necessaria
Possiede innumerevoli attributi, infiniti
ed eterni, ma noi ne conosciamo
soltanto due: il pensiero e l’estensione
Un essere pensante
non è altro che un
modo del pensiero
infinito
Un corpo in
movimento nello
spazio non è altro
che un modo
dell’estensione
infinita
Gli attributi si manifestano
attraverso innumerevoli modi, finiti
e contingenti, che sono
modificazioni degli stessi attributi
Dio è nel mondo come
NATURA NATURANS
cioè come immanente e
attiva potenza generatrice
La natura naturans o
naturante è la Natura
vista come causa,
ossia Dio e i suoi
attributi
Il mondo è in Dio come
NATURA NATURATA
cioè come prodotto che non si distacca,
ma resta intrinseco alla
potenza che l’ha generato
La natura naturata è
la Natura vista come
effetto, ossia
l’insieme dei modi
La Natura: madre e
figlia di se stessa
Con la distinzione fra natura naturante e
natura naturata, Spinoza ribadisce
panteisticamente che la Natura, essendo
l’unica realtà esistente, risulta
simultaneamente madre e figlia di se
stessa!
I due problemi fondamentali dello spinozismo
Gli interrogativi di base che emergono dall'Etica sono essenzialmente due:
1) che cos'è, in definitiva, la Sostanza di Spinoza?
2) che rapporti esistono, precisamente, fra la sostanza e i suoi modi?
Per quanto riguarda la prima questione bisogna dire che la sostanza è la Natura, ma non intesa come forza
“generatrice”, quanto come ordine geometrico dell’universo, ossia il Sistema o l’Ordine immanente delle
cose.
Il Dio-Natura di Spinoza è quindi l'ordine geometrico dell'universo, cioè il Sistema o la Struttura globale
delle leggi e delle relazioni necessarie fra le cose.
Per quanto riguarda il secondo punto, relativo ai rapporti tra sostanza e modi, si deve dire che Spinoza ha
scartato i due modelli tradizionali:
-la dottrina della creazione
-la dottrina dell’emanazione
Egli ha escluso formalmente la prima, in quanto si fonda sull'impossibile riduzione del modo d'agire della
Sostanza al modo d'agire umano.
La creazione supporrebbe intelletto, volontà, arbitrio, scelta, tutte cose che, secondo Spinoza, non hanno
senso riferite al suo Dio-Natura.
Qual è il motivo per cui Spinoza non attribuisce a Dio l'intelletto, la volontà e l'amore? La ragione sta nel
fatto che Dio è la sostanza, mentre intelletto, volontà e amore sono "modi" del pensiero assoluto (che è un
"attributo"); essi appartengono al mondo.
D'altro canto in Spinoza non c'è traccia della seconda dottrina, quella dell'emanazione, che avrebbe fatto
della sua teoria la ripetizione esatta di quella di Bruno, secondo cui la natura infinita, per la sua
sovrabbondanza di potenza, genera infiniti mondi.
La “Sostanza” spinoziana è piuttosto un Teorema o un Ordine cosmico, da cui le cose scaturiscono o
“seguono” in modo necessario, esattamente come dalla definizione del triangolo “segue” che la somma dei
suoi angoli interni è un angolo piatto. Quindi i singoli modi derivano dalla Sostanza esattamente come i
singoli teoremi, corollari derivano dalla geometria e dai suoi principi.
La necessità, matematicamente pensata, diventa quindi, per Spinoza, la fondamentale categoria esplicativa
della realtà.
SPINOZA: CRITICA ALLA VISIONE FINALISTICA DEL MONDO E
AL DIO BIBLICO
Spinoza pose la concezione di Dio come ordine geometrico
dell’universo in antitesi a quella finalistica del mondo che aveva
un Dio che creava liberamente il mondo secondo progetti
implicanti la subordinazione intenzionale delle cose all’uomo
(finalismo antropocentrico). Egli affermò che le cause finali non
esistevano, né in natura né in Dio; infatti ritenne che ammettere
l’esistenza di cause finali fosse un pregiudizio dovuto alla
costituzione dell’intelletto umano . Inoltre, egli sostenne che gli
uomini ritenessero di agire in vista di un fine, ovvero di un loro
vantaggio. E proprio perché ebbero a loro disposizione un certo
numero di mezzi per conseguire i loro fini, furono portati a
considerare le cose naturali come il mezzo per raggiungerli. E dal
momento che erano coscienti che tali mezzi non erano stati
prodotti da loro, pensarono che Dio li avesse preparati per
consentire loro di usarli. Per queste ragioni nacque il pregiudizio
che la divinità producesse e governasse le cose per l’uso degli
uomini, per farli legare a sé e per farsi onorare.
Ma, dall’altro lato, gli uomini vedevano che la natura non offriva
loro solo comodità ma anche disagi e svantaggi di ogni genere
(malattie, terremoti, intemperie, ecc.), portandoli così a credere
che questi malanni derivassero dallo sdegno della divinità per le
loro mancanze nei suoi riguardi.
D’altronde , anche se l’esperienza di ogni giorno dimostrava che
vantaggi e danni erano ugualmente distribuiti fra pii ed empi, gli
uomini preferivano, anziché abbandonare il loro pregiudizio,
ricorrere ad un altro per puntellare il primo; e ammettevano che il
pregiudizio divino superasse di gran lunga l’intelletto dell’uomo.
Da ciò, Spinoza notò infatti che, questo sarebbe bastato a far sì
che la verità si nascondesse in eterno al genere umano, se la
matematica non avesse loro mostrato quell’ altra norma di verità,
ovvero la visione a-finalistica delle cose. Per Spinoza, il limite
maggiore del finalismo era di considerare come causa ciò che in
natura era effetto, esempio: non era il calore trasmesso agli esseri
viventi causa del Sole ma viceversa.
Inoltre il finalismo rendeva imperfetto ciò che era perfetto; così
era perfetto l’effetto che era prodotto immediatamente da Dio e
imperfetto quello che per esser prodotto necessitava di cause
intermedie.
Infatti, se queste cose fossero state fatte da Dio come mezzi per
raggiungere un fine, sarebbero state meno perfette delle altre. In
definitiva, la dottrina delle cause finali non solo toglieva la
perfezione del mondo, ma anche quella di Dio; quindi la
concezione finalistica del mondo non era altro che un prodotto
dell’immaginazione. Infine, la critica che egli fece al finalismo
fu accompagnata da un deciso rifiuto di ogni riduzione di Dio
nei limiti dell’umano e quindi nel rigetto di ogni
antropomorfismo religioso. Egli ritenne che la visione biblica di
Dio, considerato come un super-uomo che aveva mente e
sensibilità simile alla nostra e con sentimenti fosse solo il
prodotto dell’immaginazione superstiziosa degli uomini. Spinoza
infatti, sostituì la propria idea filosofica di un Dio sovrapersonale coincidente con il Tutto cosmico.
Pensiero ed estensione: il parallelismo
Il determinismo che per Spinoza vale per tutti i modi della sostanza, non
vale nel rapporto tra modi di attributi diversi: il corpo non determina la
mente, né la mente il corpo.
Muovendo da Cartesio, Spinoza ritiene che pensiero ed estensione siano due
realtà qualitativamente eterogenee, in quanto lo spirito non può mai essere
materiale e la materia non può mai essere spirituale. Come tali, esse non
possono influenzarsi a vicenda. Tant'è vero che la causa di un'idea è sempre
un'altra idea, come la causa di un corpo è sempre un'altro corpo. Come si
spiega, allora, la connessione, che pure esiste, fra pensiero ed estensione,
mente e corpo?
Spinoza ritiene che pur non influenzandosi a vicenda, ossia pur non
trovandosi mai in un rapporto di causalità, le serie dei corpi e delle idee
convengano necessariamente fra di loro, quasi come in una sorta di
corrispondenza biunivoca in senso matematico, nella quale ad ogni
mutamento corporeo corrisponde un'idea del mutamento stesso e viceversa,
nulla potendo accadere al corpo "che non sia percepito dalla mente".
Ciò accade in quanto il corpo è nient'altro che l'aspetto esteriore della
mente, così come la mente è nient'altro che l'aspetto interiore del corpo.
Questo parallelismo psico-fisico costituisce un nuovo modo filosofico di
rappresentare i rapporti corpo-psiche, che si differenzia sia da quello
cartesiano della ghiandola pineale, sia da quello materialistico di Hobbes.
Il parallelismo psico-fisico di Spinoza trova la sua ultima giustificazione
nel parallelismo metafisico, ovvero nella dottrina secondo cui pensiero ed
estensione non sono due sostanze, ma due attributi distinti di una
medesima sostanza, e quindi due traduzioni diverse e simultanee della
stessa realtà di fondo. Il parallelismo metafisico giustifica anche, in
Spinoza, il parallelismo gnoseologico di soggetto-oggetto, ossia la
convinzione che la struttura del pensiero riflette fedelmente la struttura
dell'essere (realismo). Per cui, nello spinozismo, il rapporto idea-realtà
cessa di essere un problema, poiché se “l'ordine e la connessione delle
idee si identificano con l'ordine e la connessione delle cose”, resta
garantita la validità della nostra conoscenza. Ovviamente non di
qualunque conoscenza, ma soltanto di quella che Spinoza chiama
conoscenza adeguata, cioè della conoscenza che sa riprodurre
esattamente, tramite l'intelletto, l'ordine oggettivo delle cose.
Pensiero = Ordine delle idee
Estensione = Ordine delle cose
La serie delle idee
A B C D
La serie dei corpi
A1 B1 C1 D1
La causa (A) di un’idea (B) è
sempre un’idea, la causa (A’)
di un corpo (B’) è sempre un
corpo (non si dà azione causale
e reciproca)
L’ordine delle idee corre
parallelo a quello dei corpi.
Il corpo è l’espressione
esteriore della mente, la
mente l’espressione interiore
del corpo.
Ciò che garantisce la corrispondenza fra le dimensioni eterogenee del pensiero e
dell’estensione è l’unicità della Sostanza, di cui gli attributi sono espressioni
distinte e simultanee.
L’etica
La metafisica, ars vivendi, risulta finalizzata all’etica di Spinoza con
l’amore della ricerca filosofica.
Egli afferma che la razza umana costituisce una formazione naturale,
sottoposta alle comune leggi dell’universo.
Per Spinoza l’unico atteggiamento filosofico conveniente di fronte
alle passioni è quello di comprenderle.
Spinoza costruisce la sua geometria delle emozioni, proponendosi:
1) di individuare le leggi e le forze basilari che reggono la
condotta pratica degli individui;
2) di studiare la schiavitù e la libertà umana, considerando la
potenza delle passioni sull’uomo e la potenza dell’uomo sulle
passioni.
Effetti primari
Il principio dello spinozismo tende a perseverare nel proprio essere e
quindi costituisce l’essenza attuale della cosa stessa.
Quando è riferito alla mente umana è detto Volontà, invece quando è
riferito sia alla mente che al corpo è detto Appetito. Quando questo è
cosciente di sé si chiama Cupidità.
Dallo sforzo della Cupidità o dall’autoconservazione seguono: la
Letizia che è l’affetto e la Tristezza che è il passaggio di
un’emozione maggiore ad una minore.
Da questi tre affetti primari derivano tutte le passioni. Tra queste
anche il bene e il male.
Il bene è ciò che giova allo sforzo di autoconservazione, il male ciò
che nuoce ad esso.
Gli effetti « secondari»
Quando Letizia e Tristezza sono accompagnate dall’idea di una
causa esterna danno origine a quei due basilari affetti
secondari che sono l’Amore e l’Odio.
Schiavitù e libertà dell’uomo: il vangelo
naturalistico e razionalistico di Spinoza.
L’autoconservazione porta Spinoza a non concepire la rottura del
determinismo naturale e a rappresentarne la comune legge di
comportamento degli essere viventi, identificandosi con la ricerca del
proprio utile da parte di ogni individuo.
Spinoza di chiede se l’uomo, senza pretendere l’evasione dal
determinismo naturale, possa raggiungere una forma di autodominio
e di libertà.
LA RELIGIONE COME OBBEDIENZA
Analizzando criticamente Il trattato teologico politico, Spinoza
sosteneva che la Bibbia concerne la vita pratica e l’esercizio della
virtù, ma per nulla affatto la verità. La fede secondo Spinoza non è né
vera né falsa , ma soltanto un atto pratico di obbedienza. Egli dice: “
La fede consiste nell’avere , nei confronti di Dio, quei sentimenti tolti i
quali viene tolta l’obbedienza a Dio e che sono posti necessariamente
quando è posta tale obbedienza”. Inoltre il Nuovo e Vecchio
Testamento non sono altro che una disciplina dell’obbedienza e non
servono a null’altro. Infatti l’unico precetto che la Scrittura insegna è
l’amore per il prossimo; sicché in base alla Scrittura non si è tenuti a
credere a nulla se non a ciò che è necessario per ottemperare a questo
precetto. Così la riduzione della fede all’obbedienza toglie ogni
pericolo di dissenso religioso poiché riduce la fede religiosa a pochi
fondamenti, che esprimono le condizioni necessarie dell’ obbedienza.
In questo modo, inoltre, si rende impossibile il conflitto tra fede e
ragione, tra teologia e filosofia.
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