Giornalino mensile della Fisac/Cgil San Paolo Banco di Napoli
SPAZIO LIBERO
Numero 14 – Luglio 2005
RUBRICHE:
Editoriale
Mondo filiali
Attualità
C’era una volta
Cinema e
cultura
Flash
Anno II
EDITORIALE
RAGIONANDO SULLO STRESS…
Il tema della salute dei lavoratori è divenuto, nel tempo, naturale terreno
rivendicativo della pratica sindacale.
Nel nostro settore la scelta è divenuta obbligata allorquando le grandi trasformazioni
di ciclo produttivo che hanno riguardato il settore finanziario – scorpori, cessioni,
incorporazioni, ristrutturazioni organizzative e tecnologiche - hanno reso palese lo
stress che ne derivava per la categoria: qualsiasi mutamento di scenario,
soprattutto se così radicale, è fonte d’ansia.
La dinamica, a volte perversa a tratti insopportabile, del salario incentivante legato
ad obiettivi, si colloca organicamente in questo processo: peggiora il clima
aziendale, aumentando la competitività interna, con la conseguente rottura di
vincoli solidaristici, minando in alcuni momenti il rapporto lavoratore/cliente e
creando nei colleghi conflitti etici nella collocazione del prodotto finanziario.
Non a caso il Protocollo a premessa del nuovo Contratto Nazionale di Lavoro è
impegnato nella definizione di una banca eticamente e socialmente responsabile,
traducendo il disagio lavorativo in richieste normative contro il “mal di budget”.
Non possiamo, infatti, in questo mutato scenario produttivo e culturale, non
registrare il diffuso malessere esistente in categoria e non possiamo non
domandarci, in questo contesto, quanto siano condizionanti non soltanto i sistemi
incentivanti, legati magari a campagne di prodotto, ma i metodi per raggiungere
gli obiettivi, ormai vera ossessione per la quale sono sollecitati atteggiamenti
disinvolti nei rapporti con la clientela, competizioni esasperanti e frustranti,
“stressanti”, tra colleghi.
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EDITORIALE
continua:”Ragionando sullo stress…”
Il coinvolgimento del lavoratore negli obiettivi aziendali , che invade sempre più
anche la sfera privata, sposta, dunque, l’attenzione verso la “mente” del
lavoratore più che sul fisico, spostando altresì anche il concetto di sicurezza intesa non più solo come prevenzione del danno fisico o sicurezza della
macchina utilizzata - che diviene tutela integrale della persona in quanto tale.
Appare certo, quindi, che accanto ai vecchi fattori di stress, oggi si affiancano nuovi
fattori quali le continue evoluzioni tecnologiche, gli aspetti relazionali e
motivazionali verso i colleghi e i capi, le eventuali vessazioni.
La serietà del fenomeno, l’ampiezza del dibattito anche in campo medico,
necessitano di attenzione e di cautela, di condivisione tra lavoratori e azienda.
Se, dunque, da un lato il Sindacato non può più assumere posizioni emotive ed
estemporanee, parimenti, anzi a maggior ragione, chi occupa nelle aziende ruoli
di comando non può menar vanto - su argomenti così delicati - affermando che
il segreto nel risultato raggiunto sta “nello stress assunto per nove volte al
giorno a colazione pranzo e cena“ , oppure sostenendo di “vendere e
dimenticare l’etica”.
Non è più consentito a nessuno scherzare sull’argomento, pena lo scadere in una
insopportabile e irresponsabile leggerezza, ancorché mascherata da “spiritosa”
intervista.
MONDO
FILIALI
A VOLTE RITORNANO: GLI AMMINISTRATIVI
Abbiamo letto con attenzione e, consentiteci, quasi con struggimento nostalgico, un
memo ispirato dalla “Direzione Audit” (i vecchi, cari e quasi estinti colleghi ispettivi).
Il memo denuncia, con tipica ed apprezzata precisione, il mancato reperimento di
documentazione presso le filiali, dovuto ad approssimazione nell’archiviazione
causata - leggiamo – dal:
“ritenere l’attività di archiviazione d’importanza minimale, affidata spesso a
colleghi non forniti di adeguate esperienze”;
“diffuso disinteresse ad acquisire e/o produrre documenti relativi ad anni
e/o gestioni pregresse”.
Come non essere d’accordo!
Come non rimpiangere i colleghi che sull’amministrativo, non solo sull’archiviazione,
hanno formato la loro professionalità, che sapevano come gestire le procedure di
ferie, di assenze, che assicuravano la presenza di moduli – dalle distinte di
versamento a quelli per stampare un estratto conto – che rispondevano
tranquillamente nello spazio di pochi giorni alle disposizioni di ricerca dell’autorità
giudiziaria, che curavano mirabilmente l’ammortamento di un titolo, che erano
punto di riferimento per cambi repentini di procedura comunicati con “circolari
fantasma”, le cui copie arrivavano dopo giorni?
Come non ricordare che a fianco del responsabile amministrativo viveva, quasi in
simbiosi, un’altra figura leggendaria - l’addetto alla “spunta” - corvée destinata
all’ultimo dei neo assunti?
Come non rimpiangere, dunque, coloro che assicuravano l’unità operativa della filiale,
vero connettivo della compagnie lavorativa?
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MONDO FILIALI
continua: “A VOLTE RITORNANO: GLI AMMINISTRATIVI”
Questo “piccolo mondo antico” sembrava morto, perché a “basso valore aggiunto”, il
passo ceduto ai “commerciali”, sacerdoti unici, anzi profeti, della nuova banca: lo
stesso responsabile amministrativo diveniva responsabile del family market,
accentuando una vocazione alla vendita, l’unica a dovere esser perseguita, con
l’imperativo a occuparsi solo nei ritagli delle scartoffie.
Ma, ecco il miracolo: di fronte a danni patrimoniali che l’azienda sta patendo per
l’impossibilità di trovare buste di cassa solo di qualche anno fa, rispunta
l’importanza della corretta gestione delle “cartacce”.
Nel riconoscere alla Direzione Audit il merito di far rivivere la questione, ci
permettiamo però di dissentire su due punti:
ascrivere all’incuria e alla negligenza dei colleghi lo stato degli archivi, significa
non aver capito il cambio culturale della banca, perché incuria e negligenza non
sono la causa del disordine, ma l’effetto di una filosofia che vede come fumo negli
occhi tutto ciò che non è business e che non vuole destinare persone a “perdere
tempo” ;
addebitare al conto economico della filiale danni relativi a gestioni pregresse va
contro il principio di responsabilità, introducendo surrettiziamente un concetto di
“rappresaglia” verso chi non ha colpa, non potendosi addebitare nessuno per una
conseguenza diretta di una politica aziendale.
Speriamo di sbagliarci, ma crediamo che le cose rimarranno così come sono.
REGOLA SANITARIA SALERNITANA
DELLE PRUGNE
Son le prugne rinfrescanti
profittevoli e purganti
DELLA CENA
DELLA QUALITA’ DEL BUON VINO
Son le cene sontuose
allo stomaco dannose
perché il sonno ti sia lieve
la tua cena esser vuol breve
Fan palese il vin sapore
limpidezza, odor, colore
se il buon vino conoscer brami
cinque cose ei ti richiami:
sia formoso, sia fragrante,
forte sia, fresco e frizzante
Con la fine dell’Impero Romano il patrimonio culturale creatosi attraverso la convivenza dei mondi greco e
romano viene pian piano meno e con le invasioni barbariche trova rifugio nei monasteri.
San Benedetto, nella sua famosa Regola, non si limita a “Ora et Labora”, ma affida una terza missione ai suoi
discepoli: l’assistenza agli infermi e ordina che ogni monastero abbia un medico.
Questo comporta da parte dei monaci colti la ricerca di tutti i trattati di medicina e i monaci medici
provvedono ad istruire i propri confratelli: le infermerie dei monasteri divengono così veri e propri studi
medici.
Già nell’Alto Medio Evo, SALERNO, principato longobardo, è al centro di una estesa regione benedettina.
La posizione geografica di Salerno, ideale luogo di passaggio tra mondo italico, greco-bizantino e arabo
favorisce un intensissimo scambio culturale.
Tali condizioni faranno di Salerno il centro della medicina “mondiale” con la istituzione della “SCUOLA
MEDICA SALERNITANA” , aperta a tutti: le cronache parlano della “medichessa” Trotula, ostetrica
specialista delle malattie femminili.
I versi citati sopra sono tratti proprio dal REGIMEN SANITATIS SALERNI (Regola Sanitaria Salernitana) dove
si raccolgono “pillole” di saggezza ancora oggi utili.
DEL MOSTO
Orinar fa il mosto, mentre
presto scioglie e gonfia il ventre
BOMBE ? NO, GRAZIE!
SENZA SE, SENZA MA
Se non abbiamo dubbi sul fatto che
quella anglo/americana in Iraq è stata una guerra di aggressione
quella delle armi di sterminio di massa in mano a Saddam era una gigantesca balla
una terra, due stati è l’unica soluzione possibile per il conflitto arabo-israeliano
la separazione tra religione e politica è un nodo che il mondo arabo deve sciogliere al proprio interno e fino in fondo
le disuguaglianze prodotte dal “sistema di vita occidentale” sono la principale fonte di ingiustizia nel mondo
la guerra va rifiutata senza se e senza ma
non abbiamo ugualmente dubbi sul fatto che sono degli assassini coloro i quali
scientemente fanno saltare in aria le scuole e le moschee di Baghdad
mettono bombe in autobus e metropolitana (Madrid, Londra e poi ?) piene di lavoratori, di moderni proletari di tutte
le razze, religioni e convincimenti politici
fanno saltare in aria, ad Ankara come a Casablanca, interi caseggiati in quartieri popolari, abitati dagli ultimi della
terra, pur di colpire gli “occidentali”
distruggono un albergo pieno di turisti che a casa loro sono cassieri, magazzinieri, impiegati e che vanno lì perché la
vacanza e più economica che in patria
in nome dell’Islam, profanando l’Islam sacra religione del Dio unico, uccidono in maggior parte musulmani, ma tutti
ugualmente, semplicemente esseri umani.
Anche per il terrorismo, come per la guerra, la dinamica è sempre la stessa:
chi possiede soldi, tanti soldi - come il multimiliardario Osama Bin Laden, cresciuto, allevato, coccolato e fino a ieri
finanziato dagli americani - manda a “combattere” qualche diseredato.
Armiamoci e partite e a morire saranno sempre gli ultimi.
Il Papa e Harry Potter
Ha preso spazio, sui giornali nelle scorse settimane, un intervento che l’attuale Papa ha fatto, quando era
ancora cardinale, “contro” Harry Potter.
Il clima estivo aiuta a dar parvenza di dibattito a quella che è non più che una curiosità, che serviva, in
maniera un po’ furbesca, ad accompagnare il lancio dell’ultimo libro del maghetto ormai adolescente.
Pur tuttavia ci addentriamo anche noi nella “quistione”(con la i).
Molti genitori, infatti, con la scusa di verificare le letture dei figli, hanno dato più che un’occhiata alle vicende
dell’occhialuto Potter, divenendo in famiglia i veri fruitori dei racconti della Rowling.
In perfetta coerenza con le sue caratteristiche intellettuali, e da fine intellettuale quale realmente è,
Benedetto XVI nelle sue critiche richiama alla razionalità: il ricorso alla “magia” - al di là della
superstizione che essa evoca e della valenza oggettivamente “anticristiana” che ogni pratica magica ha non aiuta a crescere, allontana da un percorso verso l’assunzione di responsabilità perché alla prima
difficoltà Harry ricorre alla bacchetta magica.
Riteniamo questa critica solo in parte condivisibile in quanto il percorso di Harry Potter, come della sua
scuola di Hogwarts, è tutto rivolto all’assunzione di responsabilità: la responsabilità dell’utilizzo verso
fini giusti delle proprie capacità, capacità che bisogna riconoscere, imparare a conoscere, coltivare e
praticare; egli usa la magia, come qualcun altro userebbe le proprie capacità artistiche, manageriali,
tecniche ecc.
Anzi, se una critica va fatta alla saga è quella di essere smaccatamente pervasa di etica protestante,
weberiana, liberale, dove c’è quasi ossessivamente il culto della responsabilità individuale che il
“predestinato” Harry Potter porta sulle spalle.
E’ quindi probabile che la vera preoccupazione dell’allora cardinale Ratzinger fosse quella su cui si consuma
da cinque secoli la divisione tra cattolici e protestanti: se il giudizio finale di Dio si eserciterà sulle buone
azioni svolte in vita (cattolici), oppure, sulla fede in Dio e che si manifesta nel successo quotidiano in
vita, sintomo di grazia (protestanti).
Al di là di discorsi troppo seriosi, probabilmente se i nostri figli, in un mondo dove il senso di responsabilità
non gode di buona salute, leggessero qualcosa che tentasse, attraverso una favola, di spiegarlo, forse
sarebbe cosa buona e giusta.
FLASH
Ai confini della realtà
“Ma chi se ne frega. L’Inghilterra arriva a sparare sui presunti terroristi senza che nessuno chieda
le dimissioni di Blair. Beati loro che non hanno Pecoraro Scanio. …”. (Editoriale de “La Padania”, 23
luglio 2005).
Il Ministero della Sanità ha varato il decalogo contro la “ciccia”: ma Storace si è visto allo
specchio?
PREOCCUPAZIONI ECONOMICHE
La Redazione
Giorgio Campo
Alfredo Conte
Antonio Coppola
Mario De Marinis
Antonio Forzin
Amedeo Frezza
Rosalia Lopez
Raffaele Meo
Italo Nobile
Maria Teresa Rimedio
Anna Maria Russo
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