Origini Comuni Fin dall'inizio, la Chiesa riconosceva la posizione principale di tre vescovi, conosciuti come patriarchi: il vescovo di Roma, il vescovo di Alessandria ed il vescovo di Antiochia; ad essi si aggiunsero il vescovo di Costantinopoli ed il vescovo di Gerusalemme. Dopo il Concilio di Calcedonia, del 451, si dovranno dunque contare cinque patriarcati. I patriarchi avevano autorità e precedenza sugli altri vescovi della Chiesa. Fra di essi, il vescovo di Roma (il papa) deteneva uno status più elevato, non in virtù della sua posizione come successore di san Pietro (non accettata dagli altri patriarchi), ma perché la sede papale aveva una particolare importanza che consisteva nel fatto che Roma era capitale dell'Impero romano. Anche dopo che Costantino il Grande spostò la capitale a Costantinopoli nel 330, il papa mantenne la sua posizione di primus inter pares (primo fra pari), sebbene questa non fosse accompagnata da alcuna facoltà di veto né da altri poteri monarchici sugli altri patriarchi. La disunione nell'ambito dell'Impero romano contribuì alla disunione nell'ambito della Chiesa. Teodosio il Grande, che morì nel 395, fu l'ultimo imperatore a regnare su un impero unito; dopo la sua morte, l'impero fu diviso in due metà, occidentale ed orientale, ognuna con il suo distinto imperatore. Altri fattori fecero sì che l'Oriente e l'Occidente andassero ulteriormente discostandosi. La lingua dominante dell'Occidente era il latino, mentre in Oriente era più diffuso il greco. Con il venir meno dell'unità linguistica, anche l'unità culturale iniziò a dare segni di cedimento: la cultura occidentale si trasformò sensibilmente per influenza dei popoli germanici, mentre l'Oriente continuava ad essere legato alla tradizione della cristianità ellenistica, costituendo pertanto la cosiddetta "Chiesa di tradizione e rito greco". In ogni caso, le due metà della Chiesa si andavano progressivamente distanziando: usavano riti differenti ed avevano approcci diversi alle dottrine religiose. Quando Michele Cerulario divenne patriarca di Costantinopoli nell'anno 1043, diede inizio ad una campagna contro le Chiese latine, accusate di aver deviato dalla “retta fede”. Tale azione pose le basi per lo scisma del 1054. Principali Rami della Cristianità Introduzione all’Ortodossia La Chiesa ortodossa (dal greco: oρθοδοξία, orthodoxia, cioè "di corretta opinione") è la Chiesa cristiana che riconosce il primato d'onore al Patriarca ecumenico di Costantinopoli. La chiesa ortodossa si articola in una serie di Chiese acefale, di norma erette al rango di patriacati. Il nome deriva dal fatto che la Chiesa ortodossa ritenga sussistere in sé la Chiesa universale fondata da Gesù Cristo, a cui appartengono tutti i battezzati. Rispetto alla Chiesa cattolica quella ortodossa non riconosce in particolare le dottrine del primato papale, del celibato ecclesiastico, del purgatorio e della processione dello Spirito Santo dal Figlio. Le Chiese ortodosse più importanti sono quella greca, quella russa, quella serba, quella bulgara e quella rumena. Nel suo complesso l'Ortodossia è per dimensioni la terza maggiore confessione cristiana, vantando 250 milioni di fedeli, sia in Oriente che in Occidente. Storia Dottrina Liturgia Il Grande Scisma 1054 I motivi che scatenarono il Grande Scisma includevano: • l'inserimento del Filioque nel Credo Niceno nell'ambito della Chiesa romana (Concilio di Toledo), atto definito non canonico dalla Chiesa orientale, anche perché in violazione allo specifico comando del Concilio di Efeso (secondo gli ortodossi il Credo può essere cambiato solo per consenso conciliare). La controversia circa il Filioque sembra essersi originata nella Spagna Visigota del VI secolo, laddove l’eresia ariana era particolarmente diffusa: gli ariani affermavano che la prima e la seconda persona della Trinità non sono coeterne ed uguali. Per rafforzare la teologia tradizionale, il clero spagnolo introdusse il Filioque nel Credo Niceno; all'Oriente teologicamente più formale, tale inserzione parve alterare non solo il credo universale, ma anche la dottrina ufficiale della Trinità. • dispute sopra il primato del papa, ossia se il patriarca di Roma dovesse essere considerato un'autorità superiore a quella degli altri patriarchi. Tutti i cinque patriarchi della Chiesa indivisa concordavano sul fatto che il patriarca di Roma dovesse ricevere onori più elevati degli altri, ma non erano in accordo se questi avesse autorità sugli altri quattro e, se gli fosse spettata, quanto ampia potesse essere tale autorità. La prassi precedente, del resto, aveva riconosciuto al Papa solo un primato d'onore e non di giurisdizione: inoltre tale primato d'onore non era accettato sulla base della successiva dottrina cattolica romana che vede il Papa di Roma come successore di San Pietro, ma semplicemente perché era il vescovo della capitale dell'Impero Romano. • dispute circa quale Chiesa avesse giurisdizione nei Balcani. • la designazione del patriarca di Costantinopoli come patriarca ecumenico (attributo inteso da Roma come "patriarca universale", e quindi rifiutato). • il concetto di cesaropapismo, un modo per mantenere unite in qualche modo le autorità politiche e religiose, che si erano separate molto tempo prima, quando la capitale dell'Impero venne spostata da Roma a Costantinopoli. Vi sono ora controversie su quanto tale cosiddetto "cesaropapismo" esistesse effettivamente o quanto invece fosse frutto dell'invenzione degli storici occidentali, alcuni secoli dopo. • la relativa perdita di influenza dei Patriarchi di Antiochia, di Gerusalemme e di Alessandria conseguente alla crescita dell'Islam, fatto che portò le politiche interne alla Chiesa ad essere viste sempre più come un rapporto "Roma contro Costantinopoli". • certe norme liturgiche occidentali che l'Oriente cristiano interpretava come innovazione: un esempio ne sia l'uso del pane azzimo per l'Eucaristia. Alcune prassi orientali, come l'intinzione del pane consacrato nel vino consacrato per la Comunione, erano state condannate molte volte da Roma, ma mai in occasione dello scisma. Nel 1054 papa Leone IX inviò a Costantinopoli il cardinale Umberto di Silvacandida per tentare di risolvere questa situazione critica, ma la visita terminò nel peggior modo: il 16 luglio 1054, il cardinale Umberto depositò sull'altare di Santa Sofia una bolla di scomunica contro il patriarca Michele Cerulario e i suoi sostenitori, atto che però venne inteso come scomunica di tutta la Chiesa bizantina; a questo atto Cerulario rispose in modo analogo scomunicando Umberto di Silvacandida e gli altri legati papali. Le Chiese, inoltre, attraverso i loro rappresentanti ufficiali, si anatemizzarono l'una l'altra: si separarono così la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa, ognuna delle quali rivendicava per sé il titolo di "Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica". DICHIARAZIONE COMUNE DI PAPA PAOLO VI E DEL PATRIARCA ATHENAGORAS Concilio di Firenze Ortodossia Concilio di Basilea – Ferrara – Firenze (1341 – 1345) Su pressione di Cosimo il Vecchio nel 1439 il concilio venne trasferito a Firenze dopo varie peripezie tra Basilea e Ferrara. Il capostipite dei Medici presiedette alla riunificazione (effimera) fra la chiesa latina, rappresentata da Papa Eugenio IV, e quella bizantina, rappresentata dall'Imperatore Giovanni VIII Paleologo e dal patriarca Giuseppe. La riunificazione sarebbe dovuta avvenire sul piano dogmatico e disciplinare, ma si sarebbero dovute mantenere le differenze sul piano liturgico secondo quella differenza che sarà costante in tutti i tentativi di chiese Uniate. In realtà, questo accordo rimase in buona parte solo sulla carta. Fu più che altro il tentativo disperato dell'imperatore bizantino di ottenere aiuto dall'Occidente in vista dell'assedio sempre più stretto dei turchi alla sua capitale, Costantinopoli (l'impero romano d'Oriente cadrà infatti poco dopo il 29 maggio 1453). I risultati del concilio non vennero ratificati, anzi, al ritorno a Costantinopoli della delegazione bizantina, due terzi dei vescovi e dignitari firmatari (21 su 31) ritrattarono l'appoggio e negarono l'accordo, anche per via delle rimostranze delle comunità bizantine che piuttosto che rinunciare alle proprie tradizioni liturgiche e teologiche sottomettendosi alla "tiara" papale preferivano "il turbante", per certi versi più tollerante, degli ottomani. Questo partito antilatino era guidato da uno dei fratelli dell'imperatore, Demetrio e dal Mega dux Luca Notara. Ortodossia DICHIARAZIONE COMUNE DI PAPA PAOLO VI E DEL PATRIARCA ATHENAGORAS Dichiarazione comune di papa Paolo VI e del patriarca Athénagoras esprimente la reciproca decisione di togliere dalla memoria e dal mezzo della Chiesa le sentenze di scomunica dell'anno 1054. Questa dichiarazione comune fu letta nella sessione solenne del concilio Vaticano II da Mons. Jean Willebrands. Contemporaneamente, essa era letta dal segretario del santo sinodo, nella cattedrale del Fanar. o Il papa Paolo VI e il patriarca Athénagoras I […]sono convinti di rispondere alla chiamata della grazia divina che oggi porta la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa, come pure tutti i Cristiani a superare le loro divergenze per essere di nuovo “uno” come il Signore Gesù ha chiesto per essi al padre suo. o Sta a cuore riconoscere gli eccessi di cui si sono macchiati e che hanno ulteriormente prodotto conseguenze più gravi […]. Non intendevano rompere la comunione ecclesiale tra le sedi di Roma e di Costantinopoli. Il papa Paolo VI e il patriarca Athénagoras I nel suo sinodo, ricordando il precetto del Signore: “Quando presenti la tua offerta all'altare, se là ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia la tua offerta davanti all'altare e va prima a riconciliarti con il tuo fratello” (Mt 5, 23-24), dichiarano di comune accordo: a) dolersi delle parole offensive, dei rimproveri senza fondamento, e dei gesti reprimevoli che, da una parte e dall'altra, hanno segnato o accompagnato i tristi eventi di quell’ epoca; b) dolersi ugualmente e togliere dalla memoria e dal mezzo della Chiesa le sentenze di scomunica che ne sono conseguiti, e il cui ricordo costituisce fino ai nostri giorni di ostacolo al riavvicinamento nella carità, e votarle all'oblio; c) deplorare, infine, gli incresciosi precedenti degli ulteriori avvenimenti che hanno infine condotto alla rottura effettiva della comunione ecclesiale. o Il papa Paolo VI e il patriarca Athénagoras I sono consapevoli che questo atto di giustizia e di perdono reciproco non possa bastare a metter fine alle divergenze, antiche o più recenti, che sussistono tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa e che, per mezzo dell'azione dello Spirito Santo, saranno superate. o Il Grande Scisma Professioni Di Fede Credo in un solo Dio Padre, onnipotente Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. E in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli; Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato; consustanziale al Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu pure crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, e patì e fu sepolto e il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture. È salito al cielo e siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. E nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti. In una, santa, cattolica e apostolica Chiesa. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la resurrezione dei morti e la vita dell'era ventura. Amìn. Credo in un solo Dio, Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore Gesù Cristo unigenito figlio di Dio nato dal Padre prima di tutti i secoli. Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, dalla stessa sostanza del Padre. Per mezzo di Lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto e il terzo giorno è resuscitato secondo le Scritture ed è salito al Cielo e siede alle destra del Padre e di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti ed il suo Regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati e aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen Differenze Dottrinali Assunzione di Maria e Immacolata Concezione Il 1 Novembre 1950, con la Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus, Papa Pio XII proclamava il dogma dell'Assunzione corporea al cielo della Madre di Dio. La Chiesa ortodossa festeggia fin dal IV secolo la festa della Dormizione della Madre di Dio. La festa della Dormizione mette in esplicito collegamento l'assunzione corporale con la morte della Madre di Dio. L'8 Dicembre 1854, con la bolla Ineffabilis Deus, Papa Pio IX proclamò di propria autorità come dogma di fede cattolica una dottrina mariologica controversa:la Santità di Maria fin dalla concezione. La coscienza ortodossa, in generale, pur ammettendo che il desiderio alla base di questa dottrina è quello di rendere maggiore gloria alla Vergine Maria e alla sua purezza, sostiene che questa dottrina la sminuisca, piuttosto che esaltarla. L'Immacolata concezione scaverebbe infatti un abisso tra Maria e il resto del genere umano, e getterebbe un velo sulla ricca tradizione patristica che narra della lotta della Madre di Dio contro le passioni e le tentazioni. L'Ortodossia lascia comunque la dottrina dell'Immacolata concezione nella sfera delle opinioni teologiche, e nessun ortodosso viene considerato eretico se vi crede. Il nuovo dogma del 1854 segnò un altro allontanamento del Cattolicesimo romano dalla tradizione ortodossa. Canoni I Santi Canoni, composti come guide o regole della Chiesa dagli apostoli, dai Santi Padri, e da Concili ecumenici e locali, sono applicati nella Chiesa ortodossa dall'autorità del vescovo, che ha l'opzione di interpretarli secondo una posizione severa oppure misericordiosa a seconda dei casi. L'Ortodossia non vede i canoni come leggi che regolano le relazioni umane o che salvaguardano diritti umani, ma piuttosto come mezzi per forgiare la "nuova creatura" attraverso l'obbedienza. Nella Chiesa ortodossa non possono essere ignorati o scartati, anche se alcuni possono essere aggiunti di tanto in tanto. "Cattolica": il senso del termine La differenza di nome ("Chiesa cattolica" e "Chiesa ortodossa") non deve far pensare a marchi depositati. Gli stessi ortodossi, spesso, si definiscono "Chiesa Cattolica Ortodossa" o "Chiesa Cattolica Ortodossa dell'Est". Nel definirsi "cattolici", gli ortodossi usano il termine nella radicale convinzione di essere la Chiesa "una, santa, cattolica e apostolica", in cui professano la fede quando recitano il Credo. “Cattolica", com'è noto, viene di solito tradotto in italiano con la parola universale, ma esistono sfumature di significato che rendono il termine più profondo e ricco di quanto sembri a prima vista. Chiesa docente e discente Chiesa "docente" (coloro che sono preposti al compito dell'insegnamento e della trasmissione del deposito della fede, storicamente il Papa e i vescovi, o prelati equiparati ai vescovi, in comunione con il Papa) e Chiesa "discente" (coloro che apprendono la dottrina, ovvero tutti gli altri cristiani, inclusi i preti, che pure hanno il mandato della predicazione):l'Ortodossia ha sempre rifiutato la distinzione tra Chiesa docente e discente. Essenza ed Energie I Padri della Chiesa, di fronte al problema della conoscibilità di Dio, furono molto attenti a distinguere tra un'essenza inconoscibile di Dio (che salvaguarda la sua differenza ontologica con l'uomo e il resto del creato) e le sue energie divine (increate, e fonte della comunicazione di Dio all'uomo). La distinzione tra essenza ed energie è uno degli insegnamenti più profondi dei Santi Padri sulla deificazione dell'uomo, e offre una spiegazione sulla natura della visione di Dio e delle esperienze spirituali. Infallibilità papale Uno dei punti di fondamentale divergenza dottrinale tra cattolici romani e ortodossi è costituito dal dogma dell'infallibilità papale, sviluppato dalla teologia latina come conseguenza del dibattito sul primato della sede romana. La nozione di infallibilità non è estranea al mondo ortodosso, però vi resta limitata alle Sacre Scritture e al contenuto dogmatico dei Concili Ecumenici, in quanto espressione della voce della Chiesa: anche questi ultimi, perché la loro infallibilità venga riconosciuta, hanno bisogno di una ratifica reale da parte dei fedeli. Primato di giurisdizione universale Oltre all'infallibilità papale il concilio Vaticano I promulgò una definizione dogmatica riguardo al primato papale, meno nota di quella dell'infallibilità. L'Ortodossia vede in questa forma di primato la costituzione di un vero e proprio Ordine sacro al di sopra dell'episcopato, un Ordine non istituito da Cristo, e senza precedenti nella storia cristiana; non cessa quindi di richiamare la sede romana al sobrio modello dello stesso Papa Gregorio Magno, che giunse a rimproverare il Patriarca di Costantinopoli perché aveva accettato dall'imperatore il titolo di "Patriarca ecumenico“. Padri della Chiesa La dottrina cattolico-romana fissa un limite temporale all'età dei Padri della Chiesa: perché si possa parlare di Padri, si richiede per loro, oltre ai requisiti della santità, dell'ortodossia dottrinale e dell'approvazione ecclesiastica, anche quello dell'antichità. Però secondo gli ortodossi sostenere che l'età dei Padri è chiusa equivale ad affermare che lo Spirito Santo ha abbandonato la Chiesa, non avendo più il potere di produrre persone in grado di "formarla". Purgatorio In sintonia con i Padri della Chiesa, la teologia ortodossa parla di uno stato intermedio dopo la morte, di beatitudine per i giusti e di tormento per i peccatori: uno stato ancora privo (prima del Giudizio Finale) di un carattere definitivo. Per coloro che sono morti con piccoli peccati inconfessati, o che non hanno portato frutti di pentimento per i peccati confessati in vita, si parla della purificazione di questi peccati o nella prova della morte, o attraverso l'intercessione della Chiesa (con la preghiera e le buone opere dei fedeli). Questa intercessione è in grado anche di dare una certa misura di sollievo ai tormenti dei peccatori destinati al castigo eterno. Sviluppo dogmatico La Chiesa ortodossa pensa che nella rivelazione non esista progresso: i Santi Apostoli avrebbero ricevuto tutta la rivelazione, e tutta la comprensione della rivelazione, nella discesa dello Spirito Santo a Pentecoste. Pertanto, i dogmi emanati per combattere gli eretici non rappresentano per l'Ortodossia uno sviluppo nella rivelazione, né nella comprensione della rivelazione, ma solo l'espressione di una mediazione culturale funzionale alla lotta all'eresia (ripetizioni di ciò che è sempre stato creduto, e che è stato messo in questione, sfidato o deformato dalla mentalità di questo mondo). La Chiesa cattolica romana, invece, pensa che la rivelazione possa venire compresa in una crescita temporale, e che pertanto possano darsi dogmi che non solo esprimono una correzione di idee eretiche, ma che rappresentano una maggiore comprensione del deposito rivelato (ne sono un esempio i dogmi dell'Immacolata concezione e dell'Infallibilità papale). Ortodossia Liturgia Adorazione eucaristica Nel culto ortodosso, non vi sono funzioni di adorazione pubblica del Santissimo Sacramento, né esiste l'equivalente della esposizione e della benedizione eucaristica cattolica romana. Nel corso della Divina Liturgia, dopo la comunione dei fedeli, è ora invalso l'uso (mai codificato in alcuna rubrica scritta) che il prete benedica il popolo con il Santissimo Sacramento, ma questo gesto non viene mai compiuto al di fuori del momento della comunione. Bacio rituale L'espressione corporea del bacio, oggi limitata nel rito latino a rari gesti dei celebranti, è un'esternazione di pietà tipica del culto ortodosso, che indica venerazione, rispetto e senso di comunione. Entrando in chiesa, i fedeli baciano le icone, e durante le funzioni è pratica comune baciare la mano dei celebranti (a significare la mano di Cristo da cui si riceve ogni grazia sacramentale), o altri oggetti, quali i paramenti, la croce e il libro dei Vangeli (ragioni esclusivamente pratiche sconsigliano di baciare il turibolo acceso...); il saluto di pace tra i celebranti avviene tipicamente nella forma del bacio, così come la venerazione delle reliquie. Comunione chiusa Anche se un cristiano non ortodosso interamente tagliato fuori dai ministri della propria Chiesa può, in casi particolari (persecuzioni, pericolo di morte, isolamento geografico...) essere ammesso con permesso speciale a ricevere la Santa Comunione nella Chiesa ortodossa, non si applica in alcun modo il contrario: agli ortodossi è proibito essere ammessi alla comunione eucaristica per mano di sacerdoti non ortodossi. L'atteggiamento della Chiesa cattolica romana è visto dagli ortodossi come un cedimento a un relativismo ecclesiologico non diverso da quello della maggior parte delle Chiese protestanti. Durata della Liturgia Una delle caratteristiche che qualificano la Liturgia bizantina (e, in generale, tutto l'insieme dei riti sacri ortodossi) rispetto alla Messa romana è la sua maggiore lunghezza. In particolare, coloro che non vi sono abituati restano colpiti dalla frequente reiterazione delle preghiere pubbliche in forma di litania. Anche se la maggiore lunghezza non è esagerata (a livello parrocchiale, una Liturgia domenicale non dura di solito oltre un'ora e mezza), essa contribuisce a dare un carattere di "atemporalità" alle funzioni, più consona allo spirito della celebrazione festiva. "In Persona Christi" Mentre l'Ortodossia insegna che la grazia dei sacramenti si infonde negli elementi materiali (pane, vino, acqua, olio) attraverso l'epiclesi o invocazione dello Spirito Santo, il Cattolicesimo romano ha un'enfasi molto più accentuata sul celebrante, che agisce "nella persona di Cristo" donando grazia ai sacramenti nel suo nome. Questo spiega anche perché le formule dell'amministrazione dei sacramenti si sono modificate, nella prassi cattolica romana, da deprecative ("il Servo di Dio N. è battezzato...") in indicative ("N., io ti battezzo..."). Libri Liturgici Rispetto alla Cattolica Romana, la Chiesa ortodossa mantiene una maggiore quantità di testi necessari per le ufficiature, e comprendenti una piccola biblioteca di una ventina di volumi. Tali libri, a prima vista di difficile padronanza, costituiscono uno dei tesori più preziosi della Chiesa ortodossa, e una loro revisione in senso riduttivo sarebbe vista come un atto di autolesionismo. Transustanziazione Pur avendo sempre insistito sulla realtà della trasformazione eucaristica del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo, l'Ortodossia non ha mai voluto spiegare la maniera del cambiamento. Nella preghiera eucaristica, viene usato il verbo greco metabàllo (un termine che si traduce, in modo neutrale, con 'cambiare' o 'trasformare'), a differenza della Chiesa Cattolica Romana. Segno della Croce L'ortodosso si segna unendo pollice, indice e medio e ripiegando l'anulare e l'indice sul palmo, e toccando la fronte, il ventre (all'altezza dell'ombelico, o della cintola), e le spalle, prima la destra e poi la sinistra. Nell'antico rito russo, il pollice viene unito alle dita ripiegate anziché alle dita estese. Il modo ortodosso di segnarsi è carico di un ricco simbolismo. Questo viene spiegato talora in modi differenti, ma genericamente si attribuisce all'unione delle tre dita il senso di una professione di fede trinitaria (tre persone in un unico Dio), e alle altre due dita un significato cristologico (due nature nella persona di Cristo). L'estensione del segno della croce al ventre è immagine di centralità e ricorda la nascita verginale di Gesù Cristo. Il segnarsi dalla spalla destra alla sinistra richiama la seconda venuta di Cristo dalla destra del Padre, o il predominio della luce (tradizionalmente associata al lato destro) sulle tenebre. Venerazione delle icone Mentre non è inconsueto vedere cattolici romani pregare per lungo tempo di fronte a immagini sacre, si può facilmente notare come i fedeli ortodossi assumano un atteggiamento di maggiore dialogo e interazione con le icone: nella tradizione ortodossa è d'uso, entrando in una chiesa o in una casa, segnarsi di fronte alle icone, baciandole e accendendo di fronte a loro candele e lampade. Sacramenti Nella concezione cattolica romana, si presume che i Misteri vengano compiuti dal clero, lecitamente o illecitamente, ma in un modo "valido"; gli ortodossi affermano invece che i Misteri vengono serviti dal clero, e di conseguenza la questione della validità perde di senso al di fuori del contesto del servizio ministeriale nella pienezza della Chiesa apostolica. Il Battesimo è il sacramento che apre la porta a tutti gli altri. A differenza della Chiesa Cattolica Romana che amministra il battesimo per infusione gli Ortodossi praticano questo rito con tre immersioni integrali del candidato nel Fonte battesimale, e con la formula in terza persona "Il Servo di Dio N. viene battezzato nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo". La Cresima è l'unzione che segue immediatamente il Battesimo per donare al neofita lo Spirito Santo. Il rito è esteso su tutto il corpo con una serie di più unzioni col Crisma benedetto dal vescovo. L'Eucaristia, o Divina Liturgia, è il sacramento che perfeziona il legame di comunione con Cristo, mediante la partecipazione al suo Corpo e al suo Sangue in cui si trasformano il pane e il vino consacrati dal sacerdote. Questo processo, chiamato trasmutazione, è l'equivalente della transustanziazione cattolica ma non è definita dogmaticamente. La Penitenza o "Confessione" è molto simile all'equivalente occidentale, anche se ognuno deve confessarsi col proprio "padre spirituale" e in assenza del classico confessionale a grata, introdotto solo in Occidente. Inoltre la Confessione è priva del contesto legalistico peccato-pena tipicamente occidentale, vedendo nella Confessione piuttosto una terapia per l'anima. Infatti, a differenza della Chiesa Cattolica Romana il confessore non "assolve" il penitente dai peccati bensì recita una preghiera invocando il perdono divino. L'Unzione degli infermi è data liberamente anche a coloro che soffrono solo spiritualmente. Non è mai stata riservata solo all'ultima ora (come era nell'Estrema Unzione occidentale), ma al contrario è data anche a tutti i fedeli in occasioni in cui si richieda soccorso spirituale. L'Ordine è il sacramento che permette la nomina dei ministri della Chiesa, nei tre gradi di vescovo, presbitero e diacono. Solo il vescovo è eletto fra celibi (nella fattispecie monaci), mentre sacerdoti e diaconi possono esser scelti fra clero celibe e sposato indifferentemente, purché non siano persone in seconde nozze e non si sposino dopo l'ordinazione. I ministri sono eletti solo fra i maschi. Il Matrimonio è il sacramento che unisce un uomo e una donna in un vincolo indissolubile d'amore. Per questo è assolutamente monogamico ed eterosessuale. Neppure la morte di uno dei due coniugi scioglie il vincolo del matrimonio. Solo il vescovo può decidere di ammettere i suoi diocesani a seconde o terze nozze che peraltro vengono celebrate con austerità. Ove sia assolutamente venuto meno l'amore coniugale può ammettersi il divorzio. Ortodossia Cristianità Introduzione alle Chiese d’Oriente Le Chiese d’Oriente antiche sono le chiese che si separarono dalla chiesa nel corso del primo millennio, non accettando le delibere teologiche di alcuni concili ecumenici (il concilio di Efeso del 431 e il concilio di Calcedonia del 451). Comprendono la Chiesa nestoriana (che, rifacendosi agli insegnamenti di Nestorio, nega l’unità in Cristo della natura divina e umana) e le Chiese monofisite (per le quali in Cristo è presente una sola natura, quella divina). Chiese monofisite sono la Chiesa apostolica armena, la Chiesa copta, la Chiesa etiope e la Chiesa siriaca. Chiesa Nestoriana Armena Copta Etiope Siriaca Il concilio di Efeso fu il terzo concilio ecumenico e si tenne nel 431 a Efeso, in Asia Minore, sotto il regno dell'imperatore Teodosio II; vi parteciparono approssimativamente 200 vescovi e si occupò principalmente del nestorianesimo. Il nestorianesimo enfatizzava la natura umana di Gesù a spese di quella divina. Il concilio denunciò come errati gli insegnamenti di Nestorio (Patriarca di Costantinopoli), secondo cui la Vergine Maria diede vita ad un uomo Gesù, non a Dio, non al Logos (Il Verbo, Figlio di Dio). Il Logos risiedeva in Cristo, era custodito nella sua persona come in un tempio. Cristo quindi era solo Theophoros, termine greco che significa "portatore di Dio". Di conseguenza Maria doveva essere chiamata Christotokos, "Madre di Cristo" e non Theotokos, “Madre di Dio”. Il concilio decretò che Gesù era una persona sola, non due persone distinte, completamente Dio e completamente uomo, con un'anima e un corpo razionali. La Vergine Maria è la Theotokos perché diede alla luce non un uomo, ma Dio come uomo. L'unione di due nature in Cristo si compì in modo che una non disturbò l'altra. Il concilio dichiarò inoltre come completo il testo del Credo Niceno del 325 e vietò qualsiasi ulteriore cambiamento (aggiunta o cancellazione) ad esso. Il concilio condannò inoltre il pelagianismo. Il concilio di Calcedonia è il quarto concilio ecumenico della storia del cristianesimo ed ebbe luogo nella città omonima nel 451. Venne convocato dall'imperatore romano d'Oriente Marciano e da sua moglie, l'imperatrice Pulcheria. Le sedute cominciarono l'8 ottobre 451 e contarono fra i cinquecento e i seicento vescovi. In continuità con i concili precedenti, vennero trattati argomenti cristologici. Certamente al successo del Concilio contribuirono le pressioni del cugino di Pulcheria, Valentiniano III, imperatore d'Occidente, il quale agì in accordo con papa Leone I. Quest'ultimo, nel 450, aveva inviato una missione, capeggiata dal vescovo di Como Abbondio, originario di Tessalonica: egli ottenne che Anatolio (Patriarca di Costantinopoli dal 449 al 458) accettasse una lettera che Leone aveva indirizzato nel 449 al suo precedessore Flaviano (martirizzato dai sostenitori del monofisismo di Eutiche). La lettera è tuttora ricordata col nome Tomus ad Flavianum. Tuttavia papa Leone rifiutò di accettare il ventottesimo canone del concilio, che sanciva l'uguaglianza fra la sede apostolica di Roma e il patriarcato di Costantinopoli, asserendo l'ormai tradizionale posizione relativa al primato di Roma. La Chiesa nestoriana è una comunità cristiana orientale ispirata agli insegnamenti di Nestorio,patriarca di Costantinopoli condannato come eretico nel concilio di Efeso del 431. Nestorio rifiutò la dottrina dell’unità in Cristo della natura divina e della natura umana, sostenendo di fatto una distinzione tra il Figlio di Dio e il figlio di Maria, la quale non può essere pertanto definita “Madre di Dio”. Organizzatisi in una propria Chiesa, molti nestoriani trovarono rifugio nel 489 in Persia, eleggendo come centro del proprio culto la città di Nisibi e inviando missioni fino in Arabia e in India; perseguitati dagli zoroastriani, i nestoriani ottennero invece la protezione dei musulmani dopo la conquista araba della Persia nel 637. Dopo la loro diffusione, fra il VII e il XII secolo, fino in Cina e in Mongolia, i nestoriani rientrarono in seno alla Chiesa cattolica, come avvenne in India, dopo l’occupazione portoghese del XVI secolo, e in Mesopotamia, oppure confluirono nella Chiesa giacobita, o ancora nella Chiesa ortodossa russa nel 1912. La Chiesa nestoriana indipendente, che vide un terzo dei suoi fedeli massacrati dai turchi e dai curdi durante la prima guerra mondiale, sopravvive ancora in Siria, Iraq e Iran. Nestorio (fine IV secolo – 451) La Chiesa apostolica armena è la prima chiesa nazionale della storia e una delle più antiche comunità cristiane.La tradizione riferisce che furono gli apostoli Bartolomeo e Giuda Taddeo gli evangelizzatori dell'Armenia. E' più sicuro affermare che l'evangelizzazione fu opera di missionari della Siria e della Cappadocia.La Chiesa armena si proclama autonoma ai primi del sec. V, sotto la giurisdizione di una specie di patriarca che prende il nome di catholicòs . Nel 451 a Calcedonia ci fu il Concilio ecumenico che definì le due nature, umana e divina, nell'unica persona del Cristo. Benché la Chiesa armena, impegnata in guerre coi Persiani, non partecipasse ai dibattiti conciliari, tuttavia le decisioni del concilio furono accolte con diffidenza, dato che il potere imperiale bizantino aveva partecipato attivamente alle conclusioni conciliari. Tutto questo, col fatto che i vescovi monofisiti della Siria (sostenitori della sola natura divina del Cristo) furono i primi a informare i prelati armeni intorno alle definizioni di Calcedonia, e con l'aggiunta dei problemi di traduzione dei termini teologici greci di natura e persona, spinse la Chiesa armena a rifiutare le decisioni conciliari e a separarsi quindi dalla Chiesa cattolica. Due concili nazionali, celebrati nel 506 e nel primo centenario di Calcedonia (551), confermarono il rifiuto e l'adesione al monofisismo. Chiesa armena a Vienna Diffusione della Chiesa copta nel mondo La Chiesa copta è una chiesa cristiana miofisita (impropriamente detta monofisita, definizione non accettata dagli Ortodossi etiopi). È una delle Chiese orientali antiche. Nella Chiesa copta il titolo di Papa spetta al patriarca di Alessandria. Attualmente Shenouda III è il 117° Papa della Chiesa ortodossa copta. In passato una parte di essa si è portata in comunione con il papa di Roma ed ancora oggi sussiste sotto il nome di Chiesa cattolica copta. La Chiesa copta fu fondata in Egitto nel I secolo.Essa ha origine dalle prediche di san Marco, discepolo, che scrisse il suo Vangelo nel I secolo e portò il cristianesimo in Egitto, al tempo dell'imperatore Nerone. La liturgia è simile a quella ortodossa, ma le due liturgie si sono evolute differentemente anche perché quella ortodossa è stata influenzata dal ruolo del patriarcato di Costantinopoli, mentre quella copta dal ruolo del patriarcato di Alessandria. La Chiesa copta vanta, infatti, di non aver preso le decisioni del Concilio di Calcedonia, per questo i copti sono chiamati "protocalcedoniani". La Chiesa riunita nel Concilio di Calcedonia affermò che Cristo era, al tempo stesso, completamente Dio e completamente uomo, avendo due nature. Ciò provocò lo scisma dei monofisiti nestoriani e dei miofisiti (Ortodossia Etiopica), che si separano dal resto della Chiesa rimandendo fedeli ai concili precedenti. In realtà la concezione della Chiesa copta su Cristo si distingueva da quella dei nestoriani e dei monofisiti veri e propri. Anche oggi i copti amano definirsi "miofisiti", in quanto non credono alla definizione calcedonese "due nature in una persona" ma preferiscono parlare di "unica natura del Verbo incarnato“.Questo perchè ad ogni persona natura corrisponde una persona e, affinchè la Trinità non diventi "quattro", Cristo viene concepito con un'unica natura. La Chiesa ortodossa etiope, chiamata Tewahedo ("unitaria") dai fedeli, è una Chiesa ortodossa orientale per molti secoli unita alla Chiesa Copta del Patriarcato di Alessandria. Dal 1959, la Chiesa Tewahedo è divenuta autocefala, può quindi scegliere il proprio Patriarca che ha sede a Addis Abeba.Vanta circa 40 milioni di fedeli, la maggioranza dei quali vive in Etiopia. Alcune "Tewahedo" vuol dire unitaria e si riferisce alla dottrina monofisita (unica natura e persona di Gesù Cristo) contrastante con la dottrina calcedoniana (due nature in una persona) sostenuta dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa greco-ortodossa. La Chiesa tewahedo fa risalire le sue origini alla conversione del tesoriere della regina Gersamot Hendeke VII, che regnò in Etiopia dal 42 al 52 circa. L'evento è narrato in Atti degli Apostoli 8:27. I primi evangelizzatori storicamente provati sono stati Frumenzio e il fratello Edesio che incontrarono il re Ezana (IV secolo) e lo convertirono al Cristianesimo. Frumenzio venne poi mandato ad Alessandria dal patriarca per cercare del clero a cui affidare la nascente Chiesa etiopica. Da allora, il Patriarca di Alessandria e di tutta l'Africa ha detenuto il diritto di nominare l'arcivescovo (archieparca) etiopico. Nei secoli, questo diritto è sempre stato esercitato e il vescovo prescelto è sempre stato un copto egiziano. La Chiesa Tewahedo è divenuta autocefala nel 1959. Nel 1994, con l'indipendenza dell'Eritrea, la Chiesa Copta nomina un arcivescovo per l'Eritrea. A sua volta, la Chiesa Eritrea è divenuta autocefala nel 1998. La Chiesa Ortodossa Siriaca è una Chiesa ortodossa orientale autocefala originaria nel Vicino Oriente, ma con fedeli sparsi in tutto il mondo. Si distaccò dalla Chiesa Ortodossa e dal Cattolicesimo romano dopo il Concilio di Calcedonia (451), il cui deliberato la Chiesa Ortodossa Siriaca tuttora respinge. È una delle Chiese orientali antiche. La Chiesa siriaca ortodossa trae origine dalle prime comunità cristiane fondate ad Antiochia dall’apostolo Pietro nel 33 d.C., il quale che fu anche il primo vescovo della città anatolica dal 42.La chiesa di Antiochia crebbe in importanza sia per la sua prestigiosa origine, sia perché Antiochia era una delle città più importanti di tutta la parte orientale dell’Impero romano. Il primo concilio di Nicea (325), riconobbe Antiochia come sede di Patriarcato, assieme a Roma, Alessandria d'Egitto e Gerusalemme Le controversie cristologiche che scoppiarono dopo il Concilio di Calcedonia sfociarono in una lunga lotta tra coloro che accettavano le decisioni del concilio e coloro che le rifiutavano. Nel 518 il Patriarca Severo fu mandato in esilio e si rifugiò ad Alessandria. Dopo alterne vicende, il Patriarcato fu trasferito in alcuni monasteri della Mesopotamia, dove rimase per diversi secoli.Nel XIII secolo fu trasferito nel monastero Mor Hananyo, nella Turchia sud-orientale, vicino a Mardin, dove rimase fino al 1933. A causa delle avverse condizioni politiche, fu di nuovo trasferito ad Homs, in Siria e nel 1959 trovò la sua attuale collocazione a Damasco, capitale del Paese. Chiese d’Oriente Fine Fulgione Caterina Opromolla Giorgia Salvati Alessandra Avallone Annarosa Buonomo Margherita Snatoro Alessandro De Luca Piera