di Maria Nomi delle Stoviglie amphora, –ae anfora, vaso (a due manici, per olio, vino ecc.) culter, –cultri coltello linteum, –i tovagliolo (di lino) calix, –icis calice, bicchiere patella, –ae piatto (per cuocere o servire le vivande) antharus, –i cantaro, coppa a due anse patina, –ae piatto; padella catinus, –i piatto fondo, scodella cochlear, –aris cucchiaio crater, –eris cratere, brocca (dove si mescolavano vino e acqua) poc(u)lum, –i bicchiere, coppa; bevanda scyphus, –i coppa, tazza trulla, –ae mestolo Materiali Le stoviglie dei Romani normalmente erano di terracotta, che però assorbiva il gusto e l´odore dei cibi. Per questo motivo i romani piú ricchi iniziarono ad usare stoviglie di vetro. I pasti della giornata Benché la cucina al tempo dei romani fosse ben diversa dalla nostra, moltissimi nomi italiani di cibi e ingredienti e stoviglie derivano dal latino (e dal greco) Tre erano i pasti principali. La prima colazione (ientaculum) si consumava nel primo mattino e comprendeva pane, formaggio, uova, verdure dell'orto, olive, vino puro o con miele. I bambini potevano mangiare anche biscotti e piccoli dolci. Intorno a mezzogiorno aveva luogo un secondo pasto veloce (prandium), spesso consumato in piedi, a base di analoghi alimenti, preparati freddi o caldi. Il pranzo vero e proprio era la cena, che iniziava nel tardo pomeriggio e si protraeva anche per diverse ore (in certi casi anche per tutta la notte sino al mattino successivo). Durante la cena si riunivano la famiglia e anche gli amici; essa rappresentava non solo l'occasione di nutrirsi (come la prima colazione e il prandium), ma un importante momento conviviale e di piacere. Con l'età imperiale la cena si consumava in stanze apposite, i triclinia, in cui si trovavano dei divani disposti a ferro di cavallo dove i commensali stavano semisdraiati, appoggiati sul gomito sinistro (la mano destra era libera per mangiare). Per i romani, infatti, sedersi a tavola era proprio degli zoticoni di campagna o dei provinciali. Al centro della sala stava la tavola (mensa). Le portate erano servite dagli schiavi sulla tavola centrale e poi offerte ai convitati. Le posate Il convitato aveva a disposizione un piatto su cui metteva il cibo. Questo, poi, veniva portato alla bocca direttamente con le mani, senza l'uso di forchette o coltelli. Le porzioni venivano tagliate prima dai servi. Inoltre i romani amavano i cibi ben cotti e molto teneri, ragion per cui i commensali non usavano i coltelli. Solo il cucchiaio era indispensabile per i cibi liquidi o semiliquidi. Questo uso durò sino all'età medioevale. Il banchetto Il banchetto comprendeva tre momenti principali. Nell'antipasto (gustatio) si servivano cibi che stuzzicassero l'appetito, accompagnati da vino dolce. Non vi erano i primi piatti, ma, dopo l'antipasto, si passava direttamente a quelli che per noi sono i secondi: si trattava di portate a base di verdure, cereali, uova, legumi, carni e pesci. Alla fine c'erano le secundae mensae, ovvero il dessert, con dolci e frutta. Questo ultimo momento prevedeva brindisi, giochi, spettacoli di mimi, canto e danza. Le cene dei più poveri erano basate sugli stessi alimenti del veloce prandium mattutino. Conseguenze delle abitudini alimentari Secondo alcuni storici moderni, le abitudini culinarie dei ricchi romani avrebbero causato nei secoli un grave processo di intossicazione, causa di un vero e proprio avvelenamento della classe dirigente romana. La preparazione di alimenti e la cottura del vino in pentole di piombo (metallo tossico), il consumo eccessivo di aceto e pepe, l'uso del papavero, la scarsa attenzione per la ruggine del grano, il consumo di carne tratta da animali morti per malattia o per vecchiaia, l'eccessiva frollatura delle carni stesse e altri fattori dovuti a trascurata igiene, avrebbero compromesso negli anni la salute dei ricchi romani. Da questa intossicazione generale furono immuni i poveri che si erano nutriti e si nutrivano di alimenti semplici e naturali. Grazie per la vostra attenzione