Uscire dalla crisi e tornare a
crescere. Il ruolo delle regioni
Astrid Cranec
Patrizio Bianchi
Università di Ferrara e Regione Emilia
Romagna
Milano, 16 giugno 2014
Indice dell’intervento
• La nuova geografia economica ed il processo
di riforma istituzionale in Italia
• Il periodo 2001 – 2007 – 2013:
globalizzazione/ euro/ crisi e riorganizzazione
industriale.
• “Nuova manifattura” e “nuovo territorio”
• Centralizzazione, federalismo, Europa, Regioni
• La riforma della riforma del Titolo Quinto
Riforma istituzionale e ruolo delle
regioni
La Proposta Boschi-Renzi delinea una riforma del
Titolo V che:
• sopprime le materie già di legislazione
concorrente
• riattribuisce allo stato nazionale tali materie
• tali materie concorrenti costituivano l’area di
flessibilità per realizzare stessi principi
fondamentali in situazioni strutturalmente
diverse
Due domande da una prospettiva di
political economy
• 1. sono venute meno le diversità strutturali
(disparities) all’interno del Paese, o meglio le
dinamiche “globali” hanno ridotto queste internal
disparities ?
• 2. aumenta la capacità della dimensione nazionale di
rappresentare in ambito europeo e globale
dinamiche strutturali unitarie ?
• se no, quali strumenti di flessibilità rimangono
all’interno di uno schema sostanzialmente di
ricentralizzazione della potestà legislativa
Dinamiche strutturali
e nuova geografia economica
La nuova geografia economica: globalizzazione,
euro e crisi
10
8
6
Advanced ec
4
Emerging an
economies
2
World
19
80
19
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19
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13
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0
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-6
Accordi di Doha
Unione Monetaria
Torri Gemelle e Guerra Afg/Iraq
L’Italia nel nuovo contesto globale
10
8
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Italy
4
Advanced
2
19
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19
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0
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-4
-6
-8
2000 strategia di Lisbona
2001 Riforma Titolo V
Emerging
economie
World
Gli effetti
• Al mutare della estensione del mercato muta la
organizzazione della produzione
• Aumentano i vantaggi di scala di mercato
• Aumentano i vantaggi di specializzazione e
complementarietà di produzione
• Si diversificano le economie esterne per fasi
produttive e strategie di impresa
• Aumentano i rischi di esclusione dal Global value
chain system
Competitività per fasi nelle filiere
produttive dell’industria italiana
MEDIA FILIERE
3.5
3
2.5
2
MEDIA FILIERE
1.5
1
0.5
0
S
P
I
F
D
T
• La competitività è diversa, data la dimensione delle
nostre imprese,
• per le fasi di lavorazione finale, in cui far valere le
competenze di specializzazione
• e per le fasi di sourcing e distribution, in cui
emergono economie di scala di mercato
• Più evidente nei beni di consumo, meno nei beni
capitali dove la GVC è più corta e mirata, ma…
• Le imprese che sono state in grado di entrare prima
della crisi nel mercato globale con posizione rilevante
e capacità strategica crescono a livello globale
(Dynamic global enterprise DGE),
• chi ne è rimasto fuori o marginale è rimasto preso
nella crisi del mercato interno (Marginal local
enterprise (MLE)
• Crescono le strategic dispersion fra DGE e MLE e fra
aree in cui si concentrano le une e le altre, con
diverse capacità di innovazione del territorio stesso
Il nostro paese è considerato un paese con modeste
capacità di innovazione
Ma a livello regionale si evidenziano più
chiaramente le differenze
Un esempio: le esportazioni
• Istat, mercoledi 11 giugno 2014: I trimestre 2014:
“ la contenuta espansione dell’export nazionale (+1,5%
è la sintesi di dinamiche territoriali divergenti”
Il 60 % dell’incremento delle export nazionali è spiegato da
aumento metalli di base e prodotti in metallo (esclusi
macchine e impianti) in Puglia, autoveicoli in Piemonte, e
farmaceutici da Marche
- 1,5% deriva da cali di metalli di base e prodotti in metallo
(esclusi m&i) da Toscana e riduzioni di prodotti petroliferi da
Sicilia e Sardegna.
• Crescono anche le regional disparities fra
regioni ed all’interno delle regioni,
a) Legate a aumento integrazione area centrale
europea, attorno a core tedesco,
b )Legate alla presenza di imprese DGE e MLE
Con effetti ben differenziati dal punto di vista
economico e sociale: ad esempio NEET
Giovani neet di 15-29 anni per regione 2012 - fonte istat
Bolzano/Bozen
Trentino-Alto Adige/Südtirol
Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste
Trento
11.6
13.0
13.6
14.3
Emilia-Romagna
15.9
Lombardia
16.2
Nord-est
16.3
Nord-ovest
16.8
Veneto
17.0
Centro-Nord
17.6
Marche
17.8
Friuli-Venezia Giulia
17.9
Liguria
17.9
Piemonte
18.0
Toscana
18.2
Umbria
18.7
Abruzzo
19.5
Centro
19.9
Lazio
Italia
Molise
Sardegna
Basilicata
Puglia
Mezzogiorno
Calabria
Campania
Sicilia
21.5
23.9
24.3
28.4
29.3
31.2
33.3
33.8
35.4
37.7
La riforma del Titolo V ed il ruolo delle regioni per
uscire dalla crisi e tornare a crescere
• Le dinamiche strutturali poste in movimento dal
2001 ad oggi rendono l’economia più complessa
cosicché una lettura solo nazionale risulta fuorviante,
sia a livello europeo, che a livello regionale
• Il recupero di flessibilità nella potestà legislativa delle
regioni serve per affrontare situazioni che non
possono essere ridotte a sotto insiemi di una stessa
condizione strutturale definita a livello nazionale
• “ l’esercizio della funzione legislativa… può essere delegato ad
una o più regioni, anche su richiesta delle stesse e per un
tempo limitato, previa intesa con le regioni interessate”
• “Spetta alle regioni la potesta’ legislativa in riferimento ad
ogni materia o funzione non espressamente riservata alla
legislazione esclusiva dello stato”.
• Aumenta il bisogno di progettualità negoziata tra regioni e
gruppi di regioni ed il centro
Quali regioni in quale Europa
• Il 2001: Lisbona e la visione federale della
Nuova Europa
• Una Europa federale ed una Europa governata
dal Consiglio dei Capi di Stato
• I dieci anni di Barroso, la globalizzazione,
l’Unione monetaria e la crisi:
• Quale Europa per il nostro futuro
• Quale Paese e quali Regioni
Un federalismo a perimetro variabile
“sarà facilissimo mettersi d’accordo sopra uno
schema di organizzazione, che lasci al potere
centrale la forza necessaria per dare termine
alla grande opera del riscatto nazionale, e
conceda un vero self government alle regioni
ed alle provincie”
Cavour al governatore della Sicilia, 15 gennaio 1861
Milano, 16 giugno 2014
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