97 I. Pietre di inciampo I. Pietre di inciampo “Tutta la mia concezione del metodo scientifico si può riassumere dicendo che esso consiste di questi tre passi: 1)Inciampiamo in qualche problema; 2) Tentiamo di risolverlo, ad esempio proponendo qualche nuova teoria; 3) Impariamo dai nostri sbagli, specialmente da quelli che ci sono resi presenti dalla discussione critica dei nostri tentativi di soluzione, una discussione che tende a condurci a nuovi problemi. ” (Karl Popper, La scienza, problemi obiettivi, responsabilità, in Il mito della cornice, New York 1994, Bologna 1995, p. 138) -28 luglio 1902: Nasce a Vienna -28 luglio 1914: compie 12 anni il giorno in cui scoppia la Prima Guerra Mondiale -1917:-1919 artività in gruppi politici di sinistra; per un breve periodo del 1919 adesione al Partito Comunista Austriaco e al marxismo -1919: l’”esperimento di Eddington” fornisce una ‘conferma’ della teoria della relatività di Einstein -1922-28: studi universitari di matematica, fisica, filosofia, psicologia -1922-24: lavora come apprendista presso un ebanista(!), si abilita per l’insegnamento alle scuole primarie, fa l’assistente sociale per bambini abbandonati (ha modo di conoscere e di criticare la psicanalisi freudiana e la teoria della psicologia individuale di Adler) -1928: laurea in filosofia con una tesi Sul problema del metodo nella psicologia del pensiero (il relatore è lo psicologo della conoscenza Karl Bühler) -1929: abilitazione all’insegnamento di matematica e fisica nelle scuole secondarie inferiori -28 luglio 1902: Nasce a Vienna -28 luglio 1914: compie 12 anni il giorno in cui scoppia la Prima Guerra Mondiale -1917:-1919 artività in gruppi politici di sinistra; per un breve periodo del 1919 adesione al Partito Comunista Austriaco e al marxismo -1919: l’”esperimento di Eddington” fornisce una ‘conferma’ della teoria della relatività di Einstein -1922-28: studi universitari di matematica, fisica, filosofia, psicologia -1922-24: lavora come apprendista presso un ebanista(!), si abilita per l’insegnamento alle scuole primarie, fa l’assistente sociale per bambini abbandonati (ha modo di conoscere e di criticare la psicanalisi freudiana e la teoria della psicologia individuale di Adler) -1928: laurea in filosofia con una tesi Sul problema del metodo nella psicologia del pensiero (il relatore è lo psicologo della conoscenza Karl Bühler) -1929: abilitazione all’insegnamento di matematica e fisica nelle scuole secondarie inferiori Il problema della demarcazione Il problema della demarcazione “Dopo il crollo dell’Impero austriaco in Austria c’era stata una rivoluzione: circolavano ovunque slogans e idee rivoluzionarie, come pure teorie nuove e spesso avventate. Fra quelle che suscitarono il mio interesse, la teoria della relatività di Einstein fu indubbiamente di gran lunga la più importante. Le altre tre furono: la teoria marxista della storia, la psicanalisi di Freud e la cosiddetta «psicologia individuale» di Alfred Adler. […]Fu durante l’estate del 1919 che incominciai a sentirmi sempre più insoddisfatto di queste tre teorie: la teoria marxista della storia, la psicoanalisi, e la psicologia individuale; e cominciai a dubitare delle loro pretese di scientificità. Il mio problema dapprima assunse, forse, la semplice forma «che cosa non va nel marxismo, nella psicanalisi e nella psicologia individuale? Perché queste dottrine sono così diverse dalle teorie fisiche, dalla teoria newtoniana e soprattutto dalla teoria della relatività?»” [La scienza: congetture e confutazioni, Congetture e confutazioni, London 1969, Bologna 1972, pp. 62-63] “Chiamo problema della demarcazione il problema di trovare un criterio che ci metta in grado di distinguere tra le scienze empiriche da un lato e la matematica e la logica e così pure i sistemi metafisici dall’altro” ( Logica della scoperta scientifica, 1934, Torino 1970, 1998, p. 14) Il problema della demarcazione Scienza empirica Logica/matematica/metafisica /pseudoscienza Il problema della demarcazione Scienza empirica Logica/matematica/metafisica /pseudoscienza Il problema della demarcazione Scienza empirica Logica/matematica/metafisica /pseudoscienza Il problema della demarcazione Scienza empirica ? Logica/matematica/metafisica /pseudoscienza Il problema della demarcazione Scienza empirica Logica/matematica/metafisica /pseudoscienza Il problema della demarcazione Scienza empirica Logica/matematica/metafisica /pseudoscienza “Riscontrai che i miei amici, ammiratori di Marx, Freud e Adler, erano colpiti da alcuni aspetti comuni a queste teorie e soprattutto dal loro apparente potere esplicativo. […] Qualunque cosa accadesse, la confermava sempre. La sua verità appariva perciò manifesta […] Nel caso di Einstein, la situazione era notevolmente differente. […] Essa è incompatibile con certi possibili risultati dell’osservazione –di fatto i risultati che tutti si sarebbero aspettati prima di Einstein, Si tratta di una situazione completamente differente da quella prima descritta, in cui emergeva che le teorie in questione erano compatibili con i più disparati comportamenti umani, cosicché era praticamente impossibile descrivere un qualsiasi comportamento che non potesse essere assunto quale verifica di quelle teorie” [La scienza, congetture e confutazioni, cit., pp. 63, 65, 66] Il problema della demarcazione Scienza empirica Logica/matematica/metafisica /pseudoscienza “Ogni teoria scientifica «valida» è una proibizione: essa preclude l’accadimento di certe cose. Tante più cose preclude, tanto migliore essa risulta. Una teoria che non può essere confutata da alcun evento concepibile non è scientifica. L’inconfutabilità di una teoria non è (come spesso si crede) un pregio, bnensì un difetto […]. Si può riassumere tutto questo dicendo che il criterio dello stato scientifico di una teoria è la sua falsificabilità, confutabilità o controllabilità.” [La scienza, congetture e confutazioni, cit., pp. 66, 67] Il Circolo di Vienna Il Circolo di Vienna Hans Hahn Il Circolo di Vienna Hans Hahn Otto Neurath Il Circolo di Vienna Hans Hahn Otto Neurath Moritz Schlick Il Circolo di Vienna Hans Hahn Rudolf Carnap Otto Neurath Moritz Schlick Il Circolo di Vienna Hans Hahn Rudolf Carnap Otto Neurath Moritz Schlick Victor Kraft Philipp Frank Kurt Gödel Herbert Feigl Felix Caufmann Il Circolo di Vienna Hans Hahn Rudolf Carnap Otto Neurath Moritz Schlick Victor Kraft Philipp Frank Kurt Gödel Herbert Feigl Felix Caufmann Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna “Il libro tratta i problemi filosofici e mostra –credo- che la formulazione di questi problemi si fonda sul fraintendimento della logica del nostro linguaggio. Tutto il senso del libro si potrebbe riassumere nelle parole: Tutto ciò che può essere detto si può dire chiaramente; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere” [Ludwig Wittgenstein,.Tractatus Wittgenstein, Tractatus Logico-philosophicus, 1921, London 1961, Torino 1964, 1998, Introduzione] “La proposizione mostra il suo senso. La proposizione mostra come stanno le cose se essa è vera. E dice che le cose stanno così.” [Op. cit., 4.022] “Comprendere una proposizione è sapere cosa accade se essa è vera […]” [Op. cit., 4.024] “Il metodo corretto della filosofia sarebbe propriamente questo: Nulla dire se non ciò che può dirsi, dunque proposizioni della scienza naturale-dunque qualcosa che con la filosofia non ha nulla a che fare-, e poi, ogni qualvolta che un altro voglia dire qualcosa di metafisico, mostrargli che, a certi segni nelle sue proposizioni, egli non ha dato significato alcuno. […]” [Op. cit. 6.53] Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna “Il libro tratta i problemi filosofici e mostra –credo- che la formulazione di questi problemi si fonda sul fraintendimento della logica del nostro linguaggio. Tutto il senso del libro si potrebbe riassumere nelle parole: Tutto ciò che può essere detto si può dire chiaramente; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere” [Ludwig Wittgenstein,.Tractatus Wittgenstein, Tractatus Logico-philosophicus, 1921, London 1961, Torino 1964, 1998, Introduzione] “La proposizione mostra il suo senso. La proposizione mostra come stanno le cose se essa è vera. E dice che le cose stanno così.” [Op. cit., 4.022] “Comprendere una proposizione è sapere cosa accade se essa è vera […]” [Op. cit., 4.024] “Il metodo corretto della filosofia sarebbe propriamente questo: Nulla dire se non ciò che può dirsi, dunque proposizioni della scienza naturale-dunque qualcosa che con la filosofia non ha nulla a che fare-, e poi, ogni qualvolta che un altro voglia dire qualcosa di metafisico, mostrargli che, a certi segni nelle sue proposizioni, egli non ha dato significato alcuno. […]” [Op. cit. 6.53] “Risulta chiaro che esiste un confine preciso tra due tipi di asserzioni. All’uno appartengono gli asserti formulati nella scienza empirica: il loro senso si può stabilire mediante l’analisi logica; più esattamente, a ridurle ad asserzioni base su dati sensibili. Gli altri asserti […] si rivelano affatto privi di significato, intendendoli come li intende il metafisico. Il metafisico e il teologo credono , a torto, con i loro enunciati di asserire qualcosa, di rappresentare uno stato di fatto. Viceversa, l’analisi mostra che simili enunciati non dicono nulla, esprimendo solo atteggiamenti emotivi” [Hans Hahn, Otto Neurath, Rudolf Carnap, La concezione scientifica del mondo, Wien 1929, Roma-Bari 1979] Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna “Il libro tratta i problemi filosofici e mostra –credo- che la formulazione di questi problemi si fonda sul fraintendimento della logica del nostro linguaggio. Tutto il senso del libro si potrebbe riassumere nelle parole: Tutto ciò che può essere detto si può dire chiaramente; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere” [Ludwig Wittgenstein,.Tractatus Wittgenstein, Tractatus Logico-philosophicus, 1921, London 1961, Torino 1964, 1998, Introduzione] “La proposizione mostra il suo senso. La proposizione mostra come stanno le cose se essa è vera. E dice che le cose stanno così.” [Op. cit., 4.022] “Comprendere una proposizione è sapere cosa accade se essa è vera […]” [Op. cit., 4.024] “Il metodo corretto della filosofia sarebbe propriamente questo: Nulla dire se non ciò che può dirsi, dunque proposizioni della scienza naturale-dunque qualcosa che con la filosofia non ha nulla a che fare-, e poi, ogni qualvolta che un altro voglia dire qualcosa di metafisico, mostrargli che, a certi segni nelle sue proposizioni, egli non ha dato significato alcuno. […]” [Op. cit. 6.53] “Risulta chiaro che esiste un confine preciso tra due tipi di asserzioni. All’uno appartengono gli asserti formulati nella scienza empirica: il loro senso si può stabilire mediante l’analisi logica; più esattamente, a ridurle ad asserzioni base su dati sensibili. Gli altri asserti […] si rivelano affatto privi di significato, intendendoli come li intende il metafisico. Il metafisico e il teologo credono , a torto, con i loro enunciati di asserire qualcosa, di rappresentare uno stato di fatto. Viceversa, l’analisi mostra che simili enunciati non dicono nulla, esprimendo solo atteggiamenti emotivi” [Hans Hahn, Otto Neurath, Rudolf Carnap, La concezione scientifica del mondo, Wien 1929, Roma-Bari 1979] “ Il primo passo di ogni attività filosofica e il fondamento di qualsiasi riflessione consiste nel comprendere che è affatto impossibile esibire il significato di un enunciato se non descrivendo lo stato di cose che deve sussistere affinché l’enunciato risulti vero […]. Ma se per principio non abbiamo la possibilità di verificare una proposizione, se, cioè, non sappiamo assolutamente che procedura seguire per accertarne la verità o falsità, allora evidentemente non sappiamo affatto qual è il suo significato. [Moritz Schlick, Positivismo e Realismo” in Erkentniss 3, (1932), ed. it. In Tra realismo e positivismo, Bologna 1983] Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna Verificabilità empirica Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna Scientificità ↔ Verificabilità empirica Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna Scientificità ↔ Verificabilità empirica ↔ Sensatezza Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna Scientificità ↔ Verificabilità empirica ↔ Sensatezza → Se un enunciato è empiricamente verificabile, è scientifico Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna Scientificità ↔ Verificabilità empirica ↔ Sensatezza → Se un enunciato è empiricamente verificabile, è scientifico → Se un enunciato non è empiricamente verificabile, è privo di senso Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna Scientificità ↔ Verificabilità empirica ↔ Sensatezza → Se un enunciato è empiricamente verificabile, è scientifico → Se un enunciato non è empiricamente verificabile, è privo di senso → Un enunciato metafisico non è semplicemente falso o indecidibile, ma insensato (non vuol dire nulla, deriva da un uso scorretto del linguaggio) Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna Scientificità ↔ Verificabilità empirica ↔ Sensatezza → Se un enunciato è empiricamente verificabile, è scientifico → Se un enunciato non è empiricamente verificabile, è privo di senso → Un enunciato metafisico non è semplicemente falso o indecidibile, ma insensato (non vuol dire nulla, deriva da un uso scorretto del linguaggio) →L’unico tipo possibile di discorso sensato è quello scientifico. La critica di Popper alla soluzione del problema della demarcazione fornita dal Circolo di Vienna Scientificità ↔ Verificabilità empirica ↔ Sensatezza La critica di Popper alla soluzione del problema della demarcazione fornita dal Circolo di Vienna Scientificità ↔ Verificabilità empirica -I dati empirici sono esprimibili in asserzioni particolari (?) -Le leggi scientifiche sono asserzioni universali →PROBLEMA DELL’INDUZIONE ↔ Sensatezza La critica di Popper alla soluzione del problema della demarcazione fornita dal Circolo di Vienna Scientificità Sensatezza La critica di Popper alla soluzione del problema della demarcazione fornita dal Circolo di Vienna Scientificità ↔ Falsificabilità empirica Sensatezza La critica di Popper alla soluzione del problema della demarcazione fornita dal Circolo di Vienna Scientificità ↔ Falsificabilità empirica Sensatezza -Popper non è interessato al linguaggio e al problema del significato. -Tende a considerare i problemi metafisici dotati di senso e spesso stimolanti per la scienza La filosofia della scienza di Popper La filosofia della scienza di Popper -Problema dell’induzione -Problema della demarcazione -Teoria “evoluzionistica” della scienza -Sensatezza e fecondità dei problemi filosofici (metafisici) -Alcuni problemi “metafisici”: -Determinismo/indeterminismo/libero arbitrio -Il rapporto mente-corpo (e la teoria dei tre mondi) La filosofia della scienza di Popper -1932 (1979) I due problemi fondamentali della teoria della conoscenza -1934 Logica della scoperta scientifica -1957 (1982-3) Poscritto alla logica della scoperta scientifica -1963 Congetture e confutazioni -1977 L’io e il suo cervello (con John Eccles) II. Il cigno nero (il problema dell’induzione) II. Il cigno nero (il problema dell’induzione) “Per quanto numerosi siano i casi di cigni bianchi che possiamo aver osservato, ciò non giustifica la conclusione che tutti i cigni sono bianchi” [Logica della scoperta scientifica, cit. p. 6] Il problema dell’induzione • Problema logico (quid iuris): è possibile inferire in maniera logicamente valida un’asserzione universale da asserzioni particolari? • Problema psicologico (quid facti): quando ragioniamo, giustifichiamo le nostre credenze universali a partire da asserzioni particolari? Il problema dell’induzione Hume • Problema logico (quid iuris): è possibile inferire in maniera logicamente valida un’asserzione universale da asserzioni particolari? • Problema psicologico (quid facti): quando ragioniamo, giustifichiamo le nostre credenze universali a partire da asserzioni particolari? Popper Il problema dell’induzione Hume • • Problema logico (quid iuris): è possibile inferire in maniera logicamente valida un’asserzione universale da asserzioni particolari? Problema psicologico (quid facti): quando ragioniamo, giustifichiamo le nostre credenze universali a partire da asserzioni particolari? NO Popper Il problema dell’induzione Hume • • Problema logico (quid iuris): è possibile inferire in maniera logicamente valida un’asserzione universale da asserzioni particolari? Problema psicologico (quid facti): quando ragioniamo, giustifichiamo le nostre credenze universali a partire da asserzioni particolari? NO SI’ Popper Il problema dell’induzione Hume • • Problema logico (quid iuris): è possibile inferire in maniera logicamente valida un’asserzione universale da asserzioni particolari? Problema psicologico (quid facti): quando ragioniamo, giustifichiamo le nostre credenze universali a partire da asserzioni particolari? NO SI’ ↓ IRRAZIONALISMO Popper Il problema dell’induzione • • Problema logico (quid iuris): è possibile inferire in maniera logicamente valida un’asserzione universale da asserzioni particolari? Problema psicologico (quid facti): quando ragioniamo, giustifichiamo le nostre credenze universali a partire da asserzioni particolari? Hume Popper NO NO SI’ ↓ IRRAZIONALISMO Il problema dell’induzione • • Problema logico (quid iuris): è possibile inferire in maniera logicamente valida un’asserzione universale da asserzioni particolari? Problema psicologico (quid facti): quando ragioniamo, giustifichiamo le nostre credenze universali a partire da asserzioni particolari? Hume Popper NO NO SI’ ↓ IRRAZIONALISMO NO Il problema dell’induzione • • Problema logico (quid iuris): è possibile inferire in maniera logicamente valida un’asserzione universale da asserzioni particolari? Problema psicologico (quid facti): quando ragioniamo, giustifichiamo le nostre credenze universali a partire da asserzioni particolari? Hume Popper NO NO SI’ NO ↓ ↓ IRRAZIONALISMO RAZIONALISMO CRITICO Il problema logico dell’induzione LEGGE UNIVERSALE ASSERZIONI PARTICOLARI Il problema logico dell’induzione LEGGE UNIVERSALE Necessità di un “principio di induzione” che giustifichi il passaggio da asserzioni particolari a leggi universali ASSERZIONI PARTICOLARI Il problema logico dell’induzione LEGGE UNIVERSALE Principio d’induzione: la natura contiene delle regolarità, conoscibili alle condizioni x, y, z… ASSERZIONI PARTICOLARI Il problema logico dell’induzione LEGGE UNIVERSALE Principio d’induzione: la natura contiene delle regolarità, conoscibili alle condizioni x, y, z… Il principio di induzione è a sua volta una legge universale. Come si giustifica? Non è una verità logica, quindi posso giustificarlo solo a partire dall’esperienza! ASSERZIONI PARTICOLARI Il problema logico dell’induzione LEGGE UNIVERSALE Principio d’induzione: la natura contiene delle regolarità, conoscibili alle condizioni x, y, z… ASSERZIONI PARTICOLARI ASSERZIONI PARTICOLARI Il problema logico dell’induzione LEGGE UNIVERSALE Principio d’induzione: la natura contiene delle regolarità, conoscibili alle condizioni x, y, z… Principio d’induzione2 ASSERZIONI PARTICOLARI ASSERZIONI PARTICOLARI Il problema logico dell’induzione LEGGE UNIVERSALE Principio d’induzione: la natura contiene delle regolarità, conoscibili alle condizioni x, y, z… Principio d’induzione2 Principio d’induzione3 ASSERZIONI PARTICOLARI ASSERZIONI PARTICOLARI ASSERZIONI PARTICOLARI Il problema logico dell’induzione LEGGE UNIVERSALE Principio d’induzione: la natura contiene delle regolarità, conoscibili alle condizioni x, y, z… Principio d’induzione2 Principio d’induzione3 Regresso all’infinito!!!! ASSERZIONI PARTICOLARI ASSERZIONI PARTICOLARI ASSERZIONI PARTICOLARI Il problema logico dell’induzione LEGGE UNIVERSALE Principio d’induzione: la natura contiene delle regolarità, conoscibili alle condizioni x, y, z… Principio d’induzione2 “Un principio d’induzione sarebbe un’asserzione con l’aiuto della quale fosse logicamente possibile mettere le inferenze induttive in una forma logicamente accettabile. […] Il principio d’induzione deve essere a sua volta una’asserzione universale. Dunque, se tentiamo di considerare la sua verità come nota per esperienza, risorgono esattamente gli stessi d’induzione3 problemi che hanno dato occasione alla sua introduzione. Per giustificarlo,Principio dovremmo impiegare inferenze induttive; e per giustificare queste ultime dovremmo assumere un principio di ordine superiore, e così via. In tal modo, il tentativo di basare il principio sull’esperienza fallisce, perché conduce necessariamente a un regresso all’infinito” [Logica della scoperta scientifica, cit., pp. 6-7] ASSERZIONI PARTICOLARI ASSERZIONI PARTICOLARI ASSERZIONI PARTICOLARI Il problema psicologico dell’induzione “Credo che l’asserzione che noi procediamo per induzione sia un vero e proprio mito, e che le presunte prove a favore di questo presunto fatto siano in parte inesistenti e in parte ottenute interpretando erroneamente i fatti” [Poscritto alla logica della scoperta scientifica. I Il realismo e lo scopo della scienza, 1959, London 1982-3, Milano 1984, 1994, p. 63] “Egli [scil. L’induttivista] crede che esista una materia prima della conoscenza sotto forma di percezioni o osservazioni o di impressioni sensoriali o «dati» sensoriali che ci vengono «forniti» dal mondo esterno, senza il nostro personale intervento. Questa è un’insostenibile tesi psicologica, ampiamente confutata dai fatti. […] Il fatto è semplicemente che vedere o osservare o percepire è una reazione, non solo a stimoli visivi, ma anche a certe situazioni complesse, nelle quali ricoprono un ruolo non soltanto complessi e sequenze di stimoli, ma anche i nostri problemi, i nostri timori, le nostre speranze, i nostri bisogni, le nostre soddisfazioni, le nostre simpatie e antipatie. La nostra reazione –cioè la nostra esperienza percettiva immediata- viene influenzata da tutto questo ed anche in larga misura, dalla nostra anteriore conoscenza; dalle nostre aspettative o anticipazioni, che forniscono una specie di struttura concettuale schematica alle nostre reazioni ” [Op. cit. p. 72] Il problema psicologico dell’induzione “E’ possibile illustrare questo fatto – il fatto, cioè, che l’osservazione non può precedere tutti i problemicon un semplice esperimento […]. Il mio esperimento consiste nel chiedere di osservare, ora. Spero che si cooperi e osservi! E tuttavia, temo che qualcuno, invece di osservare, provi il forte impulso a chiedermi:«che cosa vuoi che osservi?». Se questo è il modo di reagire, allora il mio esperimento è riuscito. Ciò che infatti sto tentando di mettere in chiaro è che, per poter osservare, dobbiamo avere in mente un ben preciso problema che forse riusciremo a risolvere mediante l’osservazione” [La scienza, problemi , obiettivi, responsabilità, in Il mito della cornice, New York 1994, Bologna, 1995, p. 133] “L’osservazione è sempre selettiva. Essa ha bisogno di un oggetto determinato, di uno scopo preciso, di un punto di vista, di un problema. E la descrizione che ne segue presuppone un linguaggio descrittivo, con termini che designano proprietà; presuppone la similarità e la classificazione, che a loro volta presuppongono interessi, punti di vista e problemi. «Un animale affamato», scrive D. Katz «divide l’ambiente in cose commestibili e non commestibili. Un animale in fuga scorge vie per scappare e luoghi per nascondersi… In generale, gli oggetti cambiano… a seconda dei bisogni dell’animale». Possiamo aggiungere che gli oggetti possono essere classificati, e diventare simili o dissimili, soltanto in questo modo- venendo posti in relazione ai bisogni e agli interessi” [La scienza: congetture e confutazioni, cit., p. 84] Il problema psicologico dell’induzione “Solo […] l’apprendimento per prova ed errore, o per congetture e confutazioni, è rilevante per la crescita della conoscenza; solo esso è «apprendimento» nel senso dell’acquisizione di nuove informazioni: della scoperta di nuovi fatti e nuovi problemi, sia pratici che teorici, e di nuove soluzioni ai nostri problemi, a quelli vecchi come a quelli nuovi. Questo tipo di apprendimento implica la scoperta di nuove abilità e di nuovi modi di fare le cose. […] Non è l’impatto reiterato sui nostri sensi che porta ad una nuova scoperta, ma una cosa del tutto diversa: i nostri vari e ripetuti tentativi di risolvere un problema che, insoluto, continua a irritarci. È essenziale che questi «ripetuti» tentativi differiscano l’uno dall’altro, e che ripetiamo lo stesso tentativo solo quando ci sembra di avere successo, e solo per metterlo ancora alla prova; vale a dire, per controllare, possibilmente in condizioni sempre diverse, l’ipotesi che esso porti invariabilmente ad una felice soluzione del nostro irritante problema ” [Poscritto alla logica della scoperta scientifica I. Il realismo e lo scopo della scienza, cit., p. 67] Il problema psicologico dell’induzione -Dire che procediamo per induzione significa dire che partiamo dalle osservazioni (tanto più pure possibile) e, sulla base della ripetizione meccanica e dell’accumulo delle stesse, arriviamo alla credenza in enunciati universali Il problema psicologico dell’induzione -Dire che procediamo per induzione significa dire che partiamo dalle osservazioni (tanto più pure possibile) e, sulla base della ripetizione meccanica e dell’accumulo delle stesse, arriviamo alla credenza in enunciati universali -Non esistono osservazioni allo stato puro : ogni osservazione contiene (presuppone) problemi, stati d’animo, aspettative, conoscenze pregresse Il problema psicologico dell’induzione -Dire che procediamo per induzione significa dire che partiamo dalle osservazioni (tanto più pure possibile) e, sulla base della ripetizione meccanica e dell’accumulo delle stesse, arriviamo alla credenza in enunciati universali -Non esistono osservazioni allo stato puro : ogni osservazione contiene (presuppone) problemi, stati d’animo, aspettative, conoscenze pregresse → Prima vengono i problemi; la ripetizione delle osservazioni è solo il tentativo di mettere alla prova la validità dei nostri tentativi di soluzione III. Einstein e il folle (il problema della demarcazione) III. Einstein e il folle (il problema della demarcazione) “La domanda: «Qual è la differenza tra lo scienziato e il folle?» […] è strettamente collegata al «problema della demarcazione», cioè al problema di trovare una adeguata caratterizzazione della natura empirica delle teorie scientifiche “ [Poscritto alla logica della scoperta scientifica, cit. , p. 79.] L’asimmetria tra verificabilità e falsificabilità delle asserzioni universali ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno bianco” ≡ “Esiste un x tale che x è un cigno e x è bianco” L’asimmetria tra verificabilità e falsificabilità delle asserzioni universali ASSERZIONI UNIVERSALI: “tutti i cigni sono bianchi” ≡ “Per ogni x, se x è un cigno, x è bianco” ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno bianco” ≡ “Esiste un x tale che x è un cigno e x è bianco” L’asimmetria tra verificabilità e falsificabilità delle asserzioni universali ASSERZIONI UNIVERSALI: “tutti i cigni sono bianchi” ≡ “Per ogni x, se x è un cigno, x è bianco” ≡ “Non esiste un x tale che x è un cigno e x non è bianco” ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno bianco” ≡ “Esiste un x tale che x è un cigno e x è bianco” L’asimmetria tra verificabilità e falsificabilità delle asserzioni universali ASSERZIONI UNIVERSALI: “tutti i cigni sono bianchi” ≡ “Per ogni x, se x è un cigno, x è bianco” ≡ “Non esiste un x tale che x è un cigno e x non è bianco” ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno bianco” ≡ “Esiste un x tale che x è un cigno e x è bianco” L’asimmetria tra verificabilità e falsificabilità delle asserzioni universali ASSERZIONI UNIVERSALI: “tutti i cigni sono bianchi” ≡ “Per ogni x, se x è un cigno, x è bianco” ≡ “Non esiste un x tale che x è un cigno e x non è bianco” ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno bianco” ≡ “Esiste un x tale che x è un cigno e x è bianco” L’asimmetria tra verificabilità e falsificabilità delle asserzioni universali ASSERZIONI UNIVERSALI: “tutti i cigni sono bianchi” ≡ “Per ogni x, se x è un cigno, x è bianco” ≡ “Non esiste un x tale che x è un cigno e x non è bianco” Da una o più asserzioni di esistenza non posso mai inferire un’asserzione di non esistenza ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno bianco” ≡ “Esiste un x tale che x è un cigno e x è bianco” L’asimmetria tra verificabilità e falsificabilità delle asserzioni universali ASSERZIONI UNIVERSALI: “tutti i cigni sono bianchi” ≡ “Per ogni x, se x è un cigno, x è bianco” ≡ “Non esiste un x tale che x è un cigno e x non è bianco” Da una o più asserzioni di esistenza non posso mai inferire un’asserzione di non esistenza →Attraverso una o più asserzioni particolari non posso mai VERIFICARE un’asserzione universale ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno bianco” ≡ “Esiste un x tale che x è un cigno e x è bianco” L’asimmetria tra verificabilità e falsificabilità delle asserzioni universali ASSERZIONI UNIVERSALI: “tutti i cigni sono bianchi” ≡ “Per ogni x, se x è un cigno, x è bianco” ≡ “Non esiste un x tale x è un cigno e x non è bianco” ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno che non è bianco” ≡ “Esiste un x tale che x è un cigno e x non è bianco” L’asimmetria tra verificabilità e falsificabilità delle asserzioni universali ASSERZIONI UNIVERSALI: “tutti i cigni sono bianchi” ≡ “Per ogni x, se x è un cigno, x è bianco” ≡ “Non esiste un x tale che x è un cigno e x non è bianco” Un’asserzione di esistenza può contraddire un’asserzione di non esistenza ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno che non è bianco” ≡ “Esiste un x tale che x è un cigno e x non è bianco” L’asimmetria tra verificabilità e falsificabilità delle asserzioni universali ASSERZIONI UNIVERSALI: “tutti i cigni sono bianchi” ≡ “Per ogni x, se x è un cigno, x è bianco” ≡ “Non esiste un x tale che x è un cigno e x non è bianco” Un’asserzione di esistenza può contraddire un’asserzione di non esistenza →Attraverso un’asserzione particolare posso FALSIFICARE un’asserzione universale ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno che non è bianco” ≡ “Esiste un x tale che x è un cigno e x non è bianco” La falsificabilità come criterio di demarcazione “Io ammetterò certamente come empirico, o scientifico, soltanto un sistema che possa essere controllato dall’esperienza. Queste considerazioni suggeriscono che, come criterio di demarcazione, non si deve pretendere la verificabilità, ma la falsificabilità di un sistema. In altre parole: da un sistema non esigerò che sia capace di essere valutato in senso positivo una volta per tutte; ma esigerò che la sua forma logica sia tale che possa essere valutato, per mezzo di controlli empirici, in senso negativo: un sistema empirico, per essere scientifico deve poter essere confutato dall’esperienza. (Così l’asserzione «domani qui pioverà o non pioverà» non sarà considerata un’asserzione empirica, mentre l’asserzione «Qui domani pioverà» sarà considerata empirica ”) [Logica della scoperta scientifica, cit., p 22]. La falsificabilità come criterio di demarcazione • Una asserzione /teoria appartiene alla scienza empirica se e solo se essa è falsificabile (=esiste un falsificatore potenziale, una proposizione empirica che qualora vera, falsifica l’asserzione/teoria) La falsificabilità come criterio di demarcazione • Una asserzione /teoria appartiene alla scienza empirica se e solo se essa è falsificabile (=esiste un falsificatore potenziale, una proposizione empirica che qualora vera, falsifica l’asserzione/teoria) • Una asserzione /teoria appartiene alla scienza empirica solo se proibisce qualcosa La falsificabilità come criterio di demarcazione • Una asserzione /teoria appartiene alla scienza empirica se e solo se essa è falsificabile (=esiste un falsificatore potenziale, una proposizione empirica che qualora vera, falsifica l’asserzione/teoria) • Una asserzione /teoria appartiene alla scienza empirica solo se proibisce qualcosa • Una asserzione /teoria appartiene alla scienza empirica solo se si indica in che circostanze si è disposti ad abbandonarla La falsificabilità come criterio di demarcazione “L’ampia linea di demarcazione tra scienza empirica, da un lato, e pseudo-scienza o metafisica o logica o matematica pura dall’altro, deve essere tracciata attraverso il cuore stesso della regione del senso –con teorie dotate di significato da ambo i lati della linea divisoria – piuttosto che fra la regione del senso e quella del non senso. Rifiuto, più in particolare, il dogma che la metafisica debba essere priva di significato. Infatti, come abbiamo visto, alcune teorie come l’atomismo furono a lungo non controllabili e inconfutabili (e, incidentalmente, anche non verificabili) e fino a quel momento «metafisiche». Ma, in seguito, divennero parte della scienza fisica.” [Poscritto alla logica della scoperta scientifica, I il realismo e lo scopo della scienza cit., p 192] La falsificabilità come criterio di demarcazione Teorie/asserzioni sensate Falsificabili scienza empirica Non falsificabili logica, matematica, metafisica, pseudoscienza IV. Einstein e l’ameba (teoria evoluzionistica della scienza) IV. Einstein e l’ameba (teoria evoluzionistica della scienza) “Per “Per la la soluzione soluzione dei dei problemi problemi le le scienze scienze utilizzano utilizzano fondamentalmente fondamentalmente lo lo stesso stesso metodo, metodo, quello quello usato usato dal dal comune comune buon buon senso: senso: il il metodo metodo del del tentativo tentativo ee dell’errore dell’errore […]. […]. È È anche anche il il procedimento procedimento utilizzato utilizzato da da un un organismo organismo inferiore, inferiore, ee persino persino da da un’ameba un’ameba unicellulare, unicellulare, quando quando cerca cerca di di risolvere risolvere un un problema. problema. In In questo questo caso caso parliamo parliamo di di movimenti movimenti esplorativi, esplorativi, attraverso attraverso ii quali quali l’organismo l’organismo cerca cerca di di liberarsi liberarsi di di un un problema problema fastidioso fastidioso […]. […]. Questo Questo schema schema per per il il conseguimento conseguimento del del nuovo nuovo sapere sapere èè applicabile applicabile dall’ameba dall’ameba fino fino ad ad Einstein. Einstein. Dove Dove sta sta la la differenza?” differenza?” [La [La teoria teoria della della scienza, scienza, in in Tutta Tutta la la vita vita èè risolvere risolvere problemi, problemi, Munchen Munchen 1994, 1994, Milano Milano 1996, 1996, pp. pp. 21, 21, 29] 29] La teoria evoluzionistica della scienza “Tutta la mia concezione del metodo scientifico si può riassumere dicendo che esso consiste di questi tre passi: 1)Inciampiamo in qualche problema; 2) Tentiamo di risolverlo, ad esempio proponendo qualche nuova teoria; 3) Impariamo dai nostri sbagli, specialmente da quelli che ci sono resi presenti dalla discussione critica dei nostri tentativi di soluzione, una discussione che tende a condurci a nuovi problemi. O per dirla in tre parole: problemi, teorie, critica. Credo che queste tre parole possano da sole riassumere l’intero modo di procedere della scienza razionale” [La scienza, problemi obiettivi, responsabilità, in Il mito della cornice, New York 1994, Bologna 1995, p. 138] “Il mio problema è: come cresce la nostra conoscenza? La mia soluzione è uno schema tetradico molto semplificato del metodo di eliminazione per prova ed errore: P1→TT →EE →P2 P1 denota qui il problema dal quale partiamo e può trattarsi di un problema pratico o teorico; TT è una teoria provvisoria che proponiamo per risolvere il problema; EE denota un processo di eliminazione degli errori, attraverso controlli critici, o un processo di discussione critica; P2 denota infine i problemi con i quali concludiamo –i problemi che emergono dalle discussioni e dai controlli. L’intero schema indica che partiamo da un problema pratico o teorico. Tentiamo di risolverlo creando una teoria provvisoria come nostra soluzione provvisoria: questa è la nostra prova. Sottoponiamo poi la nostra teoria al controllo, tentando di falsificarla: questo è il metodo critico di eliminazione degli errori. Il risultato di tutto questo è l’emergere di un nuovo problema P2 (o magari di svariati nuovi problemi). Il progresso compiuto o la crescita della nostra conoscenza, può normalmente essere stimato in base alla distanza tra P1 e P2 e sapremo allora se abbiamo fatto qualche progresso. In breve, il nostro schema dice che la conoscenza parte da problemi e si conclude con problemi (se mai si conclude)” [Karl Popper, La conoscenza e il problema corpo-mente, London 1994, Bologna 1996, pp. 21-22] La teoria evoluzionistica della scienza “ Il nostro schema tetradico può essere elaborato in vari modi. Per esempio, possiamo sostituirlo con il seguente schema: →TTa →EEa →P22a → P1 → TTb →EEb →P22b → DVC → TTn →EEn →P22n → Abbiamo in questo caso varie teorie in competizione, e ciascuna di esse genera nuovi controlli –tentativi di falsificare le teorie- e nuovi problemi. DVC sta in questo caso per «discussione valutativa critica»: in essa si cerca di decidere quali teorie in competizione siano abbastanza valide per sopravvivere e quali andrebbero completamente eliminate. Lo schema mostra che possiamo considerare la crescita della conoscenza come una lotta per la sopravvivenza che si svolge tra teorie in competizione. Soltanto le teorie più adatte sopravvivono, pur essendo anche queste in pericolo di vita in ogni momento. Se facciamo un paragone con la selezione naturale darwiniana. Siamo subito in grado di cogliere l’enorme vantaggio biologico dell’evoluzione di un mondo 3 di conoscenza oggettiva. Un individuo o una specie verranno eliminati se si presentano con la soluzione sbagliata a un problema. Questo vale per le mutazioni sbagliate (le cosiddette mutazioni letali), e per la conoscenza sbagliata in senso soggettivo: un cosiddetto «errore di giudizio» può facilmente portare all’eliminazione della persona che lo ha commesso (o anche di altre persone se, per esempio, si tratta di un autista). […] Ma la conoscenza oggettiva è diversa: possiamo sacrificare le nostre teorie oggettive al nostro posto. I realtà, noi facciamo di tutto per eliminarle, sottoponendole a severi controlli prima di utilizzarle. In questo modo, migliaia di teorie possono esere eliminate ogni giorno senza che alcuno ne soffra minimamente. ” (Karl Popper, La conoscenza e il problema corpo-mente, London 1994, Bologna 1996, pp. 23-24) V. Non c’è due senza tre (Il problema mente-corpo. Dal dualismo cartesiano alla teoria dei “tre mondi”) V. Non c’è due senza tre (Il problema mente-corpo. Dal dualismo cartesiano alla teoria dei “tre mondi”) “Credo che sia semplicemente di buon senso accettare, almeno in via provvisoria, l’esistenza effettiva di questa interazione tra stati (o processi) fisici e stati (o processi) mentali, o tra i mondi 1 e 2. E poiché ciò che interagisce può essere detto reale, possiamo accettare la realtà di questi due mondi. Posso perciò descrivermi come un dualista cartesiano. Di fatto sto addirittura facendo di più di Cartesio: sono un pluralista, perché accetto la realtà anche di un terzo mondo, che chiamerò «mondo 3» [La conoscenza e il problema corpo-mente, cit., p.15] Il problema di Cartesio Mente Corpo Il problema di Cartesio Mente Corpo Dualismo cartesiano: Mente e corpo sono due entità distinte e devono in qualche modo INTERAGIRE Il problema di Cartesio Mente Corpo Problematicità dell’interazione tra mente e corpo (specialmente per quei fisici che ritengono che la realtà fisica è chiusa) Il problema di Cartesio Mente Corpo Corpo Mente Dualismo Materialismo/fisicalismo: tesi secondo cui esistono solo corpi fisici; gli stati mentali sarebbero stati fisici (comportamenti) o epifenomeni dei corpi fisici Il problema di Cartesio Mente Corpo Corpo Dualismo Materialismo/fisicalismo Mente Mente Corpo Solipsismo/mentalismo/ idealismo: esiste solo la (mia) mente; quelli che chiamo corpi sono semplicemente rappresentazioni mentali Il problema di Cartesio Mente Corpo Corpo Dualismo Materialismo/fisicalismo Mente Mente Corpo Mentalismo/solipsismo/idealismo I tre mondi di Popper I tre mondi di Popper • Forze ed elementi fisici I tre mondi di Popper • Corpi fisici • Forze ed elementi fisici I tre mondi di Popper • Organismi viventi • Corpi fisici • Forze ed elementi fisici I tre mondi di Popper • Organismi viventi • Corpi fisici • Forze ed elementi fisici Mondo 1: universo delle cose fisiche I tre mondi di Popper • Stati di coscienza (piacere, dolore, speranza, paura, aspettative, ricordi, etc.) • Organismi viventi • Corpi fisici • Forze ed elementi fisici Mondo 1: universo delle cose fisiche I tre mondi di Popper • Coscienza di sé e della morte • Stati di coscienza (piacere, dolore, speranza, paura, aspettative, ricordi, etc.) • Organismi viventi • Corpi fisici • Forze ed elementi fisici Mondo 1: universo delle cose fisiche I tre mondi di Popper • Coscienza di sé e della morte • Stati di coscienza (piacere, dolore, speranza, paura, aspettative, ricordi, etc.) • Organismi viventi • Corpi fisici • Forze ed elementi fisici Mondo 2: universo delle esperienze coscienti Mondo 1: universo delle cose fisiche I tre mondi di Popper • Linguaggio umano • Coscienza di sé e della morte • Stati di coscienza (piacere, dolore, speranza, paura, aspettative, ricordi, etc.) • Organismi viventi • Corpi fisici • Forze ed elementi fisici Mondo 2: universo delle esperienze coscienti Mondo 1: universo delle cose fisiche I tre mondi di Popper • Teorie scientifiche (vere o false), problemi scientifici, opere d’arte, utensili e opere della tecnica, istituzioni • Linguaggio umano • Coscienza di sé e della morte • Stati di coscienza (piacere, dolore, speranza, paura, aspettative, ricordi, etc.) • Organismi viventi • Corpi fisici • Forze ed elementi fisici Mondo 2: universo delle esperienze coscienti Mondo 1: universo delle cose fisiche I tre mondi di Popper • Teorie scientifiche (vere o false), problemi scientifici, opere d’arte, utensili e opere della tecnica, istituzioni • Linguaggio umano • Coscienza di sé e della morte • Stati di coscienza (piacere, dolore, speranza, paura, aspettative, ricordi, etc.) • Organismi viventi • Corpi fisici • Forze ed elementi fisici Mondo 3: prodotti della mente umana Mondo 2: universo delle esperienze coscienti Mondo 1: universo delle cose fisiche I tre mondi di Popper • Teorie scientifiche (vere o false), Il Mondo3 è in grado di agire sul problemi Mondo1scientifici, (paradigma diopere realtà),d’arte, quindi utensili e quanto opereil della tecnica, istituzioni è reale mondo1 • Linguaggio umano • Coscienza di sé e della morte • Stati di coscienza (piacere, dolore, speranza, paura, aspettative, ricordi, etc.) • Organismi viventi • Corpi fisici • Forze ed elementi fisici Mondo 3: prodotti della mente umana Mondo 2: universo delle esperienze coscienti Mondo 1: universo delle cose fisiche I tre mondi di Popper • Il Mondo3 è parzialmente indipendente dal Mondo2, non Teorie scientifiche (vere oquindi false), è riducibile al Mondo2 problemi scientifici, opere d’arte, utensili e opere della tecnica, istituzioni • Linguaggio umano • Coscienza di sé e della morte • Stati di coscienza (piacere, dolore, speranza, paura, aspettative, ricordi, etc.) • Organismi viventi • Corpi fisici • Forze ed elementi fisici Mondo 3: prodotti della mente umana Mondo 2: universo delle esperienze coscienti Mondo 1: universo delle cose fisiche I tre mondi di Popper • Teorie scientifiche (vere o false), Il Mondo3 agisce sul Mondo1 tramite problemi scientifici, opere d’arte, il Mondo2 utensili e opere della tecnica, istituzioni • Linguaggio umano • Coscienza di sé e della morte • Stati di coscienza (piacere, dolore, speranza, paura, aspettative, ricordi, etc.) • Organismi viventi • Corpi fisici • Forze ed elementi fisici Mondo 3: prodotti della mente umana Mondo 2: universo delle esperienze coscienti Mondo 1: universo delle cose fisiche I tre mondi di Popper • Teorie scientifiche (vere o false), problemi scientifici, opere d’arte, utensili e opere della tecnica, istituzioni • Linguaggio umano • Coscienza di sé e della morte superiori del Mondo2 • StatiLedifunzioni coscienza (piacere, dolore, dipendono dal Mondo3 speranza, paura, aspettative, ricordi, etc.) • Organismi viventi • Corpi fisici • Forze ed elementi fisici Mondo 3: prodotti della mente umana Mondo 2: universo delle esperienze coscienti Mondo 1: universo delle cose fisiche I tre mondi di Popper • Teorie scientifiche (vere o false), problemi scientifici, opere d’arte, utensili e opere della tecnica, istituzioni • Linguaggio umano Mondo 3: prodotti della mente umana Ciascuno dei tre mondi ha un’esistenza autonoma • Coscienza di séeeinteragisce della morte con gli altri due superiori del Mondo2 • StatiLedifunzioni coscienza (piacere, dolore, dipendono dal Mondo3 speranza, paura, aspettative, ricordi, etc.) Mondo 2: universo delle esperienze coscienti • Organismi viventi • Corpi fisici • Forze ed elementi fisici Mondo 1: universo delle cose fisiche VI. Falsi profeti VI. Falsi profeti “In memoria degli innumerevoli uomini, donne e bambini di tutte le credenze, nazioni o razze che caddero vittime della fede facsista e comunista nelle Inesorabili Leggi del Destino Storico” [Dedica all’inizio di Miseria dello storicismo, 1944-45, London 1957, Milano 1975, 2002, p. 17] 1919-1935: riflessione di Popper sul carattere pseudo-scientifico del marxismo in particolare e delle “filosofie profetiche della storia” in generale 1936: Relazione tenuta a Londra sulla “miseria dello storicismo”, presso la London School of Economics. Il manoscritto è inviato alla rivista «Mind», che però non lo pubblica. 1937: prevedendo l’imminente annessione dell’Austria al Reich tedesco, Popper si trasferisce in Nuova Zelanda. E insegna al Christcollege. 1938-1943: Alla notizia dell’invasione tedesca dell’Austria, Popper si dedica alla scrittura di La società aperta e i suoi nemici settembre 1939: scoppia la Seconda Guerra Mondiale; Popper vorrebbe arruolarsi nell’esercito neozelandese, ma non può in quanto cittadino austriaco (nel periodo della guerra 16 tra i parenti prossimi di Popper muoiono vittime di Hitler, o ad Auschwitz o suicidandosi) 1944: la rivista «Ecnomica» pubblica in due articoli Miseria dello storicismo (pubblicato come libro nel 1957) 1945: esce La società aperta e i suoi nemici 1946: Popper si trasferisce a Londra , prende la cittadinanza inglese e inizia ad insegnare alla London School of Economics 1965: Popper viene insignito del titolo di baronetto e diventa “Sir Karl.” Il marxismo come forma di “storicismo” “La che promette l’avvento di un “La dottrina dottrina comunista comunistaconsiste consisteininuna unacredenza credenza che promette l’avvento di mondo migliore, affermando di essere fondatafondata sulla conoscenza delle leggidelle del un mondo migliore, affermando di essere sulla conoscenza divenire storico. Se quello è il nucleo della dottrina, ne deriva l’ovvio dovere di leggi deledivenire storico. quello il nucleo dottrina,dine deriva ciascuno, specialmente di chi,Secome me, èodia la guerradella e la violenza, sostenere ill’ovvio partitodovere che produrrà, o contribuirà a produrre, quello statome, di cose deve ine di ciascuno, e specialmente di chi, come odia che la guerra ogni caso avverarsi. Se uno fa resistenza, sapendo che si tratta di qualcosa che la violenza, di sostenere partito che produrrà, o contribuirà a produrre, deve comunque avverarsi, il è un criminale, perché resiste a qualcosa che deve quello estato di sua coseresistenza che devesi in ogniresponsabile caso avverarsi. Se uno fa resistenza, venire con la rende o corresponsabile di tutta le terribile di tutte le morti che perché avverarsi, il comunismo si sapendo violenza che si etratta di qualcosa che avverranno deve comunque è un instauri. Esso deve venire, deve instaurarsi, perciò noi dobbiamo sperare che ci sia criminale, perché resisteil aminor qualcosa che deve venire e con la sacrificate.” sua resistenza il minimo di resistenza, numero possibile di persone [La lezione questo secolo,ointervista sul ‘900 con Giancarlo Bosetti, violenza Venezia 1992, si rendedi responsabile corresponsabile di tutta le terribile e di 1994, 2009, pp. 8-9. ] tutte le morti che avverranno perché il comunismo si instauri. Esso deve venire, deve instaurarsi, perciò noi dobbiamo sperare che ci sia il minimo di resistenza, il minor numero possibile di persone sacrificate.” [La lezione di questo secolo, intervista sul ‘900 con Giancarlo Bosetti, Venezia 1992, 1994, 2009, pp. 8-9. ] Il marxismo come forma di “storicismo” “La che promette l’avvento di un “La dottrina dottrina comunista comunistaconsiste consisteininuna unacredenza credenza che promette l’avvento di mondo migliore, affermando di essere fondatafondata sulla conoscenza delle leggidelle del un mondo migliore, affermando di essere sulla conoscenza divenire storico. Se quello è il nucleo della dottrina, ne deriva l’ovvio dovere di leggi deledivenire storico. quello il nucleo dottrina,dine deriva ciascuno, specialmente di chi,Secome me, èodia la guerradella e la violenza, sostenere ill’ovvio partitodovere che produrrà, o contribuirà a produrre, quello statome, di cose deve ine di ciascuno, e specialmente di chi, come odia che la guerra ogni caso avverarsi. Se uno fa resistenza, sapendo che si tratta di qualcosa che la violenza, di sostenere partito che produrrà, o contribuirà a produrre, deve comunque avverarsi, il è un criminale, perché resiste a qualcosa che deve quello estato di sua coseresistenza che devesi in ogniresponsabile caso avverarsi. Se uno fa resistenza, venire con la rende o corresponsabile di tutta le terribile di tutte le morti che perché avverarsi, il comunismo si sapendo violenza che si etratta di qualcosa che avverranno deve comunque è un instauri. Esso deve venire, deve instaurarsi, perciò noi dobbiamo sperare che ci sia criminale, perché resisteil aminor qualcosa che deve venire e con la sacrificate.” sua resistenza il minimo di resistenza, numero possibile di persone [La lezione questo secolo,ointervista sul ‘900 con Giancarlo Bosetti, violenza Venezia 1992, si rendedi responsabile corresponsabile di tutta le terribile e di 1994, 2009, pp. 8-9. ] tutte le morti che avverranno perché il comunismo si instauri. Esso deve venire, deve instaurarsi, perciò noi dobbiamo sperare che ci sia il minimo di resistenza, il minor numero possibile di persone sacrificate.” [La lezione di questo secolo, intervista sul ‘900 con Giancarlo Bosetti, Venezia 1992, 1994, 2009, pp. 8-9. ] “Per “storicismo” intendo una interpretazione del metodo delle scienze sociali che aspiri alla previsione storica mediante la scoperta dei “ritmi”, dei “patterns”, delle “leggi”, delle “tendenze” che sottostanno all’evoluzione storica. [Miseria dello storicismo,cit., p. 22,] Obiezioni contro lo storicismo • Una predizione scientifica è un’ipotesi che può sempre essere falsificata, una “predizione storica” ha la pretesa di essere un asserto incondizionato Obiezioni contro lo storicismo • Una predizione scientifica è un’ipotesi che può sempre essere falsificata, una “predizione storica” ha la pretesa di essere un asserto incondizionato • Le “tendenze storiche” non sono leggi (universali), ma asserzioni singolari Obiezioni contro lo storicismo • Una predizione scientifica è un’ipotesi che può sempre essere falsificata, una “predizione storica” ha la pretesa di essere un asserto incondizionato • Le “tendenze storiche” non sono leggi (universali), ma asserzioni singolari • Lo storicismo presenta concezioni olistiche, mentre la scienza studia sempre settori limitati della realtà Obiezioni contro lo storicismo • Una predizione scientifica è un’ipotesi che può sempre essere falsificata, una “predizione storica” ha la pretesa di essere un asserto incondizionato • Le “tendenze storiche” non sono leggi (universali), ma asserzioni singolari • Lo storicismo presenta concezioni olistiche, mentre la scienza studia sempre settori limitati della realtà • Lo storicismo tende al tribalismo, a reificare quelli che sono semplicemente concetti (la nazione, la razza, la classe, il partito, etc.), mentre la storia è il prodotto finale delle azioni di tutti gli individui Obiezioni contro lo storicismo • Una predizione scientifica è un’ipotesi che può sempre essere falsificata, una “predizione storica” ha la pretesa di essere un asserto incondizionato • Le “tendenze storiche” non sono leggi (universali), ma asserzioni singolari • Lo storicismo presenta concezioni olistiche, mentre la scienza studia sempre settori limitati della realtà • Lo storicismo tende al tribalismo, a reificare quelli che sono semplicemente concetti (la nazione, la razza, la classe, il partito, etc.), mentre la storia è il prodotto finale delle azioni di tutti gli individui • Lo storicismo è immorale, in quanto tende a deresponsabilizzare gli individui La confutazione “decisiva” dello storicismo “1. Il corso della storia umana è fortemente influenzato dal sorgere della conoscenza umana (La verità di questa affermazione deve essere compresa anche da coloro che nelle nostre idee, comprese quelle scientifiche, altro non vedono se non il sottoprodotto di sviluppi materiali di questo o quel genere.) 2. Non possiamo predire, mediante metodi razionali o scientifici, lo sviluppo futuro della conoscenza scientifica […] 3. Perciò non possiamo predire il corso futuro della storia umana.” [Miseria dello storicismo, cit., p. 17] VII. Cattivi maestri (i nemici della “Società aperta”) VII. Cattivi maestri (i nemici della “Società aperta”) La società aperta • E’ impossibile dedurre un enunciato che asserisce un valore da un enunciato che attesta un fatto La società aperta • E’ impossibile dedurre un enunciato che asserisce un valore da un enunciato che attesta un fatto • I valori non derivano da una conoscenza ma sono l’oggetto delle decisioni degli individui La società aperta • E’ impossibile dedurre un enunciato che asserisce un valore da un enunciato che attesta un fatto • I valori non derivano da una conoscenza ma sono l’oggetto delle decisioni degli individui • La “società aperta” non può fondarsi su valori uguali per tutti, ma deve essere “aperta” nei confronti di più valori, deve contemplare la possibilità di scelta (“politeismo”) La società aperta • E’ impossibile dedurre un enunciato che asserisce un valore da un enunciato che attesta un fatto • I valori non derivano da una conoscenza ma sono l’oggetto delle decisioni degli individui • La “società aperta” non può fondarsi su valori uguali per tutti, ma deve essere “aperta” nei confronti di più valori, deve contemplare la possibilità di scelta (“politeismo”) • Unico valore che deve caratterizzare necessariamente la “società aperta” è quello della tolleranza e del rispetto La società aperta • E’ impossibile dedurre un enunciato che asserisce un valore da un enunciato che attesta un fatto • I valori non derivano da una conoscenza ma sono l’oggetto delle decisioni degli individui • La “società aperta” non può fondarsi su valori uguali per tutti, ma deve essere “aperta” nei confronti di più valori, deve contemplare la possibilità di scelta (“politeismo”) • Unico valore che deve caratterizzare necessariamente la “società aperta” è quello della tolleranza e del rispetto • All’interno del limite della tolleranza la “società aperta” è aperta a tutti i possibili cambiamenti Il problema della sovranità “È mia convinzione che, esprimendo il problema della politica nella forma: «Chi deve governare?» o «La volontà di chi deve essere decisiva?», ecc., Platone abbia prodotto una durevole confusione nel campo della filosofia politica. È evidente che, una volta formulata la domanda: «Chi deve governare?», non si possono evitare risposte di questo genere: «i migliori» o «i più sapienti» o «il governante nato» o «colui che padroneggia l’arte del governo» (oppure, forse «La Volontà Generale» o «La Razza Superiore» o «I Lavoratori dell’Industria» o «Il Popolo»” [La società aperta e i suoi nemici. Vol.1 Platone totalitario, London 1945, Roma 1996, pp. 155-156 ] Il problema della sovranità “C’è anche un genere di argomentazione logica che si può usare per mostrare l’inconsistenza di ognuna delle particolari forme della teoria della sovranità […]. Una particolare forma di questa argomentazione logica è diretta contro una versione troppo ingenua del liberalismo, della democrazia e del principio che la maggioranza deve governare; ed è in qualche modo simile al ben noto “paradosso della libertà” che fu usato per la prima volta e con successo da Platone. Nella sua critica della democrazia e nel suo racconto dell’emergenza del tiranno, Platone implicitamente solleva questo interrogativo: E che dire se la volontà del popolo decide che non esso debba governare ma un tiranno in sua vece? […]. Non si tratta affatto di una possibilità remota; una cosa del genere, in realtà, è avvenuta parecchie volte; e tutte le volte che è avvenuta ha posto in una disperata posizione intellettuale tutti quei democratici che adottano, come base ultima del loro credo politico, il principio del governo della maggioranza o una forma simile del principio della sovranità. Da una parte, il principio che hanno adottato impone loro di opporsi a tutto fuorché al governo della maggioranza, e quindi alla nuova tirannide; dall’altra, lo stesso principio impone loro di accettare ogni decisione presa dalla maggioranza, e quindi anche il governo del nuovo tiranno. L’incoerenza della loro teoria è naturalmente destinata a paralizzare le loro azioni. ” [La società aperta e i suoi nemici. Vol.1 Platone totalitario, cit. pp. 158-159 ] Il problema della sovranità “In realtà, non è difficile dimostrare che si può elaborare una teoria del controllo democratico la quale non presti il fianco al paradosso della sovranità .[…] Infatti, possiamo distinguere due tipi fondamentali di governo. Il primo tipo consioste in governi di cui ci si può sbarazzare senza spargimento di sangue –per esempio per mezzo di elezioni generali […]. Il secondo tipo consiste di governi di cui i governati non possono sbarazzarsi che per mezzo di una rivoluzione vittoriosa […]. Io propongo di usare il termine “democrazia” per indicare in forma sintetica un governo del primo tipo e “tirannide” o “dittatura” per il secondo.” [La società aperta e i suoi nemici. Vol.1 Platone totalitario, cit, p.160] Il problema della sovranità “In realtà, non è difficile dimostrare che si può elaborare una teoria del controllo democratico la quale non presti il fianco al paradosso della sovranità .[…] Infatti, possiamo distinguere due tipi fondamentali di governo. Il primo tipo consiste in governi di cui ci si può sbarazzare senza spargimento di sangue –per esempio per mezzo di elezioni generali […]. Il secondo tipo consiste di governi di cui i governati non possono sbarazzarsi che per mezzo di una rivoluzione vittoriosa […]. Io propongo di usare il termine “democrazia” per indicare in forma sintetica un governo del primo tipo e “tirannide” o “dittatura” per il secondo.” [La società aperta e i suoi nemici. Vol.1 Platone totalitario, cit, p.160] “La differenza fra una democrazia e una tirannide è che nella prima il governo può essere eliminato senza spargimento di sangue, nella seconda no. […] Noi siamo democratici non perché la maggioranza ha sempre ragione, ma perché le tradizioni democratiche rappresentano il male minore rispetto ad altre a noi note” [L’opinione pubblica e i principi liberali, in Congetture e confutazioni, cit., p. 595] La democrazia come “controllo/tribunale del popolo” (e non come “governo del popolo”) • Al livello delle nostre conoscenze non è possibile stabilire con assoluta certezza che una teoria è vera, DUNQUE è opportuno un metodo che ci permette di sottoporre le nostre teorie al controllo critico ed eventualmente eliminarle allo stesso modo, • Al livello delle istituzioni non è possibile stabilire chi è degno di governare, DUNQUE è opportuna una forma di governo che metta il popolo nelle condizioni di sottoporre l’azione dei governanti a controllo ed eventualmente licenziarli senza spargimento di sangue Platone totalitario • Metafisica della storia, in base alla quale ogni cambiamento è una degenerazione→ modello di società chiusa ad ogni cambiamento Platone totalitario • Metafisica della storia, in base alla quale ogni cambiamento è una degenerazione→ modello di società chiusa ad ogni cambiamento • Confusione dell’individualismo con l’egoismo e del collettivismo con l’altruismo→ visione totalitaria della società (tribalismo, l’individuo in funzione dello stato) e rigida divisione in classi Platone totalitario • Metafisica della storia, in base alla quale ogni cambiamento è una degenerazione→ modello di società chiusa ad ogni cambiamento • Confusione dell’individualismo con l’egoismo e del collettivismo con l’altruismo→ visione totalitaria della società (tribalismo, l’individuo in funzione dello stato) e rigida divisione in classi • Domanda scorretta “chi deve governare?” → i filosofi al potere Hegel falso profeta “Hegel realizzò le cose più miracolose. Logico sommo, fu un gioco da bambini per i suoi efficacissimi metodi dialettici estrarre veri conigli fisici da cappelli metafisici. […]Sorge a questo punto la domanda se Hegel abbia ingannato se stesso, oppure se si sia audacemente proposto di ingannare gli altri […]. Sembra improbabile che Hegel sarebbe mai diventato la più influente figura della filosofia tedesca se non avesse avuto alle sue spalle l’autorità dello stato prussiano. Egli divenne appunto il filosofo ufficiale del prussianesimo, designato a questa carica nel periodo della «restaurazione» feudale dopo le guerre napoleoniche. Più tardi lo stato appoggiò anche i suoi discepoli (la Germania aveva ed ha soltanto Università controllate dallo stato) ed essi, a loro volta si sostennero a vicenda. E benché l’hegelismo sia stato ripudiato dalla maggior parte di essi, i filosofi hegelianizzanti hanno da allora sempre dominato l’insegnamento filosofico e quindi, indirettamente, anche le scuole secondarie della Germania. […] L’hegelismo è la rinascita del tribalismo. L’importanza storica di Hegel può essere vista nel fatto che egli rappresenta l’«anello» mancante, per così dire, fra Platone e la forma moderna del totalitarismo. ” [La società aperta e i suoi nemici. Vol.2: Hegel e Marx falsi profeti, London 1945, Roma 1996, pp. 37, 39, 41] Hegel falso profeta • Visione storicistica per cui la legge della storia è l’evoluzione→ giustificazione dell’esistente (razionalità del reale)=giustificazione dello stato prussiano Hegel falso profeta • Visione storicistica per cui la legge della storia è l’evoluzione→ giustificazione dell’esistente (razionalità del reale)=giustificazione dello stato prussiano • Creazione di un “arsenale di idee” per tutti i regimi totalitari: Hegel falso profeta • Visione storicistica per cui la legge della storia è l’evoluzione→ giustificazione dell’esistente (razionalità del reale)=giustificazione dello stato prussiano • Creazione di un “arsenale di idee” per tutti i regimi totalitari: – Nazionalismo (la Nazione come incarnazione dello Spirito) Hegel falso profeta • Visione storicistica per cui la legge della storia è l’evoluzione→ giustificazione dell’esistente (razionalità del reale)=giustificazione dello stato prussiano • Creazione di un “arsenale di idee” per tutti i regimi totalitari: – Nazionalismo (la Nazione come incarnazione dello Spirito) – La guerra come necessaria all’affermazione dello Stato Hegel falso profeta • Visione storicistica per cui la legge della storia è l’evoluzione→ giustificazione dell’esistente (razionalità del reale)=giustificazione dello stato prussiano • Creazione di un “arsenale di idee” per tutti i regimi totalitari: – Nazionalismo (la Nazione come incarnazione dello Spirito) – La guerra come necessaria all’affermazione dello Stato – Lo Stato al di sopra degli individui e della morale Hegel falso profeta • Visione storicistica per cui la legge della storia è l’evoluzione→ giustificazione dell’esistente (razionalità del reale)=giustificazione dello stato prussiano • Creazione di un “arsenale di idee” per tutti i regimi totalitari: – – – – Nazionalismo (la Nazione come incarnazione dello Spirito La guerra come necessaria all’affermazione dello Stato Lo Stato al di sopra degli individui e della morale Il Grande Uomo (individuo cosmico-storico) come creatore di storia Hegel falso profeta • Visione storicistica per cui la legge della storia è l’evoluzione→ giustificazione dell’esistente (razionalità del reale)=giustificazione dello stato prussiano • Creazione di un “arsenale di idee” per tutti i regimi totalitari: – – – – – Nazionalismo (la Nazione come incarnazione dello Spirito La guerra come necessaria all’affermazione dello Stato Lo Stato al di sopra degli individui e della morale Il Grande Uomo (individuo cosmico-storico) come creatore di storia Ideale di vita eroica contrapposto alla mediocrità borghese Marx falso profeta “Il marxismo è finora la più pura, la più elaborata e la più pericolosa forma di storicismo […]. Marx fece un onesto tentativo di applicare metodi razionali ai più urgenti problemi della vita sociale. Il valore di questo tentativo non risulta compromesso dal fatto che, come cercherò di dimostrare, è in larga misura fallito. La scienza progredisce attraverso tentativi ed errori. Marx tentò e, benché abbia sbagliato nelle sue dottrine fondamentali, non ha tentato invano. Egli ci ha aperto gli occhi e ce li ha resi più acuti e in molti modi. Tutti gli autori contemporanei hanno un debito nei confronti di Marx anche se non lo sanno. […] Non si può rendere giustizia a Marx senza riconoscere la sua sincerità. La sua apertura di mente, il suo senso dei fatti, il suo disprezzo per la verbosità, e specialmente la verbosità moraleggiante, hanno fatto di lui uno dei più importanti combattenti, a livello mondiale, contro l’ipocrisia e il fariseismo. Egli provava un bruciante desiderio di andare in aiuto degli oppressi ed era pienamente conscio della necessità di cimentarsi nei fatti e non solo a parole. […] La sua sincerità nella ricerca della verità e la sua onestà intellettuale lo distinguono, a mio giudizio, da molti dei suoi seguaci. ” [La società aperta e i suoi nemici. Vol.2 Hegel e Marx falsi profetiPlatone totalitario,cit, p.160] Marx falso profeta • Diffusione di una mentalità storicista anche tra i difensori della “società aperta” (a partire dallo stesso Marx, vittima del proprio storicismo!) Marx falso profeta • Diffusione di una mentalità storicista anche tra i difensori della “società aperta” (a partire dallo stesso Marx, vittima del proprio storicismo!) • Concezione unilaterale dell’influenza dell’economia (struttura) sulla coscienza degli uomini (appartenente alla sovrastruttura)→ concezione dell’ “impotenza della politica” Marx falso profeta • Diffusione di una mentalità storicista anche tra i difensori della “società aperta” (a partire dallo stesso Marx, vittima del proprio storicismo!) • Concezione unilaterale dell’influenza dell’economia (struttura) sulla coscienza degli uomini (appartenente alla sovrastruttura)→ concezione dell’ “impotenza della politica” • Profezie storiche non avverate (due sole classi, borghesia e proletariato e vittoria finale di quest’ultima) VIII. Cattiva maestra televisione VIII. Cattiva maestra televisione “Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione, o più precisamente non può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sia stato pienamente scoperto. Dico così perché anche i nemici della democrazia non sono ancora del tutto consapevoli del potere della televisione. Ma quando si saranno resi conto fino in fondo di quello che possono fare la useranno in tutti i modi, anche nelle situazioni pericolose.” [Cattiva maestra televisione, Venezia 1994, 2002, p. 80] L’agenda politica dopo il 1989, secondo Popper • Instaurare nei paesi ex-comunisti uno stato di diritto (non semplicemente un sistema di libero mercato) L’agenda politica dopo il 1989, secondo Popper • Instaurare nei paesi ex-comunisti uno stato di diritto (non semplicemente un sistema di libero mercato) • Lavorare per la pace (concretamente anche togliendo dal mercato nero le testate nucleari dei paesi ex-comunisti) L’agenda politica dopo il 1989, secondo Popper • Instaurare nei paesi ex-comunisti uno stato di diritto (non semplicemente un sistema di libero mercato) • Lavorare per la pace (concretamente anche togliendo dal mercato nero le testate nucleari dei paesi ex-comunisti) • Fermare l’esplosione demografica L’agenda politica dopo il 1989, secondo Popper • Instaurare nei paesi ex-comunisti uno stato di diritto (non semplicemente un sistema di libero mercato) • Lavorare per la pace (concretamente anche togliendo dal mercato nero le testate nucleari dei paesi ex-comunisti) • Fermare l’esplosione demografica • Preoccuparsi dell’educazione dei bambini (limitando la violenza in TV) Cattiva maestra televisione: la situazione “[…]si offrono all’audience livelli di produzione sempre peggiori e […] l’audience li accetta purché ci si metta sopra del pepe, delle spezie, dei sapori forti, che sono per lo più rappresentati dalla violenza, dal sesso e dal sensazionalismo. Il fatto è che più si impiega questo genere di spezie più si educa la gente a richiederne. E dal momento che questo tipo di intervento è il più facile a capirsi da parte dei produttori e quello che produce una più facile reazione da parte dell’audience, si determina una situazione per cui si smette di pensare a interventi più difficili. Basta prendere la scatola del pepe e metterlo nelle trasmissioni. […] E questo è quello che è accaduto anno dopo anno da quando la televisione è partita: spezie più forti preparate sul cibo perché il cibo è cattivo e con più sale e più pepe si cerca di passar sopra anche a un sapere disgustoso” [Cattiva maestra televisione, cit., p. 73] Cattiva maestra televisione: i danni “ Nel rapporto tra bambini e televisione noi ci troviamo di fronte ad un problema evolutivo: i bambini vengono a questo mondo strutturati per un compito, adattarsi al proprio ambiente. […] In altre parole, nel loro intero equipaggiamento per la vita, i bambini sono attrezzati in modo da potersi adattare ai diversi ambienti che troveranno intorno a loro. Essi sono perciò dipendenti, in misura considerevole, nella loro evoluzione mentale dal loro ambiente e ciò che chiamiamo educazione è qualcosa che influenza questo ambiente in un modo che giudichiamo buono per lo sviluppo di questi bambini. […] Adesso la violenza in casa è sostituita ed estesa dalla violenza che appare sullo schermo televisivo. È attraverso questo mezzo che essa viene messa davanti ai bambini per ore ogni giorno. La mia esperienza mi porta a considerare questo punto molto importante, direi decisivo. La televisione produce violenza e la porta in case dove altrimenti violenza non ci sarebbe ” [Cattiva maestra televisione, Venezia 1994, 2002, p. 73] Cattiva maestra televisione: che fare? “ Questa è la via attraverso la quale io vorrei che si introducesse finalmente una disciplina in questo campo. Chiunque faccia televisione deve necessariamente essere organizzato , deve avere una patente. E chiunque faccia qualcosa che non avrebbe dovuto fare secondo le regole dell’organizzazione, e sulla base del giudizio dell’organizzazione, può perdere questa patente. L’organismo che avrà la facoltà di ritirare la patente sarà una sorta di Corte. Perciò tutti, in un sistema televisivo che operasse secondo la mia proposta, si sentirebbero sotto la costante supervisione di questo organismo e dovrebbero sentirsi costantemente nelle condizioni di chi, se commette un errore, sempre in base alle regole fissate dall’organizzazione, può perdere la licenza. Questa supervisione costante è qualcosa di molto più efficace della censura, anche perché la patente, nella mia proposta, deve essere concessa solo dopo un corso di addestramento, al termine del quale ci sarà un esame. Uno degli scopi principali del corso sarà quello di insegnare a colui che si candida a produrre produzione che di fatto, gli piaccia o no, sarà coinvolto nella educazione di massa, in un tipo di educazione che è potente e importante.” [Cattiva maestra televisione, Venezia 1994, 2002, p. 73] IX. Il dovere dell’ottimismo (un testamento) “E, prima di concludere, desidero ancora spiegare questo principio: «l’ottimismo è dovere». Il futuro è aperto. Esso non è predeterminato. Di conseguenza, nessuno lo può prevedere eccetto che per caso. Le possibilità che giacciono nel futuro, si tratti di possibilità buone o cattive, sono imprevedibili. Quando dico che «l’ottimismo è dovere» questo non implica soltanto che il futuro è aperto, ma anche che tutti noi lo plasmiamo attraverso quello che facciamo: noi tutti siamo corresponsabili per quello che sarà. È così, allora, che è dovere di tutti noi, invece di stare a prevedere qualcosa di cattivo, impegnarci per quelle cose che possono fare migliore il futuro.” [* Dal discorso di ringraziamento tenuto in conferimento della Medaglia per la pace «Otto Hahn» a Berlino, il 17 dicembre 1993, Sulla Necessità della pace, in Tutta la vita è risolvere problemi, Munchen 1994, Milano 1996, p. 297]