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I. Pietre di inciampo
I. Pietre di inciampo
“Tutta la mia concezione del metodo scientifico si può riassumere dicendo che esso
consiste di questi tre passi:
1)Inciampiamo in qualche problema;
2) Tentiamo di risolverlo, ad esempio proponendo qualche nuova teoria;
3) Impariamo dai nostri sbagli, specialmente da quelli che ci sono resi presenti dalla
discussione critica dei nostri tentativi di soluzione, una discussione che tende a
condurci a nuovi problemi. ”
(Karl Popper, La scienza, problemi obiettivi, responsabilità, in Il mito della cornice, New York
1994, Bologna 1995, p. 138)
-28 luglio 1902: Nasce a Vienna
-28 luglio 1914: compie 12 anni il giorno in cui scoppia la Prima Guerra
Mondiale
-1917:-1919 artività in gruppi politici di sinistra; per un breve periodo del 1919
adesione al Partito Comunista Austriaco e al marxismo
-1919: l’”esperimento di Eddington” fornisce una ‘conferma’ della teoria della
relatività di Einstein
-1922-28: studi universitari di matematica, fisica, filosofia, psicologia
-1922-24: lavora come apprendista presso un ebanista(!), si abilita per
l’insegnamento alle scuole primarie, fa l’assistente sociale per bambini
abbandonati (ha modo di conoscere e di criticare la psicanalisi freudiana e la
teoria della psicologia individuale di Adler)
-1928: laurea in filosofia con una tesi Sul problema del metodo nella psicologia
del pensiero (il relatore è lo psicologo della conoscenza Karl Bühler)
-1929: abilitazione all’insegnamento di matematica e fisica nelle scuole
secondarie inferiori
-28 luglio 1902: Nasce a Vienna
-28 luglio 1914: compie 12 anni il giorno in cui scoppia la Prima Guerra
Mondiale
-1917:-1919 artività in gruppi politici di sinistra; per un breve periodo del 1919
adesione al Partito Comunista Austriaco e al marxismo
-1919: l’”esperimento di Eddington” fornisce una ‘conferma’ della teoria della
relatività di Einstein
-1922-28: studi universitari di matematica, fisica, filosofia, psicologia
-1922-24: lavora come apprendista presso un ebanista(!), si abilita per
l’insegnamento alle scuole primarie, fa l’assistente sociale per bambini
abbandonati (ha modo di conoscere e di criticare la psicanalisi freudiana e la
teoria della psicologia individuale di Adler)
-1928: laurea in filosofia con una tesi Sul problema del metodo nella psicologia
del pensiero (il relatore è lo psicologo della conoscenza Karl Bühler)
-1929: abilitazione all’insegnamento di matematica e fisica nelle scuole
secondarie inferiori
Il problema della demarcazione
Il problema della demarcazione
“Dopo il crollo dell’Impero austriaco in Austria c’era stata una rivoluzione: circolavano
ovunque slogans e idee rivoluzionarie, come pure teorie nuove e spesso avventate. Fra
quelle che suscitarono il mio interesse, la teoria della relatività di Einstein fu
indubbiamente di gran lunga la più importante. Le altre tre furono: la teoria marxista della
storia, la psicanalisi di Freud e la cosiddetta «psicologia individuale» di Alfred Adler.
[…]Fu durante l’estate del 1919 che incominciai a sentirmi sempre più insoddisfatto di
queste tre teorie: la teoria marxista della storia, la psicoanalisi, e la psicologia
individuale; e cominciai a dubitare delle loro pretese di scientificità. Il mio problema
dapprima assunse, forse, la semplice forma «che cosa non va nel marxismo, nella
psicanalisi e nella psicologia individuale? Perché queste dottrine sono così diverse dalle
teorie fisiche, dalla teoria newtoniana e soprattutto dalla teoria della relatività?»”
[La scienza: congetture e confutazioni, Congetture e confutazioni, London 1969, Bologna 1972,
pp. 62-63]
“Chiamo problema della demarcazione il problema di trovare un criterio che ci metta in
grado di distinguere tra le scienze empiriche da un lato e la matematica e la logica e così
pure i sistemi metafisici dall’altro”
( Logica della scoperta scientifica, 1934, Torino 1970, 1998, p. 14)
Il problema della demarcazione
Scienza empirica
Logica/matematica/metafisica
/pseudoscienza
Il problema della demarcazione
Scienza empirica
Logica/matematica/metafisica
/pseudoscienza
Il problema della demarcazione
Scienza empirica
Logica/matematica/metafisica
/pseudoscienza
Il problema della demarcazione
Scienza empirica
?
Logica/matematica/metafisica
/pseudoscienza
Il problema della demarcazione
Scienza empirica
Logica/matematica/metafisica
/pseudoscienza
Il problema della demarcazione
Scienza empirica
Logica/matematica/metafisica
/pseudoscienza
“Riscontrai che i miei amici, ammiratori di Marx, Freud e Adler, erano colpiti da alcuni aspetti comuni a queste
teorie e soprattutto dal loro apparente potere esplicativo. […] Qualunque cosa accadesse, la confermava sempre.
La sua verità appariva perciò manifesta […] Nel caso di Einstein, la situazione era notevolmente differente. […] Essa
è incompatibile con certi possibili risultati dell’osservazione –di fatto i risultati che tutti si sarebbero aspettati
prima di Einstein, Si tratta di una situazione completamente differente da quella prima descritta, in cui emergeva
che le teorie in questione erano compatibili con i più disparati comportamenti umani, cosicché era praticamente
impossibile descrivere un qualsiasi comportamento che non potesse essere assunto quale verifica di quelle
teorie” [La scienza, congetture e confutazioni, cit., pp. 63, 65, 66]
Il problema della demarcazione
Scienza empirica
Logica/matematica/metafisica
/pseudoscienza
“Ogni teoria scientifica «valida» è una proibizione: essa preclude l’accadimento di certe cose. Tante
più cose preclude, tanto migliore essa risulta.
Una teoria che non può essere confutata da alcun evento concepibile non è scientifica.
L’inconfutabilità di una teoria non è (come spesso si crede) un pregio, bnensì un difetto […].
Si può riassumere tutto questo dicendo che il criterio dello stato scientifico di una teoria è la sua
falsificabilità, confutabilità o controllabilità.” [La scienza, congetture e confutazioni, cit., pp. 66, 67]
Il Circolo di Vienna
Il Circolo di Vienna
Hans Hahn
Il Circolo di Vienna
Hans Hahn
Otto Neurath
Il Circolo di Vienna
Hans Hahn
Otto Neurath
Moritz Schlick
Il Circolo di Vienna
Hans Hahn
Rudolf Carnap
Otto Neurath
Moritz Schlick
Il Circolo di Vienna
Hans Hahn
Rudolf Carnap
Otto Neurath
Moritz Schlick
Victor Kraft
Philipp Frank
Kurt Gödel
Herbert Feigl
Felix Caufmann
Il Circolo di Vienna
Hans Hahn
Rudolf Carnap
Otto Neurath
Moritz Schlick
Victor Kraft
Philipp Frank
Kurt Gödel
Herbert Feigl
Felix Caufmann
Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna
Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna
“Il libro tratta i problemi filosofici e mostra –credo- che la formulazione di questi problemi si fonda sul
fraintendimento della logica del nostro linguaggio. Tutto il senso del libro si potrebbe riassumere nelle parole:
Tutto ciò che può essere detto si può dire chiaramente; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere” [Ludwig
Wittgenstein,.Tractatus
Wittgenstein, Tractatus Logico-philosophicus, 1921, London 1961, Torino 1964, 1998, Introduzione]
“La proposizione mostra il suo senso. La proposizione mostra come stanno le cose se essa è vera. E dice che le
cose stanno così.” [Op. cit., 4.022] “Comprendere una proposizione è sapere cosa accade se essa è vera […]” [Op.
cit., 4.024] “Il metodo corretto della filosofia sarebbe propriamente questo: Nulla dire se non ciò che può dirsi,
dunque proposizioni della scienza naturale-dunque qualcosa che con la filosofia non ha nulla a che fare-, e poi,
ogni qualvolta che un altro voglia dire qualcosa di metafisico, mostrargli che, a certi segni nelle sue proposizioni,
egli non ha dato significato alcuno. […]” [Op. cit. 6.53]
Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna
“Il libro tratta i problemi filosofici e mostra –credo- che la formulazione di questi problemi si fonda sul
fraintendimento della logica del nostro linguaggio. Tutto il senso del libro si potrebbe riassumere nelle parole:
Tutto ciò che può essere detto si può dire chiaramente; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere” [Ludwig
Wittgenstein,.Tractatus
Wittgenstein, Tractatus Logico-philosophicus, 1921, London 1961, Torino 1964, 1998, Introduzione]
“La proposizione mostra il suo senso. La proposizione mostra come stanno le cose se essa è vera. E dice che le
cose stanno così.” [Op. cit., 4.022] “Comprendere una proposizione è sapere cosa accade se essa è vera […]” [Op.
cit., 4.024] “Il metodo corretto della filosofia sarebbe propriamente questo: Nulla dire se non ciò che può dirsi,
dunque proposizioni della scienza naturale-dunque qualcosa che con la filosofia non ha nulla a che fare-, e poi,
ogni qualvolta che un altro voglia dire qualcosa di metafisico, mostrargli che, a certi segni nelle sue proposizioni,
egli non ha dato significato alcuno. […]” [Op. cit. 6.53]
“Risulta chiaro che esiste un confine preciso tra due tipi di asserzioni. All’uno appartengono gli asserti formulati
nella scienza empirica: il loro senso si può stabilire mediante l’analisi logica; più esattamente, a ridurle ad
asserzioni base su dati sensibili. Gli altri asserti […] si rivelano affatto privi di significato, intendendoli come li
intende il metafisico. Il metafisico e il teologo credono , a torto, con i loro enunciati di asserire qualcosa, di
rappresentare uno stato di fatto. Viceversa, l’analisi mostra che simili enunciati non dicono nulla, esprimendo solo
atteggiamenti emotivi” [Hans Hahn, Otto Neurath, Rudolf Carnap, La concezione scientifica del mondo, Wien
1929, Roma-Bari 1979]
Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna
“Il libro tratta i problemi filosofici e mostra –credo- che la formulazione di questi problemi si fonda sul
fraintendimento della logica del nostro linguaggio. Tutto il senso del libro si potrebbe riassumere nelle parole:
Tutto ciò che può essere detto si può dire chiaramente; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere” [Ludwig
Wittgenstein,.Tractatus
Wittgenstein, Tractatus Logico-philosophicus, 1921, London 1961, Torino 1964, 1998, Introduzione]
“La proposizione mostra il suo senso. La proposizione mostra come stanno le cose se essa è vera. E dice che le
cose stanno così.” [Op. cit., 4.022] “Comprendere una proposizione è sapere cosa accade se essa è vera […]” [Op.
cit., 4.024] “Il metodo corretto della filosofia sarebbe propriamente questo: Nulla dire se non ciò che può dirsi,
dunque proposizioni della scienza naturale-dunque qualcosa che con la filosofia non ha nulla a che fare-, e poi,
ogni qualvolta che un altro voglia dire qualcosa di metafisico, mostrargli che, a certi segni nelle sue proposizioni,
egli non ha dato significato alcuno. […]” [Op. cit. 6.53]
“Risulta chiaro che esiste un confine preciso tra due tipi di asserzioni. All’uno appartengono gli asserti formulati
nella scienza empirica: il loro senso si può stabilire mediante l’analisi logica; più esattamente, a ridurle ad
asserzioni base su dati sensibili. Gli altri asserti […] si rivelano affatto privi di significato, intendendoli come li
intende il metafisico. Il metafisico e il teologo credono , a torto, con i loro enunciati di asserire qualcosa, di
rappresentare uno stato di fatto. Viceversa, l’analisi mostra che simili enunciati non dicono nulla, esprimendo solo
atteggiamenti emotivi” [Hans Hahn, Otto Neurath, Rudolf Carnap, La concezione scientifica del mondo, Wien
1929, Roma-Bari 1979]
“ Il primo passo di ogni attività filosofica e il fondamento di qualsiasi riflessione consiste nel comprendere che è
affatto impossibile esibire il significato di un enunciato se non descrivendo lo stato di cose che deve sussistere
affinché l’enunciato risulti vero […]. Ma se per principio non abbiamo la possibilità di verificare una proposizione,
se, cioè, non sappiamo assolutamente che procedura seguire per accertarne la verità o falsità, allora evidentemente
non sappiamo affatto qual è il suo significato. [Moritz Schlick, Positivismo e Realismo” in Erkentniss 3, (1932),
ed. it. In Tra realismo e positivismo, Bologna 1983]
Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna
Verificabilità empirica
Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna
Scientificità
↔
Verificabilità empirica
Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna
Scientificità
↔
Verificabilità empirica
↔
Sensatezza
Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna
Scientificità
↔
Verificabilità empirica
↔
Sensatezza
→ Se un enunciato è empiricamente verificabile, è scientifico
Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna
Scientificità
↔
Verificabilità empirica
↔
Sensatezza
→ Se un enunciato è empiricamente verificabile, è scientifico
→ Se un enunciato non è empiricamente verificabile, è privo di senso
Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna
Scientificità
↔
Verificabilità empirica
↔
Sensatezza
→ Se un enunciato è empiricamente verificabile, è scientifico
→ Se un enunciato non è empiricamente verificabile, è privo di senso
→ Un enunciato metafisico non è semplicemente falso o indecidibile,
ma insensato (non vuol dire nulla, deriva da un uso scorretto del
linguaggio)
Il problema della demarcazione secondo il Circolo di Vienna
Scientificità
↔
Verificabilità empirica
↔
Sensatezza
→ Se un enunciato è empiricamente verificabile, è scientifico
→ Se un enunciato non è empiricamente verificabile, è privo di senso
→ Un enunciato metafisico non è semplicemente falso o indecidibile,
ma insensato (non vuol dire nulla, deriva da un uso scorretto del
linguaggio)
→L’unico tipo possibile di discorso sensato è quello scientifico.
La critica di Popper alla soluzione del problema della
demarcazione fornita dal Circolo di Vienna
Scientificità
↔
Verificabilità empirica
↔
Sensatezza
La critica di Popper alla soluzione del problema della
demarcazione fornita dal Circolo di Vienna
Scientificità
↔
Verificabilità empirica
-I dati empirici sono esprimibili
in asserzioni particolari (?)
-Le leggi scientifiche sono
asserzioni universali
→PROBLEMA DELL’INDUZIONE
↔
Sensatezza
La critica di Popper alla soluzione del problema della
demarcazione fornita dal Circolo di Vienna
Scientificità
Sensatezza
La critica di Popper alla soluzione del problema della
demarcazione fornita dal Circolo di Vienna
Scientificità
↔
Falsificabilità empirica
Sensatezza
La critica di Popper alla soluzione del problema della
demarcazione fornita dal Circolo di Vienna
Scientificità
↔
Falsificabilità empirica
Sensatezza
-Popper non è interessato al
linguaggio e al problema del
significato.
-Tende a considerare i problemi
metafisici dotati di senso e
spesso stimolanti per la scienza
La filosofia della scienza di Popper
La filosofia della scienza di Popper
-Problema dell’induzione
-Problema della demarcazione
-Teoria “evoluzionistica” della scienza
-Sensatezza e fecondità dei problemi filosofici
(metafisici)
-Alcuni problemi “metafisici”:
-Determinismo/indeterminismo/libero
arbitrio
-Il rapporto mente-corpo (e la teoria dei tre
mondi)
La filosofia della scienza di Popper
-1932 (1979) I due problemi fondamentali della
teoria della conoscenza
-1934 Logica della scoperta scientifica
-1957 (1982-3) Poscritto alla logica della scoperta
scientifica
-1963 Congetture e confutazioni
-1977 L’io e il suo cervello (con John Eccles)
II. Il cigno nero
(il problema dell’induzione)
II. Il cigno nero
(il problema dell’induzione)
“Per quanto numerosi siano i casi di cigni bianchi che possiamo aver osservato, ciò non
giustifica la conclusione che tutti i cigni sono bianchi”
[Logica della scoperta scientifica, cit. p. 6]
Il problema dell’induzione
•
Problema logico (quid
iuris): è possibile inferire
in maniera logicamente
valida un’asserzione
universale da asserzioni
particolari?
•
Problema psicologico
(quid facti): quando
ragioniamo,
giustifichiamo le nostre
credenze universali a
partire da asserzioni
particolari?
Il problema dell’induzione
Hume
•
Problema logico (quid
iuris): è possibile inferire
in maniera logicamente
valida un’asserzione
universale da asserzioni
particolari?
•
Problema psicologico
(quid facti): quando
ragioniamo,
giustifichiamo le nostre
credenze universali a
partire da asserzioni
particolari?
Popper
Il problema dell’induzione
Hume
•
•
Problema logico (quid
iuris): è possibile inferire
in maniera logicamente
valida un’asserzione
universale da asserzioni
particolari?
Problema psicologico
(quid facti): quando
ragioniamo,
giustifichiamo le nostre
credenze universali a
partire da asserzioni
particolari?
NO
Popper
Il problema dell’induzione
Hume
•
•
Problema logico (quid
iuris): è possibile inferire
in maniera logicamente
valida un’asserzione
universale da asserzioni
particolari?
Problema psicologico
(quid facti): quando
ragioniamo,
giustifichiamo le nostre
credenze universali a
partire da asserzioni
particolari?
NO
SI’
Popper
Il problema dell’induzione
Hume
•
•
Problema logico (quid
iuris): è possibile inferire
in maniera logicamente
valida un’asserzione
universale da asserzioni
particolari?
Problema psicologico
(quid facti): quando
ragioniamo,
giustifichiamo le nostre
credenze universali a
partire da asserzioni
particolari?
NO
SI’
↓
IRRAZIONALISMO
Popper
Il problema dell’induzione
•
•
Problema logico (quid
iuris): è possibile inferire
in maniera logicamente
valida un’asserzione
universale da asserzioni
particolari?
Problema psicologico
(quid facti): quando
ragioniamo,
giustifichiamo le nostre
credenze universali a
partire da asserzioni
particolari?
Hume
Popper
NO
NO
SI’
↓
IRRAZIONALISMO
Il problema dell’induzione
•
•
Problema logico (quid
iuris): è possibile inferire
in maniera logicamente
valida un’asserzione
universale da asserzioni
particolari?
Problema psicologico
(quid facti): quando
ragioniamo,
giustifichiamo le nostre
credenze universali a
partire da asserzioni
particolari?
Hume
Popper
NO
NO
SI’
↓
IRRAZIONALISMO
NO
Il problema dell’induzione
•
•
Problema logico (quid
iuris): è possibile inferire
in maniera logicamente
valida un’asserzione
universale da asserzioni
particolari?
Problema psicologico
(quid facti): quando
ragioniamo,
giustifichiamo le nostre
credenze universali a
partire da asserzioni
particolari?
Hume
Popper
NO
NO
SI’
NO
↓
↓
IRRAZIONALISMO
RAZIONALISMO CRITICO
Il problema logico dell’induzione
LEGGE UNIVERSALE
ASSERZIONI PARTICOLARI
Il problema logico dell’induzione
LEGGE UNIVERSALE
Necessità di un “principio
di induzione” che
giustifichi il passaggio da
asserzioni particolari a
leggi universali
ASSERZIONI PARTICOLARI
Il problema logico dell’induzione
LEGGE UNIVERSALE
Principio d’induzione: la natura contiene delle regolarità,
conoscibili alle condizioni x, y, z…
ASSERZIONI PARTICOLARI
Il problema logico dell’induzione
LEGGE UNIVERSALE
Principio d’induzione: la natura contiene delle regolarità,
conoscibili alle condizioni x, y, z…
Il principio di induzione è a sua volta una
legge universale. Come si giustifica?
Non è una verità logica, quindi posso
giustificarlo solo a partire dall’esperienza!
ASSERZIONI PARTICOLARI
Il problema logico dell’induzione
LEGGE UNIVERSALE
Principio d’induzione: la natura contiene delle regolarità,
conoscibili alle condizioni x, y, z…
ASSERZIONI PARTICOLARI
ASSERZIONI PARTICOLARI
Il problema logico dell’induzione
LEGGE UNIVERSALE
Principio d’induzione: la natura contiene delle regolarità,
conoscibili alle condizioni x, y, z…
Principio d’induzione2
ASSERZIONI PARTICOLARI
ASSERZIONI PARTICOLARI
Il problema logico dell’induzione
LEGGE UNIVERSALE
Principio d’induzione: la natura contiene delle regolarità,
conoscibili alle condizioni x, y, z…
Principio d’induzione2
Principio d’induzione3
ASSERZIONI PARTICOLARI
ASSERZIONI PARTICOLARI
ASSERZIONI PARTICOLARI
Il problema logico dell’induzione
LEGGE UNIVERSALE
Principio d’induzione: la natura contiene delle regolarità,
conoscibili alle condizioni x, y, z…
Principio d’induzione2
Principio d’induzione3
Regresso all’infinito!!!!
ASSERZIONI PARTICOLARI
ASSERZIONI PARTICOLARI
ASSERZIONI PARTICOLARI
Il problema logico dell’induzione
LEGGE UNIVERSALE
Principio d’induzione: la natura contiene delle regolarità,
conoscibili alle condizioni x, y, z…
Principio d’induzione2
“Un principio d’induzione sarebbe un’asserzione con l’aiuto della quale fosse logicamente possibile mettere le inferenze
induttive in una forma logicamente accettabile. […] Il principio d’induzione deve essere a sua volta una’asserzione
universale. Dunque, se tentiamo di considerare la sua verità come nota per esperienza, risorgono esattamente gli stessi
d’induzione3
problemi che hanno dato occasione alla sua introduzione. Per giustificarlo,Principio
dovremmo impiegare
inferenze induttive; e
per giustificare queste ultime dovremmo assumere un principio di ordine superiore, e così via. In tal modo, il tentativo di
basare il principio sull’esperienza fallisce, perché conduce necessariamente a un regresso all’infinito” [Logica della
scoperta scientifica, cit., pp. 6-7]
ASSERZIONI PARTICOLARI
ASSERZIONI PARTICOLARI
ASSERZIONI PARTICOLARI
Il problema psicologico dell’induzione
“Credo che l’asserzione che noi procediamo per induzione sia un vero e proprio mito, e che le
presunte prove a favore di questo presunto fatto siano in parte inesistenti e in parte ottenute
interpretando erroneamente i fatti” [Poscritto alla logica della scoperta scientifica. I Il
realismo e lo scopo della scienza, 1959, London 1982-3, Milano 1984, 1994, p. 63]
“Egli [scil. L’induttivista] crede che esista una materia prima della conoscenza sotto forma di
percezioni o osservazioni o di impressioni sensoriali o «dati» sensoriali che ci vengono
«forniti» dal mondo esterno, senza il nostro personale intervento. Questa è un’insostenibile
tesi psicologica, ampiamente confutata dai fatti. […] Il fatto è semplicemente che vedere o
osservare o percepire è una reazione, non solo a stimoli visivi, ma anche a certe situazioni
complesse, nelle quali ricoprono un ruolo non soltanto complessi e sequenze di stimoli, ma
anche i nostri problemi, i nostri timori, le nostre speranze, i nostri bisogni, le nostre
soddisfazioni, le nostre simpatie e antipatie. La nostra reazione –cioè la nostra esperienza
percettiva immediata- viene influenzata da tutto questo ed anche in larga misura, dalla nostra
anteriore conoscenza; dalle nostre aspettative o anticipazioni, che forniscono una specie di
struttura concettuale schematica alle nostre reazioni ” [Op. cit. p. 72]
Il problema psicologico dell’induzione
“E’ possibile illustrare questo fatto – il fatto, cioè, che l’osservazione non può precedere tutti i problemicon un semplice esperimento […]. Il mio esperimento consiste nel chiedere di osservare, ora. Spero che si
cooperi e osservi! E tuttavia, temo che qualcuno, invece di osservare, provi il forte impulso a
chiedermi:«che cosa vuoi che osservi?».
Se questo è il modo di reagire, allora il mio esperimento è riuscito. Ciò che infatti sto tentando di mettere
in chiaro è che, per poter osservare, dobbiamo avere in mente un ben preciso problema che forse
riusciremo a risolvere mediante l’osservazione” [La scienza, problemi , obiettivi, responsabilità, in Il mito
della cornice, New York 1994, Bologna, 1995, p. 133]
“L’osservazione è sempre selettiva. Essa ha bisogno di un oggetto determinato, di uno scopo preciso, di un
punto di vista, di un problema. E la descrizione che ne segue presuppone un linguaggio descrittivo, con
termini che designano proprietà; presuppone la similarità e la classificazione, che a loro volta
presuppongono interessi, punti di vista e problemi. «Un animale affamato», scrive D. Katz «divide
l’ambiente in cose commestibili e non commestibili. Un animale in fuga scorge vie per scappare e luoghi
per nascondersi… In generale, gli oggetti cambiano… a seconda dei bisogni dell’animale». Possiamo
aggiungere che gli oggetti possono essere classificati, e diventare simili o dissimili, soltanto in questo
modo- venendo posti in relazione ai bisogni e agli interessi” [La scienza: congetture e confutazioni, cit., p.
84]
Il problema psicologico dell’induzione
“Solo […] l’apprendimento per prova ed errore, o per congetture e confutazioni, è
rilevante per la crescita della conoscenza; solo esso è «apprendimento» nel senso
dell’acquisizione di nuove informazioni: della scoperta di nuovi fatti e nuovi problemi,
sia pratici che teorici, e di nuove soluzioni ai nostri problemi, a quelli vecchi come a
quelli nuovi. Questo tipo di apprendimento implica la scoperta di nuove abilità e di
nuovi modi di fare le cose. […] Non è l’impatto reiterato sui nostri sensi che porta ad
una nuova scoperta, ma una cosa del tutto diversa: i nostri vari e ripetuti tentativi di
risolvere un problema che, insoluto, continua a irritarci. È essenziale che questi
«ripetuti» tentativi differiscano l’uno dall’altro, e che ripetiamo lo stesso tentativo
solo quando ci sembra di avere successo, e solo per metterlo ancora alla prova; vale
a dire, per controllare, possibilmente in condizioni sempre diverse, l’ipotesi che esso
porti invariabilmente ad una felice soluzione del nostro irritante problema ”
[Poscritto alla logica della scoperta scientifica I. Il realismo e lo scopo della scienza,
cit., p. 67]
Il problema psicologico dell’induzione
-Dire che procediamo per induzione significa dire che partiamo
dalle osservazioni (tanto più pure possibile) e, sulla base della
ripetizione meccanica e dell’accumulo delle stesse, arriviamo alla
credenza in enunciati universali
Il problema psicologico dell’induzione
-Dire che procediamo per induzione significa dire che partiamo
dalle osservazioni (tanto più pure possibile) e, sulla base della
ripetizione meccanica e dell’accumulo delle stesse, arriviamo alla
credenza in enunciati universali
-Non esistono osservazioni allo stato puro : ogni osservazione
contiene (presuppone) problemi, stati d’animo, aspettative,
conoscenze pregresse
Il problema psicologico dell’induzione
-Dire che procediamo per induzione significa dire che partiamo
dalle osservazioni (tanto più pure possibile) e, sulla base della
ripetizione meccanica e dell’accumulo delle stesse, arriviamo alla
credenza in enunciati universali
-Non esistono osservazioni allo stato puro : ogni osservazione
contiene (presuppone) problemi, stati d’animo, aspettative,
conoscenze pregresse
→ Prima vengono i problemi; la ripetizione delle
osservazioni è solo il tentativo di mettere alla prova la
validità dei nostri tentativi di soluzione
III. Einstein e il folle
(il problema della demarcazione)
III. Einstein e il folle
(il problema della demarcazione)
“La domanda: «Qual è la differenza tra lo scienziato e il folle?» […] è strettamente
collegata al «problema della demarcazione», cioè al problema di trovare una adeguata
caratterizzazione della natura empirica delle teorie scientifiche “ [Poscritto alla logica della
scoperta scientifica, cit. , p. 79.]
L’asimmetria tra verificabilità e
falsificabilità delle asserzioni universali
ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno bianco” ≡ “Esiste un x tale
che x è un cigno e x è bianco”
L’asimmetria tra verificabilità e
falsificabilità delle asserzioni universali
ASSERZIONI UNIVERSALI: “tutti i cigni sono bianchi” ≡ “Per ogni x,
se x è un cigno, x è bianco”
ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno bianco” ≡ “Esiste un x tale
che x è un cigno e x è bianco”
L’asimmetria tra verificabilità e
falsificabilità delle asserzioni universali
ASSERZIONI UNIVERSALI: “tutti i cigni sono bianchi” ≡ “Per ogni x,
se x è un cigno, x è bianco” ≡ “Non esiste un x tale che x è un cigno
e x non è bianco”
ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno bianco” ≡ “Esiste un x tale
che x è un cigno e x è bianco”
L’asimmetria tra verificabilità e
falsificabilità delle asserzioni universali
ASSERZIONI UNIVERSALI: “tutti i cigni sono bianchi” ≡ “Per ogni x,
se x è un cigno, x è bianco” ≡ “Non esiste un x tale che x è un cigno
e x non è bianco”
ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno bianco” ≡ “Esiste un x tale
che x è un cigno e x è bianco”
L’asimmetria tra verificabilità e
falsificabilità delle asserzioni universali
ASSERZIONI UNIVERSALI: “tutti i cigni sono bianchi” ≡ “Per ogni x,
se x è un cigno, x è bianco” ≡ “Non esiste un x tale che x è un cigno
e x non è bianco”
ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno bianco” ≡ “Esiste un x tale
che x è un cigno e x è bianco”
L’asimmetria tra verificabilità e
falsificabilità delle asserzioni universali
ASSERZIONI UNIVERSALI: “tutti i cigni sono bianchi” ≡ “Per ogni x,
se x è un cigno, x è bianco” ≡ “Non esiste un x tale che x è un cigno
e x non è bianco”
Da una o più asserzioni di esistenza non posso
mai inferire un’asserzione di non esistenza
ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno bianco” ≡ “Esiste un x tale
che x è un cigno e x è bianco”
L’asimmetria tra verificabilità e
falsificabilità delle asserzioni universali
ASSERZIONI UNIVERSALI: “tutti i cigni sono bianchi” ≡ “Per ogni x,
se x è un cigno, x è bianco” ≡ “Non esiste un x tale che x è un cigno
e x non è bianco”
Da una o più asserzioni di esistenza non posso
mai inferire un’asserzione di non esistenza
→Attraverso una o più asserzioni particolari non
posso mai VERIFICARE un’asserzione universale
ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno bianco” ≡ “Esiste un x tale
che x è un cigno e x è bianco”
L’asimmetria tra verificabilità e
falsificabilità delle asserzioni universali
ASSERZIONI UNIVERSALI: “tutti i cigni sono bianchi” ≡ “Per ogni x,
se x è un cigno, x è bianco” ≡ “Non esiste un x tale x è un cigno e x
non è bianco”
ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno che non è bianco” ≡ “Esiste
un x tale che x è un cigno e x non è bianco”
L’asimmetria tra verificabilità e
falsificabilità delle asserzioni universali
ASSERZIONI UNIVERSALI: “tutti i cigni sono bianchi” ≡ “Per ogni x,
se x è un cigno, x è bianco” ≡ “Non esiste un x tale che x è un cigno
e x non è bianco”
Un’asserzione di esistenza può contraddire
un’asserzione di non esistenza
ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno che non è bianco” ≡ “Esiste
un x tale che x è un cigno e x non è bianco”
L’asimmetria tra verificabilità e
falsificabilità delle asserzioni universali
ASSERZIONI UNIVERSALI: “tutti i cigni sono bianchi” ≡ “Per ogni x,
se x è un cigno, x è bianco” ≡ “Non esiste un x tale che x è un cigno
e x non è bianco”
Un’asserzione di esistenza può contraddire
un’asserzione di non esistenza
→Attraverso un’asserzione particolare posso
FALSIFICARE un’asserzione universale
ASSERZIONI PARTICOLARI: “c’è un cigno che non è bianco” ≡ “Esiste
un x tale che x è un cigno e x non è bianco”
La falsificabilità come criterio di demarcazione
“Io ammetterò certamente come empirico, o scientifico,
soltanto un sistema che possa essere controllato
dall’esperienza. Queste considerazioni suggeriscono che,
come criterio di demarcazione, non si deve pretendere la
verificabilità, ma la falsificabilità di un sistema. In altre
parole: da un sistema non esigerò che sia capace di essere
valutato in senso positivo una volta per tutte; ma esigerò
che la sua forma logica sia tale che possa essere valutato,
per mezzo di controlli empirici, in senso negativo: un sistema
empirico, per essere scientifico deve poter essere confutato
dall’esperienza. (Così l’asserzione «domani qui pioverà o non
pioverà» non sarà considerata un’asserzione empirica,
mentre l’asserzione «Qui domani pioverà» sarà considerata
empirica ”) [Logica della scoperta scientifica, cit., p 22].
La falsificabilità come criterio di demarcazione
• Una asserzione /teoria appartiene alla scienza
empirica se e solo se essa è falsificabile (=esiste
un falsificatore potenziale, una proposizione
empirica che qualora vera, falsifica
l’asserzione/teoria)
La falsificabilità come criterio di demarcazione
• Una asserzione /teoria appartiene alla scienza
empirica se e solo se essa è falsificabile (=esiste
un falsificatore potenziale, una proposizione
empirica che qualora vera, falsifica
l’asserzione/teoria)
• Una asserzione /teoria appartiene alla scienza
empirica solo se proibisce qualcosa
La falsificabilità come criterio di demarcazione
• Una asserzione /teoria appartiene alla scienza
empirica se e solo se essa è falsificabile (=esiste
un falsificatore potenziale, una proposizione
empirica che qualora vera, falsifica
l’asserzione/teoria)
• Una asserzione /teoria appartiene alla scienza
empirica solo se proibisce qualcosa
• Una asserzione /teoria appartiene alla scienza
empirica solo se si indica in che circostanze si è
disposti ad abbandonarla
La falsificabilità come criterio di demarcazione
“L’ampia linea di demarcazione tra scienza empirica, da un
lato, e pseudo-scienza o metafisica o logica o matematica
pura dall’altro, deve essere tracciata attraverso il cuore
stesso della regione del senso –con teorie dotate di
significato da ambo i lati della linea divisoria – piuttosto che
fra la regione del senso e quella del non senso. Rifiuto, più in
particolare, il dogma che la metafisica debba essere priva di
significato. Infatti, come abbiamo visto, alcune teorie come
l’atomismo furono a lungo non controllabili e inconfutabili
(e, incidentalmente, anche non verificabili) e fino a quel
momento «metafisiche». Ma, in seguito, divennero parte
della scienza fisica.” [Poscritto alla logica della scoperta
scientifica, I il realismo e lo scopo della scienza cit., p 192]
La falsificabilità come criterio di demarcazione
Teorie/asserzioni sensate
Falsificabili
scienza empirica
Non falsificabili
logica, matematica,
metafisica,
pseudoscienza
IV. Einstein e l’ameba
(teoria evoluzionistica della scienza)
IV. Einstein e l’ameba
(teoria evoluzionistica della scienza)
“Per
“Per la
la soluzione
soluzione dei
dei problemi
problemi le
le scienze
scienze utilizzano
utilizzano fondamentalmente
fondamentalmente lo
lo stesso
stesso metodo,
metodo,
quello
quello usato
usato dal
dal comune
comune buon
buon senso:
senso: il
il metodo
metodo del
del tentativo
tentativo ee dell’errore
dell’errore […].
[…]. È
È anche
anche il
il
procedimento
procedimento utilizzato
utilizzato da
da un
un organismo
organismo inferiore,
inferiore, ee persino
persino da
da un’ameba
un’ameba unicellulare,
unicellulare,
quando
quando cerca
cerca di
di risolvere
risolvere un
un problema.
problema. In
In questo
questo caso
caso parliamo
parliamo di
di movimenti
movimenti esplorativi,
esplorativi,
attraverso
attraverso ii quali
quali l’organismo
l’organismo cerca
cerca di
di liberarsi
liberarsi di
di un
un problema
problema fastidioso
fastidioso […].
[…]. Questo
Questo
schema
schema per
per il
il conseguimento
conseguimento del
del nuovo
nuovo sapere
sapere èè applicabile
applicabile dall’ameba
dall’ameba fino
fino ad
ad Einstein.
Einstein.
Dove
Dove sta
sta la
la differenza?”
differenza?” [La
[La teoria
teoria della
della scienza,
scienza, in
in Tutta
Tutta la
la vita
vita èè risolvere
risolvere problemi,
problemi, Munchen
Munchen
1994,
1994, Milano
Milano 1996,
1996, pp.
pp. 21,
21, 29]
29]
La teoria evoluzionistica della scienza
“Tutta la mia concezione del metodo scientifico si può riassumere dicendo che esso consiste di questi tre passi:
1)Inciampiamo in qualche problema;
2) Tentiamo di risolverlo, ad esempio proponendo qualche nuova teoria;
3) Impariamo dai nostri sbagli, specialmente da quelli che ci sono resi presenti dalla discussione critica dei
nostri tentativi di soluzione, una discussione che tende a condurci a nuovi problemi.
O per dirla in tre parole: problemi, teorie, critica.
Credo che queste tre parole possano da sole riassumere l’intero modo di procedere della scienza razionale”
[La scienza, problemi obiettivi, responsabilità, in Il mito della cornice, New York 1994, Bologna 1995, p. 138]
“Il mio problema è: come cresce la nostra conoscenza? La mia soluzione è uno schema tetradico
molto semplificato del metodo di eliminazione per prova ed errore:
P1→TT →EE →P2
P1 denota qui il problema dal quale partiamo e può trattarsi di un problema pratico o teorico; TT è
una teoria provvisoria che proponiamo per risolvere il problema; EE denota un processo di
eliminazione degli errori, attraverso controlli critici, o un processo di discussione critica; P2 denota
infine i problemi con i quali concludiamo –i problemi che emergono dalle discussioni e dai controlli.
L’intero schema indica che partiamo da un problema pratico o teorico. Tentiamo di risolverlo
creando una teoria provvisoria come nostra soluzione provvisoria: questa è la nostra prova.
Sottoponiamo poi la nostra teoria al controllo, tentando di falsificarla: questo è il metodo critico di
eliminazione degli errori. Il risultato di tutto questo è l’emergere di un nuovo problema P2 (o magari
di svariati nuovi problemi). Il progresso compiuto o la crescita della nostra conoscenza, può
normalmente essere stimato in base alla distanza tra P1 e P2 e sapremo allora se abbiamo fatto
qualche progresso. In breve, il nostro schema dice che la conoscenza parte da problemi e si conclude
con problemi (se mai si conclude)”
[Karl Popper, La conoscenza e il problema corpo-mente, London 1994, Bologna 1996, pp. 21-22]
La teoria evoluzionistica della scienza
“ Il nostro schema tetradico può essere elaborato in vari modi. Per esempio, possiamo sostituirlo con il seguente
schema:
→TTa →EEa →P22a →
P1 → TTb →EEb →P22b → DVC
→ TTn →EEn →P22n →
Abbiamo in questo caso varie teorie in competizione, e ciascuna di esse genera nuovi controlli –tentativi di
falsificare le teorie- e nuovi problemi. DVC sta in questo caso per «discussione valutativa critica»: in essa si cerca
di decidere quali teorie in competizione siano abbastanza valide per sopravvivere e quali andrebbero
completamente eliminate.
Lo schema mostra che possiamo considerare la crescita della conoscenza come una lotta per la sopravvivenza che
si svolge tra teorie in competizione. Soltanto le teorie più adatte sopravvivono, pur essendo anche queste in
pericolo di vita in ogni momento.
Se facciamo un paragone con la selezione naturale darwiniana. Siamo subito in grado di cogliere l’enorme
vantaggio biologico dell’evoluzione di un mondo 3 di conoscenza oggettiva.
Un individuo o una specie verranno eliminati se si presentano con la soluzione sbagliata a un problema. Questo
vale per le mutazioni sbagliate (le cosiddette mutazioni letali), e per la conoscenza sbagliata in senso soggettivo: un
cosiddetto «errore di giudizio» può facilmente portare all’eliminazione della persona che lo ha commesso (o anche
di altre persone se, per esempio, si tratta di un autista). […] Ma la conoscenza oggettiva è diversa: possiamo
sacrificare le nostre teorie oggettive al nostro posto. I realtà, noi facciamo di tutto per eliminarle, sottoponendole a
severi controlli prima di utilizzarle. In questo modo, migliaia di teorie possono esere eliminate ogni giorno senza
che alcuno ne soffra minimamente. ”
(Karl Popper, La conoscenza e il problema corpo-mente, London 1994, Bologna 1996, pp. 23-24)
V. Non c’è due senza tre
(Il problema mente-corpo. Dal dualismo
cartesiano alla teoria dei “tre mondi”)
V. Non c’è due senza tre
(Il problema mente-corpo. Dal dualismo
cartesiano alla teoria dei “tre mondi”)
“Credo che sia semplicemente di buon senso accettare, almeno in via provvisoria,
l’esistenza effettiva di questa interazione tra stati (o processi) fisici e stati (o processi)
mentali, o tra i mondi 1 e 2. E poiché ciò che interagisce può essere detto reale, possiamo
accettare la realtà di questi due mondi. Posso perciò descrivermi come un dualista
cartesiano. Di fatto sto addirittura facendo di più di Cartesio: sono un pluralista, perché
accetto la realtà anche di un terzo mondo, che chiamerò «mondo 3» [La conoscenza e il
problema corpo-mente, cit., p.15]
Il problema di Cartesio
Mente
Corpo
Il problema di Cartesio
Mente
Corpo
Dualismo cartesiano:
Mente e corpo sono
due entità distinte e
devono in qualche
modo INTERAGIRE
Il problema di Cartesio
Mente
Corpo
Problematicità
dell’interazione tra
mente e corpo
(specialmente per quei
fisici che ritengono che
la realtà fisica è chiusa)
Il problema di Cartesio
Mente
Corpo
Corpo
Mente
Dualismo
Materialismo/fisicalismo:
tesi secondo cui esistono
solo corpi fisici; gli stati
mentali sarebbero stati
fisici (comportamenti) o
epifenomeni dei corpi fisici
Il problema di Cartesio
Mente
Corpo
Corpo
Dualismo
Materialismo/fisicalismo
Mente
Mente
Corpo
Solipsismo/mentalismo/
idealismo: esiste solo la
(mia) mente; quelli che
chiamo corpi sono
semplicemente
rappresentazioni mentali
Il problema di Cartesio
Mente
Corpo
Corpo
Dualismo
Materialismo/fisicalismo
Mente
Mente
Corpo
Mentalismo/solipsismo/idealismo
I tre mondi di Popper
I tre mondi di Popper
• Forze ed elementi fisici
I tre mondi di Popper
• Corpi fisici
• Forze ed elementi fisici
I tre mondi di Popper
• Organismi viventi
• Corpi fisici
• Forze ed elementi fisici
I tre mondi di Popper
• Organismi viventi
• Corpi fisici
• Forze ed elementi fisici
Mondo 1:
universo delle cose fisiche
I tre mondi di Popper
• Stati di coscienza (piacere, dolore,
speranza, paura, aspettative, ricordi,
etc.)
• Organismi viventi
• Corpi fisici
• Forze ed elementi fisici
Mondo 1:
universo delle cose fisiche
I tre mondi di Popper
• Coscienza di sé e della morte
• Stati di coscienza (piacere, dolore,
speranza, paura, aspettative, ricordi,
etc.)
• Organismi viventi
• Corpi fisici
• Forze ed elementi fisici
Mondo 1:
universo delle cose fisiche
I tre mondi di Popper
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speranza, paura, aspettative, ricordi,
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Mondo 2:
universo delle esperienze
coscienti
Mondo 1:
universo delle cose fisiche
I tre mondi di Popper
• Linguaggio umano
• Coscienza di sé e della morte
• Stati di coscienza (piacere, dolore,
speranza, paura, aspettative, ricordi, etc.)
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• Corpi fisici
• Forze ed elementi fisici
Mondo 2:
universo delle esperienze
coscienti
Mondo 1:
universo delle cose fisiche
I tre mondi di Popper
• Teorie scientifiche (vere o false),
problemi scientifici, opere d’arte,
utensili e opere della tecnica, istituzioni
• Linguaggio umano
• Coscienza di sé e della morte
• Stati di coscienza (piacere, dolore,
speranza, paura, aspettative, ricordi,
etc.)
• Organismi viventi
• Corpi fisici
• Forze ed elementi fisici
Mondo 2:
universo delle esperienze
coscienti
Mondo 1:
universo delle cose fisiche
I tre mondi di Popper
• Teorie scientifiche (vere o false),
problemi scientifici, opere d’arte,
utensili e opere della tecnica, istituzioni
• Linguaggio umano
• Coscienza di sé e della morte
• Stati di coscienza (piacere, dolore,
speranza, paura, aspettative, ricordi,
etc.)
• Organismi viventi
• Corpi fisici
• Forze ed elementi fisici
Mondo 3:
prodotti della mente umana
Mondo 2:
universo delle esperienze
coscienti
Mondo 1:
universo delle cose fisiche
I tre mondi di Popper
• Teorie
scientifiche (vere o false),
Il Mondo3 è in grado di agire sul
problemi
Mondo1scientifici,
(paradigma diopere
realtà),d’arte,
quindi
utensili
e quanto
opereil della
tecnica, istituzioni
è reale
mondo1
• Linguaggio umano
• Coscienza di sé e della morte
• Stati di coscienza (piacere, dolore,
speranza, paura, aspettative, ricordi,
etc.)
• Organismi viventi
• Corpi fisici
• Forze ed elementi fisici
Mondo 3:
prodotti della mente umana
Mondo 2:
universo delle esperienze
coscienti
Mondo 1:
universo delle cose fisiche
I tre mondi di Popper
•
Il Mondo3 è parzialmente
indipendente
dal Mondo2,
non
Teorie
scientifiche
(vere oquindi
false),
è riducibile
al Mondo2
problemi
scientifici,
opere d’arte,
utensili e opere della tecnica, istituzioni
• Linguaggio umano
• Coscienza di sé e della morte
• Stati di coscienza (piacere, dolore,
speranza, paura, aspettative, ricordi,
etc.)
• Organismi viventi
• Corpi fisici
• Forze ed elementi fisici
Mondo 3:
prodotti della mente umana
Mondo 2:
universo delle esperienze
coscienti
Mondo 1:
universo delle cose fisiche
I tre mondi di Popper
• Teorie scientifiche (vere o false),
Il Mondo3
agisce sul Mondo1
tramite
problemi
scientifici,
opere d’arte,
il Mondo2
utensili
e opere della tecnica, istituzioni
• Linguaggio umano
• Coscienza di sé e della morte
• Stati di coscienza (piacere, dolore,
speranza, paura, aspettative, ricordi,
etc.)
• Organismi viventi
• Corpi fisici
• Forze ed elementi fisici
Mondo 3:
prodotti della mente umana
Mondo 2:
universo delle esperienze
coscienti
Mondo 1:
universo delle cose fisiche
I tre mondi di Popper
• Teorie scientifiche (vere o false),
problemi scientifici, opere d’arte,
utensili e opere della tecnica, istituzioni
• Linguaggio umano
• Coscienza di sé e della morte
superiori del Mondo2
• StatiLedifunzioni
coscienza
(piacere, dolore,
dipendono dal Mondo3
speranza, paura, aspettative, ricordi,
etc.)
• Organismi viventi
• Corpi fisici
• Forze ed elementi fisici
Mondo 3:
prodotti della mente umana
Mondo 2:
universo delle esperienze
coscienti
Mondo 1:
universo delle cose fisiche
I tre mondi di Popper
• Teorie scientifiche (vere o false),
problemi scientifici, opere d’arte,
utensili e opere della tecnica, istituzioni
• Linguaggio umano
Mondo 3:
prodotti della mente umana
Ciascuno dei tre mondi ha un’esistenza
autonoma
• Coscienza
di séeeinteragisce
della morte con gli altri due
superiori del Mondo2
• StatiLedifunzioni
coscienza
(piacere, dolore,
dipendono dal Mondo3
speranza, paura, aspettative, ricordi,
etc.)
Mondo 2:
universo delle esperienze
coscienti
• Organismi viventi
• Corpi fisici
• Forze ed elementi fisici
Mondo 1:
universo delle cose fisiche
VI. Falsi profeti
VI. Falsi profeti
“In memoria degli innumerevoli uomini, donne e bambini di tutte le credenze, nazioni o
razze che caddero vittime della fede facsista e comunista nelle Inesorabili Leggi del
Destino Storico” [Dedica all’inizio di Miseria dello storicismo, 1944-45, London 1957, Milano
1975, 2002, p. 17]
1919-1935: riflessione di Popper sul carattere pseudo-scientifico del
marxismo in particolare e delle “filosofie profetiche della storia” in
generale
1936: Relazione tenuta a Londra sulla “miseria dello storicismo”,
presso la London School of Economics. Il manoscritto è inviato alla
rivista «Mind», che però non lo pubblica.
1937: prevedendo l’imminente annessione dell’Austria al Reich
tedesco, Popper si trasferisce in Nuova Zelanda. E insegna al
Christcollege.
1938-1943: Alla notizia dell’invasione tedesca dell’Austria, Popper si
dedica alla scrittura di La società aperta e i suoi nemici
settembre 1939: scoppia la Seconda Guerra Mondiale; Popper
vorrebbe arruolarsi nell’esercito neozelandese, ma non può in quanto
cittadino austriaco (nel periodo della guerra 16 tra i parenti prossimi
di Popper muoiono vittime di Hitler, o ad Auschwitz o suicidandosi)
1944: la rivista «Ecnomica» pubblica in due articoli Miseria dello
storicismo (pubblicato come libro nel 1957)
1945: esce La società aperta e i suoi nemici
1946: Popper si trasferisce a Londra , prende la cittadinanza inglese e
inizia ad insegnare alla London School of Economics
1965: Popper viene insignito del titolo di baronetto e diventa “Sir Karl.”
Il marxismo come forma di “storicismo”
“La
che
promette
l’avvento
di un
“La dottrina
dottrina comunista
comunistaconsiste
consisteininuna
unacredenza
credenza
che
promette
l’avvento
di
mondo
migliore,
affermando
di essere
fondatafondata
sulla conoscenza
delle leggidelle
del
un
mondo
migliore,
affermando
di
essere
sulla
conoscenza
divenire storico. Se quello è il nucleo della dottrina, ne deriva l’ovvio dovere di
leggi
deledivenire
storico.
quello
il nucleo
dottrina,dine
deriva
ciascuno,
specialmente
di chi,Secome
me, èodia
la guerradella
e la violenza,
sostenere
ill’ovvio
partitodovere
che produrrà,
o contribuirà
a produrre,
quello
statome,
di cose
deve ine
di ciascuno,
e specialmente
di chi,
come
odia che
la guerra
ogni caso avverarsi. Se uno fa resistenza, sapendo che si tratta di qualcosa che
la
violenza,
di sostenere
partito
che produrrà,
o contribuirà
a produrre,
deve
comunque
avverarsi, il
è un
criminale,
perché resiste
a qualcosa
che deve
quello estato
di sua
coseresistenza
che devesi in
ogniresponsabile
caso avverarsi.
Se uno fa resistenza,
venire
con la
rende
o corresponsabile
di tutta le
terribile
di tutte
le morti che
perché avverarsi,
il comunismo
si
sapendo violenza
che si etratta
di qualcosa
che avverranno
deve comunque
è un
instauri. Esso deve venire, deve instaurarsi, perciò noi dobbiamo sperare che ci sia
criminale,
perché
resisteil aminor
qualcosa
che deve
venire
e con la sacrificate.”
sua resistenza
il minimo di
resistenza,
numero
possibile
di persone
[La
lezione
questo secolo,ointervista
sul ‘900 con
Giancarlo
Bosetti, violenza
Venezia 1992,
si rendedi responsabile
corresponsabile
di tutta
le terribile
e di
1994, 2009, pp. 8-9. ]
tutte le morti che avverranno perché il comunismo si instauri. Esso deve
venire, deve instaurarsi, perciò noi dobbiamo sperare che ci sia il minimo
di resistenza, il minor numero possibile di persone sacrificate.” [La lezione
di questo secolo, intervista sul ‘900 con Giancarlo Bosetti, Venezia 1992,
1994, 2009, pp. 8-9. ]
Il marxismo come forma di “storicismo”
“La
che
promette
l’avvento
di un
“La dottrina
dottrina comunista
comunistaconsiste
consisteininuna
unacredenza
credenza
che
promette
l’avvento
di
mondo
migliore,
affermando
di essere
fondatafondata
sulla conoscenza
delle leggidelle
del
un
mondo
migliore,
affermando
di
essere
sulla
conoscenza
divenire storico. Se quello è il nucleo della dottrina, ne deriva l’ovvio dovere di
leggi
deledivenire
storico.
quello
il nucleo
dottrina,dine
deriva
ciascuno,
specialmente
di chi,Secome
me, èodia
la guerradella
e la violenza,
sostenere
ill’ovvio
partitodovere
che produrrà,
o contribuirà
a produrre,
quello
statome,
di cose
deve ine
di ciascuno,
e specialmente
di chi,
come
odia che
la guerra
ogni caso avverarsi. Se uno fa resistenza, sapendo che si tratta di qualcosa che
la
violenza,
di sostenere
partito
che produrrà,
o contribuirà
a produrre,
deve
comunque
avverarsi, il
è un
criminale,
perché resiste
a qualcosa
che deve
quello estato
di sua
coseresistenza
che devesi in
ogniresponsabile
caso avverarsi.
Se uno fa resistenza,
venire
con la
rende
o corresponsabile
di tutta le
terribile
di tutte
le morti che
perché avverarsi,
il comunismo
si
sapendo violenza
che si etratta
di qualcosa
che avverranno
deve comunque
è un
instauri. Esso deve venire, deve instaurarsi, perciò noi dobbiamo sperare che ci sia
criminale,
perché
resisteil aminor
qualcosa
che deve
venire
e con la sacrificate.”
sua resistenza
il minimo di
resistenza,
numero
possibile
di persone
[La
lezione
questo secolo,ointervista
sul ‘900 con
Giancarlo
Bosetti, violenza
Venezia 1992,
si rendedi responsabile
corresponsabile
di tutta
le terribile
e di
1994, 2009, pp. 8-9. ]
tutte le morti che avverranno perché il comunismo si instauri. Esso deve
venire, deve instaurarsi, perciò noi dobbiamo sperare che ci sia il minimo
di resistenza, il minor numero possibile di persone sacrificate.” [La lezione
di questo secolo, intervista sul ‘900 con Giancarlo Bosetti, Venezia 1992,
1994, 2009, pp. 8-9. ]
“Per “storicismo” intendo una interpretazione del metodo delle scienze sociali
che aspiri alla previsione storica mediante la scoperta dei “ritmi”, dei
“patterns”, delle “leggi”, delle “tendenze” che sottostanno all’evoluzione
storica. [Miseria dello storicismo,cit., p. 22,]
Obiezioni contro lo storicismo
• Una predizione scientifica è un’ipotesi che può sempre
essere falsificata, una “predizione storica” ha la pretesa
di essere un asserto incondizionato
Obiezioni contro lo storicismo
• Una predizione scientifica è un’ipotesi che può sempre
essere falsificata, una “predizione storica” ha la pretesa
di essere un asserto incondizionato
• Le “tendenze storiche” non sono leggi (universali), ma
asserzioni singolari
Obiezioni contro lo storicismo
• Una predizione scientifica è un’ipotesi che può sempre
essere falsificata, una “predizione storica” ha la pretesa
di essere un asserto incondizionato
• Le “tendenze storiche” non sono leggi (universali), ma
asserzioni singolari
• Lo storicismo presenta concezioni olistiche, mentre la
scienza studia sempre settori limitati della realtà
Obiezioni contro lo storicismo
• Una predizione scientifica è un’ipotesi che può sempre
essere falsificata, una “predizione storica” ha la pretesa
di essere un asserto incondizionato
• Le “tendenze storiche” non sono leggi (universali), ma
asserzioni singolari
• Lo storicismo presenta concezioni olistiche, mentre la
scienza studia sempre settori limitati della realtà
• Lo storicismo tende al tribalismo, a reificare quelli che
sono semplicemente concetti (la nazione, la razza, la
classe, il partito, etc.), mentre la storia è il prodotto finale
delle azioni di tutti gli individui
Obiezioni contro lo storicismo
• Una predizione scientifica è un’ipotesi che può sempre
essere falsificata, una “predizione storica” ha la pretesa
di essere un asserto incondizionato
• Le “tendenze storiche” non sono leggi (universali), ma
asserzioni singolari
• Lo storicismo presenta concezioni olistiche, mentre la
scienza studia sempre settori limitati della realtà
• Lo storicismo tende al tribalismo, a reificare quelli che
sono semplicemente concetti (la nazione, la razza, la
classe, il partito, etc.), mentre la storia è il prodotto finale
delle azioni di tutti gli individui
• Lo storicismo è immorale, in quanto tende a
deresponsabilizzare gli individui
La confutazione “decisiva” dello storicismo
“1. Il corso della storia umana è fortemente influenzato dal
sorgere della conoscenza umana (La verità di questa
affermazione deve essere compresa anche da coloro che nelle
nostre idee, comprese quelle scientifiche, altro non vedono se
non il sottoprodotto di sviluppi materiali di questo o quel
genere.)
2. Non possiamo predire, mediante metodi razionali o
scientifici, lo sviluppo futuro della conoscenza scientifica […]
3. Perciò non possiamo predire il corso futuro della storia
umana.” [Miseria dello storicismo, cit., p. 17]
VII. Cattivi maestri
(i nemici della “Società aperta”)
VII. Cattivi maestri
(i nemici della “Società aperta”)
La società aperta
• E’ impossibile dedurre un enunciato che asserisce un
valore da un enunciato che attesta un fatto
La società aperta
• E’ impossibile dedurre un enunciato che asserisce un
valore da un enunciato che attesta un fatto
• I valori non derivano da una conoscenza ma sono
l’oggetto delle decisioni degli individui
La società aperta
• E’ impossibile dedurre un enunciato che asserisce un
valore da un enunciato che attesta un fatto
• I valori non derivano da una conoscenza ma sono
l’oggetto delle decisioni degli individui
• La “società aperta” non può fondarsi su valori uguali per
tutti, ma deve essere “aperta” nei confronti di più valori,
deve contemplare la possibilità di scelta (“politeismo”)
La società aperta
• E’ impossibile dedurre un enunciato che asserisce un
valore da un enunciato che attesta un fatto
• I valori non derivano da una conoscenza ma sono
l’oggetto delle decisioni degli individui
• La “società aperta” non può fondarsi su valori uguali per
tutti, ma deve essere “aperta” nei confronti di più valori,
deve contemplare la possibilità di scelta (“politeismo”)
• Unico valore che deve caratterizzare necessariamente la
“società aperta” è quello della tolleranza e del rispetto
La società aperta
• E’ impossibile dedurre un enunciato che asserisce un
valore da un enunciato che attesta un fatto
• I valori non derivano da una conoscenza ma sono
l’oggetto delle decisioni degli individui
• La “società aperta” non può fondarsi su valori uguali per
tutti, ma deve essere “aperta” nei confronti di più valori,
deve contemplare la possibilità di scelta (“politeismo”)
• Unico valore che deve caratterizzare necessariamente la
“società aperta” è quello della tolleranza e del rispetto
• All’interno del limite della tolleranza la “società aperta” è
aperta a tutti i possibili cambiamenti
Il problema della sovranità
“È mia convinzione che, esprimendo il problema della politica
nella forma: «Chi deve governare?» o «La volontà di chi deve
essere decisiva?», ecc., Platone abbia prodotto una durevole
confusione nel campo della filosofia politica. È evidente che,
una volta formulata la domanda: «Chi deve governare?», non
si possono evitare risposte di questo genere: «i migliori» o «i
più sapienti» o «il governante nato» o «colui che padroneggia
l’arte del governo» (oppure, forse «La Volontà Generale» o
«La Razza Superiore» o «I Lavoratori dell’Industria» o «Il
Popolo»” [La società aperta e i suoi nemici. Vol.1 Platone
totalitario, London 1945, Roma 1996, pp. 155-156 ]
Il problema della sovranità
“C’è anche un genere di argomentazione logica che si può usare per mostrare
l’inconsistenza di ognuna delle particolari forme della teoria della sovranità […].
Una particolare forma di questa argomentazione logica è diretta contro una versione
troppo ingenua del liberalismo, della democrazia e del principio che la maggioranza
deve governare; ed è in qualche modo simile al ben noto “paradosso della libertà”
che fu usato per la prima volta e con successo da Platone. Nella sua critica della
democrazia e nel suo racconto dell’emergenza del tiranno, Platone implicitamente
solleva questo interrogativo: E che dire se la volontà del popolo decide che non
esso debba governare ma un tiranno in sua vece? […]. Non si tratta affatto di una
possibilità remota; una cosa del genere, in realtà, è avvenuta parecchie volte; e tutte
le volte che è avvenuta ha posto in una disperata posizione intellettuale tutti quei
democratici che adottano, come base ultima del loro credo politico, il principio del
governo della maggioranza o una forma simile del principio della sovranità. Da una
parte, il principio che hanno adottato impone loro di opporsi a tutto fuorché al
governo della maggioranza, e quindi alla nuova tirannide; dall’altra, lo stesso
principio impone loro di accettare ogni decisione presa dalla maggioranza, e quindi
anche il governo del nuovo tiranno. L’incoerenza della loro teoria è naturalmente
destinata a paralizzare le loro azioni. ” [La società aperta e i suoi nemici. Vol.1
Platone totalitario, cit. pp. 158-159 ]
Il problema della sovranità
“In realtà, non è difficile dimostrare che si può elaborare una teoria del controllo
democratico la quale non presti il fianco al paradosso della sovranità .[…] Infatti,
possiamo distinguere due tipi fondamentali di governo. Il primo tipo consioste in
governi di cui ci si può sbarazzare senza spargimento di sangue –per esempio per
mezzo di elezioni generali […]. Il secondo tipo consiste di governi di cui i
governati non possono sbarazzarsi che per mezzo di una rivoluzione vittoriosa
[…]. Io propongo di usare il termine “democrazia” per indicare in forma sintetica
un governo del primo tipo e “tirannide” o “dittatura” per il secondo.” [La società
aperta e i suoi nemici. Vol.1 Platone totalitario, cit, p.160]
Il problema della sovranità
“In realtà, non è difficile dimostrare che si può elaborare una teoria del controllo
democratico la quale non presti il fianco al paradosso della sovranità .[…] Infatti,
possiamo distinguere due tipi fondamentali di governo. Il primo tipo consiste in
governi di cui ci si può sbarazzare senza spargimento di sangue –per esempio per
mezzo di elezioni generali […]. Il secondo tipo consiste di governi di cui i
governati non possono sbarazzarsi che per mezzo di una rivoluzione vittoriosa
[…]. Io propongo di usare il termine “democrazia” per indicare in forma sintetica
un governo del primo tipo e “tirannide” o “dittatura” per il secondo.” [La società
aperta e i suoi nemici. Vol.1 Platone totalitario, cit, p.160]
“La differenza fra una democrazia e una tirannide è che nella prima il governo può
essere eliminato senza spargimento di sangue, nella seconda no. […] Noi siamo
democratici non perché la maggioranza ha sempre ragione, ma perché le tradizioni
democratiche rappresentano il male minore rispetto ad altre a noi note” [L’opinione
pubblica e i principi liberali, in Congetture e confutazioni, cit., p. 595]
La democrazia come “controllo/tribunale del popolo”
(e non come “governo del popolo”)
• Al livello delle nostre conoscenze non è possibile stabilire con
assoluta certezza che una teoria è vera, DUNQUE è opportuno
un metodo che ci permette di sottoporre le nostre teorie al
controllo critico ed eventualmente eliminarle
allo stesso modo,
• Al livello delle istituzioni non è possibile stabilire chi è degno
di governare, DUNQUE è opportuna una forma di governo che
metta il popolo nelle condizioni di sottoporre l’azione dei
governanti a controllo ed eventualmente licenziarli senza
spargimento di sangue
Platone totalitario
• Metafisica della storia, in base alla quale ogni
cambiamento è una degenerazione→ modello di
società chiusa ad ogni cambiamento
Platone totalitario
• Metafisica della storia, in base alla quale ogni
cambiamento è una degenerazione→ modello di
società chiusa ad ogni cambiamento
• Confusione dell’individualismo con l’egoismo e
del collettivismo con l’altruismo→ visione
totalitaria della società (tribalismo, l’individuo in
funzione dello stato) e rigida divisione in classi
Platone totalitario
• Metafisica della storia, in base alla quale ogni
cambiamento è una degenerazione→ modello di
società chiusa ad ogni cambiamento
• Confusione dell’individualismo con l’egoismo e
del collettivismo con l’altruismo→ visione
totalitaria della società (tribalismo, l’individuo in
funzione dello stato) e rigida divisione in classi
• Domanda scorretta “chi deve governare?” → i
filosofi al potere
Hegel falso profeta
“Hegel realizzò le cose più miracolose. Logico sommo, fu un gioco da bambini per
i suoi efficacissimi metodi dialettici estrarre veri conigli fisici da cappelli
metafisici. […]Sorge a questo punto la domanda se Hegel abbia ingannato se
stesso, oppure se si sia audacemente proposto di ingannare gli altri […]. Sembra
improbabile che Hegel sarebbe mai diventato la più influente figura della filosofia
tedesca se non avesse avuto alle sue spalle l’autorità dello stato prussiano. Egli
divenne appunto il filosofo ufficiale del prussianesimo, designato a questa carica
nel periodo della «restaurazione» feudale dopo le guerre napoleoniche. Più tardi lo
stato appoggiò anche i suoi discepoli (la Germania aveva ed ha soltanto Università
controllate dallo stato) ed essi, a loro volta si sostennero a vicenda. E benché
l’hegelismo sia stato ripudiato dalla maggior parte di essi, i filosofi hegelianizzanti
hanno da allora sempre dominato l’insegnamento filosofico e quindi,
indirettamente, anche le scuole secondarie della Germania. […] L’hegelismo è la
rinascita del tribalismo. L’importanza storica di Hegel può essere vista nel fatto che
egli rappresenta l’«anello» mancante, per così dire, fra Platone e la forma moderna
del totalitarismo. ” [La società aperta e i suoi nemici. Vol.2: Hegel e Marx falsi
profeti, London 1945, Roma 1996, pp. 37, 39, 41]
Hegel falso profeta
• Visione storicistica per cui la legge della storia è l’evoluzione→
giustificazione dell’esistente (razionalità del
reale)=giustificazione dello stato prussiano
Hegel falso profeta
• Visione storicistica per cui la legge della storia è l’evoluzione→
giustificazione dell’esistente (razionalità del
reale)=giustificazione dello stato prussiano
• Creazione di un “arsenale di idee” per tutti i regimi totalitari:
Hegel falso profeta
• Visione storicistica per cui la legge della storia è l’evoluzione→
giustificazione dell’esistente (razionalità del
reale)=giustificazione dello stato prussiano
• Creazione di un “arsenale di idee” per tutti i regimi totalitari:
– Nazionalismo (la Nazione come incarnazione dello Spirito)
Hegel falso profeta
• Visione storicistica per cui la legge della storia è l’evoluzione→
giustificazione dell’esistente (razionalità del
reale)=giustificazione dello stato prussiano
• Creazione di un “arsenale di idee” per tutti i regimi totalitari:
– Nazionalismo (la Nazione come incarnazione dello Spirito)
– La guerra come necessaria all’affermazione dello Stato
Hegel falso profeta
• Visione storicistica per cui la legge della storia è l’evoluzione→
giustificazione dell’esistente (razionalità del
reale)=giustificazione dello stato prussiano
• Creazione di un “arsenale di idee” per tutti i regimi totalitari:
– Nazionalismo (la Nazione come incarnazione dello Spirito)
– La guerra come necessaria all’affermazione dello Stato
– Lo Stato al di sopra degli individui e della morale
Hegel falso profeta
• Visione storicistica per cui la legge della storia è l’evoluzione→
giustificazione dell’esistente (razionalità del
reale)=giustificazione dello stato prussiano
• Creazione di un “arsenale di idee” per tutti i regimi totalitari:
–
–
–
–
Nazionalismo (la Nazione come incarnazione dello Spirito
La guerra come necessaria all’affermazione dello Stato
Lo Stato al di sopra degli individui e della morale
Il Grande Uomo (individuo cosmico-storico) come creatore di storia
Hegel falso profeta
• Visione storicistica per cui la legge della storia è l’evoluzione→
giustificazione dell’esistente (razionalità del
reale)=giustificazione dello stato prussiano
• Creazione di un “arsenale di idee” per tutti i regimi totalitari:
–
–
–
–
–
Nazionalismo (la Nazione come incarnazione dello Spirito
La guerra come necessaria all’affermazione dello Stato
Lo Stato al di sopra degli individui e della morale
Il Grande Uomo (individuo cosmico-storico) come creatore di storia
Ideale di vita eroica contrapposto alla mediocrità borghese
Marx falso profeta
“Il marxismo è finora la più pura, la più elaborata e la più pericolosa forma di
storicismo […]. Marx fece un onesto tentativo di applicare metodi razionali ai più
urgenti problemi della vita sociale. Il valore di questo tentativo non risulta
compromesso dal fatto che, come cercherò di dimostrare, è in larga misura fallito.
La scienza progredisce attraverso tentativi ed errori. Marx tentò e, benché abbia
sbagliato nelle sue dottrine fondamentali, non ha tentato invano. Egli ci ha aperto
gli occhi e ce li ha resi più acuti e in molti modi. Tutti gli autori contemporanei
hanno un debito nei confronti di Marx anche se non lo sanno. […] Non si può
rendere giustizia a Marx senza riconoscere la sua sincerità. La sua apertura di
mente, il suo senso dei fatti, il suo disprezzo per la verbosità, e specialmente la
verbosità moraleggiante, hanno fatto di lui uno dei più importanti combattenti, a
livello mondiale, contro l’ipocrisia e il fariseismo. Egli provava un bruciante
desiderio di andare in aiuto degli oppressi ed era pienamente conscio della necessità
di cimentarsi nei fatti e non solo a parole. […] La sua sincerità nella ricerca della
verità e la sua onestà intellettuale lo distinguono, a mio giudizio, da molti dei suoi
seguaci. ” [La società aperta e i suoi nemici. Vol.2 Hegel e Marx falsi
profetiPlatone totalitario,cit, p.160]
Marx falso profeta
• Diffusione di una mentalità storicista anche tra i
difensori della “società aperta” (a partire dallo
stesso Marx, vittima del proprio storicismo!)
Marx falso profeta
• Diffusione di una mentalità storicista anche tra i
difensori della “società aperta” (a partire dallo
stesso Marx, vittima del proprio storicismo!)
• Concezione unilaterale dell’influenza
dell’economia (struttura) sulla coscienza degli
uomini (appartenente alla sovrastruttura)→
concezione dell’ “impotenza della politica”
Marx falso profeta
• Diffusione di una mentalità storicista anche tra i
difensori della “società aperta” (a partire dallo
stesso Marx, vittima del proprio storicismo!)
• Concezione unilaterale dell’influenza
dell’economia (struttura) sulla coscienza degli
uomini (appartenente alla sovrastruttura)→
concezione dell’ “impotenza della politica”
• Profezie storiche non avverate (due sole classi,
borghesia e proletariato e vittoria finale di
quest’ultima)
VIII. Cattiva maestra televisione
VIII. Cattiva maestra televisione
“Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione, o più
precisamente non può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sia
stato pienamente scoperto. Dico così perché anche i nemici della democrazia non sono
ancora del tutto consapevoli del potere della televisione. Ma quando si saranno resi conto
fino in fondo di quello che possono fare la useranno in tutti i modi, anche nelle situazioni
pericolose.” [Cattiva maestra televisione, Venezia 1994, 2002, p. 80]
L’agenda politica dopo il 1989, secondo Popper
• Instaurare nei paesi ex-comunisti uno stato di
diritto (non semplicemente un sistema di
libero mercato)
L’agenda politica dopo il 1989, secondo Popper
• Instaurare nei paesi ex-comunisti uno stato di
diritto (non semplicemente un sistema di
libero mercato)
• Lavorare per la pace (concretamente anche
togliendo dal mercato nero le testate nucleari
dei paesi ex-comunisti)
L’agenda politica dopo il 1989, secondo Popper
• Instaurare nei paesi ex-comunisti uno stato di
diritto (non semplicemente un sistema di
libero mercato)
• Lavorare per la pace (concretamente anche
togliendo dal mercato nero le testate nucleari
dei paesi ex-comunisti)
• Fermare l’esplosione demografica
L’agenda politica dopo il 1989, secondo Popper
• Instaurare nei paesi ex-comunisti uno stato di
diritto (non semplicemente un sistema di
libero mercato)
• Lavorare per la pace (concretamente anche
togliendo dal mercato nero le testate nucleari
dei paesi ex-comunisti)
• Fermare l’esplosione demografica
• Preoccuparsi dell’educazione dei bambini
(limitando la violenza in TV)
Cattiva maestra televisione:
la situazione
“[…]si offrono all’audience livelli di produzione sempre peggiori
e […] l’audience li accetta purché ci si metta sopra del pepe,
delle spezie, dei sapori forti, che sono per lo più rappresentati
dalla violenza, dal sesso e dal sensazionalismo. Il fatto è che più
si impiega questo genere di spezie più si educa la gente a
richiederne. E dal momento che questo tipo di intervento è il più
facile a capirsi da parte dei produttori e quello che produce una
più facile reazione da parte dell’audience, si determina una
situazione per cui si smette di pensare a interventi più difficili.
Basta prendere la scatola del pepe e metterlo nelle trasmissioni.
[…] E questo è quello che è accaduto anno dopo anno da quando
la televisione è partita: spezie più forti preparate sul cibo perché
il cibo è cattivo e con più sale e più pepe si cerca di passar sopra
anche a un sapere disgustoso” [Cattiva maestra televisione, cit.,
p. 73]
Cattiva maestra televisione:
i danni
“ Nel rapporto tra bambini e televisione noi ci troviamo di fronte ad un
problema evolutivo: i bambini vengono a questo mondo strutturati per
un compito, adattarsi al proprio ambiente. […] In altre parole, nel loro
intero equipaggiamento per la vita, i bambini sono attrezzati in modo
da potersi adattare ai diversi ambienti che troveranno intorno a loro.
Essi sono perciò dipendenti, in misura considerevole, nella loro
evoluzione mentale dal loro ambiente e ciò che chiamiamo educazione
è qualcosa che influenza questo ambiente in un modo che giudichiamo
buono per lo sviluppo di questi bambini. […]
Adesso la violenza in casa è sostituita ed estesa dalla violenza che
appare sullo schermo televisivo. È attraverso questo mezzo che essa
viene messa davanti ai bambini per ore ogni giorno. La mia esperienza
mi porta a considerare questo punto molto importante, direi decisivo.
La televisione produce violenza e la porta in case dove altrimenti
violenza non ci sarebbe ” [Cattiva maestra televisione, Venezia 1994,
2002, p. 73]
Cattiva maestra televisione:
che fare?
“ Questa è la via attraverso la quale io vorrei che si introducesse finalmente una
disciplina in questo campo. Chiunque faccia televisione deve necessariamente
essere organizzato , deve avere una patente. E chiunque faccia qualcosa che non
avrebbe dovuto fare secondo le regole dell’organizzazione, e sulla base del giudizio
dell’organizzazione, può perdere questa patente. L’organismo che avrà la facoltà di
ritirare la patente sarà una sorta di Corte. Perciò tutti, in un sistema televisivo che
operasse secondo la mia proposta, si sentirebbero sotto la costante supervisione di
questo organismo e dovrebbero sentirsi costantemente nelle condizioni di chi, se
commette un errore, sempre in base alle regole fissate dall’organizzazione, può
perdere la licenza. Questa supervisione costante è qualcosa di molto più efficace
della censura, anche perché la patente, nella mia proposta, deve essere concessa
solo dopo un corso di addestramento, al termine del quale ci sarà un esame.
Uno degli scopi principali del corso sarà quello di insegnare a colui che si
candida a produrre produzione che di fatto, gli piaccia o no, sarà coinvolto nella
educazione di massa, in un tipo di educazione che è potente e importante.” [Cattiva
maestra televisione, Venezia 1994, 2002, p. 73]
IX. Il dovere dell’ottimismo
(un testamento)
“E, prima di concludere, desidero ancora spiegare
questo principio: «l’ottimismo è dovere».
Il futuro è aperto. Esso non è predeterminato. Di
conseguenza, nessuno lo può prevedere eccetto che per
caso. Le possibilità che giacciono nel futuro, si tratti di
possibilità buone o cattive, sono imprevedibili. Quando
dico che «l’ottimismo è dovere» questo non implica
soltanto che il futuro è aperto, ma anche che tutti noi lo
plasmiamo attraverso quello che facciamo: noi tutti
siamo corresponsabili per quello che sarà.
È così, allora, che è dovere di tutti noi, invece di stare
a prevedere qualcosa di cattivo, impegnarci per quelle
cose che possono fare migliore il futuro.”
[* Dal discorso di ringraziamento tenuto in conferimento
della Medaglia per la pace «Otto Hahn» a Berlino, il 17
dicembre 1993, Sulla Necessità della pace, in Tutta la vita è
risolvere problemi, Munchen 1994, Milano 1996, p. 297]
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Lezione su Popper - Licei Santa Maria