I presupposti
Il progetto originario del re per l'invasione dell'Inghilterra era
di raccogliere almeno 500 navi a Lisbona e quindi farle
navigare fino al canale della Manica. Una volta arrivate
avrebbero dovuto imbarcare nelle Fiandre l'esercito della
coalizione e trasportarlo in Inghilterra dove, sbarcato nelle
spiagge del Kent, avrebbe spazzato via senza difficoltà le
truppe inglesi per poi marciare su Londra. A comandare
queste truppe uno dei Principi e nobili che avevano aderito
all'impresa, il Duca di Parma. Però le frequenti incursioni di Sir
Francis Drake in Spagna, nei Caraibi, e nell'Oceano Atlantico
ostacolarono la realizzazione del piano e fu possibile mettere
insieme solo 138 navi (galeoni, caracche, pinacce, galee e
galeazze). Filippo II poteva rivendicare a sé il trono inglese sia
per motivi di origine dinastica, sia perché era stato principe
consorte della regina Maria I d'Inghilterra.
L'inizio
L'inizio della “Grande Impresa”, nel 1587, venne rinviato per
l'improvvisa morte del Marchese di Santa Cruz comandante
dell'Armada. Il secondo tentativo avvenne nel maggio del
1588 ma la flotta venne sorpresa da una bufera e dovette
rifugiarsi nel porto di la Coruna per riparare i danni subiti.
Finalmente al terzo tentativo il 28 maggio del 1588 la flotta
riuscì a salpare e il 29 luglio l'Armada, comandata dal Duca di
Medina Sidonia (era nato nel 1550 ed era relativamente
giovane ed inesperto per quel comando), fece il suo ingresso
nella Manica. La flotta si muoveva lentamente ed era schierata
con una tattica da esercito terrestre: la prima fila era
composta dai vascelli da battaglia più potenti, seguita da 4 file
di trasporti e dal resto della flotta disposta a scaglioni.
La spedizione dell'Invincibile Armata
Il primo attacco inglese contro l'Invincibile Armata
avvenne il 30 luglio mentre le navi spagnole passavano
davanti a Devon. Infatti la flotta inglese, forte di 200
vascelli, ormeggiata a contava fra le proprie forze almeno
tre navi che oltre ad avere comandanti di valore potevano
considerarsi delle vere e proprie macchine da guerra
dell'epoca: l'ammiraglia, la Ark Royal da 38 cannoni,
comandata da Lord Howard di Effingham, la Revenge da
36 cannoni comandata da Sir Francis Drake e infine la
Victory da 44 cannoni comandata da Sir John Hawkins
(che come Drake aveva messo le sue attività corsare al
servizio della corona).
Gli spagnoli nelle battaglie navali usavano ancora il “vecchio sistema” di
abbordare le navi per conquistarle utilizzando i cannoni solo per indebolire il
nemico, infatti i loro equipaggi erano molto preparati nei combattimenti
corpo a corpo. In questo caso, però, di fronte allo schieramento inglese gli
spagnoli dovettero serrarsi in formazione difensiva. Gli inglesi infatti (che
avevano navi più piccole e leggere), mentre bombardavano il nemico non gli
permisero mai di avvicinarsi abbastanza per lanciare i suoi grappini ed
effettuare l'abbordaggio. Le navi inglesi non erano superiori
tecnologicamente a quelle spagnole eccetto che per un particolare: l'affusto
navale dei cannoni inglesi, che permetteva un fuoco più veloce, preciso,
sicuro e disciplinato di quello dei cannoni spagnoli. Per molti cannoni spagnoli
le operazioni di ricarica dovevano essere eseguite in parte uscendo dall'opera
morta ed esponendo un servente al fuoco nemico. Inoltre nelle navi spagnole
erano ancora molto diffusi i piccoli cannoni (falconi, falconetti, mignon) con
funzione anti-uomo, mentre la marina britannica disponeva soprattutto di
cannoni pesanti, con proiettili tra le 18 e le 42 libbre (e forse anche 60). Il
volume di fuoco della flotta inglese non fu comunque mai inferiore ad una
bordata ogni 4 minuti circa, con rare eccezioni di fuoco più veloce. Gli
spagnoli invece tiravano molto lentamente, e di solito dopo una salva a segno
cercavano di manovrare per andare all'abbordaggio.
Benché continuassero a cannoneggiare il nemico gli inglesi non
riuscirono a fare molti danni nelle file della flotta del Duca di MedinaSedonia (le cui navi si trovavano sopravento) che in questa prima
battaglia perse solo due galeoni, uno catturato da Drake e l'altro
esploso per un guasto.
Le schermaglie fra le due flotte continuarono fino al 2 agosto giorno in
cui l'armada cercò di distruggere con un contrattacco improvviso
l'avanguardia inglese comandata da Martin Frobisher che grazie alla
marea e ai venti a lui favorevoli riuscì a salvarsi.
Finalmente il 6 agosto l'Armada gettò l'ancora al largo di Calais per
imbarcare l'esercito (le truppe di Alessandro Farnese non erano
riuscite ad arrivare al punto d'incontro). La notte del 7 agosto però 8
navi incendiarie inglesi vennero lanciate contro l'Armada che, presa
alla sprovvista, dovette disperdersi lasciando il tempo agli inglesi di
attaccarla.
La battaglia che ne seguì (nota come battaglia di Gravelinga) si
combatté a distanza ravvicinata e fu disastrosa per gli spagnoli che
persero tre galeoni e furono costretti a ritirarsi nella Manica.
Il fallimento
L'armada spagnola non era stata realmente battuta sul mare, pur
avendo subito danni pesanti e perdite dolorose, aveva però perso la
speranza di sconfiggere gli inglesi, manovrava ormai a fatica e avrebbe
dovuto aprirsi la strada combattendo per raggiungere le coste dei Paesi
Bassi. Decise quindi di desistere dall'impresa e cercò faticosamente di
riorganizzarsi. Ormai il tentativo di imbarcare le truppe con la
conseguente invasione era fallito così i galeoni spagnoli cercarono di
ritornare in patria ma a causa dei venti contrari decisero di puntare
verso nord circumnavigando l'Inghilterra evitando l'Irlanda.
Gli inglesi, che fino ad allora avevano seguito i nemici, li lasciarono
andare tranquillamente, anche se coscienti che sarebbero ritornati. Il
10 agosto la flotta inglese si avvicinò per cercare di attaccare le navi
spagnole rimaste attardate, ma Medina Sidonia riuscì a ricompattare le
sue squadre e si preparò a dar nuovamente battaglia, cosa che gli
inglesi vollero evitare, e quindi dopo un fiacco scambio di cannonate le
due flotte si separarono definitivamente.
Delle 138 navi con 24.000 uomini che erano salpate a Lisbona, 45
imbarcazioni e 10.000 unità andarono perduti. La grande impresa di
Filippo II sfumò e lo stesso re cattolico pensò che Dio proteggeva i
protestanti e puniva coloro che credevano in lui.
Grazie a questo importantissimo successo, l'Inghilterra della regina
Elisabetta I affermò il proprio predominio sui mari ed inflisse una
battuta d'arresto al tentativo spagnolo di egemonia sullo scacchiere
europeo. La Spagna continuò però la sua guerra navale contro
l'Inghilterra, riuscendo anche ad ottenere alcuni importanti successi
(come nelle campagne delle isole Azzorre); altre flotte spagnole
operarono nella Manica nei decenni seguenti.
Ma un'incredibile serie di tre violentissime tempeste si abbatté sugli
spagnoli. La prima li sorprese il 12 agosto, al largo delle Isole Orcadi e
sulle Isole Shetland; la seconda il 12 settembre al largo delle coste
irlandesi; seguita dopo pochi giorni da una terza al largo delle coste del
Connacht (sempre in Irlanda).
Leonardo Marini
FINE
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invincibile armada