Metodi e scenari per
l’empowerment personale
e professionale
«La cosa più importante di
tutta la vita è la scelta di un
lavoro, ed è affidata al caso.»
Blaise Pascal
Una scelta razionale?
Trasformare la razionalità soggettiva in una razionalità
oggettiva: alla base vi è l’idea positivistica di un essere
umano che si esprime tramite scelte.
All’interno di tali paradigmi si presuppone sempre che il
pensiero preceda l’azione e questa sia finalizzata ad uno
scopo.
Considerare la scelta come un calcolo razionale trova oggi
problemi di credibilità. Come spiegare ad esempio:
chi scopre i propri scopi mentre agisce?
chi si ritrova cammin facendo grazie ad un evento
improvviso?
Una questione d’identità
L’identità è da pensare come
una singolare costruzione
mentale prodotta da
identificazioni e
disidentificazioni, da
continue elaborazioni
cognitive e socioaffettive, le
quali la modificano e la
ristrutturano di continuo.
Una questione d’identità
Il processo di costruzione di una solida identità è ostacolato
dalle illusioni somministrate dagli strumenti della
comunicazione sociale, dalla pervasione di un catturante
conformismo, da una cultura dell’edonsimo e del narcisismo.
Ciascuna persona si dimostra in grado di rivelare e
manifestare la soggettiva identità quanto più è capace di
rispondere lungo il tragitto autorealizzativo all’appello di
essere se stessa e di conservarsi fedele alla specificità della
sua natura.
Sapersi autorientare
È necessario che i sistemi educativi consolidino il potere di
autoeducazione, affinché l’individuo si cotruisca come
personalità governata dai valori del Sé, così da non essere mai
eterodiretta, cioè dipendente dalle valutazioni altrui.
Attraverso un processo analitico la persona giunge a costruirsi
un’adeguata immagine di sé, si valorizza, misura il suo valore
con la realtà esterna, elabora il proprio progetto esistenziale,
esercita una capacità di iniziativa personale, capace di
produrre elevate gratificazioni per il proprio Sé e per la
comunità.
Sapersi autorientare
Sapersi orientare significa fare esercizio della capacità
decisionale attraverso il tirocinio di abilità euristiche,
metodologiche, esplorative, previsionali e progettuali, in
grado di sostanziare efficacemente le differenti scelte che la
vita incessantemente propone.
Adeguare indifferenziatamente la persona a istanze di vita
collettive, tralasciando le sue esigenze e i suoi dinamismi,
equivale a produrre alienazioni sul piano personale e a
determinari rendimenti ridotti e pseudoefficienti.
equivale di fatto ad una mancata riduzione della
tensione e del disagio esistenziale.
Cosa può fare la società?
« La strada dei tagli al welfare può condurre ovunque tranne
che a una società di individui liberi; anzi, per le esigenze
della libertà è come imboccare un vicolo cieco »
Zygmunt Bauman
Si è liberi perché (e quando) si è messi in grado di esercitare
la facoltà di scelta. Le politiche di welfare dunque devono
definirsi come sistemi di protezione sociale e, allo stesso
tempo, di promozione dei diritti di cittadinanza.
Orientamento: ieri e oggi
Nelle società preindustriali l’individuo non aveva l’esigenza
di essere orientato né tantomeno di orientarsi: nascere in un
determinatogruppo sociale, lo status sociale, la cultura
d’appartenenza, già segnavano le possibili strade di vita e di
lavoro.
La famiglia era contemporaneamente agente orientativo e
sede di formazione.
Nelle società della rivoluzione industriale la famiglia non è
più in grado di assolvere queste funzioni. L’orientamento,
così, da evento sostanzialmente privato diviene un problema
della collettività e quindi oggetto di strategie d’intervento.
Orientamento: cosa non è?
L’orientamento non può essere identificato in una tecnica o
in una consulenza improvvisata, così da ridurlo a parere o a
opinione, e nemmeno in un processo provocato da un
personale specializzato o da un’operazione compiuta
dall’esterno a opera di esperti.
Orientamento: cos’è?
L’orientamento è ricerca e attivazione della validità, della
positività, della consistenza e della produttività della
persona.
Conduce la persona a progettare se stessa e a diventare
gradualmente responsabile e protagonista della propria
vita, tenendo conto di tutte le variabili che interagiscono
reciprocamente nelle scelte: dall’orientamento si passa
così all’autorientamento.
Orientamento: i contesti
UNIVERSITA’
CENTRI PER
L’IMPIEGO
SCUOLA
FORMAZIONE
PROFESSIONALE
Orientamento: ieri e oggi
Nelle società preindustriali l’individuo non aveva l’esigenza
di essere orientato né tantomeno di orientarsi: nascere in un
determinatogruppo sociale, lo status sociale, la cultura
d’appartenenza, già segnavano le possibili strade di vita e di
lavoro.
La famiglia era contemporaneamente agente orientativo e
sede di formazione.
Nelle società della rivoluzione industriale la famiglia non è
più in grado di assolvere queste funzioni. L’orientamento,
così, da evento sostanzialmente privato diviene un problema
della collettività e quindi oggetto di strategie d’intervento.
Strumenti, risorse e metodi
della pratica orientativa
La domanda
La domanda è complessa, diversificata, va da una semplice
richiesta di informazioni a una più complessa richiesta
d’aiuto e sostegno alla scelta, spesso non esplicita.
Se tra i soggetti più giovani la domanda continua a essere di
tipo generale, soprattutto relativamente alla conoscenza di se
stessi o alla ricerca di una strada per il futuro, tra gli adulti la
domanda di orientamento è più specificamente volta alla
definizione o alla ridefinizione di un progetto professionale.
L’ascolto attivo
« Ci sono due modi di ascoltare: il primo consiste
nell’impossessarsi dei discorsi dell’altro per metterli al
servizio delle proprie tesi e dei propri interessi; il secondo
consiste nel sentire l’altro, nel capire ‘‘da dove’’ parla,
nell’andare verso di lui. Il primo modo, sfortunatamente, è di
gran lunga il più diffuso. »
Bertrand Schwartz
L’ascolto attivo
Thomas Gordon, psicologo americano amico di Carl Rogers,
propose una classificazione e descrizione dei differenti gradi
di ascolto.
Ascolto passivo o silenzio
Cenni di attenzione (annuire, sorridere)
Espressioni facilitanti (incoraggiamenti verbali)
Ascolto attivo
L’ascolto attivo
E’
preoccupato
ANSIA!
C
O
D
I
F
I
C
A
«Mi prenderanno al
colloquio?»
Codice o messaggio
D
E
C
O
D
I
F
I
C
A
«Sei preoccupato che non ti prenderanno al colloquio?»
L’ascolto attivo
L’ascolto attivo, dunque, è il metodo di ascolto che attraverso
l’interazione con il mittente del messaggio:
a) Permette di capire il significato reale del messaggio
b) Fa in modo che il mittente abbia le prove che
l’ascoltatore lo capisce
Il problema che muove il soggetto a chiedere aiuto deve
essere considerato in subordine rispetto al ripristino o allo
sviluppo della capacità dell’individuo. La persona è più
importante del suo stesso problema.
Il colloquio in orientamento
Avviene una comunicazione tra due persone che si
incontrano più o meno volontariamente in un rapporto tra
esperto e cliente allo scopo di contribuire al processo di
chiarimento e consapevolezza della domanda.
Lo scopo del colloquio è chiarire le situazioni che il cliente
dimostra di non comprendere, sia per ragioni culturali che
per interpretazioni errate o per difficoltà di qualsiasi
genere, di provenienza esogena o endogena.
Il fine è quello di mettere il cliente in condizione di
comunicare alcune sue personali difficoltà che l’operatore
sia in grado di osservare e comprendere.
Il colloquio in orientamento: le fasi
1
: prevede l’accoglienza della persona e la
raccolta delle informazioni relative ai motivi per cui viene al
colloquio. Il motivo del colloquio deve essere esplicitato.
2
: si deve cercare di identificare il
cliente: chi è, quali sono le sue attese, motivazioni, timori e
ansie?
3
: l’operatore deve aiutare il cliente,
facilitarlo nel proprio processo di potenziamento, garantirgli
una maggiore autonomia.
4
: specificare sempre quando si tratta di
un’interruzione o di una vera e propria conclusione.
Il colloquio in orientamento
Non si tratta però solo di utilizzare conoscenze e applicare
metodi e tecniche, quanto piuttosto di dare forma ed
atteggiamento a concetti fondamentali relativi all’essere
umano.
Ma non basta possedere tali atteggiamenti, è necessario
saperli esprimere (empatia, considerazione positiva e
incodizionata, autenticità).
Un esempio: quale risposta?
« Sono giunto alla conclusione che, poiché il mio lavoro
non mi soddisfa affatto cercherò un’altra sistemazione.
Fino a questo momento mi ero rassegnato perché ho
studiato all’università per strappare una laurea. Ma ora
credo che sia meglio che io abbandoni tutto e cerchi la
mia strada, anche a costo di ricominciare da capo. »
Quale risposta?
«Non si può dire che un
nuovo indirizzo sia
veramente il suo ideale,
ma ciò che conta
comunque è il fatto che
sarebbe più deciso e sicuro
di se stesso»
«Non ha pensato a
stabilire un compromesso
tra le due situazioni? È
un peccato rinunciare ai
vantaggi aquisiti dalla
sua attuale situazione»
Risposta estimativa
«Crede che sarebbe più
felice se potesse liberarsi
del suo attuale lavoro e
tentare qualcosa di più
conveniente per lei?»
Risposta interpretativa
Risposta rassicurante
«Ha deciso che è
meglio cambiare
attività»
Risposta
comprensiva
«Si è informato bene sulla
nuova carriera?»
Risposta indagante
Alcuni accorgimenti
L’opeartore non deve cercare di sapere proprio tutto del cliente,
ma solo le cose importanti ai fini del colloquio.
L’operatore deve evitare di soddisfare la propria curiosità e deve
essere conscio quando ha saputo quello che è necessario sapere ai
fini del colloquio.
Evitare di parlare in modo complicato, oscuro o usare termini
troppo specifici, specialistici.
Chiunque va a sostenere un colloquio ha, per definizione, qualche
tratto di insicurezza che l’esperto non può e non deve utilizzare
per trarne soddisfazione o prestigio personale.
Alcuni accorgimenti
Attenzione agli stereotipi culturali! Molte persone sono
convinte che non bisogna dipendere da nessuno, che non si
deve chiedere aiuto a nessuno. L’asimmetria della relazione
invece farà capire al cliente che sta chiedendo aiuto. Occorre
conoscere e presidiare le proprie reazioni.
Attenzione alle ansie! Quella del cliente, che vuole ad ogni
costo dare un’immagine positiva di sé e quella dell’operatore
che teme di non essere all’altezza del compito e dei bisogni
del cliente. L’ansia fa agire le persone in modo inadeguato,
allo scopo di sentirsi a proprio agio.
NOTO A SE’
NON NOTO A SE’
L’orientamento in gruppo
APERTO
CIECO
Il NOTO
gruppo permette di esprimersi in un contesto
AD
Quello che so su di me e racconto Quello che non so su di me ma gli
sperimentale,
ma alaglicontempo
‘‘protetto’’, ealtri
disanno
contenere i
ALTRI
altri
sentimenti di ansia e precarietà che ‘‘l’essere in
orientamento’’ può comportare.
Il setting di gruppo
facilita ed enzatizzaIGNOTO
i processi di
SEGRETO
NON
apprendimento
individuale, diventa luogo di espressione,
NOTO AD
Quello che so su di me ma tengo
Quello che non so su di me e che
ma
anche
di
apprendimento,
di
competenze.
ALTRI
per me
anche gli altri ignorano
Le stesse caratteristiche individuali di personalità
acquisiscono valore differente se ‘‘messe in gioco’’ e osservate
dagli altri.
Caratteristiche del gruppo
L’elemento comune intorno a cui si costituisce il gruppo in
orientamento è la generatività, la possibilità/desiderio di
cambiare e ‘‘creare’’ qualcosa, che si intende in questo
contesto in termini immaginativi e metaforici (ciò che si
cerca di creare è il futuro, l’immagine di sé in proiezione).
Il gruppo dovrebbe essere omogeneo, non tanto in termini di
provenienze, quanto di percezione dei partecipanti di essere
simili, e avere le stesse potenzialità.
Dovrebbe essere costituito da 8-15 persone.
Il ruolo dell’orientatore nel gruppo
Deve uscire dalla prospettiva di osservatore esterno che
ragiona in una logica normativa; lo sguardo è partecipante,
non interpretativo. Egli deve possedere tre aree di
competenza:
1) Competenze comunicative e metacomunicative.
2) Competenze di gestione e regolazione dei gruppi in
azione. È necessario conoscere le dinamiche di gruppo e
non temerle. Deve stimolare l’espressione e la
partecipazione dei diversi membri del gruppo.
3) Competenze socio-educative in quanto l’operatore deve
accompagnare il gruppo ad un obiettivo prefissato.
Il bilancio di competenze
Nasce in Francia intorno agli anni Ottanta
in forma sperimentale nell’ambito dei servizi
pubblici di orientamento e formazione. Il bilancio nasce
come servizio esterno alle imprese, ma non separato dal
sistema delle imprese.
In Francia il bilancio di competenze è un diritto del
lavoratore volto al perseguimento di un personale progetto
professionale e al miglioramento della propria condizione
lavorativa.
Cosa sono le competenze?
Le abilità dell’individuo a trasformare e utilizzare
attivamente l’informazione e a elaborare pensieri e azioni e
quindi la capacità di saper selezionare gli elementi necessari
nel repertorio delle risorse, organizzarle e impiegarle per
realizzare un’attività professionale, risolvere un problema o
realizzare un progetto.
Non basta acquisirle, necessitano di un aggiornamento!
Se rappresentiamo le capacità di un individuo come un
albero della conoscenza, secondo il modello proposto da
Michel Authier e Pierre Levy, la posizione della competenza
sull’albero offre il ‘‘livello’’ della competenza stessa.
I livelli delle competenze
Il bilancio di competenze: obiettivi
Inserimento sociale e professionale realistico e valorizzante
l’individuo attraverso:
1) La presa di coscienza da parte del soggetto delle proprie
risorse e potenzialità.
2) L’elaborazione di un progetto professionale.
Fonire supporto alla disamina critica del passato e presente
professionale del soggetto.
Facilitare l’identificazione dei valori, delle preferenze, degli
interessi e delle aspirazioni.
Facilitare la costruzione del progetto personale e
professionale dell’individuo inteso come negoziazione tra
piano ideale e piano reale.
Fra i puntegi più alti scelga quelli che ritiene più caratteristici
IO MI RITENGO...
Il
bilancio
di
competenze:
le
fasi
Le mie caratteristiche più... caratteristiche
Accomodante
1 bisogni, informazioni
2
3
FASE PRELIMINARE: analisi dei
sulla modalità di svolgimento, esplicitazione delle
motivazioni e attese
Benevolo
1 del cliente.
2
3
1. ________________________________________________________________________
1
2
3
2.Calmo
________________________________________________________________________
FASE D’INVESTIGAZIONE: analisi delle motivazioni e
1
2
3
3.Carismatico
________________________________________________________________________
degli interessi professionali, identificazione delle
competenze personale e professionali, delle attitudini,
1
2
3
4.Esigente
________________________________________________________________________
esplorazione
dei vissuti.
5.Metodico
________________________________________________________________________
1
2
3
FASE DI CONCLUSIONE: presa di conoscenza dei
Sicuro di sé risultati della fase di
1 investigazione, analisi
2 dei fattori che
3
favoriscono o ostacolano il proprio progetto,
infividuazione delle
...
1 principali tappe della
2 messa in atto
3
del progetto.
L’orientamento narrativo
L’orientamento narrativo nasce in risposta alla domanda di
senso che i soggetti sempre più si pongono; supporta il lavoro
di attribuzione di senso, ordine e significato alle esperienze
del singolo soggetto.
Questa metodologa consente la costruzione attiva di
significato da parte del soggetto su materiali suoi propri e su
stimoli altri.
Oltretutto risolve una contraddizione apparentemente
insanabile: quella tra assoluta differenza individuale e
necessità di standardizzazione del metodo.
L’orietamento narrativo: ancora una
questione d’identità
La riflessione sull’orientamento ha spesso evidenziato la
stretta relazione tra il processo di orientamento e le identità
sociali e professionali; poco si è insistito invece sull’identità
personale dalla quale le precedenti non possono essere
slegate.
La costruzione di un’identità matura e consapevole passa
attraverso forme di ‘‘bricolage identitario narrativo’’, si
verifica cioè un processo di accumulo di piccole parti di
storie udite, storie ascoltate, storie lette, ermeneutiche del
visto e dell’accaduto, interpretate attraverso un processo di
fissazione di un testo in movimento (noi stessi, le nostre
relazioni ... ).
L’orietamento narrativo: ancora una
questione d’identità
Le modalità narrative appaiono le forme più adeguate per
stimolare processi nei quali il soggetto possa esplorare se
stesso, il proprio ambiente le proprie aspirazioni, i desideri, le
competenze.
La cristallizzazione in un solo ruolo, in una rete sociale rigida
di sostegno, è indispensabile per chi possiedeun’identità
debole, fragile.
Chi invece ha compiuto un percorso di acquisizione riflessiva
dell’identità, chi si sa raccontare e accettare narrazioni altre
su sé e di altri su se stesso non teme il cambiamento, vi offre
minore resistenza, può governarlo, leggerlo come opportunità
o comunque non rimanervi schiacciato.
... e per finire alcune ‘‘domande’’
«Ciao raga..
chiedo davvero aiuto..so che anca ancora un anno ma io sono
la tipa che se non decide prima poi arriva alla fine con un
mucchio di dubbi...
l'anno prox farò il quinto ma poi???
l'università mi piace..o meglio mi piace l'idea di fare
architerrura ma c'è troppa matemetica e fisica...mi piace da
morire il disegno tecnico...però mi piace anche l'arte in
generale!!!la moda...insomma...AIUTATEMI..consigliatemi
please!!!»
Confusa e scoraggiata
... e per finire alcune ‘‘domande’’
“Salve ragazzi, mi sto prendendo il diploma classico, sarei
veramente indecisa su quale facoltà prendere al'università; avevo
l'aspirazione di fare medicina e se magari non riuscivo a entrare,
provare in psicologia, cosa a cui sono molto portata e mi piace
molto, anche se per trovare lavoro effettivo bisogna fare almeno 3
master, da 10mila euro l'uno O.o...... parlando molto con persone,
mi hanno un pò aperto gli occhi, poichè mi hanno detto che in
questo momento di crisi, non posso spendere tanto tempo per
laurearmi, ma di prendermi una mini laurea, e laurearmi in fretta,
poichè si richiedono molti giovani e che comunque è già una
laurea e a 22 anni già mi sono laureata, e ho optato così per
scienze della formazione... vorrei chiedervi che ne pensate?”
Indecisione
... e per finire alcune ‘‘domande’’
«Ciao a tutti!
Ormai siete la mia ultima speranza perchè la mia è una situazione disperata! Io
non ho idea di che facoltà prendere. La mia situazione è qsta:
1)Io non ho mai avuto una aspirazione professionale particolare, a scuola sono
andata sempre bene in tutte le materie
2)Venendo da un liceo scientifico mi piaciono molto le materie scientifiche
3)Mio padre è un avvocato
Premesso qsto: Finita la maturità ho dovuto scegliere: mi sono iscritta alla
facoltà di Giurisprudenza nonostante l' ammissione alla facoltà di Veterinaria.
Qsto perchè avrò lavoro assicurato e non rischierò di rimanere chiusa tutta la
vita in un ambulatorio veterinario. Ora nonostante la mia scelta ho ancora tanti
dubbi..mi mancano molto le materie scientifiche e per ora (anche se sn passati
solo 4 mesi da qnd ho cominciato) il diritto non mi sta appassionando molto...
Vi prego che ne pensate???»
Caso disperato... un consiglio pls!!!
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Manuale per orientatori – power point