Dalla rivoluzione urbana alla storia degli Ebrei • di Luigi Gaudio Abramo • La storia degli Ebrei inizia con la figura di Abramo, che rappresenta una specie di punto di raccordo, di legame originario, con la tribù degli Amorrei, e in generale con il mondo della Mesopotamia, proprio quel mondo che sarà poi fortemente criticato, demonizzato e aborrito nelle pagine della Bibbia. Abramo • Prima di tutto occorre chiedersi: Abramo è un personaggio storico? Gli studiosi certamente sono divisi su questo argomento, ma a noi piace comunque sottolineare il fatto che, come accade anche per altre pagine della Bibbia, e come insegnano archeologi come Keller, Piccirillo, Buccellati e altri, molti sono i riscontri che testimoniano di una attendibilità storica di alcuni elementi dei racconti biblici. Dal politeismo al monoteismo • Egli rappresenta una importante fase di passaggio: dalla tradizione politeista che frammentava la realtà per controllarla meglio, (conosco il dio del Sole e so cosa devo fare per propiziarmelo, e così per tutti gli altri fenomeni celesti e per le attività utili all’uomo) ad una concezione diversa della realtà, come qualcosa di imprevedibile. L’Ebreo accetta il rischio della risposta negativa da parte di Dio, perché ritiene di non dover porre limiti all’assoluto. La funzionalizzazione dei rapporti sociali • Altra riflessione importante dell’archeologo Giorgio Buccellati: ovviamente con la rivoluzione urbana c’era stata una rivoluzione anche nei rapporti tra le persone. La gente si conosceva non più perché, come prima, conosceva i parenti degli altri componenti della comunità. Passando dalla tribù (villaggio) alla città non è più materialmente possibile conoscere tutti quanti in modo diretto, ma è possibile solo conoscere la funzione che uno svolge all’interno dell’organizzazione sociale (rapporti mediati) La frammentazione del lavoro • Alla funzionalizzazione nell’ambito dei rapporti interpersonali corrisponde la frammentazione nel campo del lavoro. Il singolo operatore non sa più come si fa una cosa dall’inizio alla fine, sa fare solo una parte del lavoro, quella che spetta a lui. La tribù • Nella tribù i rapporti umani sono diretti, familiari, non mediati; il membro della tribù sa fare tutto: inoltre l’uomo è in rapporto diretto non solo con i suoi simili, ma anche con la natura. L’ambiente prevalente per le tribù orientali è quello della steppa. L’attività economica principale è quella della pastorizia, e le tribù sono nomadi. Religiosità nella tribù • Nelle tribù degli Amorrei si diffonde una concezione diversa di Dio, come un Dio personale, protettore dell’uomo, come una sorta di angelo custode. Si instaura così per la prima volta un rapporto personale con il Dio, un rapporto intimo, non come quello esteriore e appariscente, tipico dei riti politeisti. Religiosità nelle città; il politeismo • La religione nelle città serve a interpretare e controllare la realtà, il sole, le stagioni, i mesi, ecc… • Così come c’è frammentazione nella società, vi è anche frammentazione nel Pantheon, e ogni Dio svolge una sua funzione, sono come delle icone che servono all’uomo per appropriarsi della realtà. Per questa religiosità le origini sono fuori dal tempo, prima dell’inizio della storia, mitologiche. La religiosità di Abramo • Abramo è un pastore nomade cui Dio rivela la sua volontà. Dio entra nella storia, e viene incontro all’uomo. Dio per Abramo è qualcuno a cui potere dare del tu. Qui sta tutta la novità del popolo ebraico: infatti nella Bibbia si parla del Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe: il Dio del popolo ebraico era originariamente il Dio della persona umana.