VI.
STORIA D’ISRAELE NELLA BIBBIA
1. Il tempo dei patriarchi
La storia biblica vera e propria inizia con Abramo. E’ il primo personaggio che possiamo
collocare con una certa approssimazione in un tempo, l’età del bronzo medio (2100-1550) e più
precisamente nel periodo dell’antico impero Babilonese, quando regnava Hammurabi (17921750), il sesto imperatore, che ci ha lasciato un celebre codice di leggi. Sono le leggi e le
consuetudini che ritroviamo praticate dai Patriarchi ebrei.
Abramo era nato a Ur dei Caldei, nel sud della Mesopotamia ed era il
figlio primogenito di Terak; ebbe altri due fratelli: Nacor e Aran (Gn
11,27s.). Terak emigrò a Nord, fino Carran, nel Paddan-Aram, con
tutta la famiglia composta da Nacor, Abramo e il nipote Lot, figlio di
Aran (morto in giovane età). Qui Terak morì, lasciando ad Abramo la
custodia del nipote Lot, orfano di padre (Gn 11,31-32). A Carran,
Abramo ricevette la chiamata divina in questi termini:
«Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre,
verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti
benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una
codice di Hammurrabi 18°sc.a:C
benedizione . Benedirò coloro che ti benediranno, e coloro che ti
malediranno, maledirò, e in te si diranno benedette tutte le
famiglie della terra» (Gn 12,1-3).
Siamo circa nel 1700 a.C.
«Allora Abramo partì come gli aveva comandato il Signore. Prese la moglie Sarai e Lot,
figlio di suo fratello e tutti i beni che avevano acquistato in Carran e si incamminarono verso la
terra di Canaan», la terra dei Cananei(Gn 12,4-5). In un primo tempo fece tappa a Sichem al
centro della Palestina nella regione che più tardi sarà chiamata Samaria. Qui eresse un altare per
consacrarla al suo Dio, che gli fece la prima promessa riguardante proprio quella terra: «Alla tua
discendenza io darò questa terra»(Gn 12,7).
Poi percorse quella terra in tutta la sua lunghezza, facendo prima tappa ad Ebron, dove più
tardi comprerà da Efron proprietario del posto un sepolcro per seppellirvi i suoi morti (Gn 23). Li
vicino, alle Querce di Mamre, farà la sua seconda tappa e riceverà la visita di tre personaggi
celesti (18,1-15) che, in cambio della cordiale ospitalità,gli annunciarono la nascita di un figlio da
parte di Sara: Isacco (18,9-15). Poi Abramo dovette scendere in Egitto in seguito alla siccità che
aveva bruciato tutti i pascoli di Canaan. Lì minacciò di perdere Sara chiestagli in moglie da
Abimelek re di Gera. Solo l’intervento di Dio sventò l’attentato all’ultimo momento (Gn 20).
Al ritorno dall’Egitto, Abramo si stabilì a Bersabea in pieno deserto del Negeb, dove trovò
abbondanza di pascoli per il suo gregge che andava crescendo. Il libro della genesi narra due
alleanze che Dio stabilì con il patriarca in due circostanza distinte. La prima volta quando
Abramo si lamentò di essere senza figli e quindi di non avere un futuro: «Io me ne vado senza
discendenza e un mio domestico sarà un mio erede»: Dio gli propose questa garanzia: «Guarda il
cielo e conta le stelle, se riesci a contarle. Tale sarà la tua discendenza» (Gn 15,3-5). Qualche
tempo dopo , durante uno strano sacrificio, gli garantì ancora: «Porrò la mia alleanza e ti renderò
molto numeroso Diventerai padre di una moltitudine di nazioni. Non ti chiamerai più Abram, ma
ti chiamerai Abramo, perché padre di una moltitudine di nazioni io ti renderò» (17,2).
Sorprende il fatto che Dio, in queste promesse, non parla di una nazione, i figli d’Israele,
ma di una moltitudine di nazioni e di genti, che avrebbero allargato enormemente la paternità di
Abramo in dimensione universale. Già era rotto l’esclusivismo ebraico e veniva annunciata una
figliolanza di Abramo oltre ogni confine di popolo e nazione. Ciò sarà vero solo con la Chiesa di
Gesù Cristo. Paolo, un ebreo convertito dirà: «Figli di Abramo sono quelli che vengono dalla
fede»(Gal 3,7).
Alla nascita di Isacco, ritenuto primogenito perché figlio di Sara, la moglie libera di
Abramo, (a differenza di Ismaele, figlio della schiava e quindi di secondo ordine), nasce per il
patriarca un tragico dilemma: dovrà sacrificare quel primogenito a Dio, come era consuetudine
dei Cananei? In Canaan si praticava il sacrifico di fondazione: Il padre uccideva il primogenito
maschio e lo seppelliva in una giara sotto il pavimento della casa come garanzia di protezione. Lo
scrupolo dovette durare più giorni e il dolore e la fatica del cuore sono narrati in forma di
dramma figurato, (era costume degli orientali), come un viaggio verso il monte di Dio, il Moria,
dove più tardi sorgerà il Tempio di Salomone per i sacrifici di animali. Con qualche segno
esteriore, Dio fece capire o rivelò ad Abramo che non gradiva sacrifici umani, ma solo
animali. Egli è il dio della vita e non vuole la morte di nessuno. Fu una conquista epocale che
ruppe la consuetudine locale barbara e fece fare all’umani un grande balzo in avanti nella civiltà.
Di Isacco sono narrati solo due episodi significativi: il matrimonio con Rebecca e la
trasmissione della benedizione ereditaria a Giacobbe. Il primo episodio si inquadra nelle
consuetudini dell’oriente antico, di combinare matrimoni nella cerchia della propria tribù. Perciò
Abramo invia un suo servo fidato in Carran, dove era rimasto suo fratello Nacor, a chiedere in
moglie per Isacco una delle sue donne. Nacor gli concesse sua nipote Rebecca figlia di Betuel,
che fu condotta in Canaan per le celebrazione delle nozze. Qui lo sposalizio fu celebrato in
maniera sontuosa come comandava il cerimoniale nomade (Gn 24).
La benedizione di Giacobbe fu il risultato di un inganno perpetrato dal secondogenito con
la complicità di sua madre Rebecca. Esau a cui spettava la primogenitura con le conseguenti
benedizioni patriarcali, fu soppiantato furbescamente da Giacobbe, che gli carpì il bene più grande
che un figlio poteva ricevere in eredità dal padre: le promesse di benessere e di protezione divine
per tutta la vita (Gn 27). Ecco il testo antichissimo: «Dio ti conceda rugiada dal cielo, terre
grasse,frumento e mosto in abbondanza. Popoli ti servano e genti si prostrino davanti a te. Sii il
signore dei tuoi fratelli e si prostrino davanti a te i figli di tua madre. Chi ti maledice sia
maledetto e chi ti benedice sia benedetto» (Gn 27,28s).
Il fatto scatenò le ire e la vendetta di Esau che si vide defraudato della sua eredità più
preziosa e Giacobbe dovette fuggire a Carran, in Paddan-Aram, presso il suo nonno materno
Betuel. Lì sposò due figlie di Labano, suo zio: Lia e Rachele. Giacobbe rimase in casa di Labano
14 anni e si formò una sua ricca proprietà di greggi e di armenti, e una famiglia di ben dodici figli;
erano questi i beni preziosi dei nomadi. Poi decise di tornare in Canaan sperando che l’ira del
fratello fosse sbollita. Così fu (Gn 33, 1-16).
Giacobbe si stabilì con tutta la sua famiglia nei pressi di Sichem (Gn 33,17-20). Qui ebbe
gioie dolori dai suoi figli non tutti timorati di Dio. Il loro delitto più grande fu la vendita del loro
fratello Giuseppe ad una carovana di Madianiti che lo condussero come schiavo in Egitto. In
quegli anni scoppiò in Canaan una delle frequenti carestie e Giacobbe fu costretto a comperare il
grano in Egitto, proprio da Giuseppe suo figlio che nel frattempo aveva fatto fortuna ed era
diventato Vicerè del Basso Egitto. Dopo una serie di vicende narrate puntigliosamente in Gn 37-50
(Storia di Giuseppe), Giacobbe decise di scendere in Egitto con la sua numerosa tribù che contava
allora 70 persone. Giuseppe assegnò ai suoi fratelli la terra di Goshen, nella parte orientale del
delta del Nilo, lontano dai centri abitati.
La storia dell’Esodo dall’Egitto Dal 1600 al 1200 a.C
Israele (così fu chiamato Giacobbe dopo la lotta con l’angelo in Gn. 32,29) continuò la sua
vita di pastore di greggi in Egitto e la sua tribù si accrebbe fino a destare preoccupazione nelle
autorità egiziane che comandarono una drastica limitazione delle nascite: tutti figli maschi
dovevano essere abortiti. A quella strage scampò fortunosamente Mosè che fu accolto ed educato
alla corte del faraone Ramses II (1290-1224) della 19° dinastia (Es 1-2).
Gli ebrei che fino a quel momento avevano praticato la pastorizia e l’agricoltura, furono
obbligati a confezionare mattoni cotti al sole per le numerose costruzioni di Ramses II. Era un
lavoro da schiavi, pesante e stressante, al quale non erano abituati. Da qui il rifiuto e la ribellione
che trovò il suo portavoce proprio in Mosè che era vissuto a corte. Egli fu minacciato di morte,
dopo un attentato omicida, e dovette fuggire nel deserto del Sinai, luogo sicuro per rifugiati
politici (Es 2,11-22) .
La fabbricazione dei mattoni
Alla morte di Ramses II,
Dio decise di intervenire
per liberare dalla schiavitù
il suo popolo (2,23-35).
Egli apparve a Mosè
sotto forma di fuoco,
nella terra di Madian, dove
si era formato una
famiglia, e lo rimandò in
Egitto (Es 3). Dopo molte
difficoltà, Mosè accettò e
partì alla volta dell’Egitto
con sua moglie Sipporà, che gli aveva dato due figli (Es 4,20). Qui, con l’aiuto di suo fratello
Aronne, compì tali prodigi che alla fine il Faraone Mernepta (1224-1214) e gli stessi egiziani
dovettero non solo far partire gli ebrei,ma perfino cacciarli (Es 12,31-33). A mezzanotte, tra il 14
e il 15 del mese di Nisan (o Abib), tutte le tribù d’Israele lasciarono l’Egitto e si diressero verso
la penisola Sinaitica (Es 12,37-42) . Quella notte fu ritenuta memorabile e denominata Pasqua,
cioè «passaggio» di Dio accanto alle case degli israeliti per salvarli. Sarà celebrata fino ai giorni
nostri con un rituale già allora abbozzato (Es 12,1-28. 43-51)
Il faraone si pentì presto della sua decisione e li inseguì, ma Dio con un grande miracolo
fece loro attraversare il Mare dei Giunchi aprendo una strada sulle acque che si ritirarono (Es
14, 15-31). Solo allora gli ebrei poterono considerarsi liberi, perché ormai tra loro e l’Egitto c’era
di mezzo il mare. Dio si prese cura di loro è fece piovere dal cielo la Manna per tutto il tempo del
loro pellegrinare nel deserto fino alla terra di Canaan (Es 16). Dopo due mesi di cammino, il terzo
mese dalla loro partenza, arrivarono al Monte di Dio, l’Oreb, dove Dio era apparso a Mosè.
Qui i profughi divennero vero popolo di Dio con l’Alleanza sinaitica, proposta con queste
parole: « Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile
e vi ho fatti venire fino a me. Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza,
voi sarete per me la proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! Voi sarete
per me un regno di sacerdoti e una nazione santa». L’alleanza comportò il dono della Legge, cioè
i dieci comandamenti e le altre prescrizioni, un codice che doveva guidare la vita della comunità.
Gli ebrEi non furono fedeli all’Alleanza con Dio. Durante un’assenza di Mosè tornarono
all’idolatria e si fecero la statua di un vitello d’oro che adorarono considerandolo il loro vero Dio
(Es.32). Più tardi,ricordando quell’episodio increscioso Dio si lamenterà così: «Si fabbricarono un
vitello sull’Oreb, si prostrarono a una statua di metallo; scambiarono la loro gloria con la figura
di un toro che mangia erba»(Sl 106,19s). Ricevettero allora la condanna di vagare nel deserto
fino a quando non fosse passata quella generazione. Così percorsero in lungo e largo la penisola
sinaitica per circa quaranta anni. Nessuno degli uomini usciti dall’Egitto potè entrare nella Terra
Promessa.
L’itinerario dell’Esodo
La conquista della terra 1200-1000
a.C
Nemmeno Mosè, solidale con
il suo popolo peccatore, potè entrare
in Canaan. Morì in Giordania sul
Monte Nebo, guardando quella terra
solo da lontano. Fu Giosuè, suo
segretario, a guidare la traversata del
fiume Giordano e a conquistare solo
alcuni punti chiave, dove stabilì le
dodici tribù. Ce lo racconta il libro
che porta il suo nome: il Libro di
Giosuè. Ogni singola tribù potè farsi
largo lentamente e autonomamente
nella terra assegnatale. Questa lenta
e difficile conquista ci viene narrata
dal Libro dei Giudici.
La conquista definitiva si
ebbe solo al tempo della monarchia.
Per completarla ci vollero circa duecento anni: dal 1200 al 1000 a.C. Intanto dal lato opposto
erano entrati nella terra di Canaan i Filistei. Erano una popolazione greca scacciata dalle invasioni
nord prima a Creta e poi sulle coste di Canaan, nei pressi dell’attuale striscia di Gaza. Erano i così
detti popoli del Mare che tentarono di entrare in Egitto, ma furono respinti da Ramses III (11821152) intorno al 1175. Furono nemici e concorrenti dei giudei nella conquista di Canaan.
Combatterono tante guerre con i giudici e i re di Israele. Sconfissero e uccisero Saul, primo re
d’Israele (1030-1010),sui monti di Gelboe, ai margini della pianura di Esdrelon. Furono sconfitti
definitivamente solo da Davide, intorno all’anno 1000 a.C. e furono inglobati nel suo regno.
Dettero però il nome alla terra di Canaan che da allora si chiamerà «Palestina» (da Philistim).
La distribuzione delle tribù dopo la conquista
Gli anni della monarchia
1030-587 a.C.
Samuele, ultimo dei giudiciprofeti, istituì la monarchia intorno al
1030 a.C.. Fino a questa data le tribù
erano indipendenti e separate; si
governavano mediante l’istituzione
degli anziani, cioè i capi-famiglia, o
mediante un Giudice, che era una
personalità di spicco, una specie di
eroe locale, che Dio suscitava nei
momenti di maggior pericolo per
liberare la tribù dall’oppressione dei
nemici.
Questo
stato
di
frammentarietà politica e sociale,
rendeva il popolo vulnerabile e
creava continui pericoli. Perciò gli
anziani delle tribù si riunirono e
chiesero a Samuele un re alla
maniera di tutti glia altri popoli
vicini,
facendogli
questo
ragionamento: « Tu ormai sei
vecchio e i tuoi figli non comminano sulle tue orme. Stabilisci quindi per noi un re che sia nostro
giudice, come avviene per tutti i popoli» (1 Sam 8,5).
La proposta non piacque a Samuele, perché gli sembrò che la sua gente rifiutasse la
regalità di Dio su Israele. Consultò il Signore, che lo incaricò di cercare l’uomo adatto per la
situazione, ma di avvertire gli anziani circa gli oneri e i rischi che la presenza di un re comportava.
Samuele incontrò fortunosamente Saul, un giovane della tribù di Beniamino, che gli sembrò
adatto. Così lo presentò all’assemblea convocata a Mispa perché lo votasse. Lo scrittore sacro
annota che, quando Saul comparve, fece buona impressione a tutti, perché «sopravanzava dalla
spalla in su tutto il popolo». Samuele allora concluse: «Il Signore lo ha eletto, perché non c’è
nessuno in mezzo al popolo come lui» (1 Sam 10,23-24). La scelta era stata fatta sul criterio della
forza e della prestanza fisica. Presto si vide che il criterio era sbagliato. Alla prova dei fatti Saul
si rivelò un bravo combattente, ma incapace di governare. Così Samuele, deluso, lo sostituì di
nascosto con il piccolo Davide, figlio di Iesse, nativo di Betlemme e della tribù di Giuda.
Samuele si era recato appositamente a Betlemme con la scusa di presiedere un sacrificio di
ringraziamento e aveva chiamato a parteciparvi un capofamiglia del luogo: Iesse. In realtà cercava
tra i figli di Iesse colui che era stato scelto da Dio a sostituire Saul nel regno. Passati in rassegna i
primi sette figli, si accorse che nessuno di loro era stato scelto dal Signore. Chiese allora al capo
famiglia se erano tutti lì i suoi figli; egli rispose che ne mancava uno, il più piccolo, Davide; era
a pascolare il gregge nella campagna. Quando venne, Samuele ebbe la certezza che fosse lui il
prescelto: «Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore:″Alzati e ungilo, è lui!″ .
Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo Spirito del Signore irruppe
su Davide da quel giorno in poi» (1 Sam 16,12-13).
Due tradizioni ci narrano della venuta provvidenziale di Davide, unto re di nascosto, alla
corte di Saul: La prima dice che Saul soffriva di depressione e solo la musica riusciva a calmarlo.
Si bandì un concorso e Davide lo vinse, perché era un bravo cantautore che si accompagnava
con la cetra (1 Sam 16,14-23). La seconda tradizione è legata alla vittoria del picciolo Davide sul
gigante filisteo, Golia. Saul lo scelse allora come suo cortigiano e ne fece un eroico combattente
(1 Sam 17,31-58). La bravura e il valore di Davide e la sua intima amicizia col principe Gionata,
suscitarono le gelosie di Saul, che iniziò a perseguitarlo a morte. Dovette fuggire nel deserto (1°
Sam 19,11-17), dove si mise a capo di una compagnia di ventura, fino ad entrare in servizio dei
principi filistei della zona di Gaza. Un paio di volte risparmiò con magnanimità la vita di Saul che
lo cercava per ucciderlo (1 Sam 24 e 26), così si guadagnò l’ammirazione e la stima del popolo.
Alla morte di Saul (circa nell’anno 1000) David compose per lui e per l’amico Gionata,
caduti sui monti di Gelboe, una mirabile elegia per celebrarne la memoria (2 Sam 1,17-27).
Sperava di poter succedere a Saul come era stato indicato da Samuele, ma il generale Abner
proclamò re Is-Baal, uno dei figli del re defunto e raccolse intorno a lui ben dieci tribù su dodici.
Davide fu proclamato re dalla tribù di Giuda, la sua tribù, che si era unita a quella di Simeone e
pose la sua capitale a Ebron. Presto però si creò una sua capitale conquistando Gerusalemme, che
era in mano ai Gerusei, una tribù cananea (2 Sam 5,6-9), e vi si stabilì dopo essere stato
proclamato re di tutto Israele (2 Sam 5,1-5). Aveva regnato 7 anni in Ebron, regnerà altri 33
anni a Gerusalemme (1000-960).
LA FAMIGLIA DI DAVIDE
Mogli
Mikol
Ainoam di Izreel
Abigail già moglie di Nabal da Carmel
Maaca figli di Talmai di Ghesur
Agghit
Abital
Egla
Betsabea figlia di Ammiel
Sconosciute
Figli
Nessuno
Ammon
Kileab
Assalonne (+Tamar sua sorella)
Adonia
Sefatia
Itram
Simea, Sobab e Salomone
Ibar, Elisanna,Elifelet, Noga, Nefeg,Iafia,
Elisama,Eliada , Elifelet….
David subì molte disgrazie in famiglia: l’uccisione di Ammon, suo primogenito da parte
di Assalonne, che si vendicò di lui per aver violentato sua sorella Tamar (2 Sam 13); la ribellione
di Assalonne che morì combattendo contri i soldati di suo padre (2 Sam 15); la morte del primo
figlio avuto da Betsabea, come punizione del suo adulterio e dell’omicidi di Uria (2 Sam 11).
Nonostante tutto David ricevette da Dio per mezzo del profeta Natan la promessa di una
discendenza imperitura, che è alla base delle profezie messianiche (2 Sam 7). David fu un poeta e
compositori di canti, tanto che più tardi gli fu attribuito tutto il Salterio. In realtà, solo alcuni salmi
sono suoi.
Davide fu soprattutto un re guerriero che combatté molte battaglie per la sicurezza della
nazione. Sconfisse definitivamente i Filistei, secolari nemici dì Israele, e stabilì la pace in tutti i
suoi confini, in modo da consegnare un regno in pace al suo successore. Proprio per questa sua
caratteristica di uomo di guerra, Dio non volle che gli edificasse un Tempio in Gerusalemme, gli
disse infatti: «Tu hai versato troppo sangue e hai fatto grandi guerre: per questo non costruirai
una casa al mio nome, perché hai versato troppo sangue sulla terra davanti a me» (1 Cr 22,8).
Gli successe Salomone, non senza difficoltà, perche il fratello maggiore Adonia tentò fino
all’ultimo momento di usurpargli il trono. Correva l’anno 960 a.C. Con la morte di Davide e con
l’ascesa al trono di Salomone inizia il racconto del 1° Libro dei Re (1 Re 1). Salomone (il suo
nome significa pacifico) fu un uomo saggio, grande diplomatico e uomo d’affari: Organizzò in
maniera razionale lo stato creando amministrazioni e prefetture che facevano capo a lui; creò una
grande rete di alleanze con i regni vicini imparentandosi con loro; favorì i commerci creandosi
addirittura una flotta in Esion-Geber (Eilat) sul golfo di Aqaba; introdusse la cultura a corte e
lui stesso divenne celebre per la sua sapienza. La corte di Gerusalemme fu un centro culturale:
Nacquero qui i primi libri sacri della Bibbia. Fu criticato per la sua tolleranza ai culti idolatrici
introdotti dalle sue numerose mogli. Ebbe un ampio harem con una moltitudine di figli,segno di
potenza e di ricchezza, come era nelle consuetudini delle corti orientali.
Ciò che lo rese famoso fu però la costruzione del grande Tempio di Gerusalemme, un
vero capolavoro di architettura, amore e vanto degli ebrei di tutti i tempi. Per la costruzione,
Salomone impiego artisti di Tiro e fece venire legno di cedro dal Libano. Vi profuse una grande
quantità di oro e di argento, che già Davide aveva accumulato per quest’opera (1 Cr 29,2-9). La
festa per la consacrazione fu grandiosa e portentosa. Il tutto è descritto in più di quattro capitoli
del 1° Libro dei Re (5-9). Ci vollero 7 anni di lavoro per portare a termine l’intera opera (759752 a.C.)
Il Tempio di Gerusalemme
Alla morte di
Salomone (931 a.C.)
gli successe suo figlio
Roboamo (931-913),
inetto e prepotente,
che causò lo scisma
delle dieci tribù del
nord,
che
si
costituirono in regno
indipendente
come
era accaduto alla
morte
di Saul.
Nacquero così 2
regni: quello del
nord, chiamato regno
d’Israele, che scelse
come suo capo Geroboamo (931-910), e il regno del sud, chiamato regno di Giuda, che rimase a
Roboamo . La frattura tra i due regni si approfondì fino all’inimicizia a e alla guerra. Il regno
d’Israele divenne idolatra e si costruì due santuari autonomi a Betel e a Dan dove si adorava la
statua di un vitello, immagine classica dell’idolatria in tutto l’oriente (1 Re12).
I due regni ebbero vita parallela: Nel regno d’Israele si succedettero ben 9 dinastie
diverse, dal 931 al 722, quando il regno fu distrutto dagli Assiri di Sargon II; il regno di Giuda
durò più a lungo, sino alla distruzione di Gerusalemme da parte dei Babilonesi di Nabucodonosor
(931-587). Vi si succedettero ben 20 re tutti appartenenti alla dinastia di Davide, come aveva
promesso Dio, ma quasi tutti si comportarono male agli occhi di Dio e perciò furono criticati
dall’autore dei Libri dei Re . Su 20 se ne salvano solo due, che fecero ciò che è bene agli occhi di
Dio: Ezechia ( 716-687) e Giosia (640-609).
Fu i tempo dei grandi profeti inviati da Dio a richiamare il popolo alla fedeltà
all’alleanza: Natan e Gat alla corte di Davide, Elia ed Eliseo nel regno de nord nel periodo più
critico (1 Re, 17-22; 2 Re 2-8), Amos e Osea al nord, Isaia, Michea e Geremia a Gerusalemme.
L’esilio Babilonese e il ritorno 587-63 a.C.
L’impero babilonese (606-539) con Nabucodonosor condusse due campagne contri il
regno di Giuda: una prima, nel 597, si conclusa con una deportazione parziale; la seconda, nel 587,
si concluse con la distruzione di Gerusalemme e la deportazione di tutte le persone valide. Gli
ebrei vissero in esilio a Babilonia e furono impiegati nei lavori agricoli lungo i canali di irrigazione
di quella terra. Dio inviò loro il profeta Ezechiele a sostenerli spiritualmente.
L’impero babilonese cadde ad opera dei persiani di Ciro (539-330). Solo allora fu
consentito agli ebrei di tornare nella loro terra e di ricostituire la nazione giudaica: Un primo
gruppo, guidato da Zorobabele tornò subito in patria nel 538 (Esd 1-2). Subito fu costruito l’altare
dei sacrifici per restaurare il culto. Si ricostruirono le case in rovina e iniziò la riedificazione del
Tempio. Per rimettere in piedi il secondo Tempio ci vollero 5 anni (520-515), anche se la nuova
fabbrica era appena l’ombra del primo Tempio, quello di Salomone. La grande opera di
ricostruzione materiale e morale del popolo fu opera di Zorobabele (538) prima, e di Esdra (458)
e Nehemia (445) poi. Dio fece sorgere alcuni profeti che incoraggiarono e stimolarono i
rimpatriati: Gioele, Aggeo, Zaccaria.
Con l’invasione di Alessandro Magno (336-323), la Palestina entra in piena epoca ellenistica:
Prima diventa una provincia al regno dei Tolomei d’Egitto (fino al 200 a.C.) poi del regno dei
Seleucidi di Siria (200-142). Solo i Maccabei, con Simone (143-134), riporteranno
l’indipendenza.
I discendenti di Simone si chiamarono Asmonei e tennero il regno della Giudea fino alla
conquista romana di Pompeo (63 a.C). Nel 36, dopo l’invasione dei Parti (40-38), il senato
romano nominò re e amico dei romani Erode per il paese dei Giudei.
I tempi di Gesù e della Chiesa apostolica 0 – 100 d.C.
Gesù nacque negli ultimi anni del re Erode (36-4 a.C.). Per un errore di datazione dovuto a
Dionigi il Piccolo, nel V sec., l’inizio dell’era cristiana fu fissata nell’anno 754 dalla fondazione di
Roma (ab urbe còndita, a.u.c). Si è scoperto poi che Erode era morto da 4 anni, nel 750 a.u.c. I
vangeli di Matteo e di Luca dicono che Gesù nacque al tempo in cui Erode era in vita vivo e
vegeto (Mt 2,1; Lc 1,5). Egli, nel tentativo di eliminare il Messia, un concorrente scomodo,
comandò la strage dei bambini di Betlemme dai due anni in giù.
Erode morì di cancro all’intestino nel mese di marzo. Sei mesi prima si trasferì a Gerico
per passare l’inverno in un clima più temperato di quello Gerusalemme. La data deve quindi essere
spostati indietro ancora, perché i Magi lo incontrarono quando era ancora Gerusalemme. I
calcoli storici pongono oggi la nascita di Gesù tra il 747 e il 748 a.u.c. (sei o sette anni prima
dell’era cristiana),
La Palestina nell’impero romano
Era stato un re crudele, abbarbicato al suo trono tirannico, proprio come ce lo descrive il
Vangelo. Negli ultimi anni aveva fatto uccidere due dei suoi figli: Alessadro e Aristobulo (7 a.C),
perché accusati di complotto. Venti anni prima (27 a.C.) aveva fatto uccidere sua moglie
Marianne, di famiglia Asmonea, madre di Alessandro e Aristobulo, per lo stesso motivo. Da quel
giorno egli era divenuto sospettoso e maniaco, tanto che sul letto di morte fece giustiziare il
primogenito, Antipatro (4 a.C).
Ecco un prospetto della FAMIGLIA DI ERODE:
MOGLI
Mariamne II
Maltake
FIGLI
NIPOTI
Antipatro + 4 a.C.
Alessandro e Aristobulo +7 a.C Agrippa I (37-44) e Erodiade
Agrippa II (50-94)
Erode Boeto
Archelao +6 d.C.) Erode Antipa
Clepoatra
Erode Filippo (4 a.C – 34 d.C.)
Doride
Mariamne l’Asmonea
(4 a.C. 39 d.C)
La nascita di Gesù è inserita nella storia dell’impero romano con l’editto di Cesare
Augusto, che obbligò Marie e Giuseppa a recarsi a Betlemme, dove Gesù bambino venne alla
luce e fu registrato. Dopo la parentesi della fuga in Egitto, la vita di Cristo si svolse in maniera del
tutto normale a Nazareth nella bassa Galilea. Era suddito di Erode Antipa (4 a.C-39 d.C.)
succeduto a suo padre come re della Galilea e della Perea. Solo dopo i trenta anni, età richiesta ai
rabbini per l’abilitazione all’insegnamento, iniziò il suo itinerario di evangelizzazione, insieme al
gruppo dei suoi dodici apostoli tra il 27e il 30. Intorno all’anno 30 egli fu arrestato e condannato
dal procuratore della Giudea, Ponzio Pilato (26-36), alla morte di croce. Il terzo giorno risuscitò
da morte; 40 giorni dopo salì definitivamente in cielo, da dove invio lo Spirito Santo sugli apostoli
il giorno di Pentecoste.
Dall’anno 30 iniziò la predicazione degli Apostoli prima in Palestina da parte di Pietro,
Stefano, Filippo ed altri (At 1-8). In un primo momento essa interessò solo ai giudei; Pietro fu il
primo ad aprire la Chiesa ai pagani, battezzando Cornelio e l’intera famiglia a Cesarea
marittima, ma suscitando le critiche dei giudeo convertiti di Gerusalemme (At 10-11). Con la
conversione di Paolo (nel 36) , sulla via di Damasco (At 9,1-31), iniziò l’evangelizzazione
sistematica anche del mondo pagano. Un concilio apostolico, convocato a Gerusalemme (nel 49)
sancì finalmente la libertà di ingresso dei pagani nella chiesa con le sole condizioni della fede e del
battesimo (At 15).
Paolo iniziò da Antiochia di Siria ed evangelizzo alcune regioni dell’Asia Minore e della
Grecia con almeno tre viaggi, tra il 46 e il 58, narrati da Luca negli Atti degli apostoli (At 13-20).
Intanto in Giudea (Palestina) sali al trono Agrppa I, nipote di Erode (41-44) che si
propose di perseguitare i capi dei cristiani per guadagnarsi il favore dei giudei. Fece uccidere di
spada Giacomo, figlio di Zebedeo e fratello di Giovanni (nel 42), e fece imprigionare Pietro,
subito miracolosamente liberato da un angelo (At 12). Per fortuna della Chiesa, Agrippa I morì
poco dopo quasi all’improvviso nel 44 (At 12,18-23).
Ecco l’elenco dei procuratori romani in Palestina:
COPONIO (6-9), AMBIBULO (9-12), ANNIO RUFO (12-15), VALERIO GRATO (12-26), PONZIO
PILATO (26-36), MARCELLO (36-38), MARULLO (38-41). Ci fu poi la parentesi del regno di
Agrippa I (41-44) e alla sua morte tornarono i procuratori: CUSPIO VADO (44-46), TIBERIO
ALESSANDRO (46-48), VENTIDIO CUMANO (48-52), ANTONIO FELICE (52-59), PORZIO
FESSTO (60-61), LUCEIO ALBINO (61-64) CESSIO FLORO (64-66).
I procuratori risiedevano a Cesarea, ma per le feste salivano a Gerusalemme per vigilare
sull’ordine pubblico. Non si interessarono del movimento cristiano, se non chiamati forzatamente
in causa. Si deve dire che furono tolleranti, anche perché il cristianesimo dovette apparire loro
come una setta del giudaismo, alla pari dei farisei, dei sadducei e degli esseni. I procuratori
evidenziati hanno avuto un ruolo particolare nel rapporti col cristianesimo: Pilato condannò a
morte Gesù dopo un processo farsa condotto dal Sinedrio su accuse inconsistenti e chiaramente
false. Antonio Felice trattenne in carcere 2 anni (60-62) Paolo, rimandando continuamente il suo
processo con la speranza di poter estorcere denaro ai discepoli per liberarlo. Solo il successore,
Porzio Festo si accinse a processarlo seriamente, anche se era convinto della non colpevolezza
dell’apostolo; il processo non ebbe luogo perché Paolo, ormai stanco della lungaggini, chiese di
essere giudicato direttamente dall’Imperatore, come era suo diritto di cittadino romano. La formula
ci è ripporattada Luca: «Caesarem appello!» «Caesarem appellasti, ad Caesarem ibis!» (At
25,11-12).
Il procuratore Festo, appena poté, noleggio una nave da carico in partenza per l’Italia e
spedì Paolo, sotto buona scorta, a Roma. Il viaggio si concluse con un terribile naufragio, che fece
incagliare la nave su una spiaggia di Malta e solo un miracolo salvò l’apostolo dalla morte. Da
Malta, con mezzi di fortuna, Paolo sbarcò a Pozzuoli e proseguì a piedi fino a Roma. Il racconto
di Luca si arresta qui, ma una tradizione antica ci fa sapere che il processo non ci fu; Nerone aveva
altro da pensare e da fare! Così Paolo si ritrovò libero e poté coronare il suo vecchio sogno di
recarsi in Spagna (Rom 15,24). Dopo qualche anno durante la persecuzione dello stesso Nerone,
fu arrestato a Troade, forse nel 67, processato e decapitato a Roma sulla via Ostiense.
Era l’anno in cui incrudeliva la rivolta giudaica in Palestina e Nerone aveva designato
generale Vespasiano a condurre le operazioni militari. Nel 69, dopo l’assassinio di Nerone,
Vespasiano fu proclamato imperatore (69-79). Fu il figlio Tito a condurre le operazioni militari in
Palestina fino alla vittoria. Tutto si concluse con la distruzione totale di Gerusalemme e la
strage dei suoi abitanti (anno 70). La città santa degli ebrei non risorgerà più perché l’imperatore
Elio Adriano la riedificò con criteri architettonici nuovi e la chiamò «Elia Capitolina» (nel 135). I
cristiani avvertiti dai loro profeti non subirono danni, perché prima che cominciasse l’assedio
della città, si trasferirono a Pella, in Transgiordania. Fecero ritorno a Gerusalemme solo dopo il
135,
Per poter inquadrare meglio gli
avvenimenti in rapporto all’impero
romano riporto i nomi degli imperatori
coinvolti, sia pure indirettamente, nella
vicenda cristiana: CesareAugusto (31
a.C.- 14 d.C.: ebbe a che fare con la
nascita di Gesù mediante il censimento
da lui indetto); Tiberio Cesare (14-37:
nominò 3 procuratori romani tra i quali
Ponzio Pilato); Caligola (37-41: nominò
il procuratore Marullo e tentò di erigere
la sua statua nel Tempio di
Gerusalemme),.Claudio (41-54: restituì
La diffusione del cristianesimo al tempo degli apostoli
il regno dell’intera Palestina al nipote di
Erode, Agrippa I); Nerone (54-68: gli fu inviato Paolo, che fu rimandato libero senza processo;
incendiò Roma nel 64 e accusò del fatto i cristiani che furono massacrati in gran numero; cercò di
domare la guerra giudaica che era scoppiata durante il suo regno); Vespasiano (69-79: comandò le
truppe durante l’inizio della guerra giudaica, liberando la Galilea; suo figlio Tito distrusse
Gerusalemme); Tito (79-81: primo figlio di Vespasiano); Domiziano (81-96: secondo figlio di
Vespasiano, grande persecutore dei cristiani alla maniera di Nerone).
«Intanto la parola di Dio cresceva e si diffondeva» nel mondo (At 12,24). «Le chiese intanto
andavano fortificandosi nella fede e crescevano di numero ogni giorno» (At 16,5). «La parola
del Signore cresceva con vigore e si rafforzava» (At 19,20)
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VI. STORIA D`ISRAELE NELLA BIBBIA