Federico Batini (Università di Perugia)
Motivazioni per una ricerca
 .Il
fenomeno
della
dispersione
scolastica si colloca, in Italia, a livelli
allarmanti rispetto agli obiettivi
assegnatisi reciprocamente dagli Stati
Membri dell’Unione Europea. Se infatti
entro il 2020 le percentuali di
dispersione debbono scendere sotto al
10%, la quota italiana, attorno al 18%
(MIUR) o 28% (Tuttoscuola) desta
enormi preoccupazioni. Il tutto in un
quadro di conseguimento del diploma
che ci allontana dagli obiettivi citati.
Problemi relativi al calcolo delle
percentuali e alla stessa definizione di
dropout
(distinzione
con
dispersione?).
Obiettivi della ricerca
 Questa ricerca ha già dato esito in un volume (Dropout,
Fuorionda, 2014) ma prosegue da ormai quattro anni
(conclusione prevista 2016, con follow up 2018-2020) per
cercare di comprendere:
- in prospettiva student’s voice, quali siano le
motivazioni che i ragazzi protagonisti di questa
“ecatombe” individuano come determinanti rispetto
all’abbandono e all’insuccesso scolastico (e al legame
tra queste due dimensioni);
- verificare se vi sia un livello di predestinazione/
prevedibilità del fenomeno rispetto ai singoli
soggetti;
- verifica della percezione degli adulti/percezione
dei
dropout
circa
la
motivazione
dell’abbandono/espulsione
-
verificare se la numerosità proposta dalle varie ricerche
sia attendibile rispetto ai territori esaminati (centro
Italia, con particolare focus su Toscana e Umbria);
negli anni 2015-2016, dopo aver “completato” la fase
conoscitiva verificare gli esiti di una serie di interventi
condotti con approccio sperimentale e controllo di
alcune variabili.
Strumenti della ricerca
 La raccolta di numerose interviste semi-
strutturate a ragazzi drop-out in
Umbria e in Toscana conferma alcune
tendenze individuate dalla letteratura
sul tema (predittività del ruolo socioeconomico e del livello di istruzione dei
genitori) e individua anche una sorta di
“prevedibilità”
dell’insuccesso,
nel
dipanarsi delle stesse storie raccontate
per voce dei ragazzi/e drop-out.
Rintracciando ricorrenze e similitudini,
pur nella enorme differenza delle storie
individuali, si potrà perciò iniziare a
ipotizzare percorsi di prevenzione.
Ovviamente la verifica della predittività
si è giovata anche di altre analisi e
ricerche
internazionali
(Ocse/Pisa;
Ocse/Piaac;
Focus
Dispersione
Ministero 2013 … etc…).
Ocse (2009), Pisa 2009 Assessment
Framework. Key competencies in
reading, mathematics and science, Paris,
Oecd Publishing.
Ocse (2012), Grade Expectations: How
Marks and Education Policies Shape
Students’ Ambitions. Paris, Oecd
Pubblishing.
Ocse (2013), Skills Outlook 2013, Paris,
Oecd Pubblishing.
Ocse (2014), Are disadvantaged students
more likely to repeat grades?, Pisa In
Focus, n. 43, settembre 2014.
Il “perimetro” del fenomeno
 In italiano il termine dropout (letteralmente:
“sgocciolare fuori”) è tradotto spesso come
“dispersione scolastica”, definizione che però
risulta confusa. La dispersione si riferisce non solo
alle difficoltà in ambito di percorso di istruzione e
“accademico”, ma con un significato più profondo
e complesso comprende tutto ciò che “si perde” nel
corso della valutazione e del processo di
apprendimento (Besozzi, 2006). Si deve, quindi,
pensare solo in termini di abbandono scolastico,
per definire i dropout? La definizione è relativa a
tutti quei ragazzi che risultano iscritti a scuola ma
che presentano una bassa e passiva partecipazione
o una partecipazione nulla. La scelta che abbiamo
fatto è quella di “lavorare” in parallelo su Dropout
e Neet (utilizzando, per i dropout, un’accezione
larga in senso anagrafico, stretta in relazione alla
partecipazione al percorso di istruzione). Le
sperimentazioni, invece, coinvolgeranno anche un
Besozzi E., 2006. Società, cultura,
livello preventivo.
educazione. Roma, Carocci.;
“tipologie”… di dropout?
 Morrow descrive cinque categorie:




1. i cacciati (pushout), allievi indesiderabili
che la scuola cerca attivamente di allontanare
da sé;
2. i disaffiliati (disaffiliated), studenti che non
provano attaccamento per la scuola;
3. le mortalità educative (educational
mortalities), studenti che non riescono a
completare il ciclo di studi;
4. i drop-out capaci (capable drop-out),
studenti che hanno capacità adeguate ai
programmi scolastici, ma non riescono ad
adeguarsi alle richieste della scuola;
- Morrow G., “Standardizing
5. gli studenti che lasciano la scuola e ne
in the analysis of school
stanno fuori per un breve periodo (stopout), practice
drop-outs” in: Natriello G. (a cura
dopo il quale rientrano. (Morrow, 1986)
di) School Dropouts. Patterns and
Policies, Teachers College Press,
New York 1986.
Le parole dei dropout
Ecco alcune frasi (reali) che possono rappresentare “categoria” di
motivazioni per l’abbandono del percorso di istruzione:
“Sì ma non è che avessi
poi tutta quella voglia,
e poi a che serve?”
“Era come se
non esistessi… molti,
secondo me, sono stati
contenti”
“Forse se avessi
scelto…”
“Anche quando
studiavo non ci
capivo nulla”
“I miei genitori hanno
capito che non faceva per
me e mi hanno sostenuto
nella scelta…”
“Che studiassi o
no… cambiava
poco”
Non si tratta di stabilire se hanno “ragione”, ma quali sono le loro “buone
ragioni” per poi potervi intervenire. Studiare i sistemi di istruzione e i loro
problemi senza, in alcun modo, interrogare i protagonisti significa compiere
un errore di valutazione che potrebbe rendere inefficaci gli interventi (come
testimoniano gli esiti dei fondi usati per combattere la dispersione in Italia).
Elementi emergenti dalle interviste ai dropout
Quali sono i fattori che i ragazzi individuano come decisivi rispetto alle loro
decisioni di abbandonare il percorso di istruzione. Sono presenti, in varia
forma, nella quasi totalità (oltre 90%) delle interviste (Toscana e Umbria).
Da una prima quantificazione in ogni intervista sono presenti almeno due di
queste motivazioni:
Demotivazione)/scarsa
percezione di utilità
Relazioni difficili con
insegnanti/ scarsa
considerazione percepita
“Scelte sbagliate”
Scarsa
“pressione”/sostegno
familiare (accordo con la
scelta di interrompere)
Percezione di
propria
inadeguatezza
Scarso valore
attribuito
all’impegno
Avvertenza metodologica
La composizione del campione è a “incremento progressivo”, si stanno infatti
raccogliendo interviste da tutti i dropout che si riescono a raggiungere con
evidenti difficoltà per coloro che non sono inseriti in alcun percorso (dati
“sporchi”, difficoltà di contatto, mortalità altissima negli appuntamenti…) e con
una raggiungibilità molto maggiore per i ragazzi/e inseriti nel canale della
formazione per l’assolvimento del diritto/dovere.
Si ricorda, al proposito, la finalità conoscitiva della prima parte della ricerca. Oltre,
infatti, ad aver ricostruito un framework teorico, si è anche, coerentemente al
filone student’s voice, cercato di “aprire” lo sguardo alle novità che la voce degli
stessi dropout produce nello sguardo che abbiamo nei loro confronti. In effetti lo
stesso disegno della ricerca si sta, lentamente, ridefinendo.
Nota di interpretazione: La “pressione familiare” ha proporzionalità diretta con il
livello di istruzione dei genitori… (perdita dell’aspirazione al “pezzo di carta” che
era la motivazione delle famiglie con basso livello di istruzione rispetto
all’incremento del livello di istruzione nella generazione successiva alla propria).
Comparazione motivazioni
Esperti (dalla
letteratura)
Insegnanti
Dropout
Motivazioni…
Categorie di risposte
Categorie di risposte
Comportamento inadeguato
(tempi di attenzione, ascolto,
interesse dimostrato…)
Relazioni difficili con insegnanti,
scarsa considerazione percepita
Scarsa percezione
utilità, scarsa relazione
con la vita quotidiana
Assenza di interesse.
Demotivazione/scarsa percezione di
utilità del percorso di istruzione
Scarsa partecipazione al
proprio orientamento
Scarsa relazione tra capacità
(?) e scelta
Cattivo orientamento
Difficoltà a vedere
relazione tra impegno e
risultati
Poco impegno, bassa
disponibilità allo studio
individuale
Scarso valore attribuito all’impegno,
valutazioni avvertite come ingiuste =
inutilità impegno
Genitori che difendono i figli
Scarso sostegno/pressione familiare
rispetto allo studio, accettazione
della scelta di interrompere il
percorso
Formazione iniziale (primi
cicli) inadeguata
Percezione di propria inadeguatezza
Comportamento
inadeguato (Cratty
2012)
Basso livello di
istruzione familiare
Scarse competenze di
base in lettura e
matematica
Relazione tra livello di istruzione dei genitori e
probabilità di diventare dropout
Cosa si dice la ricerca che stiamo
conducendo?
Cosa ci dice la
letteratura?
Cosa ci dicono i dati
disponibili?
La ricerca è coerente con i dati della
letteratura. Il livello di istruzione
dei genitori dei dropout è
nettamente inferiore alla media
(solitamente scuola secondaria di
primo grado o grado inferiore). Sui
primi 200 casi analizzati uno solo
ha entrambi i genitori laureati.
A livello di istruzione più
basso
dei
genitori
corrisponde una maggiore
probabilità di diventare
dropout.
I dati italiani complessivi,
come anticipato, sono molto
confusi, i pochi dati che
abbiamo fanno ipotizzare
proiezioni coerenti…
La presenza di alunni stranieri è
nettamente superiore alla media
delle presenze negli istituti di
istruzione secondaria di II grado
(con sproporzione relativa ai titoli
di studio dei genitori).
Etnia di provenienza (neri e
ispanici più probabilmente
rispetto ai bianchi) e
povertà rende più probabile
il diventare dropout (e
avere problemi di salute).
I dati sugli stranieri sono
più netti e disponibili e
confermano le ricerche
svolte in altri paesi almeno
rispetto alla differenza tra
cittadini italiani e figli di
immigrati.
Alcune ricerche analizzate: Ianelli e Smyth, 2008. Does Parental Educational Level Predict Drop-out from
Upper Secondary School for 16- to 24-year-olds When Basic Skills are Accounted For? A Cross Country
Comparison, Kjersti Lundetræ University of Stavanger, Norway.
De Ridder K., Pape K., Cuypers K., Johnsen R., Lingaas Holmen T., Westin S. and Håkon Bjørngaard J. (2013)
High school dropout and long-term sickness and disability in young adulthood: a prospective propensity score
stratified cohort study (the Young-HUNT study); Cratty 2012… ricerca longitudinale… (ancora in corso) etc…
Valutazione ex post
Sì, sono felice della scelta che ho fatto. Mi pentii di aver abbandonato la
scuola quando mi ritrovai a settembre, ottobre che non sapevo cosa
fare…vedevo i ragazzi che si preparavano per andare a scuola…già dopo due
settimane provavo noia a stare a casa e quindi mi veniva da pensare che
forse era meglio andare a scuola. Non era tanto perché vedevo gli altri ma
proprio perché a me non piace stare senza far nulla! Forse se avessi trovato
lavoro non sarei nemmeno venuto qui …
Tipologia di abuso relativamente a una sanzione (da Batini, Manna,
Mottana, 2013 Lifelong Lifewide Learning: rivista.edaforum.it)
Risposte
Milano
Perugia
N. Risposte
%
N. Risposte
%
Ti sono state fatte accuse false/non
documentate
58
35.37%
47
30.52%
La sanzione era sproporzionata
rispetto all’infrazione
73
44.51%
26
16.88%
Mancato rispetto delle procedure
(non si ascolta la versione dei fatti
della controparte)
69
42.07%
52
33.77%
Discriminazioni nel sanzionare
infrazioni (per lo stesso
comportamento solo qualcuno viene
sanzionato)
84
51.22%
56
36.36%
Sanzioni collettive erogate senza
l’accertamento della responsabilità
individuale
80
48.78%
54
35.06%
Altro
0
0.00%
0
0.00%
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