Che cos’è l’Amore ? Dott. Roberto Cavaliere Psicologo www.maldamore.it © tutti i diritti riservati – E’ possibile l’utilizzo o la pubblicazione previa richiesta d’autorizzazione Pochi concetti sono così vaghi e complessi come quello di Amore. La confusione è dimostrata anche dagli aspetti linguistici: con un’unica parola (amore) indichiamo sentimenti e pulsioni che hanno caratteristiche e mete completamente differenti. Amore esprime la felicità, la capacità dell’uomo di provare sentimenti ed emozioni, la componente affettiva (cultura) dell’uomo. Ma esprime anche la paura del futuro, la condizione mortale (natura) dell’uomo, contro la quale l’unica difesa è la sessualità (generatività). Poros (Ricchezza) partecipava al banchetto degli dei che festeggiavano la nascita di Afrodite. Alla fine della festa giunse Penia (Povertà), che meditando se contro le sue miserie le riuscisse di avere un figlio da Poros, si sdraiò accanto al dio ubriaco, giacque con lui e rimase incinta di Amore. Amore fu concepito lo stesso giorno in cui nacque Afrodite e ne divenne compagno e seguace. Platone, Convivio Chi ama riamato si sente “ricco”, possessore del mondo intero e dell’intera felicità, ma, nello stesso tempo, è “povero”, può soffrire non solo per la mancanza reale dell’altro, ma anche solo per il timore di perderlo. Il sentimento che chiamiamo Amore è scisso in 2 componenti: la componente affettiva (culturale) connotata dalla tenerezza la componente erotica (naturale, istintiva) connotata dall’aggressività. L’integrazione tra le due componenti è tutt’altro che facile. Esiste una sessualità intrisa di amore ed una che non ha nulla a che fare con esso, anzi che gli è addirittura antitetica, come lo stupro. Vi sono anche forme di sessualità non violenta ma che sono comunque totalmente separate dall’amore, come quella impersonale dell’orgia. Gli antropologi sono giunti alla conclusione che nella nostra specie c’è una forte tendenza alla monogamia, all’esclusività amorosa e sessuale. Però, contemporaneamente, esiste sempre anche un certo grado di tendenza all’infedeltà coniugale, tanto nel sesso maschile che in quello femminile. I due impulsi non scompaiono mai e se ora prevale il primo, poi può prevalere il secondo e possono manifestarsi anche tutti e due insieme. Esistono quindi in noi 2 tendenze, 2 desideri di base compresenti e contrastanti: uno che ci porta verso una persona particolare, unica, con cui stabiliamo un legame amoroso duraturo, un altro, che è un impulso esplorativo, che ci spinge a cercare rapporti con persone nuove e diverse. Solo l’INNAMORAMENTO esalta e fonde insieme il massimo della sessualità e il legame amoroso più forte. Abbraccio per il soggetto il gesto dell’abbraccio amoroso sembra realizzare, per un momento, il sogno di un’unione totale con l’essere amato. In questo gesto tutto rimane sospeso: il tempo, la legge, la proibizione: niente si esaurisce, niente si desidera: tutti i desideri sono aboliti perché sembrano definitivamente appagati. Tuttavia, nel mezzo di questo abbraccio infantile, immancabilmente, il genitale si fa sentire; esso viene a spezzare l’indistinta sensualità dell’abbraccio incestuoso; la logica del desiderio si mette in marcia, riemerge il voler prendere, l’adulto si sovrappone al bambino. Attesa Tumulto d’angoscia suscitato dall’attesa dell’essere amato in seguito a piccolissimi ritardi (appuntamenti, telefonate…) L’attesa è un incantesimo: io ho avuto l’ordine di non muovermi. L’attesa di una telefonata si va così intessendo di una rete di piccoli divieti, all’infinito, fino alla vergogna: proibisco a me stesso di uscire dalla stanza, di andare al gabinetto, addirittura di telefonare (per non tenere occupato l’apparecchio) Sono innamorato? Si, poiché sto aspettando. L’altro,invece, non aspetta mai. Talvolta, ho voglia di giocare a quello che non aspetta; cerco allora di tenermi occupato, di arrivare in ritardo; ma a questo gioco io perdo sempre: qualunque cosa io faccia, mi ritrovo sempre sfaccendato, o per meglio dire, in anticipo. La fatale identità dell’innamorato non è altro che: io sono quello che aspetta. ANGOSCIA D’AMORE seconda di tale o talaltra circostanza, il soggetto amoroso si sente trascinato dalla paura di un pericolo, di una ferita, di un abbandono, di un improvviso cambiamento – sentimento che egli esprime con la parola angoscia… Lo psicotico vive nel timore del crollo. Ma “la paura clinica del crollo è la paura d'un crollo che è già stato subito… e vi sono dei momenti in cui un paziente ha bisogno che gli si dica che il crollo la cui paura mina la sua vita è già avvenuto”. Lo stesso avviene, a quanto sembra, per l'angoscia d'amore: essa è la paura di una perdita che è già avvenuta, sin dall'inizio dell'amore, sin dal momento in cui sono stato stregato. Bisognerebbe che qualcuno potesse dirmi: “Non essere più angosciato, tu l'hai già perduto(a)”. Riferimenti letterari I miti greci, R. Graves, 1955. Simposio, Platone. I dolori del giovane Werther, J.W.Goethe, 1774. Frammenti di un discorso amoroso, R. Bartes, 1977.