1
Presentazione/prefazione
L’aiuto al bambino malato è un’antologia di scritti psicoanalitici che indagano sull’influenza e le
conseguenze dei ricoveri in ospedale, delle condizioni di handicap fisici e dei disturbi neurologici.
La psicoanalisi ha una prospettiva di ricerca che indaga sui fattori che influiscono negativamente
sulla struttura psichica del bambino (sull’organizzazione e la stabilità del suo sé) e sull’influenza
positiva del sostegno e dell’aiuto che è in grado di mitigare le angosce del bambino malato. Questa
prospettiva di ricerca va istaurandosi in un clima sociale e culturale che ha inizio durante la secondo
guerra mondiale quando cioè si creò un clima di sensibilizzazione attorno ai problemi dell’infanzia
abbandonata e allontanata dal proprio nucleo familiare. Al di là di quanto fu ipotizzato da Freud
riguardo la psicoanalisi, essa acquista un nuovo orientamento che non definisce solo lo sviluppo
genetico, i conflitti, le angosce e le difese ma nel contempo guarda al contesto e soprattutto
all’ambiente familiare. Le ricerche mostrano, che non è possibile comprendere i bambini sani o
malati se non si tiene conto delle reazioni emotive, infatti le reazioni somatiche (malattie) hanno
ripercussioni a livello mentale. Secondo A. Freud è un errore ritenere che il corpo, le emozioni e
l’intelletto siano entità separate, è bene quindi non scindere la personalità infantile in psichico e
fisico in quanto le reazioni emotive possono interferire con la guarigione e lo sviluppo del bambino.
Il bambino crescendo acquista sempre più una maggiore capacità di comprendere e di esprimere il
proprio disagio e di manifestare il proprio bisogno di attenzione e di cure. Inoltre è necessario che il
bambino venga informato nel caso in cui dovesse essere ricoverato in ospedale per evitare
un’esperienza terrorizzante del ricovero; l’informazione e la conoscenza permettono di superare il
panico e l’angoscia generalizzata.
Gli scritti della Freud orientano nel fornire cure mediche globali che mirano alla comprensione
degli aspetti fisici e psicologici, per questo è necessario un coordinamento dei servizi forniti dai
medici, dagli infermieri, dagli educatori, dagli psicologi e dagli assistenti sociali in quanto è grande
l’importanza che riveste l’organizzazione sanitaria, la struttura ospedaliera che comportano
l’inserimento del bambino in un ambiente estraneo e impersonale. Tutto ciò consentirà non solo la
guarigione fisica e la riabilitazione ma soprattutto una maturità psicologica Ciò ci consente di dire
quanto sia importante la conoscenza degli aspetti organici e psicologici nello studio e nella cura dei
bambini.
Capitolo primo: L’influsso della malattia fisica sulla vita psichica del bambino
La malattia fisica e la degenza in ospedale sono fattori che influiscono in modo traumatico nella
vita e nello sviluppo psichico del bambino, influiscono in modo particolare nell’angoscia di
separazione che il bambino sperimenta. Per il bambino non c’è differenza tra le sofferenze causate
dalla malattia in sè e le sofferenze che gli sono inflitte dal mondo esterno per curare la malattia.
Tali differenze infatti sono indifferenziate e legate anche se bisogna riconoscere che le sofferenze
del primo tipo sono quelle coinvolte nel determinare un danno psichico.
Ancor più difficile da accettare da parte del bambino è la rinuncia o la limitazione alla libertà di
movimento, infatti durante l’immobilizzazione è ovvio che si rinforzano le tendenze aggressive.
Tali reazioni sono dovute al cambiamento delle sue abitudini, infatti il bambino è vestito nutrito,
lavato, trattato come affermano gli adulti “da bambino” e non da persona. Le limitazioni relative
all’alimentazione imposte al bambino sono di importanza minore e ciò è dovuto al calo di appetito
durante la malattia. In ogni caso saranno le costrizioni di un cibo a lui sgradito che daranno inizio a
duraturi disturbi dell’alimentazione. A partire dalla scoperta del complesso d’evirazione, gli
psicologi hanno avuto la possibilità di costatare l’influsso esercitato da un intervento chirurgico. I
bambini che proiettano sulla madre la loro aggressività vivono l’operazione come un atto di
vendetta della madre. Alcuni bambini superano queste situazioni con i loro meccanismi difensivi,
altri intensificano i metodi fino alla formazione di sintomi nevrotici altri con un io debole invece
reagiscono con stati di panico al trauma vissuto. Qualunque cosa avvenga agli organi interni o al
2
corpo esterno, il bambino piccolo attribuisce il fatto penoso a istanze esterne. Infatti reagisce oltre
che con angoscia anche con rabbia e talvolta anche con sottomissione masochistica, sentimenti di
colpa e stati depressivi. Il legame del bambino con il medico o l’infermiera spesso si rafforza
particolarmente il giorno dopo una procedura medica dolorosa. La reazione al dolore fisico può
essere visto come un fattore diagnostico differenziale in quanto il bambino virile non da peso al
dolore fisico. Spesso si possono verificare come effetti della malattia i cambiamenti
nell’investimento libidico determinati dall’aumentata richiesta libidica del corpo malato. Infatti si
possono avere due modi diversi di reazione del bambino: alcuni che da sani hanno un buon
rapporto con il mondo circostante con l’avvento della malattia si distaccano dai giocattoli e si
rannicchiano in un angolo, il bambino ritira così la libido dal mondo e la investe sul suo corpo
divenuto bisognoso; altri bambini diventano esigenti, lamentosi e dipendenti. In entrambi i casi il
graduale recupero della salute va di pari passo con la graduale normalizzazione della libido.
Capitolo secondo : risvolti emotivi dell’intervento di tonsillectomia
Il riconoscimento delle implicazioni psicologiche degli interventi chirurgici promuove
un’osservazione diretta dei bambini che consente di capire la portata traumatica delle operazioni; tra
queste quella più comune è la tonsillectomia. In questo caso sono stati osservati 143 bambini con il
consenso delle madri chiaramente disposte a collaborare. E’opportuno riconoscere i limiti dei
risultati della ricerca dovuti alla situazione dei singoli casi. I genitori venivano esortati a dare ai loro
bambini una soddisfacente preparazione anche con l’aiuto di un opuscolo stampato a cura
dell’ospedale, ma in molti casi tale preparazione risultava inadeguata a causa dell’angoscia degli
stessi genitori e dell’ambivalenza mostrata ai loro bambini (casi di madri che non dicevano nulla a
proposito dell’operazione o altri in cui la preparazione era eccessiva con simulazione
dell’operazione). In ogni caso al di là dei sentimenti dei genitori va riconosciuto che l’essere
preparato sul piano della comprensione intellettuale aiuta a mantenere un adeguato orientamento
della realtà in quanto ciò permette al bambino di padroneggiare la propria angoscia e di mobilitare
le sue difese. Una delle maggiori fonti d angoscia soprattutto nei casi di dei bambini piccoli, è data
dalla separazione dalle persone che costituiscono i punti di riferimento, la paura che i genitori non
tornassero più, infatti la separazione viene vissuta come completo abbandono. Nel caso di bambini
grandi fu la narcosi, l’etere che spaventava, infatti essa risultava una minaccia di morte, per altri
l’anestesia rivestiva il carattere di punizione e tra le paure ricorrenti vi erano quelle relative alla
perdita di controllo degli impulsi durante l’anestesia. Per alcuni bambini l’operazione ebbe il
significato di mutilazione o d’evirazione cioè di essere trasformati da maschi in femmine. Per
molti bambini le tonsille (adenoidi) avevano un notevole significato simbolico per altri erano
concepite come demoni o nemici, per i bambini con tendenze ossessive la tonsillectomia era attesa
come esorcismo con il quale si sarebbe tolto via la parte cattiva. Alcuni bambini davano una
connotazione diversa alle tonsille nonostante conoscessero l’esatta posizione, ciò era dovuto alle
fantasie di ciascun bambino (pancia/gravidanza petto/tubercolosi). Apparve importante che i
bambini portassero un oggetto come legame con le cose; fu osservato che il riconoscere la paura e
l’esprimere l’angoscia attraverso il gioco o verbalmente tendeva a favorire l’assimilazione
dell’evento. I risultati della ricerca dimostravano che la tonsillectomia non era un’esperienza
nociva tranne che in presenza di tratti nevrotici. Dopo il periodo che riguardava l’operazione alcuni
bambini tendevano a sopprimere l’esperienza anche se all’apparenza parevano adattati, in alcuni
casi l’angoscia si manifestava sottoforma di formazione di sintomi, in altri essa era focalizzata come
una fobia dei dottori e dei camici bianchi. (caso di William 4 anni ebbe prima dell’operazione
diversi colloqui psichiatrici, al momento del ricovero portò con se diversi giocattoli, dopo
l’operazione non credeva che gli avessero tolto le tonsille; caso di Mery senza alcuna preparazione
usò meccanismi difensivi adeguati grazie alla solida relazione che aveva con la madre, limite della
presente ricerca pochi colloqui di controllo).
3
Capitolo terzo: osservazioni sulle conseguenze psicologiche del criptorchidismo
Il criptorchidismo è un imperfezione congenita dovuta alla mancata discesa nello scroto di uno dei
testicoli che rimane nella cavità addominale. In casi di bambini che presentano tale disturbo forte è
la rilevanza psicologica. Infatti in questi casi è la preoccupazione ansiosa dell’ambiente per il
difetto genitale che influenza in modo negativo lo sviluppo psichico del bambino attraverso una
formazione distorta della propria immagine corporea che da luogo al deformazione dell’io. Dunque
il criptorchidismo non va considerato patogenetico di per sé, esso diviene tale in relazioni (madrebambino) disturbate.
Nei tre casi riportati si osserva la seguente sintomatologia difficoltà di apprendimento,
inadeguatezza sociale, tendenza a fantasticare e a mentire.
Il difetto genitale nella vita mentale dei tre ragazzi Steven, Larry e Joe, fece irruzione a causa delle
madri che rifiutavano la mascolinità incoraggiando tendenze femminili passive sottomesse. Dunque
tutti e tre dipendevano da madri con bisogni narcisistici l’effetto di ciò veniva complicato dalla
lontananza dei padri, la loro presenza nella terapia fu essenziale in quanto facilitava
l’identificazione sessuale. Il modo particolare in cui il difetto genitale era percepito dai genitori
spiegava la preoccupazione dei bambini per i loro testicoli. Nella storia passata di tutti e tre i ragazzi
c’era stata l’esperienza traumatica di un intervento chirurgico, questo trauma era collegato al difetto
genitale e a qualsiasi intervento medico possibile, l’angoscia si legava anche alla paura di
evirazione. Nel caso di un difetto fisico la scelta da parte dell’io delle misure difensive è influenzata
dalla natura del difetto e dalla sua locazione nel corpo. I disturbi dell’io potevano essere collegati
all’atteggiamento delle madri o all’immagine corporea difettosa che può esercitare un’influenza
sullo sviluppo dell’io. L’identificazione del bambino con la madre favoriva l’identificazione
femminile. La confusione d’identità sessuale comprometteva lo sviluppo e l’immagine del proprio
schema corporeo, veniva riconosciuta una natura ermafrodite (metà uomo metà donna).
L’orchidopessia evocava una aspettativa duplice era desiderata e temuta rappresentava raggiungere
la mascolinità e andare incontro ad un’evirazione definitiva. Nonostante la dipendenza materna e le
tendenze femminili cui venivano sottoposti non si giunse mai ad un orientamento omosessuale. Il
ripristino dell’integrità genitale con l’operazione diede un impulso decisivo alla sessualità maschile.
Il lavoro coordinato del chirurgo e dello psicoterapeuta produsse miglioramenti dei disturbi dell’io.
Quello che era sembrato un conflitto endopsichico rappresentava una confusione tra corpo e realtà.
Capitolo quarto: la sintesi dell’io in un caso di malattia infantile con malattie gravi. Pericolo di
morte
Generalmente la gente non ama gli infermieri bambini o adulti che siano, a causa di un sentimento
di orrore e avversione nei confronti della malattia. Tale atteggiamento è manifestato anche dai
genitori di un bambino ammalato. In tale conteso spesso i provvedimenti terapeutici assumono
forme restrittive.
Il trattamento psicoanalitico su di un adolescente ha messo in luce i meccanismi utilizzati dal suo io
per integrare una malattia insorta nel periodo Edipico che l’aveva minacciato di morte, alla base
della paura di morte ritroviamo radicata l’angoscia d’evirazione.
Anna Freud ha riscontrato che nel maschio non è la paura di evirazione ma il desiderio di evirazione
femminile il fattore più spesso responsabile di serie crisi post operatorie o di mutamenti permanenti
del carattere. Ella esprime l’ipotesi che in questi casi l’aggressione del chirurgo al corpo venga
sentito come seduzione alla passività. In questi casi o il bambino si sottomette con effetti disastrosi
alla propria mascolinità o è costretto ad erigere contro di essa delle difese.
Ciò permette di comprendere in che modo si differenzia la genuità, mascolinità dalla
pseudomascolinità; il ragazzo mascolino disprezza il dolore fisico egli che si deve difendere contro
le tendenze passive non riesce a tollerare neanche piccole quantità di dolore senza grande tensione.
4
Nel caso riportato il paziente mostra una lotta palese alla sottomissione passiva. In questo paziente
la malattia fisica influenza le modalità di funzionamento dell’io più che impedirne lo sviluppo in
quanto si constata che i traumi precoci bloccano l’evoluzione dell’io mentre se l’io è già consolidato
gli impediscono il funzionamento. L’effetto di una malattia è che l’investimento lipidico soffre di
una regressione narcisistica che altera l’immagine corporea e quella del sé. Dopo che si è stabilito il
primato genitale, le paure di morte rappresentano in un individuo predisposto possono riflettere
angosce di evirazione. Le minacce all’organismo prima dello stabilirsi della genialità, sono minacce
all’intero corpo e all’io. La paura di evirazione è così grande che dopo l’investimento genitale che
appare preferibile ad essa la distruzione del sé “meglio morto che evirato” significa infatti che
l’uomo non può tollerare di vivere senza la prospettiva del piacere.In questo paziente la scoperta
della malattia oltre alla risoluzione della nevrosi infantile significò una padronanza dell’io che
consentiva una libertà psicologica.
Capitolo quinto : nascita di un bambino handicappato ed elaborazione del lutto
Durante la gravidanza la gestante viene preparata gradatamente alla nascita di un nuovo individuo.
Questo processo preparatorio e adattivo quando viene interrotto dalla nascita di un bambino
handicappato, porta alla perdita inaspettata del bambino atteso. In questi casi la madre spesso si
sente ingannata e lo vive come un lutto. Attraverso le osservazioni del pediatra è possibile
individuare i fattori che strutturano il trauma venuto dalla famiglia. E’ molto frequente che avvenga
una discrepanza tra i desideri materni di un bambino perfetto e il bambino reale, elaborare tale
discrepanza diventa uno dei compiti evolutivi della maternità per l’istaurarsi di una relazione sana;
quando questa è troppo grande può insorgere un trauma. L’inaspettata nascita di un bambino temuto
minaccia rabbia, una violenta delusione, senso d’impotenza e fallimento; le capacità della madre
vengono sopraffatte perché non è riuscita a creare quello che voleva e si sente danneggiata dal
nuovo bambino. Comunque sia le reazioni della mamma di un bambino handicappato dipendono dal
tipo e della gravità dell’handicap. Esse vengono influenzate anche dai rapporti che ella ha con i
genitori e dagli eventi della sua vita passata, reazioni analoghe le avrà anche il padre.
In ogni caso si è soliti osservare due reazioni da un lato abbiamo le madri che mosse dal desiderio
di colpa si dedicano in modo esclusivo alla cura del proprio bambino e poi abbiamo madri che
rifiutano la relazione con il figlio e ciò è dovuto all’intolleranza nei confronti della ferita
narcisistica. Da parte degli operatori sanitari vi è la richiesta di chiarire la realtà della condizione del
bambino man mano che il genitore è in grado di esprimere le sue domande e sue paure. Ma bisogna
sottolineare che la morte di un bambino è diversa dalla nascita di un bambino ritardato in quanto
l’effetto persistente del bambino handicappato che è vivo e richiede attenzioni riattiva il bruciante
ricordo quotidiano. Per facilitare il lavoro del lutto alla madre sono necessari il riposo fisico,
l’opportunità di passare in rassegna i pensieri e i sentimenti riguardo al bambino desiderato, infatti
solo con tali misure terapeutiche la madre può superare il trauma di aver partorito un bambino
ritardato. Un esempio è quello di Jimmy primo figlio di una giovane coppia gravemente malato. La
madre non riusciva a prendersi cura del secondo figlio Danny. Il suo pediatra consigliò il ricovero
di Jimmy in un istituto in seguito il padre chiese una consultazione per fare un programma a lungo
termine per Jimmy. Sally 2 anni dawn i sensi di colpa da parte soprattutto della madre la portarono
a trascurarla e a dedicare più tempo alla figlia di 7 anni. in seguito quando le venne spiegato il
problema dedicò più tempo a Sally.
Capitolo sesto : l’analisi di un ragazzo con deformità congenita
Nell’analisi condotta dalla Freud vi fu quella di un ragazzo, Peter con deformità congenita (spalle
malformate, braccia corte, con solo tre dita delle mani). Quest’analisi permise il confronto tra
l’angoscia d’evirazione associata ad un handicap fisico grave, e quella di un bambino nevrotico
senza anormalità fisiche. Inoltre permise di individuare la funzione costrittiva assunta dalla fantasia
5
nello sviluppo di numerose capacità intese come abilità dell’io. Peter fu condotto in analisi all’età di
13 anni a causa dell’enuresi notturna e degli scarsi risultati scolastici. Tre meccanismi dominanti
consentirono a Peter di affrontare la sua malformazione,egli cercava di cacciare il suo handicap
fuori dal regno della realtà, costruiva un mondo di fantasie dal quale escludeva il suo difetto fisico,
ed inoltre la continua evasione fantastica e la formazione reattiva che gli consentivano la difesa
contro ogni insicurezza. Inoltre Peter tendeva a dimostrare che avrebbe potuto fare qualunque cosa
con le braccia senza l’aiuto delle protesi infatti egli non voleva essere considerato un oggetto di
pietà per cui non presentava passività ed autocommiserazione. L’angoscia d’evirazione in Peter era
identica a quella di qualunque bambino nevrotico senza problemi fisici. Nel suo caso la
malformazione alimentava il complesso di evirazione in quanto le braccia difettose erano in un
certo senso equiparate a genitali difettosi. L’enuresi aveva due significati essa rappresentava
l’attività sessuale proibita la rassicurazione di un pene funzionante. L’aspetto sorprendente fu la
grande capacità di Peter di fare un uso costruttivo delle fantasie egli sembrava disporre di
un’energia inesauribile.Il fatto che le fantasie riuscissero ad entrare a far parte della realtà può
essere spiegato in questi termini: nessun elemento delle fantasie di Peter poteva essere abbandonato
in quanto esso andava a servizio di un bambino inconscio di trovare realizzazione sostitutive della
crescita delle braccia. Finchè gli oggetti (trombe) o la funzione (musica) restavano in fantasia
mantenevano un significato emotivo ma nel momento in cui facevano parte del mondo reale
perdevano ilo significato simbolico (le braccia non si erano allungate) e per venivano sostituite.
Dopo molto tempo il paziente fu in grado di parlare di questi suoi desideri senza speranza (crescita
delle braccia) e dopo un periodo critico di disillusione Peter procedette verso nuove conquiste con il
potenziamento delle sue capacità reali e la crescente stima di sé.
Capitolo settimo : osservazioni psicoanalitiche su un bambino epilettico
Le descrizioni d’esperienze epilettiche possono rilevare relazioni tra strutture cerebrali e processi
psicopatologici o anche delle relazioni tra stress e funzionamento cerebrale. Alcuni studi inoltre
rivelano che i fattori psichici possono contribuire alle forme e alla frequenza delle crisi epilettiche
La crisi di Ned (10 anni) si erano verificate all’età di 5 anni, si trattava delle crisi della zanzariera a
cui fece seguito all’età di 9 anni la crisi del grande male Si erano tentate molte delle usuali terapie
anti-convulsionali, ma questi farmaci non avevano provocato nessun cambiamento. Nei periodi di
trattamento Ned rivelò che a suo avviso le crisi psicomotorie erano attacchi di rabbia incontrollabili.
I fattori che suscitavano in Ned le crisi erano rappresentate da incidenti imprevisti nel corso di
un’interazione nella quale questo qualcuno non rispondeva a una sua richiesta implicita o esplicita
Una delle caratteristiche che bisognava evidenziare era la differenza tra le crisi di psicomotorie e le
crisi della zanzariera. Nel primo caso Ned riusciva a dire di sentirsi arrabbiato nelle crisi della
zanzariera ciò non accadeva egli non era consapevole di nessuna emozione o frustrazione prima
delle crisi ma percepiva solo una coazione ad andare a guardare fuori attraverso una zanzariera. Le
crisi esprimevano un impulso proibito e la punizione per esso. Infatti Ned provava una gelosia
rabbiosa nei riguardi del padre con impulsi aggressivi ed una paura colpevole degli impulsi sessuali
verso la madre. Ned poteva affrontare le tensioni emotive attraverso meccanismi di conversione
degli elementi del conflitto psichico; man mano che il bambino apprese, nella situazione di terapia
che le sue fantasie aggressive e le sue paure di ritorsione erano assurde si verificarono i
cambiamenti della personalità e una diminuzione delle crisi. Le manifestazioni patologiche si
spiegano dunque con la concomitanza di fattori psicologici e di un disturbo cerebrale localizzato Per
molti autori le crisi epilettiche sarebbero l’espressione di desideri inconsci rimossi, le crisi del
grande male sono espressione di rabbia inibita e di desideri sessuali inibiti o di dipendenza frustrata
6
Capitolo ottavo : implicazioni psichiatriche di un danno al lobo temporale
Nel caso riportato si va ad individuare il disturbo cerebrale di Hugh che fin dai nove mesi
presentava disturbi affettivi espressi medianti scoppi di collera frequenti e imprevedibili
apparentemente immotivati e esplosioni d’aggressività durante le quali il bambino aggrediva
chiunque gli fosse vicino picchiando, graffiando e mordendo. I genitori pensavano che le sue
difficoltà fossero unicamente psicogene e ne ritenevano responsabili se stessi e una governante che
si sospettava avesse avuto un comportamento aggressivo verso il bambino e avesse abusato
sessualmente del piccolo Hugh. In realtà ciò fu escluso dallo psicanalista, infatti gli altri bambini
risultavano ben integrati e mostravano molta fiducia nei confronti degli altri con molta probabilità la
governante personificava la donna che aggrediva come spostamento dalla madre. L’anamnesi
riportava un periodo di sintomi artistici molto evidenti ciò suggerì l’ipotesi di un disturbo cerebrale
organico confermato dall’elettroencefalogramma che mise in evidenza varie lesioni facili e
definitive al lobo temporale destro L’ipotesi dello psicoterapeuta era che gli scoppi di rabbia
aggressiva fossero suscitati da stimoli provenienti dall’area danneggiata del cervello mentre gli altri
sintomi rappresentavano gli sforzi del bambino di controllare la forte angoscia associata al disturbo
cerebrale.Fu in seguito suggerito un intervento chirurgico che non fu acconsentito dai
neurochirurghi perchè il danno era troppo esteso Il riconoscimento delle difficoltà che il paziente
presentava cioè quelli dovuti ai fattori organici, gli scoppi di rabbia aggressiva, l’anormalità
percettiva dei gusti venivano osservati; il bambino non riusciva ad assaggiare il cibo l’odore gli
procurava nausea inoltre erano presenti sensazioni di vertigine e disturbi dell’equilibrio illusioni
percettive e allucinazioni e ancora si riscontravano difficoltà nel valutare la grandezza delle
cose,l’intensità di un rumore il tono di una voce e la velocità di un evento.Era presente il noto
fenomeno dejavù, l’impressione illusoria di familiarità. Accanto a tutto ciò vi era il chiaro
riconoscimento di perdita dei confini, infatti rappresentava in produzioni grafiche la propria
immagine corporea senza un confine netto.Oltre al riconoscimento dei sintomi di natura organica vi
fu anche quello relativo a quelli di natura psichica quelli inerenti lo sviluppo psico-sessuale. Il caso
riportato mette in luce la possibilità di una differenziazione precoce del bambino dalla madre; Hugh
riuscì ad uscire precocemente dalla fase autistica quando la sofferenza fisiologica scomparve. I
risultati raggiunti furono che il paziente fece notevoli progressi sul piano sociale gli scoppi di
aggressività e i rituali diminuirono inoltre il bambino capì che era necessario aumentare il dosaggio
dei farmaci ed era in grado di distinguere i sintomi di origine cerebrale dagli altri problemi,
riuscendo ad elaborare gran parte dell’angoscia associata al danno cerebrale.
Capitolo nono : disturbo del comportamento e sviluppo dell’io in un bambino cerebroleso
Secondo il punto di vista più antico i disturbi del pensiero e le deviazioni del comportamento, hanno
origine da un danno irreversibile alle strutture nervose (lesioni del midollo allungato o dei centri
corticali). La seconda posizione invece mantiene del tutto separati i fattori organici da quelli
psicologici, considerando i primi irreversibili e i secondi reversibili attraverso azioni di
aiuto(terapie). Abbiamo infine una terza prospettiva la quale ritiene che il quadro globale che si può
osservare in bambini cerebrolesi è il risultato dell’interazione di fattori funzionali e organici. In ogni
caso si conferma che sia se si tratti di sintomi legati ad un danno cerebrale che di sintomi di un
disturbo psichico o di entrambi simultaneamente abbiamo un coinvolgimento delle funzioni dell’io
Di fronte alla complessità di tale questioni, non appare giustificato considerare il comportamento
istintivo e impulsivo del bambino cerebroleso come risultante unicamente delle lesioni del tessuto
nervoso.Partire dalla considerazione del funzionamento dell’io permette di studiare l’interazione tra
i fattori neurologici e quelli psicologici costituendo così un punto d’incontro tra l’orientamento
psicoanaliticoe quello neurofisiologico. Nel caso di Kenny si ritiene che il comportamento del
piccolo non sia provocato solamente dalla lesione cerebrale ma in larga misura dal
disturbo(dall’angoscia)che la lesione ha provocato all’epigenesi dell’io (sviluppo dell’io) che ha
7
realizzato una maturazione anomale che ha favorito l’istaurarsi di una relazione madre bambino
disturbata che inibisce lo sviluppo adeguato dell’io Kenny alla sua nascita non aveva quasi pianto,e
si faceva sentire debolmente, dormiva male e il suo livello di attività era basso. A 5 mesi furono
effettuate ripetuti encefalogrammi risultati piuttosto anormali a 17 mesi questi mostrarono una iperirritabilità corticale. La lesione cerebrale congenita di Kenny si manifestava attraverso un cattivo
funzionamento degli apparati dell’io; questi insieme alle restrizioni da parte dell’ambiente avevano
interagito provocando disturbi del comportamento di tipo ostile e impulsivo Fu dunque necessario
aiutare il bambino ad elaborare i conflitti emotivi in modo che la funzione dell’io e il senso
d’identità potessero adeguatamente svilupparsi. In Kenny gli apparati dell’io che presiedono alla
mobilità, al linguaggio alla percezione e all’intenzione non erano maturate secondo la norma ciò
impedì alla madre di avere una buona relazione con il figlio ciò interferì con la prima fase dello
sviluppo dell’io e di conseguenza il successivo sviluppo del senso di identità. Tale compromissione
impedì a Kenny di esplorare l’ambiente e di differenziare il sé dal mondo esterno e inoltre la
coordinazione dei movimenti fini. L’accumulo d’oggetti poi rotti e gettati, rifletteva l’ambivalenza
verso l’oggetto materno, il romperli rappresentava la proiezione della madre cattiva. Il disturbo del
comportamento fu dovuto al tentativo di preservare l’identità dell’io, il bambino cercava di
difendersi e di sopravvivere come entità psichica; Kenny si difende con sorprendevole forza quando
viene privato di tutte le forme di espressione che gli permettono dio svilupparsi.Con la terapia il
bambino divenne meno labile e diminuì l’iperattività questo perché fu permesso lo sviluppo degli
apparati dell’io difettosi.
http://formazione.forumcommunity.net/
Scarica

L`aiuto al bambino malato