Obesità alimentazione
e sport
1
Introduzione
Il piano sanitario nazionale 1998-2000 così
enunciava:
Numerose condizioni di morbosità, disabilità
mortalità prematura, possono essere prevenute
attraverso l’adozione di modelli
comportamentali e stili di vita positivi
socialmente condivisi
2
Come ?

sostenendo la riduzione dei fattori di
rischio attraverso azioni concernenti:
l’alimentazione, il Fumo, l’Alcool e
l’Attività Fisica.
3
Sempre il P.S.N. cita:


Il ruolo protettivo dell’esercizio fisico regolare è
stato dimostrato soprattutto nei riguardi delle
patologie cardio e cerebrovascolari, ma anche
osteo-articolari e metaboliche.
La prevalenza di individui che praticano
regolarmente attività fisico-sportiva nel tempo
libero dovrà aumentare in media del 10% e
comunque non meno del 10% tra gli anziani
4
Le linee Guida per la lotta
all’Obesità affermano che:
1) Esiste
una forte evidenza che l’aumento
dell’attività fisica migliora la fitness
cardio-respiratoria con o senza perdita
di peso
5
Come?
migliorando la qualità di vita nei soggetti in
sovrappeso, aumentando il tono dell’umore,
l’autostima e il benessere fisico nella vita
quotidiana.
L’attività fisica contribuisce alla perdita di peso sia
da sola sia in associazione alla dieta.
6
2) Esistono forti evidenze che indicano come la
sedentarietà sia un fattore di rischio
indipendente per patologie cardio-vascolari e il
diabete di tipo II. L’attività fisica riduce i più
importanti fattori di rischio di patologia
cardiovascolare (comprese le alterazioni della
pressione arteriosa e dei trigliceridi), aumenta il
colesterolo HDL e migliora la tolleranza al
glucosio.
7
Strategie per incrementare
l’attività fisica
Molti soggetti conducono una vita sedentaria,
hanno poco allenamento o abilità nell’attività
fisica e sono quindi difficili da motivare ad
incrementare la loro attività.
I medici dovrebbero incoraggiare i soggetti obesi a
pianificare l’attività fisica che dovrebbe essere
parte integrante della terapia rivolta alla perdita
di peso
8
Tutti gli adulti dovrebbero porsi come
obiettivo di eseguire almeno 30’ minuti di
attività fisica moderata-intensa per molti, e
preferibilmente tutti i giorni della
settimana.
9
Obesità e sovrappeso: il ruolo dello
stile di vita


L’evoluzione socio-demografica degli ultimi
decenni ha modificato negativamente lo stile di
vita della popolazione in tutte le fasce d’età e in
tutti i ceti sociali.
Sedentarietà, scorrette abitudini alimentari, il
fumo, l’alcool e le bevande nervine, alti livelli di
stress sono largamente diffusi nella popolazione.
10
Ciò ha determinato un incremento delle patologie
degenerative e neoplastiche modificando la
composizione percentuale della mortalità nella
popolazione generale.
11
Valutazione del sovrappeso
corporeo.

L’obesità può essere definita come una patologia
multifattoriale a componente multigenica sulla
quale intervengono fattori ambientali in grado di
determinarne l’espressione clinica, la cui
manifestazione più evidente è rappresentata
dall’aumento del peso corporeo, dovuto
prevalentemente ad un eccessivo accumulo del
grasso di deposito.
12
Tra i fattori ambientali che incidono in modo
rilevante sul manifestarsi dell’obesità un ruolo
importante è svolto dall’assunzione di una razione
alimentare quantitativamente eccessiva e
qualitativamente scorretta, ma altrettanto
fondamentale è il ruolo svolto dall’adozione di uno
stile di vita sedentario. La riduzione dell’attività
fisica quotidiana è ormai un dato acquisito
13
Ci si muove sempre meno
14
l’uso costante dell’automobile, dell’ascensore fino
allo spazzolino elettrico per i denti.
Quanto detto è vero per adulti ma lo è ancor di
più per bambini e adolescenti, anche perché si è
potuto verificare che dei genitori sedentari hanno
dei figli sedentari.
L’obesità infantile risente della sempre più
frequente abitudine a praticare giochi sedentari
15
a trascorre il tempo libero guardando la
televisione e/o usando videogiochi e computer.
In tal senso si è potuto verificare che tra le nuove
generazioni sono quasi del tutto sconosciuti i
giochi tradizionali, di movimento che in passato
impegnavano gran parte del tempo libero dei
ragazzi e delle ragazze. Questo fenomeno si
riflette in uno scarso livello delle qualità fisiche
(resistenza, velocità, forza, destrezza).
16
Classificazione e valutazione del
sovrappeso corporeo e dell’obesità
Classificazione etiologica dell’obesità:
1) Genetica
2) Ipotalamica
3) Endocrina
4) Da errori nutrizionali
5) Da insufficiente attività fisica.
17
Appare evidente che nelle prime tre forme di
obesità le possibilità di intervento sono inesistenti,
mentre possiamo agire positivamente sulle altre
due.
Secondo la definizione proposta dal Task Force
Obesità Italia (1999) si definisce in sovrappeso
corporeo un soggetto il cui Body Mass Index (BMI
o Indice di Massa Corporeo= Kg peso/m2 statura)
sia compreso tra 25.0 e 29.9.
18
l’obesità è definita come un eccesso di grasso
corporeo totale, documentato da valori di BMI
maggiori o uguali a 30.
Il BMI è ormai accettato internazionalmente
correlato con l’indice di mortalità per varie
patologie. Secondo questo indice possiamo
classificare la popolazione in cinque classi, dal
sottopeso all’obesità grave
19
20
.
L’indice di massa corporeo pur essendo correlato
con la quantità di tessuto adiposo, non ci dà
indicazioni sulla composizione corporea del
soggetto, e cioè sul rapporto massa grassa/massa
magra. Per una valutazione accurata della
composizione corporea ci si avvale di metodi più
complessi quali la plicometria o dell’impedenza
bioelettrica
21
Nella popolazione adulta è utile misurare la
circonferenza addominale, come indice della
presenza di un eccesso di grasso nella regione
addominale (grasso viscerale), il quale rappresenta
un fattore predittivo indipendente dal rischio di
morbosità e morbilità.
22
Epidemiologia del sovrappeso
corporeo e dell’obesità
La prevalenza del sovrappeso corporeo-obesità
negli adulti è raffigurata nella tabella seguente.
23
Benefici indotti dalla pratica regolare
dell’attività fisica sui fattori di rischio
associati all’obesità
L’incidenza di comparsa di malattie di vario tipo nei
pazienti obesi è superiore a quello che si verifica nella
popolazione di peso normale e in alcuni casi può essere
ipotizzato un rapporto-causa-effetto come nel caso
delle patologie da carico dell’apparato osteoarticolare
24
Complicanze dell’obesità
Metaboliche: ridotta tolleranza glucidica, diabete
mellito, dislipidemie, iperuricemia, ipertensione
arteriosa, malattie cardiovascolari, steatosi epatica,
calcoli biliari.
Meccaniche: ipoventilazione polmonare, artropatie da
carico, ernie ombelicali, inguinali, crurali, jatali,
flebopatie arti inferiori.
Psicosociali: insoddisfazione per l’immagine corporea
25
Come detto,l’obesità è frequentemente associata ad
altri fattori di rischio cardiovascolare (ipertensione,
dislipidemie e diabete) connessi alla sedenterietà.
Da studi americani è stato stimato che dal 9 al 16%
delle morti possono essere messi in relazione ad
uno stile di vita sedentario.
L’efficacia dell’attività fisica nella prevenzione e
terapia dell’obesità non è efficace solo per
26
incrementare il dispendio energetico, peraltro
modesto in valore assoluto, ma coinvolge un
complesso ben più ampio di benefici sia di ordine
clinico metabolico, che psicologico. L’evidenza
scientifica ha da tempo indicato come esista una
positiva correlazione tra l’entità dell’attività fisica e il
miglioramento di molti parametri associati ad un
aumentato rischio per aterosclerosi, trombosi e
malattie
27
Cardiovascolari, come l’assetto lipidico, l’insulinoresistenza, i valori di pressione arteriosa, l’eccesso
di tessuto adiposo.
L’esercizio fisico è in grado di determinare un più
favorevole rapporto pondo-staturale e soprattutto
di composizione corporea.
Nel bambino fisicamente attivo, contrariamente a
quanto avviene nel sedentario si ha un aumento del
GH
28
L’esercizio fisico ha inoltre un’influenza positiva
sulla percezione soggettiva di benessere:
stimolando la produzione di endorfine e il sistema
nervoso. L’esercizio fisico migliora il tono
dell’umore e produce un effetto antidepressivo che
si ripercuote anche sul controllo dell’appetito
Mantenersi attivi in tutte le fasce d’età e in
particolare quelle più avanzate, aumenta
l’autonomia degli anziani
29
La terapia del sovrappeso e
dell’obesità
.
La tendenza della medicina in questi ultimi decenni è
rivolto non solo a garantire al paziente un aumento
della durata della vita ma anche un aumento della
qualità della vita.
Definizione di qualità della vita: percezione del paziente
su tutti gli aspetti delle sue normali attività quotidiane in
relazione allo stato di salute
30
La misura della qualità della vita, attraverso
questionari generici e/o specifici rappresenta
uno strumento particolarmente utile quando
si debba valutare l’efficacia del trattamento
non solo delle malattie croniche ( diabete,
ipertensione, malattie reumatiche) ma anche
del sovrappeso e dell’obesità, in
considerazione delle complicanze indotte e
del loro impatto sociale.
31
In tal senso, poiché risulta evidente che l’insorgenza
dell’obesità nell’uomo è legato alla riduzione del
consumo di energia più che a un aumento del
consumo energetico attraverso gli alimenti,
l’approccio terapeutico al sovrappeso corporeo
deve essere il più possibile multidisciplinare e
mirare a rimuovere i fattori ambientali che hanno
determitato il manifestarsi del quadro clinico.
32
Il mercato del dimagrimento, alimentando una
vera e propria industria offre una miriade di “scelte
terapeutiche” a volte assai fantasiose il più delle
volte non supportate da alcuna evidenza
scientifica rappresentando spesso una frode e
fonte di veri e proprio danni alla salute.
Fortunatamente queste terapia si esauriscono,
come tutte le mode, nel giro di pochi mesi
33
Si tratta sempre, di proposte destinate alò
fallimento a medio-lungo termine: il paziente
inizialmente perde peso, poi riacquista tutti i kili
perduti, supera il peso che aveva prima della dieta
e innesca il fenomeno della “sindrome dello yo yo”
che porta ad un progressivo incremento ponderale
nel corso della vita. Al contrario la perdita di peso
dovrebbe essere sempre graduale (500-1000 gr. a
settimana)
34
e dovrebbe mirare ad ottenere una riduzione
stabile del peso pari al 10% del peso iniziale
attraverso il sinergismo di più fattori: la dieta,la
terapia psicologica cognitivo comportamentale,
l’aumento dell’attività motoria spontanea e la
pratica regolare di un’attività fisica. Nei bambini e
negli adolescenti sarebbe opportuno evitare una
terapia dietetica e dedicare più energie
all’educazione alimentare e allo sviluppo
35
di uno stile di vita più attivo.
36
Metabolismo energetico e fabbisogno
energetico
Definizione di fabbisogno energetico: è l’apporto di
energia di origine alimentare necessario a compensare
il dispendio energetico di individui che mantengano
un livello di attività fisica sufficiente per partecipare
attivamente alla vita sociale ed economica e che
abbiano dimensioni e composizione corporee
compatibili con un buono stato di salute.
37
L’insieme di tutte le modificazioni chimiche e
fisiche che avvengono nell’organismo umano
prende il nome di metabolismo: la trasformazione
del cibo in energia, la costruzione di nuove
molecole e componenti delle cellule, la produzione
di ormoni ed enzimi ecc.
Il dispendio energetico totale rappresenta il
consumo globale di energia di un individuo
38
nel corso delle 24 ore e viene espresso in Kcal per
unita di tempo (ora) ed è la risultante di tre
differenti componenti: metabolismo basale o spesa
energetica obbligatoria, attività fisica, termogenesi
adattativa indotta dalla dieta.
39
L’attività fisica e l’allenamento sportivo
Parlare di attività fisica non può prescindere da una
sua corretta definizione. E’ attività fisica qualsiasi
forza esercitata dai muscoli scheletrici in grado di
determinare un incremento del dispendio energetico.
Da un punto di vista sociologico, l’attività fisica può
essere ricreativa, sportiva (amatoriale o agonistica),
riabilitativa, mirata alla promozione del benessere
40
L’attività fisica nella terapia del
sovrappeso corporeo e dell’obesità
Come già detto, ad eccezione di rare forme secondarie,
l’obesità può essere ricondotta il più delle volte ad un
ridotto dispendio energetico e/o ad un eccessivo
apporto di energia, assoluto o relativo, attraverso gli
alimenti. La strategia, sia in ambito di prevenzione sia
come programma terapeutico nella terapia dell’obesità è
caratterizzato il più delle volte dall’associazione
41
del regime nutrizionale ad un programma motorio,
entrambi personalizzati.
Dedicarsi ad un’attività fisica può aiutare a perdere
peso, ma questo risultato si consegue molto
lentamente e richiede continuità e forza di volontà.
Praticare un’attività fisica per un tempo
sufficientemente lungo e quindi necessariamente a
bassa intensità, comporta una maggiore
mobilizzazione dei depositi cellulari di grasso
,
42
al fine di sostenere il lavoro muscolare
prolungato. Le attività cosiddette aerobiche o di
lunga durata oltre a favorire il dispendio
energetico e il consumo di grassi ha effetti positivi
sull’efficienza cardiovascolare, su molti parametri
metabolici, sulla distribuzione del grasso
corporeo, sulle condizioni psicologiche, una
minore morbilità e morbilità
43
44
Il movimento spontaneo
Non basta convincere i pazienti ad iniziare un’attività
fisica e a muoversi di più, ma molto più importante è
motivarli a continuare su questa strada e non
abbandonarla per tutto il resto della vita. Non serve
sottoporre i soggetti in sovrappeso/obesi a faticosi e
massacranti allenamenti fin dalle prime sedute ma
meglio adottare un approccio più morbido e graduale
45
Ben venga la decisione di frequentare una palestra
o iscriversi ad uno dei tanti corsi di ginnastica o di
attività sportiva, ma in mancanza di questa
decisione può essere altrettanto utile aumentare le
occasioni di movimento spontaneo, non solo nel
tempo libero, ma anche nel corso delle normali
attività lavorative, domestiche e sociali
46
47
Programma motorio nel
trattamento dell’obesità
Il ricondizionamento fisico dell’obeso va
programmato in modo tale da:
1) Aumentare la spesa energetica
2) Migliorare lo sfavorevole rapporto massa
grassa/massa magra
3) Riattivare le strutture neuromuscolari da lungo
tempo ipotoniche e ipotrofiche per l’inattività
48
4) restituire la fisiologica mobilità delle grosse
articolazioni, specie della cerniera cervico-dorsale
e lombosacrale, del cingolo scapolo-omerale e
delle ginocchia
5) Raggiungere una favorevole efficienza
cardiocircolatoria e respiratoria, con gli
adattamenti che fanno seguito a tale risultato
49
bradicardia a riposo, ridotti valori pressori, miglior
ritorno venoso, capacità di sopportare esercizi
anche impegnativi, tendenza al miglioramento di
indici metabolici alterati).
Queste tappe sono sicuramente possibili e
realizzabili in quei soggetti che si trovano
50
In lieve e medio sovrappeso corporeo, mentre
ben più difficile risulta l’attuazione del
programma motorio nell’obesità grave.
Allora emerge chiaramente come, dovendo
prescrivere un programma personalizzato di
attività fisica, non è possibile fornire uno schema
generale per tutti, ma si dovrà di volta in volta
stabilire la strategia terapeutica più
51
adatta al singolo paziente.
Pertanto in linea generale si potrebbe suddividere
il programma motorio in tre parti principali:
Ricondizionamento generale
Attività fisica di tipo aerobico
Pratica sportiva
52
La prima parte deve proporre esercizi intesi a
mobilizzare gli arti superiori, inferiori e la colonna
vertebrale. Questi esercizi devono essere praticati
a corpo libero a bassa frequenza e intensità.
Successivamente si utilizzerà qualche peso
53
La seconda parte deve mirare a incrementare
l’efficienza e la capacità dei grandi apparati, in
particolare l’apparato cardiocircolatorio,
respiratorio e muscolare
54
La terza parte corrisponde alla fase più
gratificante e piacevole.
Programma motorio terza parte. 3-6 volte alla
settimana
a) Esercizi di allungamento e a corpo libero 10-15
minuti
b) Attività fisica di resistenza (corsa, nuoto,
55
bicicletta 20-30 minuti.
c) Attività sportiva specifica (giochi di squadra,
tennis) 30-60 minuti
56
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