Tra nuovi bisogni e vincoli di bilancio: le prospettive del secondo welfare Maurizio Ferrera maggio 2014 2 Sito web: www.secondowelfare.it e il LABORATORIO sul secondo welfare, attivo da due anni 3 Rapporto: struttura e temi affrontati Il Rapporto è disponibile a questa pagina: http://secondowelfare.it/primorapporto-2w/primo-rapporto-sulsecondo-welfare.html Il welfare state è in crisi Triplice sfida vincoli di bilancio nuovi rischi e bisogni sociali crisi economico-finanziaria dal 2008 … e mancato rinnovamento La spesa sociale per settore in alcuni paesi europei. Percentuale sulla spesa sociale totale, media 20002008 60 50 40 30 20 10 0 4 M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi Vecchiaia e superstiti Malattia e disabilità Disoccupazione Famiglia / minori Abitazioni ed esclusione sociale 5 Tre scenari per un welfare sotto pressione SMANTELLAMENTO MANTENIMENTO Retrenchment Privatizzazione Razionalizzazione dei programmi esistenti Ricalibratura RINNOVAMENTO Neowelfare: Primo welfare affiancato dal “secondo welfare” Cambio di paradigma: modernizzazione e ri-orientamento della protezione sociale per trasformarla in”promozione sociale”, veicolo di empowerment dei beneficiari M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 6 I nodi (irrisolti) del primo welfare • Spesa sociale italiana in linea con media UE: 30% vs. 30,1% UE15 (2011) • Ancora internamente squilibrata: pensioni superiori a media UE; famiglia/minori, lotta alla povertà, politiche attive del lavoro, in generale servizi sociali inferiori alla media UE • Comparativamente molto bassa anche la spesa per istruzione • In generale il welfare pubblico è caratterizzato da alti livelli di inefficienza • Ristrutturare la spesa non è solo una questione di equità e risposta ai bisogni sociali, ma anche di crescita • La triade “crescita, competitività e inclusione” richiede una politica incentrata anche sugli investimenti sociali (approccio UE) M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi Spesa sociale pro-capite a PPP: tutte le funzioni Livello della spesa sociale italiana: - sotto media eurozona - stabile dal 2008 al 2010 il problema italiano non è un eccesso di spesa sociale è ancora la sua articolazione interna: spesa per previdenza troppo alta e altri ambiti sotto-protetti M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi Spesa sociale pro-capite a PPP: famiglia/infanzia • Spesa per famiglia e minori molto al di sotto di quella degli altri paesi: • 1,4% sul PIL (2,2% nei paesi OECD) • assenza di universalismo nelle prestazioni monetarie • pochi servizi (es. asili nido) • Spesa in contrazione dal 2009 • Fortemente auspicabile incrementare le risorse per: • sostenere le famiglie a basso reddito • combattere la povertà dei minori • favorire la natalità e la conciliazione ( famiglie a doppio reddito devono diventare la norma) M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi Spesa sociale pro-capite a PPP: povertà/esclusione sociale • Spesa per la lotta alla povertà un po' sottostimata, ma comunque molto bassa • Non rinviabile un incremento di risorse su questo fronte M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi Risorse scarse e vincoli di bilancio Andamento dei fondi nazionali per le politiche sociali (2009-2013, valori in milioni di euro) I Fondi nazionali per gli interventi sociali nel 2011 hanno perso il 63% delle risorse stanziate dallo Stato rispetto al 2010 e un ulteriore 37% dal 2011 al 2012. Dal 2008 al 2013 il taglio dei fondi è stato pari al 92% M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 11 Primo welfare: quali interventi? • Ricalibratura funzionale • Razionalizzazione organizzativa/produttiva • Razionalizzazione distributiva: – Universalismo “progressivo”: accesso esteso a tutta la popolazione, ma con filtri selettivi capaci di calibrare il paniere delle prestazioni in base all’intensità del bisogno e della situazione economica degli utenti – A dispetto della crisi, lo stock di ricchezza delle famiglie italiane resta molto elevato M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 12 Dal PRIMO al SECONDO welfare • Vincoli di spesa, bisogni crescenti, necessità di investimenti sociali: che fare? • Allargare il perimetro della protezione sociale affiancando al PRIMO welfare un SECONDO welfare • Principio ispiratore: «La condizione economica di molte famiglie consente oggi di cercare un nuovo equilibrio fra prestazioni offerte e finanziate della collettività e contributo degli individui e delle loro associazioni» (R. Dahrendorf, La nuova libertà, 1977) M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 13 Il secondo welfare: una definizione • Mix di interventi innovativi finanziati da risorse non pubbliche • Per garantire prestazioni/servizi alle (nuove) categorie di soggetti vulnerabili • Forniti da diversi stakeholder • Collegati in reti con un forte ancoraggio territoriale (ma non “localistico”) • Enti locali: ruolo centrale nel definire un nuovo modello di governance multi-stakeholder e multi-livello M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 14 Secondo welfare: perchè 1. Connotazione temporale: si tratta di forme che s’innestano sul tronco del “primo” welfare, quello edificato dallo Stato nel corso del Novecento, soprattutto durante il Trentennio Glorioso (19451975) 2. Connotazione funzionale: 2W mobilita risorse non pubbliche aggiuntive, messe a disposizione da una vasta gamma di attori economici e sociali 2W si aggiunge agli schemi del primo, integra le sue lacune, ne stimola la modernizzazione sperimentando nuovi modelli organizzativi, gestionali, finanziari e si avventura in sfere di bisogno ancora inesplorate (e in parte inesplorabili) dal pubblico M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 15 Arena del welfare: nuovi protagonisti Assicurazioni Casse mutue Aziende Mobilitare attori non pubblici come pagatori ma anche dal punto di vista progettuale Puntare a mobilitare risparmio privato in forme efficienti Cittadini Imprese sociali Cooperative Sindacati Enti caritativi/religiosi Associazioni di categoria Volontariato Enti bilaterali Regioni Fondazioni bancarie Governi locali Fondazioni d’impresa Fondazione di comunità Mobilitare erogatori di prestazioni non pubblici Coordinamento /regolazione/ monitoraggio/v alutazione Come fare di questi attori degli ALLEATI nel processo di rinnovamento del welfare? M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi Primo e scondo welfare 17 Realizzazioni e promesse del secondo welfare 1. Già raggiunta una rilevanza economica, finanziaria e occupazionale di tutto rispetto 2. Importanti realizzazioni che dimostrano di saper far fronte in modo efficiente ed efficace a nuovi tipi di rischi e bisogni non adeguatamente coperti dal pubblico 3. Sviluppo e azioni di 2W svolgono un ruolo importante nell’attutire le conseguenze sociali della crisi 4. Realizzazioni sono possibili grazie a soluzioni innovative sul piano degli strumenti, dell’organizzazione e della governance 5. Intraprendenza, creatività e “innovazione sociale” hanno riguardato anche soggetti pubblici, come Comuni e Regioni M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 18 1. Rilevanza crescente • TERZO SETTORE: organizzazioni non profit => più di 300 mila; 6,4% dei soggetti giuridico-economici presenti in IT; 5,7 milioni di persone impiegate; valore economico stimato pari al 4,3% del Pil • Fondazioni: pari a 6.220 nel 2012 • FOB: 42 miliardi di patrimonio; 22.000 interventi; erogazioni pari a oltre 965 milioni di euro • IMPRESE: escludendo la previdenza complementare, oltre l’80% delle aziende italiane con più di 500 dipendenti ha una qualche iniziativa di welfare aziendale, il 43% offre almeno 2 tipi diversi di interventi di welfare per i lavoratori • ASSICURAZIONI: il settore assicurativo sta lentamente attivandosi nella copertura dei rischi sociali; il potenziale di espansione è ampio, soprattutto rispetto al settore dei servizi sanitari e di cura M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 19 2. / 3. / 4. Capacità di rispondere in modo innovativo ai nuovi rischi/bisogni Non autosufficienza Supporto alla genitorialità M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 20 5. Innovazione sociale grazie anche a Comuni e Regioni • Nonostante vincoli di bilancio e tagli ai trasferimenti, i Comuni hanno continuato a svolgere la propria funzione di sostegno sociale, colmando i vuoti lasciati dal governo centrale • Percorso di rinnovamento: – sforzi per rendere più efficienti e mirati i bilanci, comprimendo spese non essenziali, razionalizzando gli uffici, riducendo gli sprechi – ridefinita l’agenda delle priorità, concentrando gli interventi sulla tutela dei bisogni più acuti nel tentativo di mantenere livelli accettabili di coesione sociale – sono cambiate le modalità d’intervento, attraverso l’adozione di nuove forme di governance e collaborazioni (reti) anche finanziarie con altri attori locali • Il pubblico cambia ruolo: – agisce come regista di una costellazione ampia e flessibile di partner, alcuni dotati di capacità anche importanti di finanziamento – continua a garantire l’universalità dei servizi di base e interviene là dove “la rete” non arriva M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 21 Secondo welfare: rischi e questioni aperte 1. Rischio di un “incastro distorto” fra primo e secondo welfare 2. Difficoltà nel “fare sistema” 3. Disparità territoriale 4. Debolezza dei meccanismi di monitoraggio e valutazione 5. Incompiuta adesione al paradigma dell’investimento sociale M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 22 1./3. Rischio di incastro distorto • Si indeboliscono gli incentivi alla ricalibratura del primo welfare, con ciò consolidando la tendenza alla conservazione dello status quo, sostenuta dalla percezione (errata) che «si è già fatto tutto» sul fronte della riforma del primo welfare, e che tutto quel che manca si possa fare con il secondo • Si accentua/esaspera la segmentazione del mercato del lavoro: insider vs outsider; grandi vs PMI; grado di inclusione delle misure di welfare aziendale • Si accentua la disparità territoriale anche se esistono al Sud alcuni esempi di buone prassi (es. Fondazione con il Sud; Progetto La.Fem.Me) M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 23 2. Difficoltà di fare sistema • Proliferazione di iniziative sparse nei territori e avviate da una pluralità variegata di attori può dar luogo a una configurazione incompleta o troppo disordinata del secondo welfare, incapace di cogliere e valorizzare complementarità e sinergie tra le sfere dello Stato, del mercato, del Terzo settore e della famiglia • Capacità di innovazione sociale deve essere promossa e attivata - grazie alle reti di attori e dentro modelli di governance multi-stakeholder e multi-livello - nelle aree di sovrapposizione tra le quattro sfere, attribuendo alle istituzioni pubbliche, in particolare a livello locale, il compito di coordinare e monitorare i processi, evitando la creazione di «doppioni» e la persistenza di «vuoti» funzionali M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 24 4. Debolezza dei meccanismi di monitoraggio e valutazione • Triplice sfida: 1. monitorare e valutare le iniziative che nascono e si sviluppano 2. capire quali iniziative possono trasformarsi da sperimentazioni e progetti pilota in programmi stabili che possono contare su un flusso di risorse continuativo 3. fare leva su monitoraggio e valutazione per «creare sistema», avviando e sostenendo un processo che sia incrementale e parta «dal basso», ma anche cumulativo, fondato cioè su benchmarching, diffusione di buone pratiche, apprendimento • Necessaria una regia che contribuisca a una maggior diffusione e replicabilità di quelle pratiche che si rivelano positive e virtuose e che eviti la duplicazione, all’interno di uno stesso contesto, di esperienze simili promosse da soggetti che potrebbero – se accompagnati – collaborare di più M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 25 5. Incompiuta adesione al paradigma dell’investimento sociale Investire nel settore sociale a favore della crescita e della coesione: la Strategia UE • Le risorse delle politiche sociali non si limitano alle risorse pubbliche. Una parte non trascurabile proviene dalle persone e dalle famiglie. Anche le organizzazioni senza fini di lucro forniscono servizi sociali su grande scala, come l'assistenza agli anziani, ai disabili... Le imprese sociali possono integrare gli sforzi del settore pubblico e compiere un'opera pionieristica nella creazione di nuovi mercati... Le organizzazioni a fini di lucro del settore privato dovrebbero essere ulteriormente incoraggiate a sfruttare il potenziale d'investimento sociale … • L'innovazione sociale è un elemento essenziale degli investimenti sociali, considerando che le politiche sociali devono essere costantemente adattate in funzione di nuove sfide. Ciò suppone la necessità di sviluppare e realizzare nuovi prodotti, servizi e modelli, analizzarli e privilegiare i più efficaci ed efficienti M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi Fonte: COM, 2013, 83 final 26 FOCUS 1 26 IL WELFARE AZIENDALE M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 27 Il welfare aziendale: mappa dei benefit Ciclo di vita Before working age: Working age: Post working age: Infanzia Adolescenza Gioventù Famiglia e lavoro Vecchiaia Bisogni • Asilo nido & summer camp (convenzioni, contributi) • Borse di studio e rimborsi spese scolastiche • Salute e infortuni (assicurazione, permessi, prevenzione, convenzioni) • Work-life balance & flessibilità • Supporto al reddito • Convenzioni commerciali • Contributo per previdenza complementare • Non autosufficienza (tutela e assicurazione, aiuto alle famiglie) Alcune esperienze trattate da Percorsi di secondo welfare: - Tradizione e innovazione nel welfare aziendale di SEA - La storia del "modello Luxottica": come nasce e cosa prevede - Conciliare vita e lavoro: l'esperienza di Nestlè Italia - Banca Popolare di Bergamo: integrazione tra welfare pubblico e privato - Il welfare aziendale di Tetra Pak Packaging Solutions M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 28 Natura degli interventi di welfare nelle grandi aziende italiane (2012) Tipo di interevento % Aziende con al proprio interno interventi Fondo pensione 87.5% Fondo sanitario 60.6% Prestiti agevolati 39.0% Disponibilità congedi extra 27.6% Agevolazioni al consumo 24.4% Sostegno al reddito 23.3% Borse di studio 23.1% Servizi di cura all’infanzia 18.5% Fondo Ltc 9.4% Alloggi 6.7% Fonte: Indagine Ires – Università Politecnica delle Marche (2012)* * Secondo l’indagine circa il 95.2% delle aziende italiane di grandi dimensioni offrono almeno un intervento di welfare. Se si escludono le pensioni complementari l’83.0% M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 29 Welfare aziendale e valore percepito dal dipendente Fonte: Rapporto McKinsey & Company (2013) M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 30 Il welfare aziendale è per tutti? Se tra le grandi imprese i benefit per i dipendenti e le loro famiglie diventano sempre più frequenti l’ampio tessuto industriale italiano, costituito in maggioranza da MPMI non ha la forza - economica e organizzativa - per sostenere allo stesso modo i propri collaboratori Esperimenti di welfare “interaziendale” (es. Bandi regionali) Partnership con enti locali e fornitori di servizi Accordi tra parti sociali (es. Patto per lo sviluppo) Nuovi sistemi di governance locale (es. Reti di conciliazione) Utilizzo dello strumento del contratto di rete (es. Reti d’impresa) Dal welfare aziendale al welfare territoriale per evitare il dualismo insider/outsider M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi FOCUS 2 IL RISPARMIO PRIVATO M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 32 Spesa sociale pubblica e privata nei principali paesi OCSE (2009) Fonte: Database sociale dell’OCSE M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 33 Spesa pro-capite means-tested e user fees (2010 e 2011) Spesa pro-capite in PPA, prestazioni sociali soggette a prova dei mezzi (2010) “User fees” in % sul Pil (2011) Ue27 € 749 Germania € 1.024 2,8 Spagna € 989 1,3 Francia € 939 3,5 Italia € 454 1,4 Olanda € 1.496 3,6 Svezia € 254 3,6 UK € 1.160 2,5 Fonte: Eurostat Database e OECD, Fiscal Federalism Database M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 34 Deduzioni e detrazioni fiscali Fonte: Commissione europea http://ec.europa.eu/europe2020/pdf/themes/02_taxation.pdf M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 35 Spesa sanitaria privata pro-capite in alcuni paesi OCSE (2009) Fonte: elaborazione The European House-Ambrosetti su OECD Health data 2012 M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 36 Quota di ultra 50enni coperti da assicurazioni sanitarie complementari e/o supplementari Fonte: Verso un nuovo sistema di architettura sociale per la famiglia. Rischi economici e domanda di assicurazione, A. Brugiavini e T. Jappelli, Il Mulino 2010 M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 37 Composizione del risparmio privato delle famiglie Risparmio privato in Italia, prezzi correnti (2011) • Tra 1995 e 2011 la ricchezza netta è passata da 5,95 a 7,95 volte il reddito disponibile • Il risparmio privato è pari a 451% del debito pubblico (2011) • Il 30% dell’attività finanziaria consiste in contanti e depositi bancari e postali M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 38 Reddito e ricchezza delle famiglie in alcuni paesi europei Reddito inferiore alla media Reddito superiore alla media Ricchezza inferiore alla media Grecia, Slovenia, Portogallo, Slovacchia Germania, Austria, Finlandia, Olanda Ricchezza superiore alla media Francia, Italia, Spagna, Malta Belgio M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 39 La ricchezza immobiliare degli anziani in Europa Fonte: Verso un nuovo sistema di architettura sociale per la famiglia. Rischi economici e domanda di assicurazione, A. Brugiavini e T. Jappelli, Il Mulino 2010 M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 40 Risparmio, reverse mortgage e riduzione della povertà in Italia, Spagna e Grecia (dati 2004) Fonte: Moscarola, Rossi e Sansone (2012), Reverse Mortgages: Making assets a tool against poverty, CERP Torino, mimeo Il prestito vitalizio ipotecario - reverse mortgage o lifetime mortgage - è uno strumento finanziario comune nei paesi anglosassoni da vari decenni e introdotto in Italia nel 2005 dalla legge 248. Rivolto agli individui con più di 65 anni di età, o anche a coppie di anziani, esso permette di ottenere un prestito da una banca o un'altra istituzione finanziaria, garantito attraverso un'ipoteca sull'immobile di proprietà, e può essere erogato sotto forma di linea di credito, vitalizio, o in un'unica soluzione M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 41 FOCUS 2 LE FONDAZIONI M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 42 Fondazioni di origine bancaria (1) Le FOB sono soggetti senza scopo di lucro che operano, in rapporto prevalente con il territorio di riferimento, per il perseguimento di due scopi fondamentali: Sostenere opere di utilità sociale Promuovere lo sviluppo economico Nate a seguito della l.218/90, le FOB hanno dovuto percorrere un lungo percorso evolutivo prima di poter esercitare pienamente il proprio ruolo filantropico, sancito dalla Corte Costituzionale con le sentenze 300 e 301 del 2003 La loro particolare natura permette loro di erogare importanti risorse destinate al proprio territorio operativo e di svolgere una funzione di innovazione sociale molto significativa, che nessun altro soggetto istituzionale del panorama italiano pare oggi in grado di svolgere M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 43 Fondazioni di origine bancaria (2) Grazie alla gestione del proprio patrimonio, pari attualmente a 43 miliardi di euro, Nel 2011 le FOB hanno erogato 1.092 milioni a sostegno di 24.906 interventi e destinato 275 milioni a fondi per attività erogativa futura: in totale l’attività istituzionale ha dunque assorbito 1.357,5 milioni di euro Nel 2011 circa la metà elle risorse erogate (46.7%) sono state destinate a settori d’intervento legati a bisogni sociali. Rispetto agli anni precedenti questa quota è aumentata nonostante la diminuzione delle erogazioni complessive, e dimostra impegno delle FOB per rispondere a rischi e bisogni di carattere sociale Queste risorse sono sicuramente significative per i territori verso cui sono destinate, ma non sono che una goccia nel mare rispetto agli stanziamenti garantiti annualmente dallo Stato nei medesimi ambiti di intervento. Qual è quindi il valore aggiunto delle FOB? M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 44 Il ruolo delle Fondazioni di origine bancaria • EROGAZIONI – – • ATTIVAZIONE – • interventi diretti (emergenze) interventi pilota (soprattutto nelle aree di policy oggi sott-finanziate dal pubblico: povertà, asili, istruzione, formazione, conciliazione, nonautosufficienza, integrazione immigrati ecc.) “broker”, catalizzatore di aggregazioni di attori e progetti PROGETTAZIONE – – Lettura dei bisogni, identificazione soluzioni, innovazione (ottica europea, approccio EU2020) • MONITORAGGIO E VALUTAZIONE • Ruolo integrativo / aggiuntivo rispetto all’intervento pubblico, NON sostitutivo Bilanciare attenzione ai territori di riferimento con prospettiva più ampia: evitare il provincialismo • M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 45 Il ruolo delle Fondazioni di origine bancaria Le Fondazioni possiedono la capacità di: • identificare le cause di date problematiche insistenti sul territorio • analizzare le risposte fornite fino a quel momento • ipotizzare soluzioni alternative • individuare le strade per realizzarle attraverso la collaborazione con i soggetti giudicati più funzionali allo scopo • sviluppare processi mirati di sperimentazione • valutare in itinere e ex post la bontà delle iniziative • se positive promuoverle presso quei soggetti che detengono le capacità per amplificarli e diffonderli La natura peculiare delle FOB consente loro di evitare vincoli e difficoltà tipiche dell’azione pubblica, promuovere reti e collaborazioni innovative e sostenere quelle realtà che svolgono ruoli importanti per il territorio M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 46 Banca Prossima e Cariplo insieme per il social housing • • sinergia tra bando senza scadenza “Diffondere l’abitare sociale temporaneo” di Cariplo e piattaforma Terzo Valore di Banca Prossima due strade attraverso cui estendere la quantità di risorse messe a disposizione delle ONP: accedere al credito bancario alle normali condizioni commerciali – o utilizzare la piattaforma Terzo Valore – • • Cariplo sostiene solo una parte del costo totale dei progetti presentati (fino a un massimo del 50%) e in questo modo offrirà alle ONP la possibilità di accedere alle risorse mancanti attraverso una via innovativa se utilizzo di Terzo Valore le ONP hanno la possibilità di ottenere prestiti a un tasso di interesse molto vantaggioso - inferiore rispetto a quello offerto dagli istituti di credito - poiché sono i cittadini a finanziarle direttamente ai tassi indicati dalle organizzazioni stesse: i prestatori privati potranno fornire fino al 25% del prestito totale e al raggiungimento di tale quota Cariplo si impegnerà a fornire un “premio”, garantendo un ulteriore 8,5% delle spese totali del progetto – la restante parte del prestito (16,5%) potrà essere fornita da Banca Prossima a tassi ordinari – M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 47 Fondazioni di Comunità Dal 1998 vengono introdotte anche in Italia grazie all’impegno di Fondazione Cariplo che ne ha costituite 15 Attualmente se ne contano 32 in Italia Le FdC hanno come obiettivi la democratizzazione della filantropia e la promozione della cultura del dono. Per questo: – Offrono strutture e servizi che favoriscono la donazione da e per il territorio, permettendo ai donatori di ovviare a numerosi problemi di carattere burocratico – Erogano annualmente importanti risorse a sostegno della comunità, attraverso bandi o sostenendo progetti specifici – Aggregano le competenze presenti sul territorio dando vita a network tra donatori, investitori, istituzioni, organizzazioni del terzo settore e semplici cittadini. – Capaci di comprendere efficacemente rischi e bisogni perché immerse nelle reti sociali presenti sul territorio M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 48 Fondazioni di Comunità: cosa fanno? Le FC fungono da intermediari finanziari: Permettono a singoli cittadini, imprese o altre istituzioni private di donare in maniera semplice, sicura e flessibile sollevandoli da tutti gli oneri e problemi legati alla donazione Offre strumenti che possono migliorare l’utilizzo delle risorse donate, aumentandone l’impatto e moltiplicandone i benefici di natura anche non economica. Le FC fungono da intermediari sociali: Permettono la creazione di reti, partnership e collaborazioni che mettono in contatto diversi attori del territorio, sia pubblici che privati, che possono concorrere allo sviluppo del bene comune. Crea rinnovata fiducia tra i membri della comunità M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 49 Fondazioni di Comunità e secondo welfare La capacità di mobilitare risorse di natura non pubblica per sostenere intereventi a carattere sociale, unito al forte ancoramento territoriale, fanno delle FC attori importanti nell’ottica del secondo welfare Tuttavia la loro distribuzione sul territorio nazionale è ancora limitata è disomogenea. Occorrerebbe far conoscere lo strumento FC e incoraggiare la creazione di questi soggetti in nuove aree del Paese. Diversi esempi dimostrano come anche in assenza di cospicui capitali iniziali (es. FC di Verona) è possibile avviare una fondazione che serve efficacemente la propria comunità di riferimento M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 50 Fondazioni di comunità: il “Fondo Emergenza Lavoro” di Novara • In collaborazione con Banca Popolare di Novara, sindacati, Prefettura, Provincia, Comune e Diocesi, associazioni di categoria, privati la Fondazione della Comunità Novarese è riuscita a dar vita a un fondo di emergenza per le famiglie che si trovano in difficoltà a causa della perdita di lavoro del capofamiglia: – Nel 2010 e 2011 emessi bandi per garantire contributi economici straordinari di €1.000, che hanno permesso di aiutare 490 famiglie in difficoltà • Il perdurare della crisi ha portato molte famiglie a perdere la casa per morosità incolpevole e ha spinto i promotori del fondo a modificare la modalità di accesso alle risorse: – Nel 2012 il bando si è rivolto specificamente ai nuclei familiari con problemi abitativi favorendo revoca delle procedure di sfratto o ingresso in nuovi alloggi M. Ferrera – Università di Milano e Centro Einaudi 51 Anche su Facebook e Twitter FB: Percorsi di secondo welfare TW: @Secondowelfare 52 Per contatti: Franca Maino, [email protected] www.secondowelfare.it