1850: Europa e USA hanno conquistato la leadership economica. E gli altri paesi? Russia zarista: abolizione servaggio e politiche di sviluppo. Sistema ferroviario; dazi per incentivare industria; provvedimenti per attirare capitali esteri e allargamento istruzione. Effetti positivi ma modesti: aumenta importanza dell’industria pesante, ma agricoltura rimane il 50% del PIL. Disoccupazione: rimane elevata, mentre i salari restano bassi. Profitti e rendite, invece, si conservano: la disuguaglianza diviene la scintilla delle rivoluzioni (1905 e 1917). Giappone: primo paese asiatico a raggiungere livelli di sviluppo occidentali. Radici del successo nell’epoca dello shogunato Tokugawa : infrastrutture, miglioramenti delle sementi, aumento produttività manifatturiera. Epoca Togugawa: prosperità nella disuguaglianza… anche se si registrano miglioramenti nei livelli di vita. Cresce alfabetizzazione (anche femminile e contadina). 1839: prima guerra dell’oppio… la secolare chiusura del Giappone all’Occidente è in pericolo. 1853: apertura al mercato estero occidentale. 1867: salita al trono dell’imperatore Meiji; inizia la modernizzazione del Giappone. Abolizione residui feudali (samurai e caste); distribuzione terre; costituzione scritta; introduzione della misurazione del tempo occidentale. Introduzione di due elementi delle politiche di sviluppo: abolizione dazi e costruzione ferrovie. 1872: istruzione elementare obbligatoria (1900: 90%) e sostegno all’istruzione all’estero. Istruzione di massa: fattore che permette al Giappone di acquisire tecnologia moderna. Difficoltà in ambito creditizio: lo Stato si sostituisce alle banche. Trattati internazionali: non permettono di applicare dazi di protezione. Costruzione ferrovie e telegrafi: knowhow occidentale ma industria giapponese. Giappone: rimodella la tecnologia occidentale per renderla efficiente (in termini di costi) nell’economia locale a bassi salari (ad es.: bobinatura seta). Giappone: aumenta produttività introducendo tecnologia ma anche maggiori quantità di lavoro… Epoca Meiji: modernizzazione sociale ma struttura economica si trasforma lentamente. 1905-1914: accelerazione della crescita e cambiamento della struttura. PIL industriale dal 20 al 35%. Emergono: metallurgia, meccanica e chimica. Sovvenzionamenti statali alla crescita: gli zaibatsu. Competizione: USA (catene di montaggio); Giappone (risparmio materie prime e capitali). Esempi: Mitsubishi Zero e sistema produzione just in time (risparmio costi magazzino). Adattamento tecnologia occidentale alle specifiche condizioni del Giappone. Tuttavia: tra il 1870 e il 1940 grande crescita, ma non rapida come dopo IIGM. AL: integrata nella globalizzazione solo dopo il 1860 (nuovi sistemi di trasporto). Grano, rame, guano e (con navi frigorifere, 1877) carne surgelata. 1900: AL meridionale una delle regioni più ricche del mondo. Buenos Aires: capitale della ricchezza e del lusso. Applicazione politiche di sviluppo. Argentina, Brasile, Messico e Cile: dalle politiche standard alle politiche ISI… Anni ’20 e ’30: protezionismo aiuta la crescita (settore primario per finanziare l’industria; Perón). Si diffondono politiche di sviluppo (ma prevalenza industria leggera su beni strumentali, debito e piccola scala impediscono sviluppo). Obiettivi iniziali del progetto: molto ambiziosi e il team di progettazione ritiene che non siano conseguibili (velocità, forza ascensionale, tempo di volo e di combattimento, maneggevolezza, ecc.). Soluzione adottata dal capo ingegnere progettista della Mitsubishi, Jiro Horikoshi: alleggerire il più possibile la struttura. Non si interviene sulla potenza del motore, ma sui materiali di costruzione: uso del duralluminio (nuova lega leggera). Il just in time (spesso abbreviato in JIT) è una filosofia industriale che ha invertito il metodo tradizionale di produrre prodotti finiti per il magazzino in attesa di essere venduti (detto logica push) passando alla logica pull, secondo cui occorre produrre solo ciò che è stato già venduto o che si prevede di vendere in tempi brevi. Per la filosofia del JIT qualsiasi scorta di materiale, semilavorato o prodotto finito è uno spreco di risorse economiche, finanziarie e un vincolo all’innovazione continua. Più il processo è «corto» nella somma dei processi di progettazione e di produzione (sommando i tempi di produzione e transito) e più l’industria con i suoi prodotti e servizi (inclusi prevendita e postvendita) è vincente.