20.00 Lettera 75 Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce Carissima madre e figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi nascose e serrate nel costato di Cristo crocifisso; perché altrimenti non varrebbe l'essere serrato dentro delle mura, ma più tosto sarebbe a giudizio. E però come il corpo è rinchiuso, così vuole essere chiuso e serrato l'affetto e il desiderio vostro levato dallo stato e dalle delizie del mondo, e seguire lo sposo Cristo dolce Gesù. Non dubito che se sarete amatrici dello Sposo Eterno, voi seguirete le vestigia d'esso sposo. E sapete quale fu la via di questo sposo? Povertà volontaria, obbedienza. Per umiltà la somma altezza discese alla bassezza della natura umana; e per umiltà e amore ineffabile che egli ebbe a noi, si diede l'umanità sua all'obbrobriosa morte della Croce, eleggendo la via dei tormenti, dei flagelli, strazi e vituperi. Or questa umiltà dovete seguire: e sappiate che essa non si può avere se non con perfetto e vero conoscimento di sé, ed in vedere la profonda umiltà e mansuetudine dell'Agnello svenato con tanto fuoco d'amore. Dico che egli seguì la via della vera povertà; onde egli fu tanto povero che non ebbe dove riposare il capo suo; e nella sua natività, Maria dolce appena ebbe tanto pannicello che ella potesse involgere il Figliuolo suo. E però voi, spose, dovete seguire la via di quella povertà. E così sapete che voi avete promesso, e io così vi prego per amor di Cristo crocifisso, che osserviate fino alla morte; perché altrimenti non sareste spose, ma sareste come adultere, amando alcuna cosa fuori di Dio. Che in tanto è detta adultera la sposa, in quanto ella ama un altro più che lo sposo. E quale è il segno dell'amore? che ella sia obbediente a lui. E però dopo la povertà e umiltà, segue l'obbedienza. Che quanto la sposa è più povera per spirito volontariamente, e più ha rinunziato alla ricchezza e stati del mondo; tanto più è umile: e quanto più è umile, tanto più è obbediente. Perché il superbo non è mai obbediente, però che la superbia non si vuole inchinare a essere suddito né soggetto a nessuna creatura. Voglio dunque che siate umili, e che voi spogliate il cuore e l'affetto fino alla morte. Voi, abbadessa, obbediente all'Ordine; e voi suddite, obbedienti all'Ordine, e alla abbadessa vostra. Imparate, imparate dallo sposo Eterno, dolce e buono Gesù, che fu obbediente fino alla morte. Sapete che senza obbedienza voi non potreste partecipare il sangue dell'Agnello. Or che è la Religiosa senza il giogo dell'obbedienza? È morta; e drittamente è uno dimonio incarnato. Non è osservatrice dell'Ordine, ma trapassatrice dell'Ordine. Ella è condotta nel bando della morte, avendo trapassati i comandamenti santi di Dio: e oltre ai comandamenti, ha trapassata la promessa e il voto che ella fece nella professione. O dilettissime suore e figliuole in Cristo dolce Gesù, io non voglio che cadiate in questo inconveniente; ma voglio che siate sollecite, e non trapassarla d'un punto. Volete voi dilettarvi dello sposo vostro? Or uccidete la vostra perversa volontà, e non ribellate mai alla vera obbedienza. Sapete che il vero obbediente non va mai investigando la volontà del prelato suo, ma subito china il capo, e manda in effetto. Innamoratevi dunque di questa vera e reale virtù. Volete voi avere pace e quiete? toglietevi la volontà. Perché ogni pena procede dalla propria volontà. Vestitevi dunque della dolce ed eterna volontà di Dio; e a questo modo gusterete vita eterna, e sarete chiamati angeli terrestri in questa vita. Confortatevi con la prima dolce Verità. Ma a questo non potreste mai venire, se non aprite l'occhio del conoscimento a guardare il fuoco della divina carità, la quale Dio ha adoperata nella sua creatura razionale. Pensate, madre e figliuole, che voi siete obbligate più che molte altre creature, in quanto Dio, oltre a quell’amore ch'egli ha donato alla creatura, egli ha donato più a voi in particolare, traendovi dalla bruttura e dalla tenebrosa vita fetida, piena di puzza e vituperio, e vi ha collocate ed elette per sé. E però non dovete mai essere negligenti; ma cercare tutte quelle cose, luoghi e modi, per i quali più potete piacere a lui. E se voi mi diceste: «quale è la via?» ve lo dico: è quella che fece egli, cioè la via degli obbrobri, pene, tormenti e flagelli. E con che modo? col modo della vera umiltà e dell'ardentissima carità; amore ineffabile, col quale amore si rinunzia alle ricchezze e stati del mondo. E dall'umiltà viene all'obbedienza, come detto è. Alla quale obbedienza segue la pace: perché l’obbedienza toglie ogni pena, e dà ogni diletto; però che è tolta via la volontà che dà pena drittamente. Acciocché ella possa salire a questa perfezione, il nostro Salvatore ha fatto del corpo suo scala, e su v'ha fatti gli scaloni. Se guardate i piedi, essi sono confitti e chiavellati in Croce, posti per il primo scalone; perché in prima deve essere l'affetto dell'anima spogliato d'ogni volontà propria. Perché come i piedi portano il corpo, così l'affetto porta l'anima. Sappiate che l'anima giammai non ha alcuna virtù se non sale questo primo scalone. Salito che tu l'hai, giungi alla vera e profonda umiltà. Ma sali poi all'alto, e non tardare più; e ciò fatto, e tu giungi al costato aperto del Figliuolo di Dio; e ine troverete il fuoco e l'abisso della divina carità. In questo scalone del costato aperto vi troverete una bottega piena di specie odorifere. Ine troverete Dio-e-Uomo: ine si sazia ed inebria l'anima per sì fatto modo che non vede sé medesima. Siccome l'ebbro inebriato di vino, così l'anima allora non può vedere altro che sangue sparso con tanto fuoco d'amore. Onde allora si leva con ardentissimo desiderio, e giunge all'altro scalone, cioè alla bocca, e ine si riposa in pace e in quiete, e vi gusta la pace dell'obbedienza. E fa come l'uomo che è bene inebriato; che quando è ben pieno, si dà a dormire; e quando dorme, non sente prosperità né avversità. Così la sposa di Cristo piena d'amore s'addormenta nella pace dello Sposo suo. Addormentati sono i sentimenti suoi; perché se tutte le tribolazioni venissero sopra di lei, punto non se ne cura: se ella è in prosperità del mondo non la sente per diletto disordinato, perché già se n'è spogliata per il primo affetto. Or questo è il luogo dove ella si trova conformata con l'unione di Cristo crocifisso. Correte dunque virilmente, poiché avete la via, il luogo, dove potete trovare il letto nel quale vi riposiate, e la mensa dove prendiate diletto, e il cibo del quale vi saziate; perché egli è fatto a noi mensa, cibo e servitore. Assai sareste degne di reprensione, se per vostra negligenza non cercaste il riposo, e, come stolte, vi dilungaste dal cibo. Voglio dunque, e così vi prego da parte di Cristo crocifisso, che voi vi riscaldiate e bagniate nel sangue di Cristo crocifisso. E acciocché siate fatte una cosa con lui, non schifate fatica, ma dilettatevi in esse fatiche; perché la fatica è poca, e il frutto è grande. Non dico più a questo. Mi pare che la vostra carissima madre e mia, monna Nera sia posta alla mensa della vita durabile, dove si gusta il cibo della vita, e ha trovato l'Agnello immacolato per frutto. Che, come di sopra dissi ch'egli era mensa e cibo e servitore, così dico che ella, come vera sposa di Cristo crocifisso, ha trovato il Padre eterno, che gli è mensa e letto, perché nel Padre eterno trova a pieno tutta la sua necessità. In ciò, carissime, che l'uomo s'affatica, o si parte dall'un luogo all'altro, si è per dare il cibo, e il vestimento alla creatura, e luogo di riposo. Dico dunque che ella ha trovata la somma ed eterna bontà di Dio eterno, d'onde non bisogna che l'anima si parta per verune di queste cose, e andare in diversi luoghi; perché quello è luogo fermo e stabile, dove si trova il letto, per riposo, della somma ed eterna deità. Il Padre è mensa, il Figliuolo è cibo: che per mezzo del Verbo incarnato del Figliuolo di Dio giungiamo tutti, se vogliamo, a porto di salute. Lo Spirito Santo la serve. Perché per amore il Padre ci donò questo cibo del suo Figliuolo, e per amore il Figliuolo ci donò la vita, e a sé diede la morte; sicché con la morte sua partecipammo la vita durabile. Noi che siamo peregrini e viandanti in questa vita, riceviamo questo frutto imperfettamente; ma ella l'ha ricevuto perfettissimamente, e non è veruna cosa che lo possa togliere. Voi dunque, come vere figliuole, dovete esser contente del bene e dell'utilità della vostra madre; e però dovete stare in vera e santa pazienza, sì per rispetto di colui che l'ha fatto, di togliere la presenza sua dinanzi a voi, che non dovete scordare dall'eterna volontà di Dio; e sì per la propria sua utilità, che è uscita di fatica e di molta pena, nella quale è stata, già è molto tempo; ed è andata a luogo di riposo. Ma voi, come vere figliuole, vi prego che seguiate le vestigia e la dottrina sua, e i santi costumi, nei quali ella vi ha nutrite. E non temete perché vi paia essere rimaste orfane, o come pecore senza pastore perché non sarete rimaste orfane, perché Dio vi provvederà, e le sue sante e buone orazioni, le quali ella offre nel cospetto di Dio per voi. Vi è rimasta monna Ghita. Vi prego che voi gli siate obbedienti in tutte quelle cose che sono ordinate secondo Dio e la santa religione. E voi prego, monna Ghita, quanto io so e posso, che abbiate buona cura di codesta famiglia, in conservarla, e accrescerla in buona operazione. E non ci commettete negligenza; perché vi sarebbe richiesto da Dio. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce Gesù amore