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Lettera 215
Al nome
di Gesù Cristo crocifisso e di Maria
dolce
Carissime suore in Cristo dolce Gesù.
Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo,
scrivo a voi nel prezioso sangue suo;
con desiderio di vedervi fondate in vera e perfetta
carità.
La quale carità è il vestimento nuziale il qual deve
avere l'anima ch'è invitata alle nozze della vita
durabile:
perché senza questo vestimento saremo sbandite
dalle nozze di vita eterna.
Cristo benedetto ci ha tutti invitati, e a tutti ci ha
dato il vestimento della Grazia sua; la quale
Grazia ricevemmo nel santo battesimo.
Questo è invitare e dare insieme: perché nel
battesimo c'è tolta la macchia del peccato
originale, e data la grazia;
però che con quel battesimo, morendo il fanciullo
nella purità sua, ha vita eterna, in virtù del sangue
prezioso di Cristo crocifisso, il quale sangue fa
valere il battesimo.
Ma vivendo la creatura che ha in sé ragione, e
giungendo al tempo della discrezione,
può tenere l’invito che gli fu fatto nel santo
battesimo;
e se non lo tiene, è riprovato dal Signore dalle
nozze, ed è cacciato fuori, essendo trovato senza
il vestimento nuziale.
Perché non l'ha? perché non volle osservare quello
che promesse nel santo battesimo,
cioè, di rinunziare al mondo e alle sue delizie, al
dimonio e a sé medesimo, cioè alla propria
sensualità.
Questo deve fare ogni creatura che ha in sé
ragione, in qualunque stato si sia;
perché Dio non è accettatore degli stati, ma dei
santi desideri.
E chi non rende questo debito, il quale ha
promesso d'osservare e di rendere è ladro,
perché fura quello che non deve;
e però giustamente Dio lo caccia, comandando
che gli siano legate le mani e i piedi, e gettato
nelle tenebre di fuori.
Gli sono legati i piedi dell’ affetto, perché non può
desiderare Dio;
e a colui che è morto in peccato mortale ed è giunto
allo stato della dannazione,
gli sono legate le mani delle sue operazioni, perché
non possono pigliare il frutto di vita eterna,
il quale si dà ai veri combattitori, i quali combattono
coi vizi per amore della virtù:
ma pigliano quel frutto che seguita di ricevere per le
sue cattive operazioni, il quale è cibo di morte.
O carissime suore, se tanto durissimamente sarà
punita generalmente ogni persona che non
renderà questo cosiffatto debito;
che diremo di noi misere ed ignoranti spose, le
quali siamo state invitate alle nozze di vita
eterna, e al giardino della santa religione,
la quale è un giardino odorifero pieno di dolci e
soavi frutti, nel quale giardino la sposa, se ella
attiene quello ch'ella ha promesso, diventa un
angelo terrestre in questa vita?
Perché, come gli altri uomini del mondo, vivendo
nella carità comune, sono uomini giusti;
e se fossero in peccato mortale, sarebbero animali
bruti;
così quelli che si conservano nello stato della
continua continenza, ed entrano nel giardino della
santa religione, sono fatti angeli:
e se non osservassero quello che hanno promesso,
sarebbero peggio che dimonia.
E non hanno questi cotali il vestimento predetto.
Oh quanto sarà dura e aspra quella riprensione, che
sarà fatta alla sposa di Cristo dinanzi al sommo
giudice! Serrata gli sarà la porta dello sposo
eterno.
Or che rimprovero sarà quello di vedersi privata di
Dio e della conversazione degli angeli, solo per
suo difetto?
O carissime suore, chi punto la considerasse,
eleggerebbe prima la morte, che offendere la sua
perfezione.
Non tanto che offendere Dio, ma io dico,
d'offendere la perfezione sua.
Perché altro è stare in peccato mortale, per il quale
allora sta in offesa di Dio;
e altro è offendere la perfezione sua, la quale ha
promessa di compire;
cioè, che oltre all'osservare i comandamenti di Dio,
ha promesso d'osservare i consigli attualmente e
mentalmente.
Gli uomini che stanno nella carità comune,
osservano i comandamenti e i consigli, perché
sono legati insieme,
e non si può osservare l'uno senza l'altro; ma li
osservano mentalmente.
Ma quello che ha promesso di compire la vita
perfetta, li osserva mentalmente e attualmente.
Onde dico che, se attualmente poi non li osserva,
ma li osserva pur mentalmente, offende la sua
perfezione, per la quale egli promesse
d'osservarli attuali e mentali.
Che promettemmo noi, carissime suore?
promettemmo d'osservare i consigli quando nella
professione facemmo tre voti;
perché noi promettemmo povertà volontaria,
obbedienza, e continenza.
I quali non osservando, offendiamo Dio, per la
promissione e voto fatto;
e offendiamo la perfezione la quale noi abbiamo
eletta.
Perché se un altro che non li avesse promessi
d'osservare, non li osserva attualmente, non
offende;
ma offende la perfezione, la quale si poneva in cuore
di volere tenere: ma quello che ha fatto voto,
offende.
E qual è la cagione che, dopo il voto fatto, non
s'osserva?
è per l'amore proprio di noi medesimi, il quale amore
proprio ci toglie il vestimento nuziale;
e ci toglie la luce, e ci dà la tenebra; e ci toglie la vita,
e ci dà la morte, e l'appetito delle cose transitorie
Oh quanto è miserabile questo amore!
Perché ci fa essere perditori del tempo, il quale è
tanto caro a noi, ci fa partire dal cibo degli angeli,
e andiamo al cibo degli animali bruti,
cioè della creatura fatta animale bruto per la sua
disordinata vita, il cui cibo sono i vizi e i peccati;
e il cibo degli angeli terrestri sono le vere e reali
virtù.
Quanto è differente l'uno dall'altro? Quanto dalla
morte alla vita, quanto dalla cosa finita alla cosa
infinita.
Or vediamo quello di che si diletta chi è vera sposa
di Cristo crocifisso, la quale gusta questo dolce e
amoroso cibo; e di che si diletta quella ch'è fatta
animale bruto.
La vera sposa di Cristo si diletta di cercare lo sposo
suo non tra la congregazione, ma nel
conoscimento santo di sé, dov'egli lo trova;
cioè conoscendo e gustando la bontà dello Sposo
eterno in sé, amandolo con tutto il cuore, con tutta
l'anima e con tutte le forze sue; dilettandosi di
stare in su la mensa della santissima Croce;
volendo più tosto acquistare le virtù con pena e con
battaglie, che con pace e senza pena,
per conformarsi con Cristo crocifisso, seguendo le
vestigia sue:
in tanto che, se possibile le fosse servirgli senza
pena, non vuole;
ma, come vero cavaliere, con forza e violenza fare a
sé medesimo, gli vuole servire,
perché ella è spogliata dall'amore proprio di sé, e
vestita dell'affettuosa carità.
E passa per la porta stretta di Cristo crocifisso: e
però promise (e attende) d'osservare povertà
volontaria, obbedienza, e continenza.
Ella ha gettato a terra il carico e il peso della
ricchezza del mondo, delizie e stati suoi; e
quando più se ne vede privata, più gode.
E perché ella è umile, ha obbedienza pronta, e non
ricalcitra all'obbedienza sua, né vuole mai
passare il tempo, che ella non si ponga dinanzi
all'occhio suo i costumi dell'Ordine e la promessa
fatta.
Lo studio suo è della vigilia e dell'orazione: della
cella si fa un cielo, con una dolce salmodia.
L'Officio suo non dice solamente con le labbra, ma
coralmente; e vuole essere sempre la prima che
entri in coro, e l'ultima che n'esca.
E le è in abominazione le grate e il parlatorio, e la
domestichezza dei devoti.
Non studia in fare celle murate, né fornite di molto
ornamento;
ma bene si studia di murare la cella del cuore suo,
acciocché i nemici non vi possano entrare; e
questa fornisce dell'adornamento delle virtù.
Ma nella cella attuale, non tanto che ella vi metta
molto adornamento;
ma se v'ha alcuna cosa, sì ne la trae, per desiderio
della povertà, e per bisogno delle suore.
E per questo, conserva l'anima e il corpo suo nello
stato della continenza;
perché ha tolto le cagioni per le quali la potesse
perdere.
E sta con una carità fraterna, amando ogni
creatura che ha in sé ragione;
e porta e sopporta i difetti del prossimo suo con
vera e santa pazienza.
Ella sta come il riccio, con vera guerra con la propria
sensualità: ella è timorosa di non offendere lo
Sposo suo.
Ella perde la tenerezza della patria, il ricordo dei
parenti: solo coloro che fanno la volontà di Dio, le
sono congiunti per affetto d'amore.
Oh quanto è beata l'anima sua! Ella è fatta una cosa
con lo Sposo suo, e non può volere né desiderare
se non quello che Dio vuole.
Allora, mentre ch'ella così dolcemente passa il mare
tempestoso, e getta odore di virtù nel giardino
della santa religione,
chi domandasse a Cristo crocifisso: «chi è questa
anima?», direbbe: «è un altro me, fatta per affetto
d'amore».
Questa ha il vestimento nuziale: onde non è
cacciata dalle nozze, ma con gaudio e giocondità
è ricevuta dallo Sposo eterno.
Questa getta odore non tanto dinanzi a Dio, ma
dinanzi agli iniqui uomini del mondo:
perché, voglia il mondo o no, l'hanno in debita
riverenza.
Il contrario è di coloro che vivono in tanta miseria,
fondate in amore proprio della propria sensualità;
le quali son tutte accecate; onde la vita loro getta
puzza a Dio e alle creature;
e per i loro difetti i secolari diminuiscono la
riverenza alla santa religione.
Oimè, dove è il voto della povertà?
Perché con disordinata sollecitudine e amore e
appetito delle ricchezze del mondo
cercano di possedere quello che gli è vietato, con
una cupidità d'avarizia e crudeltà del prossimo.
Poiché vedranno il convento e le suore inferme, e
in grande necessità;
e non se ne curano, come esse avessero a reggere
la brigata dei figliuoli, e lasciarli loro eredi.
Oh misera! Tu non hai questo attacco, ma tu vuoi fare
erede la propria sensualità;
e ne vuoi reggere l'amicizia e la conversazione dei
tuoi devoti, nutrendoli con presenti;
e il dì stare a cianciare e novellare, e perdere il tempo
tuo con parole lascive e oziose.
E così non te n'avvedi; o tu te ne avvedi, e fai vista di
non vedere: onde contamini la mente e l'anima tua.
Tu diventi farnetica con le impugne e molestie della
carne, consentendo con la perversa e deliberata
volontà. Oh misera!
Or deve fare questo la sposa di Cristo? Oh
vituperata a Dio, e al mondo!
Quando tu dici l'Officio tuo, il cuore va a piacere a te
di piacimento sensitivo,
e delle creature che tu ami di quell’amore
medesimo.
O carissime suore, questa fatica nel servizio del
dimonio,
e sta tutto dì attaccata alle grate e al parlatorio sotto
colore di devozione.
O maledetto vocabolo, il quale regna oggi nella
Chiesa di Dio, e nella santa religione,
chiamando devoti e devote quelli e quelle che
fanno l'operazioni delle dimonia!
Egli è dimonio incarnato, ed ella è dimonia.
Oimè, oimè, a che partito è venuto il giardino, nel
quale è seminata la puzza della immundizia!
E il corpo, che deve essere mortificato col digiuno
e con la vigilia,
con la penitenza, e con la molta orazione, ed egli
sta in delizie e adornato;
e con lavamenti di corpo e disordinati cibi,
e con giacere non come sposa di Cristo,
ma come serva del dimonio, e pubblica meretrice.
E con la puzza della disonestà sua corrompe le
creature; ed è fatta nemica dell'onestà, e dei servi di
Dio;
ed è trapassatrice dell'obbedienza: ella non vuole
legge né priora sopra il capo;
ma il dimonio e la propria sensualità n'è fatta priora; a
lei obbedisce, e cerca di servirla con ogni
sollecitudine.
Ella desidera la pena e la morte di chi la volesse trarre
dalla morte del peccato mortale.
E tanto è forte questa miseria che in ogni male corre
siccome sfrenata e senza il freno della ragione.
Ella assottiglia l’intendimento suo per compire i suoi
disordinati desideri:
il dimonio non ne trova tante, quante ne trovano
queste dimonie incarnate.
Non si curano di fare nuove fatture agli uomini per
invitarli a disordinato amore verso di loro;
in tanto che spesse volte s'è veduto, che dentro nel
luogo che in sé è luogo di Dio, ha fatto stalla,
commettendo attualmente il peccato mortale.
Questa cotale è fatta adultera, e con molta miseria
ha ribellato allo sposo suo.
Onde ella cade dalla grande altezza del cielo nel
profondo dell'inferno.
Ella fugge la cella come nemico mortale; ella
trapassa l'Offizio suo;
e non si diletta di mangiare in refettorio con la
congregazione delle poverelle;
ma per vivere più largamente e con più dilettezza di
cibi, mangia in particolare:
ed è fatta crudele a sé medesima, e però non ha
pietà d'altrui.
Onde nascono tanti mali?
dall'amore proprio sensitivo, il quale ha offuscato
l'occhio della ragione;
onde non conosce, né lascia vedere, il suo male, né
in quello ch'ella è venuta, né in quello ch'ella
viene, se ella non si corregge.
Perché se ella vedesse che la colpa la fa serva e
schiava di quella cosa che non è, e la conduce
all'eterna dannazione;
eleggerebbe prima la morte, che offendere il suo
Creatore e l'anima sua.
Ma per l'amore proprio, ella trapassa e non osserva
il voto promesso;
perché per amore di sé, ella possiede e desidera le
ricchezze, e gli onori del mondo;
la qual cosa è povertà e vergogna della Religione.
Sapete che ve ne viene per possedere le ricchezze
contro il voto fatto della povertà, e contro i
costumi dell'Ordine?
Ne esce disonestà e disobbedienza.
Perché disonestà?
Per la conversazione che segue per il possedere;
perché, se ella non avesse che dare, non avrebbe
amistà d'altri che dei servi di Dio,
i quali non amano per propria utilità, ma solo per
Cristo crocifisso.
E non avendo che dare, i servi del mondo, che non
attendono ad altro che alla propria utilità,
cioè per il dono che ricevono, o per disordinato
diletto e piacere, se ella non ha, e non vuole
piacere ad altrui che a Dio, non v'andranno mai.
Onde ipso facto che la mente sua è corrotta e
superba, subito è fatta disobbediente, e non
vuole credere ad altrui che a sé.
E così va sempre di male in peggio; in tanto che di
tempio di Dio è fatto tempio del dimonio.
Onde è sbandita delle nozze di vita eterna, perché
è spogliata del vestimento della carità.
Adunque, carissime suore,
poiché tanto è pericoloso il non rendere il debito
d'osservare il voto promesso;
studiamoci d'osservarlo: e guardando la nudità
nostra:
quanto ella è misera cosa, acciocché noi l’odiamo;
e vediamo il vestimento nuziale, quanto è utile a noi,
e piacevole a Dio, acciocché pienamente ne siamo
vestite.
E non vedendo io altro modo, però vi dissi che io
desideravo di vedervi fondate in vera e perfetta
carità;
e così vi prego, per amore di Cristo crocifisso, che
facciate.
Destatevi dal sonno; e poniamo oggimai termine e
fine alla miseria e alla nostra imperfezione, perché
non ci ha tempo.
Egli è sonato a condanna, e data c'è la sentenza che
noi dobbiamo morire, e non sappiamo quando.
Già è posta la scure alla radice dell'albero nostro.
Adunque non è d'aspettare quel tempo che noi
non siamo sicuri d'avere;
ma nel tempo presente annegare la nostra
volontà, e morire spasimate per amore della
virtù.
A voi dico, Priora, che voi diate esempio di santa ed
onesta vita,
acciocché in verità diate dottrina alle vostre figliuole
e suddite,
e reprensione e punizione, quando bisogna;
vietando loro le domestichezze dei secolari e la
conversazione dei devoti,
serrando le grate e il parlatorio, se non per
necessità, e comodo ordinato.
E invitatele a votare le celle, acciocché non abbiano
che dare,
e l'adornamento delle cortine, e i letti della piuma,
e i superflui e dissoluti vestimenti, se vi sono;
ché temo non ve ne abbia.
E voi siate la prima, carissima madre, acciocché per
esempio di voi l'altre ci si dispongano.
Morda e abbai il cane della coscienza vostra,
pensando che n'avrete a render ragione dinanzi a
Dio.
E non chiudete gli occhi per non vedere, perché
Dio vi vede;
e non sarete però scusata: perché vi conviene
avere dodici occhi sopra le suddite vostre.
Son certa, se sarete vestita del vestimento detto,
voi lo farete.
Ed io ve ne prego, e mi obbligo sempre, a pregare
Dio per voi, ed aiutarvi a portare i pesi con
quell’affetto della carità, che Dio mi darà.
Fate che io ne oda buone novelle.
Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
Gesù dolce
Gesù amore
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